Fin dal passato, i profeti di Dio hanno compiuto la loro missione che è quella di aiutarci a cambiare ed indicarci la strada per tornare a Dio.

Quando mia figlia, la maggiore, era a metà del college, pensò anche lei di voler svolgere una missione. Era sempre stata una brava persona, obbediente, e cercava di fare ciò che era giusto e buono.

Ma la scuola e il mondo stavano avendo un po’ il sopravvento su di lei. Il suo cuore era forte, era un cuore orientato al Vangelo, ma, come avviene per la maggior parte di noi, di tanto in tanto il mondo prendeva piede.

Aveva iniziato a pregare per svolgere una missione. Pregava e rifletteva, rifletteva e pregava.

Ma non riusciva ad ottenere chiarezza sulla scelta da fare, tra continuare a frequentare la scuola o, all’età di 22 anni, mettere in attesa la sua vita e le potenziali prospettive di matrimonio per servire il Signore.

Una sera, mi ha chiamato chiedendomi cosa dovesse fare. Le ho fatto una domanda: “Perché vuoi svolgere una missione?”.

Mi ha risposto che amava il Signore e voleva servirlo e c’era qualcosa che sentiva, forse l’ispirazione, che le diceva che c’era uno scopo nel servire, ma non sapeva esattamente se fosse davvero così o perché il Signore volesse che servisse una missione.

Il mio consiglio, per lei, fu quello di “iniziare”. Iniziare a preparare i documenti.

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La mia esperienza è questa: quando ti muovi deliberatamente nella direzione in cui ti senti ispirato ad agire, lo Spirito confermerà la tua decisione o ti farà sapere che sei sulla strada sbagliata.

Ma, a volte, devi essere sul sentiero ed andare avanti prima di arrivare a quella comprensione.

Così, ha iniziato a preparare i documenti per la missione. Ha continuato a pregare, ma senza ricevere grandi conferme spirituali, per sapere se le sue azioni fossero giuste o sbagliate.

È arrivata al suo ultimo incontro con il vescovo ancora senza nessuna conferma. Mi ha chiesto di nuovo cosa dovesse fare, mi sono sentito ispirato a dirle di continuare nel percorso. Il Signore l’avrebbe aiutata a sapere cosa fosse giusto.

Bene, ha presentato i suoi documenti. Come fanno tutti i missionari e i loro genitori, abbiamo aspettato con ansia la sua chiamata.

Quando le sue carte sono arrivate nel suo appartamento universitario, ci trovavamo in città per un incontro di lavoro.

Così ci siamo incontrati in una piccola sala conferenze e, con i suoi fratelli e sorelle al telefono, ha aperto la busta della sua chiamata in missione.

Ha letto la lettera ad alta voce: “Sorella Christensen, con la presente sei chiamata a servire nella missione di Londra, Inghilterra”. Naturalmente, abbiamo fatto tutti un applauso e i suoi fratelli e le sue sorelle hanno applaudito, ma nostra figlia era piuttosto silenziosa.

Mi sono chiesto: “Qual è il problema? È delusa? Arrabbiata?”. Mentre gli applausi si stavano spegnendo e le chiacchiere dei suoi fratelli e sorelle si placavano, si è girata verso di me e ha pronunciato le parole: “Ora so”.

Lo spirito le aveva detto che, quella, era la strada giusta da seguire.

“Vi darò un cuore nuovo”

Ecco come diventare “uno” con la mente ed il cuore di DioSe n’è andata di casa, partendo per l’Inghilterra, sapendo che questa era la volontà del Signore per lei. Nonostante le prove e le difficoltà, ha svolto una missione fedele.

Quando è tornata a casa, non era la stessa giovane donna che conoscevamo prima che se ne andasse. Era come se il suo corpo fosse lo stesso, ma lo spirito dentro di lei era diverso.

Aveva una maturità che andava oltre quello che potevo immaginare ed era notevole. La sua comprensione, la gentilezza, la capacità di ascoltare i suggerimenti del Signore e la forza di obbedire, erano nuove ed impressionanti.

Osservando questo cambiamento della sua natura, la Scrittura che mi è venuta in mente è stata quella di Ezechiele, quando attraverso di lui il Signore dichiara:

«Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne» (Ezechiele 36:26).

Ezechiele era un profeta chiamato unicamente a vivere e predicare tra gli ebrei in cattività. E, in quel momento, il Signore stava usando quella prigionia per portare via il cuore di pietra del suo popolo.

