In una nuova e potente serie di video pubblicati sul Canale Mormone, cinque Apostoli e due dirigenti femminili della Chiesa parlano direttamente ai membri che si sentono ostracizzati e come se non appartenessero alla Chiesa.

Il loro messaggio complessivo è: Siete amati. Siete necessari. I membri della Chiesa dovrebbero estendere il loro amore, l’empatia ed il supporto verso gli altri, indipendentemente dalle differenze percepite.

Nei video, come ha recentemente annunciato l’addetto stampa Mormone, parlano l’Anziano Dallin H. Oaks, l’Anziano Jeffrey R. Holland, l’Anziano David A. Bednar, l’Anziano D. Todd Christofferson, l’Anziano Gary E. Stevenson, sorella Carol F. McConkie della Presidenza Generale delle Giovani Donne e sorella Jean B. Bingham della Presidenza Generale della Primaria.

Riconoscendo che alcune persone frequentano le riunioni domenicali per essere sollevate ed
ispirate, ma tornano a casa con la sensazione di essere giudicate o non necessarie, sorella Carol F. McConkie invita i membri a vedere gli altri attraverso gli occhi di Cristo:

“Il Vangelo di Gesù Cristo non emargina le persone” ha detto in uno dei sette video, “le persone emarginano le persone”.

“Qualunque possa essere la nostra condizione in questo momento, il corpo di Cristo (la Chiesa) è lì per sostenere ogni membro (vedi 1 Corinzi 12:25-27)” ha ricordato anziano D. Todd Christofferson ai membri, “Come discepoli del Signore Gesù Cristo, siamo chiamati a vedere il valore e le potenzialità di ogni anima”.

“Tutti noi abbiamo gloriose possibilità attraverso Cristo per contribuire pienamente al regno di Dio e tutti noi lottiamo ed abbiamo bisogno del Suo amore redentore ed abilitante” dice.

“Insieme, mentre seguiamo la chiamata a ‘sopportare gli uni i pesi degli altri, affinché possano essere leggeri’ (Mosia 18:8), scopriremo il potenziale divino che i nostri genitori Celesti hanno in serbo per ciascuno di noi”.

Guardate i video qui sotto:

Agire e non Subire – Anziano David A. Bednar

Se non avessimo il libero arbitrio non saremmo altro che marionette manipolate dalle mani del fato.

Da quel che ho capito, lo scopo principale della mortalità è quello di imparare attraverso esperienze che non avremmo potuto avere nella preesistenza e le lezioni che impariamo nella mortalità ci preparano per l’eternità; l’uomo e la donna naturali dicono “È impossibile fare questo passo… è impossibile che io cammini nell’oscurità fino a che non vi sarà luce affinché io possa vedere dove cammino”.

Ciò che ci viene chiesto è di incamminarci anticipando l’arrivo della luce e, quando toccheremo terra col nostro piede, essa arriverà.

I sentimenti che proviamo la prima volta che lo facciamo non sono dubbi, ma un po’ di incertezza e probabilmente un po’ di apprensione, il che è assolutamente normale; e così è come una spirale dove quando facciamo il primo passo basandoci sulla certezza di cose che si sperano, arriva la dimostrazione di realtà che non si vedono.

Non si tratta di un cerchio perfetto che viene mai interrotto o che sia perfettamente levigato, ma linea su linea essa aumenta incrementando gradualmente.

Un’altra cosa: non voglio parlare della fede nel Salvatore come se fosse caratteristica o se avesse un modello e che, semplicemente seguendo gli elementi che compongono questo modello si possa ricevere automaticamente di più; si tratta di un dono spirituale ma dobbiamo fare la nostra parte per essere in grado di trovarci nella posizione di poter ricevere questo dono e ciò richiede sempre di agire prima, solo dopo arriva il potere.

La maggior parte delle volte ci piace pensare: “Beh, dammi il potere ed allora agirò”, ma il Vangelo del Salvatore insegna che prima bisogna agire e poi arriva il potere.

Non sappiamo dove andare né cosa fare; ma la nostra fiducia in Lui ci permette di agire, Egli ci benedice con il suo potere, questa fiducia cresce ed è allora che noi possiamo davvero attraversare nella vita delle circostanze più difficili, sapendo che non saremo mai soli e che riceveremo sempre il Suo aiuto.

