I due grandi comandamenti. Tutti li conosciamo, ma quanto spesso ci ricordiamo di un aspetto fondamentale?
A metà del semestre primaverile del mio secondo anno di college, mi sentivo estremamente sopraffatta.
Stavo cercando di gestire un pesante carico di corsi, di bilanciare diverse posizioni di leadership per le attività extrascolastiche, di svolgere con efficacia i miei incarichi, di essere una buona insegnante visitatrice e membro missionario, di frequentare regolarmente l’istituto e la chiesa, di avere una vita sociale, eccetera – tutto questo accompagnato da un’emicrania cronica.
Semplicemente non c’era abbastanza tempo per fare tutto, per non parlare delle necessità personali di base come il sonno, l’alimentazione, l’idratazione e l’esercizio fisico (cose che avrebbero fornito il necessario sollievo dallo stress e contribuito a prevenire l’emicrania).
Mi sentivo irrimediabilmente inadeguata e mi aggrappavo inconsciamente alla convinzione che ci fosse sempre qualcosa di più che avrei potuto fare.
La maggior parte delle notti rimanevo sveglia fino a tardi, cercando in qualche modo di includere qualche altro compito nella mia infinita lista di cose da fare.
Mi sentivo esausta ma allo stesso tempo egoista, bloccata nel mio mondo anche se cercavo disperatamente di superare il mio dolore e di concentrarmi sugli altri.
Mi meravigliavo osservando le persone attorno a me, alcune delle quali avevano a che fare con programmi apparentemente più impegnativi o con sfide più difficili, eppure sembravano riuscire a fare tutto.
Sebbene gli studenti universitari siano spesso criticati per il loro egocentrismo, ho scoperto che sono alcune tra le persone più altruiste che conosca.
La maggior parte di coloro con cui interagivo si preoccupava sinceramente di servire il prossimo.
Servivano diligentemente nella comunità e in chiesa, aiutavano le persone intorno a loro e lavoravano instancabilmente per garantire la stabilità finanziaria alle loro future famiglie, sacrificando a volte le loro vere passioni per perseguire percorsi di carriera più stabili.
Il secondo dei due grandi comandamenti: ama il tuo prossimo… come te stesso
Sebbene molti dei miei coetanei sembravano riuscire a stare al passo con i tempi, notai di non essere l’unica a lottare contro dei sentimenti di inadeguatezza.
Perché non riuscivamo ad essere felici nonostante ci sforzassimo di concentrarci sugli altri? Non potevo fare a meno di chiedermi se non ci fosse qualcosa di sbagliato nel modo in cui vedevamo l’altruismo.
Questa idea divenne sempre più radicata nella mia mente durante una riunione di testimonianze una domenica, quando il mio vescovo disse qualcosa che cambiò completamente il mio modo di pensare all’amore per sé stessi.
Disse che aveva notato uno schema interessante nel nostro rione di giovani adulti non sposati:
Quando poneva la domanda “quali sono i primi due grandi comandamenti?”, la maggior parte delle persone rispondeva:
“Primo, amare il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua e con tutta la mente tua, e secondo, amare il prossimo” (vedere Matteo 22:37-39).
È interessante notare che la maggior parte delle persone dimenticava la seconda parte di Matteo 22:39, che afferma: “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (enfasi aggiunta).
Prima di quel momento, non avevo mai capito che amare se stessi fosse un comandamento.
Sapevo che l’amore per sé stessi fosse importante, ma credevo che il suo scopo fosse principalmente quello di permetterci di servire meglio gli altri.
Sebbene questo sia un concetto vero ed importante, l’amore per se stessi è importante anche per noi.
Ho sperimentato un significativo cambiamento di paradigma quando ho capito che il comandamento di Dio di amare e servire i Suoi figli include l’amore e il servizio verso noi stessi, non solo perché amare noi stessi ci riempie di una quantità maggiore di amore da dare agli altri, ma anche perché Egli vuole che amiamo noi stessi nello stesso modo in cui ci ama Lui.
Amor proprio vs egoismo
Ma come possiamo amare noi stessi senza essere egoisti?
Il mio vescovo mi fece notare che l’esempio perfetto di altruismo – il nostro Salvatore, Gesù Cristo – dimostrò di amare sé stesso molte volte nel corso della sua vita, probabilmente più di quanto sia riportato nelle Scritture.
Nel Nuovo Testamento ci sono diversi resoconti in cui il Salvatore si prende del tempo per stare da solo.
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Per esempio, dopo aver compiuto il miracolo dei cinquemila sfamati con i pani ed i pesci, Egli ” licenziate [le folle], si ritirò in disparte sul monte per pregare. E fattosi sera, era quivi tutto solo” (vedere Matteo 14:23).
La determinazione di Cristo a prendersi del tempo per sé in questo caso è significativa: sebbene avrebbe potuto continuare a servire, riconobbe di aver bisogno di stare da solo e “mandò via le folle” per prendersi cura di se stesso ed entrare in comunicazione con il Padre celeste.
