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La Chiesa Cattolica ha tramandato fino a prima del Concilio Vaticano II molti riti e gesti liturgici che avevano un significato simbolico risalente alla chiesa dei primi secoli. Perso il senso del simbolo e divenuti gesti vuoti, questi riti sono stati quasi tutti soppressi nella messa moderna. Ma vale la pena di analizzarli per vedere quali fossero questi simboli mistici della liturgia della prima chiesa cristiana.

La liturgia cattolica: Chiesa e tempio

Gli Ebrei ed i primi Cristiani avevano due diversi momenti di adorazione. Una adorazione settimanale fatta nella sinagoga (Beth Kenneseth = Casa delle Assemblee) durante la quale i fedeli cantavano, pregavano, ascoltavano la lettura dei Sacri Testi e ricevevano istruzioni sulla morale e sulla teologia. Ed una adorazione saltuaria nel tempio (Beth Miqdash = Casa Santa) ; non ci sono tradizioni scritte che spieghino chiaramente cosa facessero gli ebrei ed i primi cristiani nel tempio ma è possibile che una volta perduto il tempio i primi cristiani abbiano iniziato a fare nelle Case d’Assemblea (in greco Kasa Ecclesia, da cui Chiesa) le cerimonie simboliche che facevano nel tempio.

Probabilmente i riti dei Cristiani differivano in qualche parte da quelli degli Ebrei, così come differiva il giorno dedicato al culto (il primo giorno anziché il sabato). E’ probabile che il rito della Comunione, la Santa Cena, abbia sostituito altri riti legati al mangiare, presenti nella liturgia templare antica. Ma è probabile che le cerimonie fatte nei primi secoli nelle chiese cristiane contenessero una parte dei simboli del tempio ebraico.

Nei primi secoli della sua storia la Chiesa di Gesù Cristo teneva due diverse riunioni: una era tenuta al mattino, era aperta anche ai non battezzati, era chiamata Messa dei Catecumeni (Missa Catecumenorum) e consisteva in canti, preghiere, lettura delle Scritture, esortazioni morali e spiegazioni dottrinali. L’altra era chiamata Messa dei Santi (Missa Sacramentorum) si teneva alla sera, era riservata ai battezzati, e comprendeva dei riti simbolici culminanti con la Santa Comunione.

ARCHITETTURA TEMPLARE

La struttura delle chiese, fino al XI secolo, era costituita come il tempio ebraico: dopo la porta di ingresso c’era un atrio chiamato Atrium (Tenebroso) ; una parete o una balaustra segnava la fine dell’atrio e apriva l’accesso alla navata centrale chiamata Battistero, oltre la quale, dopo un’altra balaustra od una ringhiera, iniziava l’area dell’altare, chiamata Presbiterio. Quasi sempre dopo l’altare c’era una abside, uno spazio a semicerchio e con il tetto a volta. Esisteva inoltre una stanza laterale, chiamata sacristia, dove si vestivano i sacerdoti che officiavano al rito. Nelle chiese antiche il fonte battesimale era posto subito dopo l’ingresso della navata, oltre la prima balaustra. Il Tabernacolo era il simbolo della presenza di Dio ed era posto nell’abside, oltre l’altare, separato da questo da un velo. Più tardi il Tabernacolo venne posto subito dopo l’altare, ma sempre da esso separato da una tendina.

In tempi successivi il Tabernacolo venne messo sopra l’altare e la tendina venne sostituita da una prima porta, aperta la quale c’era la porta del Tabernacolo. Attualmente il tabernacolo cattolico ha una sola porta. Il significato simbolico di questa architettura è semplice. L’atrio è aperto a tutti, ed è come il cortile esterno del tempio ebraico. La prima parete o balaustra rappresentava la seconda cerchia di mura, che racchiudevano il cortile interno, riservato ai Leviti.

Nella chiesa cristiana primitiva la navata centrale (Battistero) era riservata ai battezzati, come indicava il fonte posto appena dentro la porta. Solo i sacerdoti potevano poi oltrepassare la seconda balaustra ed entrare nel Presbiterio, dove era posto l’altare. Il passaggio da una parte all’altra, attraverso le balaustre, simboleggia il progresso dalla vita “senza Dio” (atrio) alla vita da Cristiano (battistero) alla vita dedicata al servizio sacerdotale (presbiterio).

Il tabernacolo anticamente rappresentava la dimora di Dio; quando gli imperatori romani, da Costantino in poi e fino al trattato di Worms fra Impero e Chiesa del 1122, decretarono il cristianesimo religione di Stato, essi misero la propria statua o la propria immagine, od addirittura la propria sedia, nel tabernacolo, al posto riservato nel tempio a Dio, come profetizzato da Paolo: “Quel giorno (il ritorno di Cristo) non verrà se prima non sia venuta l’apostasia e non si stato manifestato l’uomo del peccato,
il figliolo della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto quello che è chiamato Dio, al punto di porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e dicendo che egli è Dio” (2 Tess. 2:4).