Una delle cose che ci vengono richieste è di aspettare il Signore; questa è un’altra frase scritturale che molto spesso mi attira a sé. La profondità di questa lezione viene spesso compresa in un periodo di tempo piuttosto esteso; linea su linea, precetto su precetto.

Il dono più grande datoci dal Padre è stato Suo Figlio ed il dono che arriva a noi, attraverso l’Espiazione del Salvatore, è il libero arbitrio; perciò il libero arbitrio è essenziale per il piano del Padre e si tratta della capacità di agire e di imparare dalle nostre esperienze, è questa la vera essenza dello scopo per il quale siamo qui, nella mortalità.

Sollevare gli altri – Sorella Carol F. McConkie

È davvero importante capire, innanzitutto, che tutti sono in un punto diverso del loro percorso e che bisogna sviluppare la consapevolezza delle persone che sono intorno a noi.

Conosco delle persone che vengono in chiesa ogni domenica per essere ispirate e sollevate, che vanno via sentendosi giudicate, non amate e non necessarie, come se non ci fosse posto per loro in chiesa.

Abbiamo bisogno di cambiare qualcosa, abbiamo bisogno di essere profondamente consapevoli di quale sia lo scopo del venire in chiesa la domenica ed essere certi che tutti coloro che vengono si sentano amati, necessari, accettati e sollevati.

Ognuno ha le proprie lotte, che non conosciamo, ed è così importante essere consapevoli che tutti coloro che sono intorno a noi sono amati da Dio e che abbiamo bisogno di vederli attraverso gli occhi di Cristo. Non possiamo permettere che il giudizio ci dica come interagire con le persone. E’ semplicemente sbagliato.

Sento che il Signore ci pone dove siamo e ci collega con le persone intorno a noi per uno scopo. Non riguarda solo il nostro progresso, ma anche aiutare il progresso degli altri e sono arrivata alla conclusione che siamo dove ci troviamo in modo da poter amare e sostenere gli altri.

Noi non possiamo essere o nemmeno chiamarci discepoli di Cristo se non aiutiamo gli altri lungo il percorso. Il vangelo di Gesù Cristo non emargina le persone. La gente emargina le persone. E noi dobbiamo rimediare.

Abbiamo bisogno di essere sensibili, di amarle e dare loro la possibilità di crescere, di fiorire e di essere il meglio di loro stessi. Hanno talenti, abilità e personalità che sono necessari nel regno di Dio.

Se stiamo costruendo il regno di Dio sulla terra abbiamo bisogno che vengano tutti a fare la loro parte ed abbiamo bisogno di riconoscerlo.

Quando l’ombra di qualcuno oscura la porta di una cappella, tutti dovrebbero sentirsi immediatamente accolti, amati, sollevati ed ispirati quando escono da quella porta per andare via ed essere il meglio di loro stessi, perché sanno che il Signore li ama e perché hanno degli amici nella loro fede.

C’è un posto per me? – Anziano D. Todd Christofferson

Non credo di aver mai incontrato qualcuno che non appartenesse a qualcosa che lo facesse sentire utile, che gli facesse sentire di avere un valore.

Quando la gente si chiede: “C’è un posto per me?” forse potrebbe esserci un certo numero di situazioni dietro questa domanda, quando si chiede: “E’ questo il mio posto? Appartengo a questo posto? Hanno davvero bisogno di me?”, io voglio dire con forza “sì!”.

Penso alla metafora di Paolo, che amo molto, riguardante la Chiesa come corpo di Cristo. Egli dice che siamo stati battezzati in quel corpo e dice che è un solo corpo, molte membra ma un solo corpo.

Sapete, capisco i sentimenti delle persone che a volte non si sentono necessarie e, talvolta, altri sono colpevoli nel dire: “Non abbiamo bisogno di quella persona, non abbiamo bisogno di quella persona, stiamo bene così”. Nessuna delle due cose è vera.

Questa non è la strada del cristianesimo, non è questo il modo in cui Cristo ci vede. Egli vede tutti noi, con infinito valore, qualunque possa essere la nostra condizione in questo momento: il corpo di Cristo è lì per sostenere ogni membro.