Per molti anni, i profeti di Dio avevano avvertito ancora ed ancora che il Signore avrebbe disperso il suo popolo se non si fosse pentito. In 1 Nefi 1:4, Nefi scrive:

“Poiché ciò avvenne all’inizio del primo anno del regno di Sedechia, re di Giuda (avendo mio padre Lehi vissuto tutti i suoi giorni a Gerusalemme); e in quel medesimo anno vennero molti profeti, profetizzando al popolo che dovevano pentirsi, o la grande città di Gerusalemme doveva essere distrutta.

L’anziano Gerald Lund, parlando dei giorni di Lehi, ha detto:

“Ezechiele era contemporaneo di Lehi e avrebbe potuto facilmente essere uno di quei profeti. Conosciamo i nomi di quattro dei profeti di quel giorno: Lehi, Ezechiele, Geremia e Daniele.

La chiamata di Lehi era di condurre una colonia fuori Gerusalemme verso una terra promessa. La chiamata di Geremia era di restare e testimoniare la distruzione di Gerusalemme.

Daniele fu esiliato, ma andò nelle corti reali e lì gli fu permesso di avere una grande visione della storia. Ezechiele fu chiamato ad andare tra i prigionieri e spiegare loro perché era accaduta questa terribile tragedia”.

Trovo interessante come il Signore amministri il Suo vangelo ai Suoi figli. Lo fa in un modo che ci aiuta a rimuovere il nostro cuore di pietra e a sostituirlo con un nuovo spirito.

Egli può far arrivare circostanze difficili sul nostro cammino, per aiutarci a mettere un nuovo spirito dentro di noi. Ciò che impariamo da Ezechiele ci è utile mentre viaggiamo in questo mondo.

Israele ai tempi di Ezechiele

È importante notare che al tempo di Ezechiele non tutto il popolo di Israele era stato portato via prigioniero. Nel 580 a.C. c’era ancora un nucleo di ebrei che viveva in Giudea. Inoltre, c’erano ebrei che vivevano in Samaria e Galilea ed anche in Palestina.

Altri ebrei trovarono casa in Egitto. Ma sembra che, per coloro che furono portati prigionieri a Babilonia, il desiderio di tornare e di essere redenti fosse più forte.

Il re Nabucodonosor conquistò Gerusalemme e, per dare una lezione agli ebrei, riportò i prigionieri a Babilonia. Poi, alcuni anni dopo, assediò di nuovo Gerusalemme e per dare un’altra lezione, egli:

“…condusse in schiavitù tutta Gerusalemme, tutti i capi, tutti gli uomini valorosi, in numero di diecimila prigionieri, e tutti i falegnami e i fabbri; non vi rimase che la parte più povera della popolazione del paese.

E deportò Joiachin a Babilonia; e condusse in schiavitù da Gerusalemme a Babilonia la madre del re, le mogli del re, i suoi eunuchi, i magnati del paese, tutti i guerrieri, in numero di settemila, i falegnami e i fabbri, in numero di mille, tutta gente valorosa e atta alla guerra.

Il re di Babilonia li condusse in schiavitù a Babilonia.” (2 Re 24:14-16).

Così, i dotti, i sacerdoti e la guida di Gerusalemme furono portati a Babilonia. Ciò includeva Daniele ed Ezechiele (vedere Ezechiele 1:3).

Perché il Signore decise di disperdere Israele in questo modo? Perché portare i sacerdoti, la classe alta e media di Gerusalemme a Babilonia e lasciare gli ebrei rimasti, sparsi dentro e intorno a Gerusalemme?

Nefi racconta degli sforzi di suo padre per predicare a questo stesso popolo di Gerusalemme:

“E avvenne che i Giudei si burlarono di lui, a causa delle cose che egli attestava a loro riguardo; poiché egli attestava in verità la loro malvagità e le loro abominazioni; e attestava che le cose che aveva visto e udito, e anche le cose che aveva letto nel libro, manifestavano chiaramente la venuta di un Messia e anche la redenzione del mondo.

E quando i Giudei udirono queste cose, si adirarono con lui; sì, proprio come con gli antichi profeti che essi avevano scacciato, lapidato e ucciso; e cercarono pure di togliergli la vita per liberarsene.

Ma ecco, io, Nefi, vi mostrerò che le tenere misericordie del Signore sono su tutti coloro che egli ha scelto, a motivo della loro fede, per renderli potenti, finanche al potere di liberazione” (1 Nefi 1:19-20).

