Mi sono sempre piaciute le storie nel Nuovo Testamento in cui il Salvatore guarisce i ciechi e ci invita a vivere una vita incentrata su Cristo.

In un discorso tenuto alla conferenza di ottobre 2019, intitolato “Il messaggio, il significato e la moltitudine”, l’anziano Holland racconta una delle mie storie preferite:

“Or avvenne che com’egli si avvicinava a Gerico, un certo cieco sedeva presso la strada, mendicando; udendo una folla che passava, domandò che cosa fosse.

Gli fecero sapere che passava Gesù il Nazareno. Allora egli gridò: Gesù figliuol di Davide, abbi pietà di me!”. La scrittura riporta che, colta di sorpresa dalla sua audacia, la folla cercò di farlo tacere, ma “lui gridava più forte”.

A motivo della sua persistenza, fu portato da Gesù, che ascoltò la supplica colma di fede con cui chiedeva di recuperare la vista “e lo guarì”.

L’anziano Holland utilizza questo racconto per ricordarci che anche le nostre rispettive “moltitudini” – o piuttosto le nostre riunioni, attività, conferenze e addestramenti – dovrebbero essere incentrati e volgerci verso Cristo. 

Ci ricorda anche che abbiamo la responsabilità di insegnare ed informare gli altri della centralità di Cristo nella nostra vita, ossia, di vivere una vita incentrata su Cristo, e nella chiesa restaurata di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.

L’anziano Holland afferma: “dobbiamo mettere Gesù al centro di tutto” e “guardare oltre il trambusto e concentrarci sul cuore pulsante del vangelo eterno: l’amore di genitori celesti, il dono espiatorio di un Figlio divino e la guida confortante dello Spirito Santo.”

Penso che questo sia un discorso eccellente con un messaggio altrettanto eccellente, ma ho anche riflettuto su come nella mia vita Gesù sia “al centro di tutto”.

Nel discorso dell’anziano Holland, il racconto che usa come esempio parla di un Cristo, un Cristo fisico, che si trova letteralmente al centro di una moltitudine.

Quindi, quali esperienze ho avuto che mi hanno fatto intravedere cosa significhi “guardare oltre il trambusto e la confusione” e trovare Cristo al centro del mio culto reso e della mia appartenenza alla Sua chiesa?

Anche se Cristo può non essere fisicamente in mezzo a noi, credo ancora che possiamo trovare noi molti modi per conoscerLo, accedere al Suo potere espiatorio e seguire il Suo esempio in modi letterali e tangibili.

Cercare di mettere Cristo al centro tramite “Vieni e seguitami”

Vieni e seguitamiIl mio primo punto, e forse il più importante, è che essere in grado di trovare e riconoscere Cristo al centro del nostro culto implica una curva di apprendimento.

Mio marito ed io ci siamo divertiti a studiare “Vieni e seguitami” quest’anno e ho apprezzato il tempo che abbiamo trascorso come famiglia a tenere goffamente le lezioni per i nostri bambini di due e quattro anni.

Di solito, i nostri figli rispondono abbastanza bene alle lezioni visive, quelle in cui utilizziamo un oggetto per insegnare un principio (anche se, talvolta, temo che l’oggetto non sia così chiaro come sperato!).

Durante queste lezioni di “Vieni e seguitami” la nostra famiglia ha anche avuto alcune conversazioni molto aperte su Gesù.

In tutta sincerità, a volte sono state un vero e proprio fiasco.

Mio figlio di quattro anni è un bambino che prende tutto alla lettera e, spesso, ha poca pazienza per le nostre spiegazioni.

A volte, quando gli diciamo che Gesù lo ama, risponde con: “Io non amo Gesù. Non conosco Gesù.

Gesù non viene mai a trovarmi”. Effettivamente le sue risposte e la sua confusione hanno senso.

Anche le analogie che abbiamo utilizzato non sono sempre state d’aiuto. I miei genitori attualmente vivono in Brasile e abbiamo detto a nostro figlio che Gesù vive lontano, proprio come la nonna e il nonno.

Gli abbiamo ricordato che la nonna e il nonno gli dimostrano di amarlo quando chiamano su Skype.

Gli abbiamo detto che possiamo sempre parlare al Padre celeste e Gesù attraverso la preghiera e che possiamo sentire il loro amore attraverso lo Spirito.

Ci ha risposto con domande (logiche) del tipo: “Allora, Gesù vive in Brasile?” oppure “Perché Gesù non mi chiama su Skype?”.

Può essere complicato cercare di indirizzare tuo figlio verso il “cuore pulsante del Vangelo” quando egli si aspetta che tu gli mostri un vero cuore che batte.