Una persona si sente isolata ed io non nego la realtà del sentimento né perché sia così naturale sentirsi in quel modo, ma ognuno di noi, ogni volta in cui quella sensazione arriva ad ognuno di noi, ha bisogno di fermarsi a riflettere:

“Gesù Cristo è morto per me. Gesù Cristo mi ha ritenuto degno del Suo sangue ed Egli mi ama, Egli ha delle speranze per me e può fare la differenza nella mia vita, la Sua grazia mi può trasformare e, forse, questa persona seduta accanto a me mi ignora o addirittura sta aspettando di allontanarsi, o forse non lo fa, ma questo non cambia la realtà di ciò che Cristo sente verso di me e delle possibilità che ho in Cristo”.

Mi si spezza il cuore, se arriva qualcuno ed è molto vulnerabile e dice: “Voglio provare, voglio essere qui” e riceve una fredda accoglienza o una mancanza di interesse e questo è tragico, è davvero tragico. Dobbiamo essere meglio di così. La diversità che troviamo ora nella chiesa forse è solo all’inizio.

Francamente penso che vedremo sempre maggiore diversità e nell’antica chiesa vi era enorme diversità e non solo la diversità in quanto tale, ma il fatto che le persone possano portare doni diversi e prospettive e la vasta gamma di esperienze, storie e sfide che le persone affrontano.

Ma ciò che è veramente essenziale è il vangelo di Cristo e gran parte del resto, che è stato forse acquisito nel corso del tempo ed è più culturale che dottrinale, può scivolare via e possiamo davvero imparare ad essere discepoli.

Quindi, da un lato abbiamo il modo di essere migliori come popolo e ricevere, aiutare e camminare insieme ad ognuno e dall’altro il bisogno di ogni individuo di essere determinato ad avere un posto nel regno di Dio, ad avere un posto nel corpo di Cristo.

Gli altri che sono sconsiderati o negligenti o peggio, non possono proibirlo, non possono allontanarli, non possono portare via nulla da loro.

Il Salvatore mi comprende – Anziano Jeffrey R. Holland

E’ importante per ogni individuo avere un rapporto con Cristo, perché la salvezza è un’esperienza personale ed individuale. Non salviamo le persone tramite le congregazioni. Siamo noi stessi ad essere salvati, un individuo alla volta.

Si tratta di un rapporto molto personale con Cristo. Il Salvatore ci capisce perché Egli non è un’astrazione, perché Egli è il reale e vivente Figlio di Dio. Il Figlio vivente del Dio vivente.

Per le persone che pensano di aver peccato troppo, di essere andate troppo lontano o di essere state lontano per troppo tempo e che, in qualche modo, non possono rientrare nel cerchio, la mia dichiarazione è questa: nessuno può cadere troppo in basso, rispetto a quanto illumina la luce di Cristo.

Non è possibile.

Credo che partecipare al sacramento, alla Cena del Signore, ogni settimana, sia il modo più sensazionale con il quale possiamo dimostrare che vogliamo identificarci con Lui e che, in effetti, sarà un dono reciproco ed un potere che deriva da questo.

Quando partecipiamo e siamo solidamente in quell’atto con il Salvatore, quella solidità e quell’impegno ritornano a noi e lasciamo quella congregazione, lasciamo quell’incontro con una forza ed un potere ed una comprensione di Lui che non avevamo prima. In parte perché lo comprendiamo meglio, ma anche perché è chiaro che Egli ci comprende.

La mia esperienza personale, così come la mia vocazione apostolica, è di dichiarare personalmente che Cristo ci conosce, ha percorso il difficile sentiero spinoso e roccioso della nostra vita.

Come lo ha fatto, non lo so, non lo so! Egli non ha avuto un divorzio, quindi potreste dire: “Come fa a capirmi, visto che io ne ho avuto uno”. Non so come faccia, ma se qualcuno là fuori ha divorziato, Egli lo comprende.

Questo sembra strano da dire, ma Dio mi ha amato quasi nello stesso modo in cui amava il Suo Figlio Unigenito.