Dopo l’estromissione dell’imperatore dalle chiese il posto del tabernacolo tornò ad essere dedicato a Dio, come era prima.

LA LITURGIA DELLA MESSA

Il rito della Messa ha un ricco simbolismo nel quale il sacerdote personifica ciascun cristiano, agendo per procura a nome di tutti i fedeli nel rappresentare il mistero della salvezza. Anche gli abiti indossati dal sacerdote sono sempre stati ricchi di significati simbolici che rimandano alle cerimonie del tempio ebraico, pur senza ricopiarle esattamente. Alcuni scritti di Cirillo, vescovo di Gerusalemme del 4° secolo contengono alcune interessanti spiegazioni.

L’ABLUZIONE

La prima cosa che faceva il sacerdote quando entrava in chiesa era l’abluzione: anticamente era una vera e propria abluzione con acqua, nella quale il sacerdote si toccava alcune parti del corpo con le dita bagnate con l’acqua consacrata: la fronte, gli occhi, le labbra, le spalle ed il cuore. Poi questa abluzione venne ridotta ad un semplice “segno della croce” fatto con le dita bagnate in una bacinella d’acqua santa, toccando la fronte, il cuore, le due spalle e la bocca. Questa abluzione era parte del rituale sacerdotale ebraico fin dai tempi di Mosè e per i Cristiani era un richiamo del battesimo.

Fino al 4° secolo quando i Catecumeni entravano nel Battisterio per essere battezzati guardavano verso occidente (la regione delle tenebre) ed alzavano la mano per rinunciare a Satana ed alla loro vita “senza Dio”. Poi si giravano verso oriente, la regione della luce, per iniziare la loro nuova vita. Nelle costruzione delle chiese si faceva il possibile per avere una finestra od una fonte di luce sul lato orientale, per avere un segno visibile della luce
mistica che guidava quelli che entravano nel fonte
battesimale.

L’UNZIONE

Dopo l’abluzione simbolica, il sacerdote toccava una ampolla di olio e poi si toccava con le dita la fronte, gli organi di senso, ed il petto. Questa unzione ridotta richiamava l’unzione più completa che ogni cristiano aveva ricevuto dopo il battesimo di acqua. Nella tradizione ebraica se l’acqua puliva dalle colpe era l’unzione con olio che rendeva sani e santi. Cirillo descrive l’unzione post battesimale come il segno che uno è divenuto veramente Cristiano, cioè Unto, proprio come Cristo era l’Unto.

Il lavaggio e l’unzione simbolicamente eseguita in specifiche parti del corpo è un rito antichissimo: la fronte è la sede del pensiero, gli occhi sono le cose che si guardano, ma anche le verità che si vedono, le orecchie le cose che si ascoltano ma anche la capacità di obbedire; le labbra sono le parole che si dicono ma anche il dire le cose
di Dio; il naso è ciò che si odora ma anche la capacità di percepire i profumi che sono l’essenza delle cose; le spalle sono la capacità di agire e di fare il bene; il petto è la sede dei sentimenti e della capacità di amare.

Prima dell’ ultima cena Gesù istituì una ordinanza sacerdotale che veniva fatta nel tempio, il lavaggio dei piedi. I piedi sono simbolo del camminare e quindi dell’andare dove il Signore manda. Lavando i piedi degli apostoli Gesù esegue due riti: insegna loro ad essere servitori e non sovrani, e li ordina per essere suoi messaggeri in tutto il mondo.

LA VESTE BIANCA

Sempre a ricordo del battesimo, dopo l’unzione il sacerdote si toglieva gli abiti della strada e indossava un camice; più tardi il camice venne indossato sopra gli abiti normali. Il camice era una veste bianca di lino, un antichissimo simbolo di purezza e di santità. Indossato il camice il sacerdote stringeva ai fianchi una corda bianca annodata, che probabilmente anticamente reggeva un grembiule, come facevano i sacerdoti ebraici (vedere Levitico 16:4). Dal testo del Levitico nella lingua ebraica (non è così nella traduzione italiana del Luzzi) si capisce che i sacerdoti nel tempio ebraico indossavano delle brache di lino sopra la pelle, prima di indossare la veste, sulla quale era annodata la cintura.