Sarebbe davvero utile e comodo poter videochiamare Gesù e penso che renderebbe il mio lavoro di genitore molto più semplice! Ma non sarebbe molto utile per lo sviluppo della fede.

Studiando la vita di Cristo sul Nuovo Testamento, mi è stato ricordato che anche quando Gesù era presente come persona fisica e letterale, veniva spesso frainteso, sottovalutato e talvolta non riconosciuto, persino da coloro che Lo conoscevano meglio.

Insegnare a mio figlio riguardo a Cristo continuerà a richiedere da parte mia preghiera e studio sinceri. Ho bisogno di capire meglio chi è Cristo e come posso aiutare mio figlio a conoscerLo in modi che rispecchino lui e il modo in cui lavora la sua mente.

https://fedeincristo.it/chiesa-mormone/rendere-il-culto-in-casa/

Il modo in cui io ho imparato e acquisito una testimonianza di Cristo potrebbe non funzionare per mio figlio. E va bene così.

Apprezzo davvero il modo in cui “Vieni e seguitami” mi ha fornito una struttura per incentrare l’apprendimento del Vangelo su Cristo, consentendo ed incoraggiando anche l’adattamento personale.

Sebbene il nostro apprendimento ed insegnamento del Vangelo possa variare a seconda delle nostre esigenze e circostanze uniche, penso che 1 Nefi 11 sia un eccellente esempio dei collegamenti tortuosi e apparentemente improbabili che possono accadere a tutti noi, quando ci sforziamo di avere una vita incentrata su Cristo e metterlo, quindi, anche al centro dei nostri sforzi e dei nostri obiettivi di insegnamento.

In 1 Nefi 11, Nefi è “rapito nello Spirito del Signore” dopo aver meditato sulla visione di Lehi dell’albero della vita.

L'albero della vita

history.lds.org

La visione di Nefi inizia con lo Spirito che mostra a Nefi lo stesso albero che vide Lehi e, poi, chiede a Nefi cosa voglia sapere.

Nefi dice allo Spirito che vuole capire cosa rappresenti e cosa significhi l’albero.

Piuttosto che rispondere in modo diretto, lo Spirito mostra a Nefi la città di Nazaret e Maria incinta e chiede a Nefi se sa cosa sia la “condiscendenza di Dio”.

Nefi non sa cosa significhi ed, ancora una volta, lo Spirito non chiarisce tale significato.

Invece, dice a Nefi che Maria è la madre terrena di Cristo.

Lo Spirito mostra di nuovo a Nefi una visione di Maria, ma questa volta tiene in braccio Gesù bambino.

Lo Spirito, quindi, dice a Nefi che questo bambino è “l’Agnello di Dio, sì, proprio il Figlio dell’Eterno”.

Infine, lo Spirito chiede a Nefi se ora conosca il significato “dell’albero che Lehi ha visto”.

Miracolosamente, Nefi lo conosce! Insegnando a Nefi riguardo a Cristo ed indicandolo come il “centro di tutte le cose”, Nefi è in grado di capire che l’albero della vita rappresenta “l’amore di Dio”.

Anche dopo aver letto questo racconto con molta attenzione, non mi è chiaro come Nefi comprenda esattamente il simbolismo dell’albero. Sembra esserci un’interruzione logica.

Ciò che è straordinariamente chiaro, tuttavia, è quanto sia importante che lo Spirito conduca Nefi al significato di tutte le cose, che è Cristo.

Durante il resto della visione, lo Spirito continua a rivelargli ulteriori informazioni su Cristo e, grazie alla sua accresciuta conoscenza di Cristo, Nefi è in grado di ricevere illuminazione e chiarezza non solo sul significato del sogno di Lehi, ma anche sul suo ruolo nel tenere gli annali che diventeranno parte del Libro di Mormon, e che ruolo abbiano lui e i suoi discendenti nel piano più ampio che Dio ha per il mondo.

Penso che trovare Cristo e metterlo al centro di tutte le cose significhi cercare il quadro generale e la prospettiva eterna anche quando non sembra che guardare il quadro generale risolverà o fornirà chiarezza per lo stress e le difficoltà che stiamo vivendo attualmente.

Tuttavia, quando ci concentriamo sullo studio del Salvatore e sulla comprensione dei Suoi propositi, spesso possiamo trovare chiarezza e guida inaspettate per le stesse questioni dalle quali abbiamo dovuto fare un passo indietro. È un processo bellissimo e non sempre intuitivo, ma che richiede fede sul fatto che Cristo sia il centro.

In questo senso, vorrei condividere due esperienze personali che, forse in maniera un po’ improbabile, mi hanno fatto guardare a Cristo e mi hanno aiutato a comprendere meglio la Sua natura e il Suo posto nella mia vita.