Da Nefi apprendiamo che non solo gli ebrei respinsero l’ammonimento di Lehi a pentirsi, ma anche le cose di cui egli testimoniò, tra cui “la venuta del Messia e la redenzione del mondo”. Essi respinsero il Messia.

Dimenticare di ascoltare i profeti di Dio

i profeti sono umaniForse si erano allontanati così tanto dalla loro capacità di comprendere, da riporre più fiducia nella loro eredità davidica pensando che non avesse importanza come vivessero, poichè sarebbero stati comunque favoriti.

Forse avevano riposto la loro fiducia in sè stessi o nelle loro tradizioni, avevano dato poco spazio al Messia nei loro cuori e avevano dimenticato di umiliarsi e di ascoltare i profeti.

Avevano dimenticato dove cercare la loro salvezza. Questo succede anche a noi, ai nostri giorni. Diamo più fiducia al nostro conto in banca, al pensiero del mondo o alla nostra posizione?

Cerchiamo la verità o l’apprendimento su Google o su altre fonti mondane? Abbiamo ritagliato così poco tempo per Gesù Cristo nella nostra vita, che i nostri pensieri raramente Lo riguardano?

Se è così, allora possiamo imparare una lezione da Ezechiele e da questi ebrei dispersi.

Se ci rivolgiamo a Dio, Egli può restaurarci, redimerci dal nostro stato decaduto. Allo stesso modo, il popolo di Gerusalemme, che era disperso, ha dovuto imparare dalla propria esperienza la necessità della redenzione.

E questo è il messaggio che Ezechiele condivide con loro mentre sono in cattività. Dice loro che sono stati dispersi, sono stati separati da Israele, ma la redenzione può avvenire ed avverrà.

Mi rendo conto che nella mia vita e nella vita della mia famiglia, imparo spesso questa stessa lezione.

Che quando siamo separati da Dio, desideriamo ardentemente la redenzione ed impariamo dalla nostra esperienza, sentiamo la necessità di tornare al Signore e offrire un cuore spezzato ed uno spirito contrito, mentre ci appoggiamo a Lui per avere la Sua misericordia.

Di tanto in tanto, potremmo chiederci perché dobbiamo attraversare i momenti difficili che viviamo nella vita. E sospetto che, in questo, siamo molto simili a coloro che vivevano a Gerusalemme al tempo di questi profeti di Dio.

Possiamo riporre troppa fiducia in noi stessi, nel mondo o nel nostro stesso pensiero. Ma Gesù Cristo è la via, la verità e la luce. È attraverso di Lui che siamo salvati.

Giacobbe scrive:

“Ma guai a colui al quale la legge è stata data, sì, che ha tutti i comandamenti di Dio, come noi, e che li trasgredisce, e che spreca i giorni della sua prova, perché terribile è il suo stato! Oh, l’astuto piano del maligno! Oh, vanità e fragilità e stoltezza degli uomini!

Quando sono dotti si credono saggi, e non danno ascolto ai consigli di Dio, poiché li trascurano, credendo di conoscere da sé, pertanto la loro saggezza è stoltezza, e non giova loro.

E periranno. Ma è bene essere dotti se si dà ascolto ai consigli di Dio” (2 Nefi 9:27-29).

…a colui cui molto è dato, molto è richiesto

Posso immaginare che molti ebrei portati a Babilonia potrebbero essersi chiesti:

“Perché noi siamo stati puniti così, quando intorno a noi ci sono persone disobbedienti come noi? Perché Dio non li sta distruggendo?”. Forse la risposta è: “…a colui a cui molto è dato, molto è richiesto” (DeA 82:3).

Ma c’è qualcosa di importante nel loro rapporto speciale con Lui: “Io cercherò la perduta, ricondurrò la smarrita, fascerò la ferita, fortificherò la malata, ma distruggerò la grassa e la forte: io le pascerò con giustizia” (Ezechiele 34:16).

I profeti sono sentinelle sulla torreIl Signore Gesù Cristo chiede un cuore spezzato ed uno spirito contrito. Chiede un nuovo nome, un nuovo cuore e un nuovo spirito. Chiede pecore che seguano fedelmente il loro pastore.

Queste circostanze e gli insegnamenti di Ezechiele ci ricordano che c’è un modello che osserviamo in tutta la Scrittura. Il Signore usa la dispersione ed il raduno come strumento per insegnarci a seguirLo. Anche oggi siamo nel bel mezzo di un grande raduno.

Ezechiele parla per il Signore quando scrive:

“Io vi trarrò di fra le nazioni, vi radunerò da tutti i paesi, e vi ricondurrò nel vostro paese; v’aspergerò d’acqua pura, e sarete puri; io vi purificherò di tutte le vostre impurità e di tutti i vostri idoli.