Almeno posso dire questo: Egli ha dato il Suo Unigenito Figlio per me e questo mi dice qualcosa riguardo al valore che io ho ai Suoi occhi, del mio valore agli occhi del Salvatore e sulla Sua volontà di andare nel Getsemani e sul Calvario, per me.

Non dovrò mai fare lo stesso, non dovrò sanguinare, non dovrò morire per i peccati di qualcun altro e non dovrò essere così solo, ma capisco tutto questo, lo amo e lo apprezzo e, per me, questo significa che Egli mi comprende, che mi ama e che vuole raggiungermi.

Quindi non posso spiegare come ciò accada, so solo che avviene.

Nessuna benedizione negata ai fedeli – Anziano Gary E. Stevenson

Tutti noi, a volte, guardiamo la nostra vita e cerchiamo di valutare: “Dove siamo? Dove sono nella mia vita?”.

Ho sempre detto che quando si comincia a confrontare se stessi con gli altri, questo porta allo scoraggiamento o almeno all’orgoglio. Nessuna delle due è una buona cosa. Ma questo è spesso ciò che accade quando la gente comincia a fare dei confronti.

Comincia a pensare: “La mia sorte è migliore o la mia sorte è peggiore” e quindi non è un esercizio costruttivo, per noi, cercare di confrontare le nostre circostanze a delle altre. Le benedizioni arrivano nel breve termine. Le benedizioni arrivano nel lungo termine.

A volte le benedizioni che sono in serbo per noi, arrivano dopo essere passati attraverso il velo, nella nostra esistenza dopo la morte. Quindi siamo in uno spazio molto limitato, in questo momento.

Ed in questo spazio finito, non è una cosa utile confrontare le avversità che abbiamo avuto o cercare di confrontare le benedizioni che abbiamo.

Ricordiamo quando Adamo ed Eva lasciarono il Giardino dell’Eden. Alcune delle cose che vennero  introdotte quando andarono via, furono spine e cardi. E tutti noi li abbiamo nella nostra vita.

Ma possiamo avere fiducia nel fatto che possono essere superati, qualunque di essi venga posto di fronte a noi.

Il Signore ci dice che ci saranno delle avversità lungo la strada e ci suggerisce anche che le nostre afflizioni saranno consacrate per il nostro guadagno.

A volte dobbiamo aspettare alcuni anni per questo, ma alla fine possiamo essere certi che la promessa della vita eterna è per tutti. Tutti saranno premiati per la loro fedeltà, allo stesso modo.

Se perseverate fino alla fine, sarete beati. Potrebbe essere difficile oggi e domani ed il prossimo mese, ma non sarà sempre difficile. Potete farcela, mentre esercitate la vostra fede in Gesù Cristo e nella Sua espiazione.

A volte, ci saranno delle avversità e delle prove che arriveranno, che sembreranno quasi fin troppo difficili da superare, ma Egli ci dice: “Nonostante tutto, state di buon animo, poiché Io vi guiderò”.

Questa è una promessa da parte del Signore: “State di buon animo nel mezzo della vostra avversità, state di buon animo poiché io vi condurrò”. E porto testimonianza che Gesù Cristo vi condurrà attraverso qualsiasi avversità che avrete.

L’amore e la legge – Dallin H. Oaks

Come Santi degli Ultimi Giorni molti di noi, non tutti noi ma molti di noi, sono inclini ad insistere sulla legge ed a farlo in un modo poco amorevole.

Ricevo molte lettere da persone che sono devastate dalle scelte compiute da qualcuno nella loro famiglia e mi chiedono: “Cosa dobbiamo fare?” E la prima cosa che consiglio sempre è: “Continuate ad amarli!”. Alla fine, questo è un qualcosa che potete sempre fare.

Dobbiamo tenere in mente i comandamenti del Signore, a cui mi riferirò come “legge” ed anche il grande comandamento di amarci gli uni gli altri. E questi entrano in conflitto quando qualcuno vicino a noi non osserva i comandamenti, non osserva la legge.

Il che rende più difficile, per noi, essere associati a loro ed amarli. Eppure, se amiamo l’individuo, ed allo stesso tempo manteniamo una visione chiara su ciò che sappiamo essere le nostre responsabilità verso la legge, è possibile farlo.

