Come possiamo aiutare i nostri figli e nipoti a non incappare negli inganni di quest’epoca moderna? Cosa può aiutarli ad avere il discernimento necessario per distinguere la verità dalla menzogna?

L’ingannatore e il rivelatore

L’avversario ha molti nomi, ognuno dei quali è preciso e spaventoso: Satana, il Diavolo, l’Accusatore, l’Anticristo, l’Ingannatore.

Senza soffermarci troppo su di lui (C.S. Lewis diceva che ci sono due errori che possiamo commettere riguardo a Satana: “uno è pensare troppo a lui, l’altro è pensarci troppo poco”), concentriamoci per qualche istante sull’ultimo nome della lista: l’Ingannatore.

I nostri genitori, alla nostra età, potevano immaginare un’epoca in cui l’intelligenza artificiale e i social media sarebbero stati in grado di mostrare a noi (e ai nostri figli) video apparentemente autentici e accurati di persone che dicono con il loro volto, la loro bocca e la loro voce cose che in realtà non hanno mai detto?

L’ultima bugia di Satana

Lo stesso C.S. Lewis, che ha scritto un intero libro su Satana e i suoi metodi (Le lettere di Berlicche), avrebbe potuto immaginare i vasti e potenti strumenti per ingannare a sua disposizione oggi?

E se noi, come genitori e nonni, siamo sufficientemente radicati nel Vangelo da riconoscere la tentazione e l’inganno, come possiamo insegnare ai nostri figli e nipoti il discernimento spirituale di cui avranno bisogno semplicemente per riconoscere la verità e distinguerla dall’errore e dalle astute contraffazioni?

Da soli non siamo in grado di tenere testa all’avversario. Ma un membro della Divinità, sì.

Fortunatamente, questo è esattamente il dono che noi e i nostri figli e nipoti che sono stati battezzati abbiamo ricevuto: il dono dello Spirito Santo, che è chiamato, a proposito di questa discussione, il Rivelatore della verità.

Il Rivelatore può vincere l’Ingannatore. Forse, nei giorni futuri, è l’unico che sarà in grado di farlo.

Preghiamo affinché i nostri figli abbiano il discernimento

Quando preghiamo affinché i nostri figli e nipoti siano in grado di distinguere la differenza tra vero e falso, tra giusto e sbagliato, tra autentico e contraffatto, tra luce e oscurità, tra sicurezza e ferocia, tra bellezza e bruttura, tra amore e odio… quello per cui stiamo pregando è il discernimento, ovvero lo Spirito Santo.

Quando subito dopo il battesimo viene conferito il dono dello Spirito Santo, diciamo “Ricevi lo Spirito Santo”. In alcune lingue, la parola usata per dire “ricevere” ha un’accezione meno passiva e più attiva, dando quindi il senso di “afferrare” o “cercare” o “trovare” o “ottenere”.

Il dono è il diritto di avere, ma questo diritto non è automatico: richiede desiderio e ricerca costante.

Mentre preghiamo perché lo Spirito Santo accompagni i nostri figli, possiamo anche insegnare loro ad apprezzarlo, a desiderarlo, a richiederlo e a vivere degnamente della Sua compagnia.

Perché è il dono di cui il mondo ha bisogno, oggi più che mai.

Ed è un dono che, oltre a rivelare la verità, può migliorare ogni aspetto della nostra vita. Parley P. Pratt l’ha definito in questo modo:

“Il dono dello Spirito Santo … ravviva tutte le facoltà intellettuali, accresce, allarga, espande e purifica tutte le passioni e gli affetti naturali e li adatta mediante il dono della saggezza al loro legittimo uso.

Ispira, sviluppa, coltiva e matura tutti i migliori sentimenti, gioie, gusti, impressioni e affetti della nostra natura. Ispira virtù, gentilezza, bontà, tenerezza, solidarietà e carità.

Sviluppa la bellezza, la forma e l’aspetto di una persona. Porta alla salute, al vigore, alla vitalità e ai sentimenti di collaborazione.