È importante riconoscere la differenza tra amore per sé stessi e orgoglio. L’orgoglio implica il confronto e un senso di separatezza.
Dobbiamo fare attenzione a non assecondare o alimentare i sentimenti di superiorità e inferiorità, perché entrambe le emozioni possono portare all’orgoglio.
C.S. Lewis esplora il pericolo dell’orgoglio mascherato da umiltà ne “Le lettere di Berlicche”.
Un diavolo di nome Berlicche scrive al diavolo meno esperto Malacoda:
“[Dio] vuole che, in fin dei conti, ogni uomo sia in grado di riconoscere tutte le creature (perfino se stesso) come cose gloriose ed eccellenti… ma la Sua lungimirante politica consiste nel fatto, temo, di ridonare loro un nuovo genere di amor proprio – una carità e una gratitudine per tutte le persone, compresa la propria.
Quando avranno veramente imparato ad amare il prossimo come se stessi, sarà loro permesso di amare se stessi come il prossimo” (C.S. Lewis, Le Lettere di Berlicche).
Quando riconosciamo il grande valore di ogni anima, inclusa la nostra, siamo in grado di evitare l’orgoglio e la presunzione e amare noi stessi come amiamo il nostro prossimo (vedere Dottrina e Alleanze 18:10)
Equilibrio tra servizio e cura di sé
Possiamo mostrare compassione nei confronti di noi stessi prendendoci cura dei nostri bisogni fisici, mentali, emotivi e spirituali.
Clark Swain, professore associato di Marriage and Families Studies (Scienze del matrimonio e della famiglia) presso la Boise State University, parlò dell’importanza dei diversi livelli della cura di sé nella rivista New Era di marzo del 1979:
“Se amate veramente voi stessi, ricorderete che siete un essere fisico, mentale e spirituale.
Amare se stessi come Dio vuole significa usare la saggezza nel proteggere la propria vita e conservare la propria salute per portare a termine la propria missione sulla terra.
Ciò significa vivere la Parola di Saggezza, che include mangiare regolarmente e in modo nutriente e fare molto esercizio fisico.
Essere forti mentalmente significa ricordare che la gloria di Dio è l’intelligenza.
Sapendo questo, vorrete aumentare costantemente la vostra conoscenza e la vostra saggezza ed evitare la letteratura, i film e le conversazioni che possono inquinare la vostra mente.
Noi che amiamo noi stessi in modo corretto prendiamo sul serio l’insegnamento del Signore di lasciare che la virtù adorni i nostri pensieri senza posa.
Anche mantenersi moralmente puri significa amare correttamente se stessi. . . .
Perdonarsi dopo essersi sufficientemente pentiti di un peccato è una dimensione importante dell’amore per sé stessi.
Dio vi perdonerà e non si ricorderà più dei vostri peccati se vi pentite, lo stesso dovete fare voi”.
Man mano che impariamo a bilanciare l’altruismo e l’amore per noi stessi, è importante ricordare il consiglio di Re Beniamino contenuto nel Libro di Mormon:
“E badate che tutte queste cose siano fatte con saggezza e ordine; poiché non è necessario che uno corra più veloce di quanto ne abbia la forza.
E di nuovo, è opportuno che egli sia diligente, affinché possa in tal modo vincere il premio; perciò tutte le cose devono essere fatte con ordine” (Mosia 4:27).
Proprio come dobbiamo fare attenzione a non ignorare noi stessi mentre serviamo il prossimo, è altrettanto importante che non siamo così concentrati su noi stessi da dimenticarci del prossimo.
Dio ci ascolterà se Gli chiediamo di aiutarci a trovare un equilibrio tra l’altruismo e l’amore per noi stessi.
Nonostante abbia sempre bisogno di ricordarmi e di praticare l’amore per me stessa, sto imparando ad essere più paziente e compassionevole nei miei confronti.
Sto imparando a trovare un equilibrio tra il servizio e la cura di me e a ricevere ed accettare il servizio che gli altri prestano nei miei confronti.
Credo veramente che a mano a mano che impariamo ad amare noi stessi come amiamo il nostro prossimo, ci avvicineremo maggiormente a Dio e contribuiremo a creare un mondo migliore.
Nonostante il nostro amore per noi stessi e per il prossimo non sarà mai perfetto, possiamo avere speranza tramite Cristo.
Egli magnificherà i nostri sforzi, cambierà il nostro cuore e alla fine ci aiuterà a diventare perfetti (vedere Moroni 10:32).
Questo articolo è stato originariamente scritto da Madeleine Tolk ed è stato pubblicato su ldsliving.com, intitolato The crucial phrase we often forget from the second great commandment. Italiano ©2023 LDS Living, A Division of Deseret Book Company | English ©2023 LDS Living, A Division of Deseret Book Company.
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