E vi darò un cuor nuovo, e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; torrò dalla vostra carne il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne.

Metterò dentro di voi il mio spirito, e farò sì che camminerete secondo le mie leggi, e osserverete e metterete in pratica le mie prescrizioni” (Ezechiele 36:24-27).

Dove riponiamo la nostra fiducia

Come poteva il popolo di Gerusalemme, ai giorni di Lehi, respingere i profeti di Dio ed il loro messaggio, visto che li avevano tra loro? Beh, forse non hanno iniziato in quel modo.

Ma, con il tempo, hanno fatto affidamento sulle proprie forze o hanno risposto alle domande in base al proprio intelletto, e hanno dimenticato la necessità di fare affidamento sul Signore e di avere fede in Lui. L’anziano Maxwell ha detto:

“Confida nel Signore mentre ti guida. Ha in mente per te cose che non puoi sapere in questo momento, ma ti verranno spiegate e continuerai a prepararti”.

Ai nostri giorni, vedo molti di noi alle prese con le domande quotidiane. Ci rivolgiamo ai social media o alle opinioni di influencer o altre voci del mondo.

Ma sicurezza e pace si trovano solo quando confidiamo nel Signore mentre ci guida. Confidare nel Signore significa anche confidare nei Suoi profeti.

Quando ero un giovane missionario, ho servito a Sapporo, in Giappone. Durante i primi mesi della mia missione, ho lottato per imparare una lingua difficile e sono stato messo alla prova dalla mancanza di interesse, da parte delle persone, per ciò che dovevamo condividere.

Abbiamo insegnato pochissime lezioni e i battesimi nella nostra missione erano rari. Durante i primi mesi della mia missione, non ho visto un convertito.

Ero scoraggiato e, a volte, mi chiedevo perché stessi servendo. Un mese, durante i trasferimenti, sono stato nominato “missionario senior” e il mio nuovo compagno proveniva direttamente dall’MTC.

Ero spaventato e mi chiedevo perché fossi stato chiamato a formare questo nuovo missionario, quando le mie capacità linguistiche e la mia fede erano così deboli.

Questo giovane anziano è stato fantastico. Era pieno di fede e positività. Poco dopo il suo arrivo, abbiamo programmato una lezione. Una sorella del nostro rione aveva un marito che non era membro.

Ci aveva chiesto di andare a casa e fare una lezione con il marito. A quei tempi usavamo lezioni imparate a memoria.

Avevo memorizzato tutto, ma non conoscevo il significato di tutte quelle parole. Erano solo suoni. E non riuscivo affatto a parlare il giapponese colloquiale.

Il mio collega, essendo un nuovo missionario, non era messo meglio. Quindi, mentre ci preparavamo per la lezione, digiunammo e pregammo Le nostre preghiere erano disperate richieste di aiuto.

Avevamo bisogno di aiuto persino per portare avanti una conversazione di base, figuriamoci insegnare il Vangelo in un modo adatto.

Sapevamo di non poter insegnare questa lezione con la nostra sola abilità o forza e non volevamo deludere la sorella. Quindi, il giorno della lezione, abbiamo praticato la prima discussione più e più volte.

Abbiamo provato domande e risposte. Abbiamo pregato e pregato ancora. Quando siamo arrivati ​​a casa all’ora stabilita, ero davvero spaventato.

Fare affidamento sul Signore

Come sapere se la Bibbia è veraSiamo stati invitati e ci siamo seduti. Ci siamo presentati e la sorella e suo marito hanno detto qualcosa che non abbiamo capito. Non sapevo cosa fare.

Tutto ciò a cui riuscivo a pensare era iniziare la discussione. Ho ignorato quello che avevano detto e sono partito con la mia lezione imparata a memoria.

Io e il mio compagno abbiamo parlato a turno, a memoria. Al momento stabilito, abbiamo posto una domanda che faceva parte della discussione, del tipo: “Credete in Dio?”.

Hanno risposto. Il problema è che non avevo capito cosa avessero detto. Quindi, ignorammo la loro risposta e continuammo con la nostra lezione imparata a memoria.

A un certo punto della discussione, abbiamo posto la domanda: “Sarai battezzato?” Il marito ha risposto “sì”.

Ero così felice. Non sapevo cosa fare. Non mi era mai successo prima. Quindi, abbiamo terminato la discussione e ce ne siamo andati in fretta, prima di dover fare delle chiacchiere, perché ero certo di non poterle sostenere.