Rinvigorisce tutte le facoltà dell’uomo fisico e intellettuale. Rafforza e dà tono ai nervi. In breve è, per così dire, midollo per le ossa, gioia per il cuore, luce per gli occhi, musica per gli orecchi e vita per tutto l’essere”.

Che dono!

E quanto è meraviglioso che il potere che ci protegge dall’inganno sia lo stesso che ci riempie di una gioia indicibile!

Sentire e sapere

Immaginate questa domanda a scelta multipla in un test sul Vangelo:

Qual è per noi la cosa più difficile del Vangelo restaurato?

  1. Trovarlo
  2. Seguirlo
  3. Sentirlo
  4. Avere fede in esso
  5. Tutte le suddette

La maggior parte dei membri della Chiesa risponderebbe “e”.

Ma delle quattro risposte, forse quella su cui ci concentriamo di meno è la “c”.

Vogliamo trovare, seguire e avere fede, ma capiamo che ognuna di queste cose implica sentire lo Spirito Santo?

Il nostro mondo empirico, basato sui dati, sottovaluta i sentimenti. Vogliamo vedere, sentire o toccare con mano, ma i nostri occhi e le nostre orecchie spesso ci ingannano, a volte per volontà dell’ingannatore.

I sentimenti provenienti dallo Spirito Santo sono più affidabili della vista o dell’udito, a tal punto che in quel momento sappiamo qualcosa con così tanta certezza che è impossibile negarlo.

La prima visione di Joseph Smith

Il problema è che questi sentimenti sono fugaci. Possiamo ricordare di averli provati, ma non possiamo ricrearli a piacimento. Dobbiamo sperimentarli di nuovo, chiedendo, ascoltando, rendendo il culto.

Questo è un dono che può diventare un’abilità spirituale. Un’abilità che può informare le nostre decisioni e dirigere la nostra vita e quella dei nostri figli.

La semplice verità è che ci sono due modi di conoscere – e i due modi possono essere semplificati in cose che conosciamo con la mente e cose che conosciamo con il cuore.

Ho un amico più giovane – una persona a cui a volte ho cercato di fare da mentore – una persona che per certi versi è quasi come un figlio – che ha deciso, durante il conseguimento del suo dottorato in un’università prestigiosa, che non avrebbe creduto in nulla che non potesse essere comprovato come vero.

Intendeva, ovviamente, comprovata per il suo “cervello”.

L’ho esortato ad accettare la possibilità che esista un altro tipo di conoscenza – su cose troppo grandi per essere contenute dalla nostra mente – conoscibili solo attraverso il “cuore”.

Gli ho chiesto di lasciare spazio a un po’ di magia, a qualcosa che va oltre le sue capacità, di riconoscere che potrebbe esserci qualcosa di più grande, di più saggio, che può farci conoscere, attraverso i sentimenti, una verità più profonda di quella che possiamo “dimostrare”.

È di quest’altro modo di conoscere, cioè dello Spirito Santo, che abbiamo sempre più bisogno nel mondo di oggi, dove gli inganni velenosi sono così credibili, convincenti e sconcertanti che l’unico antidoto è il discernimento spirituale.

Infatti, il “sentire” spirituale è un altro modo di “vedere”. Le Scritture parlano dell’“occhio della fede”, ed Enoc “vide anche cose che non erano visibili all’occhio naturale”.

Parliamo spesso di come ci si sentirebbe a stare con Gesù (l’anziano Kearon ne ha parlato durante l’ultima conferenza generale) e anche se vederLo e sentirLo sarebbe fantastico, i due sensi non reggerebbero il confronto con il modo in cui ci sentiremmo alla Sua presenza.

vangelo gesù cristo in america

“E noi parliamo di Cristo, gioiamo in Cristo, predichiamo il Cristo, profetizziamo di Cristo e scriviamo secondo le nostre profezie affinché i nostri figlioli possano sapere a quale fonte possono rivolgersi per la remissione dei loro peccati”. (Libro di Mormon, 2 Nefi 25:26; antiche Americhe, circa 559-545 a.C)

I Nefiti, dopo aver trascorso un solo giorno con Cristo, non desideravano altro che continuare a provare ciò che avevano provato quando Lui era con loro. E l’unico potere sulla terra che poteva renderlo possibile era la presenza costante della divinità sotto forma di Spirito Santo.

