Quando il Signore chiama, dobbiamo rispondere.
Quando l’anziano B. Corey Cuvelier annunciò ai colleghi che avrebbe lasciato il suo prestigioso lavoro per servire come presidente di missione per la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, molti rimasero sbalorditi.
“Sei impazzito?”, gli chiesero.
All’epoca, l’anziano Cuvelier stava vivendo un momento di grande successo nella sua carriera come dirigente della Shell Oil Co.
Molti non riuscivano a comprendere perché avrebbe dovuto mettere da parte un futuro così promettente per tre anni. Per l’anziano Cuvelier, quel momento rappresentò un’opportunità per condividere la propria fede.
“Era l’occasione perfetta per spiegare perché facciamo ciò che facciamo, in cosa crediamo e soprattutto in Chi crediamo: Gesù Cristo.” ha detto.
Oggi, nello svolgere il suo incarico come Autorità Generale dei Settanta, porta lo stesso spirito di dedizione. “Quando sei chiamato a svolgere un compito che ha conseguenze eterne, non puoi che accettare e andare,” ha affermato.
Le esperienze che hanno plasmato la sua fede
Brian Corey Cuvelier nacque il 12 gennaio 1969 a Los Angeles, California. Fu adottato da neonato da Heinz Joachim Cuvelier, poliziotto, e JoAnn Leslie Jarnecke Cuvelier, casalinga.
Era il primogenito di quattro figli. I suoi genitori, che non erano riusciti ad avere figli per circa cinque anni, lo adottarono quando aveva sei settimane.

Poco dopo l’adozione, sua madre scoprì di essere incinta della prima delle sue tre figlie. “È la prova che Dio è presente nei dettagli della nostra vita” ha detto l’anziano Cuvelier, riflettendo su quella vicenda.
Durante l’infanzia, crebbe in un quartiere multietnico e unito, dove la Chiesa era una presenza significativa. “Era un ambiente ideale: la ricchezza della diversità culturale si univa alla forza della Chiesa,” ha ricordato.
La sua testimonianza non nacque da un singolo evento, ma si consolidò nel tempo grazie a molteplici esperienze spirituali prima della missione.
Durante la missione in Brasile, nella Missione San Paolo Sud, due episodi in particolare rafforzarono la sua fede in modo indelebile.
Il primo fu al Centro di Addestramento Missionario di Provo, quando, mentre cantava con altri missionari l’inno “So che il mio Redentore vive”, sentì con grande potenza la conferma che Cristo vive.
“Non riuscivo a finire di cantare per l’emozione e la forza dello Spirito,” ha detto.
Il secondo avvenne nella sua prima area di missione, durante una lezione a una famiglia che viveva in condizioni molto umili. Nonostante il suo portoghese incerto, testimoniò della Prima Visione di Joseph Smith.
“La presenza dello Spirito era così forte che ci sembrava che il tempo si fosse fermato. Dopo la visita, camminammo in silenzio per mezz’ora, consapevoli che Joseph Smith era davvero un profeta di Dio.”
A distanza di oltre trent’anni, quelle esperienze continuano a sostenere la sua fede.
Quando il Signore chiama: cambiamenti di prospettiva
Dopo la missione, l’anziano B. Corey Cuvelier si iscrisse alla Brigham Young University, dove conobbe Wendi Sue Manwaring, anche lei californiana e studentessa dell’ateneo.
Non fu un colpo di fulmine. Pur frequentando lo stesso rione, i due si vedevano di rado.
Lui era spesso impegnato con la squadra di calcio dell’università e saltava le serate familiari; lei lo notava appena e pensava che “sembrasse un sedicenne”, inoltre si formò, di lui, un giudizio affrettato:
“Gioca a calcio. Non va alle serate familiari. Probabilmente non ha nemmeno fatto la missione. Non fa per me.”
Ma bastarono poche parole per cambiare tutto. Corey iniziò a raccontare con entusiasmo della sua missione e di quanto quell’esperienza avesse significato per lui.
“All’improvviso lo guardai in modo diverso,” ha detto la sorella Cuvelier. “Pensai: ‘Ma è proprio un bel ragazzo.’”
Diventarono amici e iniziarono a frequentarsi all’interno di un gruppo. L’attrazione non sbocciò subito: all’inizio fu Wendi a provare più interesse.
Ma durante un viaggio in auto per tornare a casa per le vacanze di Natale, Corey si rese conto di desiderare di trascorrere più tempo con lei. “Fu come un fulmine: capii che mi piaceva davvero,” ha raccontato.
Quando il Signore chiama: un atteggiamento di fede e azione
Dopo la laurea in relazioni pubbliche nel 1994 alla BYU, l’anziano Cuvelier iniziò la sua carriera professionale.
Nel 1996 entrò a far parte della Shell Oil Co., ricoprendo diversi incarichi in varie sedi del Nord America, fino a quando ricevette la chiamata a presiedere la Missione Brasile Curitiba Sud.
“Quando avevo 19 anni feci una promessa: ovunque il Signore mi avesse chiamato, sarei andato,” ha detto l’anziano Cuvelier.

La famiglia Cuvelier servì dal 2016 al 2019. Tre dei figli partirono con loro; il quarto stava già servendo la sua missione. Per Corey fu un dono speciale tornare in Brasile, terra della sua giovinezza missionaria.
“Seguiamo Gesù Cristo. Parliamo di Gesù Cristo. Amiamo Gesù Cristo. Il messaggio è molto più semplice ora rispetto a quando ero un giovane missionario,” ha detto.
La sorella Cuvelier ha testimoniato quanto abbia imparato dai missionari e dal popolo brasiliano.
“Anche chi aveva poco materialmente era ricco spiritualmente, perché centrava la propria vita su Cristo. Sapevano cosa porta vera gioia.”
La certezza del Redentore
Nel corso degli anni, l’anziano Cuvelier ha servito come Settanta d’Area, presidente di palo, consigliere di presidenza di palo, sommo consigliere, vescovo, consigliere del vescovo e presidente dei Giovani Uomini di rione.
Attraverso queste esperienze ha rafforzato la sua testimonianza: Dio è nostro Padre celeste, insieme al Figlio apparve a Joseph Smith, Cristo ha restaurato la Sua Chiesa sulla terra e il Libro di Mormon è parola di Dio.
Ma soprattutto, ha affermato: “Gesù Cristo è il nostro Redentore. È il nostro Amico, il nostro Avvocato presso il Padre, Colui che rende possibile il nostro ritorno alla presenza di Dio.”
Leggi l’articolo originale in inglese qui: New Seventy Elder B. Corey Cuvelier Believes in Answering When the Lord Calls