Noi beneficiamo della presenza, tra noi, di persone di diversa provenienza e della sfida di avere persone, tra noi, che portano un punto di vista diverso, una storia diversa, diversi modi di pensare, valori diversi in una certa misura.

E’ grandioso. Ed è un vantaggio personale per il nostro progresso. Non dovremmo cominciare la nostra interazione con le persone che stanno facendo scelte diverse da quello che desideriamo, discutendo sulle loro scelte.

E’ meglio, per noi, cominciare a parlare del luogo da cui si proviene, di quali siano i nostri valori di base, di cosa vogliamo realizzare e poi, in quel contesto, possiamo spiegare come ci sentiamo verso i comandamenti del Signore.

Perché quello che conta per noi, è rimanere sulla via della vita eterna. Ci sono stati dati dei comandamenti. Quando obbediamo a quei comandamenti, siamo obbedienti.

Le conseguenze all’essere obbedienti ai comandamenti ci mettono in armonia con la legge eterna, e ci permette di crescere e progredire verso la vita eterna.

Il Salvatore comandò ai suoi seguaci: “Amatevi l’un l’altro, come io vi ho amati”, quindi guardiamo a come ci ha amati: Egli si è sacrificato per noi, Egli era interessato ad ogni individuo, Egli ha avuto una sensibilità meravigliosa verso le persone.

Penso che questi siano tutti indicatori di come possiamo amarci gli uni gli altri, come Lui ci ha amati. Se lo facciamo diventare il nostro modello, dovremmo sempre cercare di raggiungere ed includere tutti.

Focalizzarsi su uno – Sorella Jean B. Bingham

Quando ci si concentra su un’unica persona, potete davvero sollevarla e rafforzarla.

Ho avuto la possibilità di visitare diverse aree del mondo e di andare in chiesa in molti diversi rioni e rami, e fino a quando non avete visto delle persone diverse da voi, in molti modi diversi, penso sia facile focalizzarsi solo su un segmento ristretto e sentirsi come se questo fosse l’unico modo di essere.

Credo che quando usciamo da noi stessi, quando consideriamo gli altri, questo ci aiuta a realizzare che facciamo tutti parte della stessa famiglia, la famiglia del nostro Padre Celeste.

Quando non usciamo da noi stessi, quando restiamo con la nostra piccola unità, restiamo fuori dalla ricchezza di vita che le altre persone ci possono portare.

Quando restiamo nel nostro piccolo mondo, nel nostro piccolo cerchio, ci mancano le esperienze che rafforzano la nostra testimonianza. Qualcuno potrebbe dire: “Bene, non ho bisogno di altre persone”, ma forse loro hanno bisogno di voi.

Quando scegliete di mettervi in gioco, state benedicendo la vita di qualcun altro.

Credo che una delle cose che possiamo fare è concentrarsi su di un’unica persona. Potete trovare una persona a cui piacerebbe ricevere una vostra visita o che abbia bisogno di qualcuno che l’ascolti.

Potete cercare quella persona che è seduta sul lato esterno, seduta ai margini. Questo mi dà uno scopo, ci dà uno scopo. Quando non ci sentiamo a nostro agio con grandi gruppi di persone: focalizziamoci su di una sola.

Il modo migliore di creare un buon rapporto non è basarsi su ipotesi o idee preconcette: mantenete la mente aperta ed un cuore aperto.

A volte si tende ad etichettare le persone o si suppone che esse siano in un certo modo la causa di una certa situazione nella loro vita o nella loro famiglia.

Ed è sempre sorprendente, se mantenete la vostra mente ed il vostro cuore aperti, scoprire molte cose meravigliose su quelle persone, che non vi sareste mai aspettati.

Quando sperimentate, quando vedete, quando tenete aperto il cuore verso le altre persone, potete vedere che tutti ci apparteniamo.

Questo articolo è stato originariamente scritto da LDS living ed è stato pubblicato su ldsliving.com, intitolato Church Releases Video Series: Apostles, Women Church Leaders Address Mormons Who Feel They Don’t Belong. Italiano ©2016 LDS Living, A Division of Deseret Book Company | English ©2016 LDS Living, A Division of Deseret Book Company

Questo articolo è stato pubblicato sul sito ldsliving.com e tradotto da Cinzia Galasso.