LA COTTA CON I SIMBOLI

Sopra il camice il sacerdote indossava una cotta bianca, una veste corta con merletti sui bordi. Secondo alcune testimonianze pittoriche dei primi secoli cristiani su questa veste erano riportati i simboli del sacerdozio, poi trasformati in disegni geometrici ornamentali. Se il camice è il simbolo della purezza, la cotta è il simbolo del nuovo uomo
nato col battesimo. Assieme alla veste bianca i neobattezzati ricevevano un nuovo nome, come menzionato in Apocalisse 2:17, simbolo dell’uomo nuovo sorto dalla morte
del vecchio. Questa pratica rimase solo per chi si faceva monaco o veniva eletto Papa.

LA STOLA

Sopra la cotta il sacerdote indossava una stola, appoggiata sulla spalla sinistra e legata sul fianco destro, oppure appoggiata su entrambe le spalle e pendente lungo il petto fino alle gambe. La stola anticamente era simbolo dell’investitura sacerdotale di agire con autorità divina e conteneva i simboli dell’autorità. Con la stola addosso il sacerdote rappresentava Cristo ed agiva a Suo nome.

LA PIANETA

Sopra la cotta e la stola il sacerdote indossava la Pianeta, simile all’Efod degli Ebrei: una veste piana di colori sgargianti che nascondeva gli abiti sacerdotali e simboleggiava “la gloria di Dio” che il sacerdote assumeva su di sé per celebrare il rito per tutti i Santi.

IL BERRETTO

In testa il sacerdote metteva un berretto: nei primi secoli questo berretto era simile a quello dei leviti, rotondo e con due punte, usato ancora oggi dai vescovi. Dopo il 10° secolo il berretto usato dai sacerdoti mutò forma e divenne tondo alla base e quadrato alla sommità. Il cerchio è simbolo del cielo, il quadrato è simbolo della terra. Il berretto tondo e quadro simboleggiava che i pensieri andavano dalla terra al cielo. La cordicella che anticamente legava il berretto alla pianeta divenne poi un fiocco pendente sul retro della testa, prima di scomparire del tutto. Il significato simbolico del legare una cosa ad un’altra è di ricordare che devono essere mantenute assieme: simbolicamente le attività della testa (i pensieri e le opinioni) devono essere mantenute collegate alle attività del ministero sacerdotale rappresentato dalla pianeta.

RAPPRESENTAZIONE DEL MISTERO DELLA SALVEZZA

La celebrazione della Messa è in realtà una rappresentazione del mistero della salvezza. Inizia con l’ammissione del nostro stato decaduto, prosegue con la professione di fede in Dio, in Gesù Cristo e nello Spirito Santo, e si conclude con la promessa della salvezza tramite l’espiazione di Cristo. La partecipazione alla Comunione è simbolo
della Santa Cena di Gesù con gli apostoli, ed è il biglietto di ingresso nel Santo dei Santi. Tutti i fedeli si alzavano dai loro posti e venivano sulla balaustra, davanti alla porta del Presbiterio, per prendere i simboli di Cristo crocifisso dalle mani del sacerdote.

E’ interessante notare alcuni gesti eseguiti dal sacerdote durante la messa, ed il loro senso mistico.

MANI ALZATE

Le braccia tese e dirette verso qualcuno sono un antico simbolo di richiesta, di invocazione, di domanda di risposta, ma anche di stretta collaborazione. Nella mistica ebraica il lato destro è simbolo del corpo e della terra, mentre il sinistro è simbolo dello spirito e del cielo. Gesù sta alla destra del Padre, è il Dio della Terra. Alzare al cielo il braccio destro vuol dire invocare Dio per le cose materiali; alzare il braccio sinistro vuol dire invocarLo per le cose spirituali. Alzare entrambe le braccia vuol dire invocare Dio per ogni nostra necessità, e voler comunicare con Lui sia per le cose materiali che per quelle spirituali.

Nella lingua ebraica PEI vuol dire “la mia bocca”; LE vuol dire “verso, collegare”; EL vuol dire “Dio”. L’espressione PEI LE EL significa letteralmente “La mia bocca rivolta verso Dio”.

BRACCIO A SQUADRA

Altre volte il sacerdote, specialmente quando prega, non alza le braccia al cielo, ma le tiene piegate a squadra, con le mani rivolte verso il cielo. Nella mistica ebraica il braccio piegato a squadra è simbolo dell’agire, del fare. Alzare l’avambraccio destro verso il cielo vuol dire impegnarsi a lavorare nelle cose materiali per obbedire a Dio. Alzare l’avambraccio sinistro vuol dire impegnarsi a lavorare nelle cose spirituali per obbedire a Dio.

