L’amore Cristiano può davvero cambiare le persone?
Il bullo dello scuolabus
Quando frequentavo la seconda elementare, un ragazzo di quinta elementare sul nostro scuolabus era famoso per i dispetti che faceva ai bambini più piccoli come me.
Era un problema enorme che rendeva il tragitto fino a scuola sia all’andata che al ritorno qualcosa di spaventoso.
Un giorno, l’autista dello scuolabus prese da parte questo ragazzo e gli chiese di fargli da assistente per assicurarsi che nessuno si comportasse male o facesse il prepotente con gli altri.
Non capivo. Come aveva potuto scegliere proprio il ragazzo più problematico?
L’autista dell’autobus gli aveva riservato un posto a sedere speciale proprio dietro al suo, e gli dava a parlare durante il tragitto.
Nei giorni successivi, mostrò ripetutamente fiducia in questo ragazzo, dicendogli quanto fosse importante per lui dare il buon esempio.
In poche settimane, vidi una notevole trasformazione. Il ragazzo, che un tempo era stato fonte di paura, diventò la persona che salutava tutti con un sorriso quando salivano sull’autobus e contribuì a sconfiggere il bullismo.
Fu la prima volta che vidi, in modo drastico, la differenza che può fare dare amore ed attenzioni ad una persona.
L’esempio di Gesù
Mentre mi preparavo al battesimo, quello stesso anno, lessi di come Gesù trattasse gli emarginati con compassione e amore incondizionato, invece di condannarli.
Piuttosto che lapidare la donna colta in adulterio, Gesù sottolineò il bisogno che tutti abbiamo di pentirci.
Non svergognò Zaccheo, un esattore delle tasse, per il suo passato, ma gli tese la mano, portandolo a pentirsi e a riparare i torti che aveva commesso.
Gesù non si tirò indietro di fronte alla condizione fisica dei lebbrosi o allo stigma loro imposto dalla società.
Al contrario, mostrò amore e compassione attraverso il contatto fisico e la guarigione, abbattendo le barriere che separavano coloro che erano considerati “giusti” da quelli giudicati “ingiusti”.
Quando i discepoli affamati furono accusati di aver infranto il sabato, Gesù spiegò che la legge doveva servire l’umanità, non il contrario.
Lui si concentrava sull’amore, la misericordia e la giustizia, non sull’osservanza rigida della legge.
Si prese il tempo necessario per sottolineare che le regole applicate rigidamente, senza considerare le circostanze individuali, possono causare danni.
Ciò che conta di più è mettere al primo posto il benessere delle persone.
Pensai al nostro autista e a come il suo amore cristiano avesse trasformato quel ragazzo. Se l’autista avesse reagito imponendo solo una punizione, sarebbe stato giustificato.
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Il ragazzo avrebbe potuto essere temporaneamente controllato, almeno mentre era sull’autobus, ma non avrebbe portato a un vero cambiamento.
Furono la compassione e l’amore cristiano che l’autista mostrò a quel ragazzo a fare la differenza.
Gesù ci diede i due grandi comandamenti che, secondo Lui, racchiudono tutti gli altri: amare Dio e amare il prossimo. Entrambi sottolineano il ruolo essenziale dell’amore e della cura reciproca come principi guida della nostra vita.
L’unica parola che indica un’azione in entrambi i comandamenti è “ama”, il che ridimensiona la comprensione del peccato quale fallimento nella compassione, nell’amore e nell’empatia.
Ciò è in linea con la traduzione di Joseph Smith di 1 Pietro 4:8, che ci dice di avere un forte amore Cristiano (carità) gli uni per gli altri, perché la carità previene la moltitudine dei peccati.
L’amore cristiano in azione di padre Boyle
Un esempio lampante è quello di padre Greg Boyle. Negli anni ’80, fu assegnato a una zona di Los Angeles in cui la violenza causata dalle cosiddette gang era notevole.
Accettando il fatto che i membri di queste gang facevano comunque parte della comunità che gli era stato chiesto di servire, Boyle iniziò a contattare attivamente questi ragazzi.
Aprì le porte della chiesa a questi giovani problematici.
Inizialmente, non tutti i membri della congregazione di padre Boyle erano favorevoli alla sua attività di sensibilizzazione nei confronti dei membri delle gang.
Preoccupati per i rischi e le difficoltà potenziali, molti erano diffidenti e reticenti all’idea.
Ma l’impegno incrollabile di padre Boyle, che credeva profondamente nel potere trasformativo dell’amore cristiano e della compassione, alla fine contribuì a modificare questi atteggiamenti negativi.
Ponendo domande e imparando a conoscere le esigenze dei membri delle gang, padre Boyle successivamente si adoperò per fornire loro i servizi di supporto necessari.
Molti ragazzi desideravano e avevano bisogno di un lavoro, ma non riuscivano a trovarlo. Così, nel 1988, avviò quella che divenne nota come “Homeboy Industries”.
Qui potevano ottenere una vera formazione ed esperienza lavorativa.
I numerosi servizi forniti contribuirono a trasformare oltre 100.000 giovani vite e a ridurre notevolmente la violenza delle gang. Il successo di padre Boyle è un esempio di ciò che si può ottenere seguendo la chiamata di Cristo ad amare anche “i più piccoli”.
È sempre più facile giudicare e sottolineare tutti i modi in cui pensiamo che un altro sia sbagliato. Come nella parabola del fariseo e del pubblicano, il giudizio spesso ci fa sentire artificialmente superiori.
Ma questo approccio di solito allontana le persone.
Come il ragazzo sul mio scuolabus anni fa, la maggior parte delle persone risponde più positivamente quando ci sforziamo di capirle e amarle.
Prendersi il tempo per amare e capire come sollevare qualcuno difficile da amare, come nell’esempio dei membri di una gang, richiede un lavoro molto lungo e impegnativo.
Nella parabola delle pecore e dei capri, Gesù descrive il giudizio finale in cui le persone vengono divise come un pastore separa le pecore dai capri.
La cosa più importante sono gli atti di compassione dimostrati nel corso della vita, in particolare nel prendersi cura dei più vulnerabili. Coloro che hanno dimostrato gentilezza e si sono adoperati per aiutare i bisognosi sono ricompensati con la vita eterna.
Coloro che hanno trascurato di prendersi cura degli “ultimi di questi” vengono separati dalla presenza di Dio.
Questa parabola sottolinea che i riti religiosi, pur essendo importanti, non sono fini a se stessi. Il loro scopo è quello di ricordarci i comandamenti fondamentali di amare Dio e di amare il prossimo come noi stessi.
La vera fede si dimostra attraverso atti pratici di amore e compassione, soprattutto verso “gli ultimi di questi”.
Come ha insegnato sorella Reyna I. Aburto durante la Conferenza Generale di ottobre 2019:
“Impegniamoci a seguire il sentiero del Salvatore, accresciamo la nostra compassione, diminuiamo la nostra tendenza a giudicare e smettiamo di fare gli ispettori della spiritualità altrui”.
The Transformative Power of Christlike Love è stato pubblicato su latterdaysaintmag.com. Questo articolo è stato tradotto da Ginevra Palumbo.
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