Una vita incentrata su Cristo. Il missionario perfetto

Il missionario perfetto - Una vita incentrata su Cristo.Subito dopo esserci sposati, io e mio marito ci trasferimmo in Connecticut per otto mesi, affinché egli potesse completare uno stage. Mentre eravamo lì, lavorai come supplente e come insegnante privata nel tentativo di arrotondare lo stipendio.

Per circa quattro mesi diedi lezioni private ad un dolce bambino di otto anni per aiutarlo con la lettura. Lo vedevo due volte a settimana a casa sua e dopo facevo delle belle chiacchierate con sua madre.

In quel periodo io e mio marito invitavamo regolarmente a pranzo i missionari e loro ci sfidavano sempre ad essere membri missionari migliori.

Quindi, pregai su chi avrei potuto aiutare e con chi avrei potuto parlare, e decisi che sarei stata più aperta e trasparente riguardo alle mie convinzioni durante queste conversazioni bisettimanali con la madre di questo ragazzo.

Mi faceva domande sullo Utah e sulla Brigham Young University (dove stavo frequentando la scuola di specializzazione) e pensavo di fare un buon lavoro e farlo in modo efficace, parlando anche delle mie convinzioni.

L’avevo persino invitata ad alcune delle nostre attività ed eventi in chiesa e, nonostante declinasse sempre educatamente i miei inviti, era cordiale e mi sentivo orgogliosa dei miei sforzi.

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Poi, durante l’ultima lezione che facemmo prima di tornare nello Utah, la madre del ragazzo mi diede un regalo di addio: una bottiglia di vino e un bicchiere di vino con la scritta “Girls Just Wanna Have Wine” (Le ragazze vogliono solo avere del vino).

Il nome del vino era super osceno (credo fosse vino molto economico). La mamma del bambino mi disse: “Grazie mille per tutto quello che hai fatto! Lavori sempre così duramente, spero che tu possa usarlo per prenderti una serata libera e rilassarti un pò.”

Bene. Non sapevo davvero cosa dire. Dissi semplicemente: “Va bene, fantastico, grazie mille!” e tornai in macchina. Mentre ero seduta lì, pensai: “Caspita, anche se non sono nuova al fallimento, e l’abbia sperimentato in svariati modi, non è mai stato così… esilarante”.

Risi per tutto il tragitto fino a casa, ma non in modo folle o disperato. Ci facemmo una bella risata anche con mio marito.

Riflettendo su questa esperienza, ho capito che è stata istruttiva riguardo al mio approccio nei confronti del fallimento,e mi ha aiutata a comprendere la natura personale dell’Espiazione di Cristo.

Vedete, mi piacciono molto le cose divertenti e apprezzo molto l’ironia, il sarcasmo e l’umorismo.

Ma sono anche il tipo di persona che si colpevolizza se non è abbastanza retta, e ha dei veri e propri sensi di colpa quando le lezioni in chiesa non sono all’altezza o quando sembra che io non riesca ad avere nessuna esperienza degna di essere inserita sulla Liahona, dove si racconta che qualcuno si sia unito alla chiesa o abbia ottenuto una straordinaria visione della vita grazie al mio buon esempio o al mio tempestivo invito.

Questo momento mi è sembrato un regalo personalizzato per me da parte di Dio: un’esilarante, ridicola “lezione visiva” che mi ha fatto accettare il fallimento.

Gesù ha ispirato questa simpatica madre a regalarmi premurosamente del vino dal nome rozzo? Non sono sicura che sia stato proprio così.

Ma è stata una delle esperienze della mia vita che mi ha mostrato in modo molto efficace che va bene non essere perfetti e che il nostro Padre celeste non si aspetta la perfezione da noi, in questo momento.

Ovviamente, non ero stata un membro missionario efficace in questo caso.

Eppure, era la prima volta in cui ricordo di aver provato vera felicità e persino fiducia nel fallire! Sapevo che il Padre celeste era ugualmente contento di me e dei miei sforzi e sapevo anche che si aspettava che continuassi a cercare di migliorare.

Da una prospettiva esterna, questa esperienza personale non è incentrata su Cristo, tuttavia è stata istruttiva nella mia ricerca personale su come essere più fiduciosa nei miei sforzi per condividere il Vangelo, servire nella Chiesa ed accedere all’Espiazione di Cristo.

Un piccolo miracolo in Giordania

Un piccolo miracolo in GiordaniaIl mio secondo esempio è un po’ più convenzionale, ma mi ha anche aiutato a capire come trovare Cristo in momenti che potremmo non aspettarci. Coinvolge anche il discorso dell’anziano Holland.