MANO A COPPA

Cirillo spiega che quando il sacerdote prendeva in mano l’ostia, la teneva con tre dita della mano destra, mentre la sinistra veniva messa a forma di coppa, e nella coppa veniva appoggiata la mano destra. La mano a coppa è un simbolo del calice con cui si raccolgono le benedizioni del cielo. Allungare le mani in avanti con le palme verso l’alto e le dita piegate a coppa è un gesto che il sacerdote esegue quando chiede una benedizione a Dio

MANO STESA

Un’altra posizione che il sacerdote usa nella preghiera è la mano stesa, con le dita allungate e in linea con il palmo. La mano non forma una coppa ma una tavola, su cui Dio può scrivere. Tenere le braccia lungo i fianchi, piegare gli avambracci a 45° verso l’alto e tenere le mani stese vuol dire “Signore, parlami, io ti ascolto”.

UOMO O ANGELO DI DIO

A volte il sacerdote celebrava guardando il tabernacolo e voltando le spalle ai fedeli, per simboleggiare che era un emissario del popolo che si presentava alla porta della Casa di Dio a nome del popolo.

Altre volte il sacerdote si girava con la faccia verso il popolo e la schiena al tabernacolo, per mostrare che in quel momento è inviato di Dio, per dare istruzioni al popolo.

IL LIBRO DEI VIVI E DEI MORTI

Prima della Comunione il sacerdote appoggiava sull’altare due tavolette ripiegate, dette Dittico, sulle quali erano scritti i nomi di persone malate o decedute per le quali qualcuno desiderava che l’assemblea pregasse. Il sacerdote recitava una preghiera che veniva inizialmente ripetuta coralmente dal popolo. In seguito il popolo si limitò a intercalare ogni brano della preghiera con l’ espressione di consenso ebraica Amen.

L’ABBRACCIO SACERDOTALE

Fino all’8° secolo subito prima della Comunione veniva eseguito il “Santo bacio” di cui parlò anche Paolo (1 Cor. 16:20), detto da Pietro “Bacio d’amore fraterno” (1
Pie.5:14) . Il sacerdote lo dava al diacono, e questi lo distribuiva ai chierici che rappresentavano il popolo; poi tutti i presenti abbracciavano un loro vicino, uomo con uomo e donna con donna. L’abbraccio sacerdotale è un antico gesto che racchiude un profondo e ricco significato simbolico. Nell’abbraccio il mio piede deve stare sullo stesso pezzo di terra del tuo, a indicare una comunione di fede. Le mie ginocchia sono pronte a sostenere le tue se vacillano, e viceversa. Il mio cuore è accanto al tuo cuore. Una mano è sulla tua spalla per consolarti, l’altra è sulla schiena, per proteggerti. La mia bocca è accanto al tuo orecchio, per parlarti in segreto. I miei occhi non vedono i tuoi, in segno di totale fiducia.

IL VELO PER LE DONNE

All’interno della chiesa gli uomini dovevano in antico restare separati dalle donne, e queste dovevano mettere sul capo un velo che coprisse capelli e viso. Anche Paolo parla di questo rito che non ha origini sociali ma mistiche. Il velo sul capo è simbolo antichissimo di sottomissione, e ricorda la frase detta da Dio ad Eva nel Giardino, dopo la caduta. “L’uomo dominerà su di te”. Sebbene l’uomo abbia per millenni interpretato questo dominio come un diritto a comandare sulla donna, come suggerisce il significato latino da Domare, il senso ebraico del termine è diverso: Meshòl indica governare dando una visione, mostrando la strada, essendo emblema di un potere più elevato, come per indicare che l’Uomo ha ricevuto da Dio l’incarico di essere guida e protettore per la Donna, non dispotico tiranno.

CONCLUSIONE

E’ innegabile che la tradizione Cattolica abbia tramandato per secoli riti templari che ha trasferito nella liturgia domenicale, perdendone via via il significato. E’ probabile che questi riti ed il loro contenuto simbolico facessero parte degli insegnamenti dati dagli apostoli alla prime chiese, ed è anche probabile che gli apostoli avessero ricevuto questi insegnamenti da Gesù Cristo durante i 40 giorni in cui spiegò loro molte cose relative al Regno di Dio, prima di salire al cielo.

Quando Joseph Smith restaurò le cerimonie simboliche del tempio riportò alla conoscenza dei santi dei riti che erano andati perduti o che erano stati corrotti, come parte della restaurazione di tutte le cose. La forte somiglianza di queste cerimonie con alcuni aspetti della Sacra Missa Sacramentorum della Chiesa Cattolica dei primi secoli è un ulteriore testimonianza dell’apostasia avvenuta nel mondo cristiano e della restaurazione avveratasi negli ultimi giorni.

Renato Marini – aprile 2003