Una volta una mia amica ha fatto un sogno che non potrà mai dimenticare (e nemmeno io, che ne ho sentito parlare). Era un sogno semplice, nel quale si trovava seduta su una collina rocciosa, mentre ascoltava e guardava qualcuno parlare.

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Nel sogno si rese conto che era Gesù a parlare e che lei stava assistendo al Sermone sul Monte.

Ma ciò che ricorda del suo sogno è la sensazione di paura che Egli la guardasse, che vedesse attraverso di lei, dentro di lei, il suo egoismo, i suoi difetti e i suoi peccati.

Teneva la testa bassa, facendosi piccola come uno studente impreparato che cerca di non essere notato o richiamato dall’insegnante.

E poi, nel sogno, Cristo l’ha guardata, l’ha guardata direttamente negli occhi, e quello che non dimenticherà mai è il sentimento, l’amore completo, l’accettazione, il senso di familiarità, e il desiderio profondo che Lui non distogliesse mai lo sguardo.

Il discernimento in un’epoca di inganni: Cristo e la bellezza

Il paradigma del discernimento può essere conosciuto e sentito solo attraverso la religione, la teologia o la preghiera a Dio?

Oppure il Padre celeste dona a tutti i suoi figli la luce di Cristo, che ne conoscano o meno il nome, e la capacità di riconoscere attraverso i nostri sentimenti la differenza tra verità ed errore?

Altri riferimenti sulla resurrezione di Gesù Cristo

A volte i poeti dicono cose spirituali proprio come i profeti.

Keats disse: “Una cosa bella è una gioia per sempre”.

E ha ribadito dicendo, in modo ancora più provocatorio: “Bellezza è verità, verità bellezza – questo solo sulla terra sapete, ed è quanto basta”.

Per chi è in sintonia con la luce di Cristo, e ancor più per chi riceve e applica lo Spirito Santo, tutto ciò che è vero, tutto ciò che è di Dio, è bello; e tutto ciò che è falso, o dell’avversario, è brutto. P

uò sembrare una semplificazione eccessiva, ma in realtà è la forma più semplice di discernimento.

Un doppio standard positivo

È possibile insegnare ai nostri figli una sorta di doppio standard divino e benefico: essere attenti, guardinghi, persino scettici e dubbiosi riguardo alle cose del mondo, alle tendenze, alle mode e alle filosofie degli uomini, e tuttavia essere fedeli, obbedienti e come fanciulli riguardo al Vangelo e alle cose di Dio, accettando, facendosi guidare, obbedendo, affidandosi e dipendendo da Cristo e dai sentimenti per cui abbiamo pregato dello Spirito Santo?

Prima tentazione di Gesù le pietre in pani

Possiamo essere, come Cristo ci ha invitato ad essere, “saggi come serpenti e innocui come colombe”?

Sì, credo di sì. Credo che possiamo. Credo che possiamo insegnare ai nostri figli e nipoti a ricevere questo dono. E sì, come Moroni ricorda che suo Padre gli insegnò, possiamo “aggrapparci a ogni cosa buona”.

Possiamo seguire, e insegnare ai nostri figli a fare lo stesso, l’esempio di 3 Nefi 19: “Ed essi pregarono per ciò che più desideravano; e desideravano che fosse dato loro lo Spirito Santo”.

Il discernimento in un’epoca di inganni è stato pubblicato su https://latterdaysaintmag.com. Questo articolo è stato tradotto da Ginevra Palumbo.