Quando avevo otto anni, la mia famiglia viveva ad Amman, in Giordania, e frequentava un piccolo ramo.

La chiesa non era stata ufficialmente riconosciuta in Giordania e l’anziano Holland, che era stato recentemente chiamato come apostolo, era stato incaricato di visitare la Giordania e portare avanti degli incontri diplomatici per la Chiesa.

Avrebbe anche offerto una preghiera speciale per il paese e tutti i membri del nostro ramo erano stati invitati a partecipare. Mio padre non poteva lasciare il lavoro, ma mia madre era entusiasta di questa opportunità spirituale unica.

Quindi, anche se era preoccupata di andarci da sola con tutti noi bambini – a quel tempo mio fratello maggiore aveva 10 anni, io 8 e i miei fratelli minori avevano 4 e 2 anni – ci caricò sulla Mazda e ci portò, per un’ora di strada, verso il monte Nebo, dove l’anziano Holland avrebbe offerto la preghiera.

In sintesi, ciò che mia madre aveva sperato fosse un’esperienza spirituale ed edificante, che apparentemente offrisse la ricetta perfetta per avere una “vita incentrata su Cristo” (eravamo in Giordania dove Cristo aveva letteralmente camminato, eravamo sul Monte Nebo e un apostolo di Gesù Cristo avrebbe offerto una preghiera super speciale), in realtà si rivelò un momento imbarazzante e frustrante.

I miei fratellini iniziarono immediatamente ad agitarsi, mia madre in realtà si spostò verso una parte della collina, mentre tentava di calmare i miei fratelli e, poi, finì per dover stare troppo lontana persino per ascoltare gran parte della preghiera.

Trascorse l’intera preghiera sentendosi in colpa per il fatto che lei ed i suoi figli fossero una tale distrazione per tutti gli altri.

Mia madre era andata a questo evento perché cercava di incentrare la sua vita su Cristo e, invece, si sentì scoraggiata e mortificata.

Una vita incentrata su Cristo - Anziano HollandMa due cose l’avevano aiutata a salvare quel momento: prima di iniziare la sua preghiera, l’anziano Holland si era rivolto al nostro presidente di ramo e gli aveva detto di assicurarsi di registrare ogni singolo membro presente, in modo molto specifico di non dimenticare di registrare i nomi dei bambini che erano presenti.

Quindi, dopo la preghiera, mentre mia madre si dirigeva verso il nostro furgone il più rapidamente possibile, il presidente di ramo la raggiunse e le disse: “Grazie mille per essere venuta. E grazie per aver portato i tuoi figli.”

L’esperienza di mia madre risuona in me molto di più ora che ho dei figli piccoli. Ci saranno momenti in cui sentiremo che le nostre circostanze attuali rendono difficile o addirittura impossibile avere una vita incentrata su Cristo o sentire il Suo amore nel modo in cui lo desideriamo.

Oppure potremmo credere che ci sia così tanto trambusto e tumulto nelle nostre vite (e forse nemmeno un brutto trambusto, solo una normale famiglia, tra lavoro ed agitazione!), che comunicare con Cristo è fuori dalla nostra portata.

Ma buoni dirigenti fedeli, amici amorevoli e membri meravigliosi della nostra comunità possono intervenire ed aiutarci ad indirizzarci verso Cristo con i loro atti di gentilezza.

Quel giorno, mia madre non trovò Cristo dove si aspettava di trovarlo – nella solenne preghiera e nel simbolismo del momento – ma lo ha trovato nella premura e nell’amore dei Suoi servi.

Penso che in molti modi siamo tutti come gli uomini e le donne ciechi nel Nuovo Testamento. Cerchiamo Cristo perché abbiamo bisogno della Sua espiazione per guarirci e permetterci di vedere veramente chi Egli è.

Credo che Cristo sia al centro della nostra chiesa: la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.

A volte potremmo essere frustrati nel nostro viaggio per trovarlo e, a volte, potremmo trovarlo in posti che non ci aspettiamo. Ma ho sentito la Sua presenza e il Suo amore abbastanza da sapere che Lui è al centro, qualunque cosa voglia dire “il centro” per voi.

Vorrei concludere facendo eco all’ammonimento splendidamente espresso dell’anziano Holland che dice: “nell’incessante frastuono di questi tempi, spero che possiamo sforzarci di vedere Cristo al centro della nostra vita.”

Cosa vuol dire realmente avere una vita incentrata su Cristo? È stato scritto da Kelsey Smith Gillespie e pubblicato sul sito thirdhour.org. Questo articolo è stato scritto da Cinzia Galasso.