L’interpretazione dei sogni: Il racconto della visione avuta da Lehi sull’albero della vita è intrisa di simboli, aggettivi e descrizioni interessanti; ognuno di essi offre una prospettiva unica e può creare uno studio nuovamente concentrato e fresco per ogni volta che lo si legge.

Questa volta non ho nemmeno superato il primo versetto di 1 Nefi 8 prima di trovare qualcosa su cui concentrarmi: il seme della vita.

Questo è un versetto che ho sempre saltato per arrivare alla “parte bella”, ma questa volta lo ho letto davvero (si tratta della descrizione del seme che la famiglia di Lehi ha portato con se da piantare nella terra promessa) e mi son fermato a chiedermi perché Nefi abbia iniziato il racconto della visione di suo padre con questi dettagli che sembrano casuali.

La risposta che ho ricevuto ha cambiato il modo in cui ho letto il resto della storia.

Questo versetto, se comparato con il sogno di Lehi, offre un confronto perfetto tra ciò che l’uomo può produrre e ciò che Dio può offrire.

L’interpretazione dei sogni

La famiglia di Lehi ha riunito dei semi di ogni tipo per poter piantare ogni genere di grano e frutta; erano pronti a produrre di tutto, non hanno lasciato Gerusalemme senza pensare e senza prepararsi per il futuro, qualunque esso potesse essere. Erano pronti a prosperare nella terra promessa.

Allora perché Nefi ha sprecato tempo e spazio di valore per scrivere di questi tipi di semi? Per insegnare una lezione semplice a essenziale: solo Dio può dare il seme della vita.

Il Signore mostra a Lehi un frutto più delizioso e desiderabile di qualsiasi cosa che lui possa piantare, persino di qualunque seme che possa essere immaginabile e Lehi vede, nella propria visione, che nessuno dei suoi sforzi o delle sue risorse avrebbe potuto produrre il frutto della vera terra promessa ed eterna.

Il Seme della Vita 

Solo il seme della vita può produrre il frutto dell’albero della vita e solo Dio può piantare quel seme. Nonostante ciò Egli offre questo frutto delizioso a Lehi e alla sua famiglia, come ad ognuno di noi, senza chiedere soldi ne prezzo alcuno.

Non esiste nulla che l’uomo coltivi che possa essere comparato alla dolcezza di ciò che ci offre Dio.

Come la mette Nefi: “è per la grazia che siamo salvati, [anche] dopo aver fatto tutto ciò che possiamo fare”. Non importano la nostra diligenza, le nostre risorse ed i nostri desideri, non potremo mai produrre grazia; è un dono, il frutto di salvezza dell’albero della vita.

Adamo ed Eva hanno scoperto questa verità dopo aver mangiato del frutto proibito; si sono accorti della loro nudità ed hanno provato a produrre un grembiule coprendosi con delle foglie di fico; tuttavia i loro sforzi non sono stati abbastanza per coprire il proprio errore.

Nonostante ciò, un Dio amorevole ha dato loro degli indumenti fatti con tessuto animale, una veste di pelle richiede che muoia un animale per ricoprire la loro nudità.

Allo stesso modo i nostri stessi sforzi nel produrre il pentimento non saranno mai abbastanza; il Salvatore doveva morire per fornire la grazia che ci serve, un Kaphar: una copertura, un’espiazione.

Non importa quali semi abbiamo, ci son cose che non potremo mai produrre per conto nostro. La pace, il pentimento, la resurrezione, l’ispirazione, la carità e persino la fede; noi non possiamo fare altro che riceverli e nutrirli.

Il Seme di Dio

Possiamo ricevere, apprezzare e godere di questi dolci deliziosi dell’albero della vita, ma che cosa è il seme? Come cresce questo albero?

La parola “seme”  veniva anticamente utilizzata per riferirsi alla posterità. Il seme di Dio, il Suo seme unigenito, Suo Figlio Gesù Cristo.

Alma, mentre parlava ad alcuni dei suoi poveri seguaci, compara la parola ad un seme. In Apocalisse, Cristo viene definito “la Parola di Dio”, perciò Gesù è sia la Parola che il Seme.

Gesù Cristo è il Seme della Vita

Come ha promesso Alma, se pianteremo il Salvatore nei nostri cuori in modo fermo e se non lo cacceremo tramite l’incredulità, Egli inizierà a germogliare e crescere dentro di noi. Illuminerà la nostra comprensione ed espanderà le nostre menti fino a che ci avrà letteralmente trasformati da dentro.

Se lo trascuriamo e non ci preoccupiamo di nutrire le possibilità che sta cercando di creare dentro di noi, la Sua influenza appassirà e lo espelleremo perdendo così l’opportunità di trarne il frutto dell’albero della vita.

Ma se nutriremo questo albero con la fede, la diligenza e con la pazienza, anche noi assaggeremo il dolce frutto descritto da Lehi (bianco al di là di tutto ciò che è bianco, puro oltre tutto ciò che è puro, delizioso e soddisfacente, che riempie più di qualsiasi cosa che potremmo mai produrre per conto nostro.

Per questa ragione è il caso di valutare le nostre vite per capire cosa stiamo cercando di fare e produrre per conto nostro, e che cosa sta cercando di offrirci Dio se glielo permettiamo. Il Suo frutto è delizioso.