Abbiamo girato l’angolo in bicicletta, ci siamo inginocchiati e abbiamo ringraziato il nostro Padre Celeste per il Suo aiuto. Ebbene, questo buon fratello si è battezzato.

Nei successivi due trasferimenti battezzammo tre persone meravigliose. Fu un periodo di completa fiducia nel Signore.

Col passare del tempo, il mio giapponese è migliorato, le mie capacità di insegnamento sono migliorate e ho servito in meravigliose compagnie e ho fatto del mio meglio per essere un missionario fedele e laborioso.

Presto sono riuscito a portare avanti la maggior parte delle conversazioni e capire cosa venisse detto. Alcune persone hanno persino commentato che il mio accento giapponese sembrava autentico.

Ma per il resto della mia missione, non ho più battezzato altre persone.

Mentre riflettevo su questo momento speciale della mia missione, mi sono reso conto che il Signore non ha bisogno di abili missionari in grado di parlare in giapponese: ha bisogno di missionari che facciano completamente affidamento su di Lui.

I miracoli sono avvenuti perché ci siamo fidati di Lui con tutto il cuore. Il Signore vuole persone che confidano in Lui.

Una delle ragioni per cui credo che i più ricchi ed istruiti furono portati da Gerusalemme prigionieri a Babilonia è che, in generale, non riponevano la loro fiducia in Lui. Un autore ha detto:

“Il Signore ha messo in cattività i migliori di Israele per insegnare loro cos’è la redenzione e chi è il loro redentore”.

L’incontro negli ultimi giorni

In Ezechiele 37, il Signore parla del futuro di Gerusalemme. Non del loro futuro immediato, ma del loro futuro negli ultimi giorni. Ad Ezechiele fu mostrata una valle di ossa secche e il Signore gli disse:

“Ed egli mi disse: ‘Figliuol d’uomo, queste ossa sono tutta la casa d’Israele. Ecco, essi dicono: — Le nostre ossa sono secche, la nostra speranza è perita, noi siam perduti! Perciò, profetizza e di’ loro: Così parla il Signore, l’Eterno: Ecco, io aprirò i vostri sepolcri, vi trarrò fuori dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi ricondurrò nel paese d’Israele” (Ezechiele 37:11-12).

Forse i significati, qui, sono molteplici: il primo è che ci sarà una risurrezione dei morti. E in quel giorno, quando avverrà la risurrezione, quei morti torneranno in vita e saranno portati in Israele.

Un altro significato potrebbe essere che la speranza d’Israele, la mia speranza e, a volte, la vostra speranza, è talmente lontana che è come ossa secche.

Non abbiamo molti motivi per credere che la nostra speranza vivrà ancora. Ma Gesù Cristo, nostro Redentore, può far nascere la vita e la speranza dalle ceneri.

Ha il potere di redimere. Non siamo mai così lontani nei nostri errori o nelle nostre lotte, da non poterci redimere ed avere una nuova vita.

Quel grande raduno dei figli di Cristo, la risurrezione, sarà un raduno straordinario da vedere. Alcuni anni fa, parlando ad un devozionale, il mio amico Jeff ha condiviso la sua speranza per quel giorno.

Nel 2003, lui e sua moglie Christine sono andati in ospedale per una visita. Christine era incinta e non sentiva la bambina muoversi da uno o due giorni.

Quando hanno collegato Christine ai monitor, hanno sentito il battito cardiaco e tutti hanno tirato un sospiro di sollievo. Con il monitor acceso, l’infermiera uscì dalla stanza.

Poi qualcosa cambiò. Il battito cardiaco regolare sul monitor si interruppe. Richiamarono l’infermiera: pensando che il monitor si fosse scollegato, cercò di nuovo il battito cardiaco. Poi, chiamò un’altra infermiera per farsi aiutare.

Continuarono a cercare e ancora nulla. All’improvviso ci fu il caos nella stanza: furono chiamati i medici, venne spiegata la situazione e venne effettuato un taglio cesareo d’urgenza.

Il bambino nacque e non respirava, c’era un debole battito cardiaco e una perdita di sangue. Christine, la madre, stava bene, ma la piccola Caroline venne portata in aereo in un ospedale pediatrico per ricevere le cure.

Quando Jeff arrivò all’ospedale pediatrico, la piccola Caroline era in un’incubatrice e lui le diede una benedizione: disse che sarebbe vissuta e avrebbe avuto un cuore e dei polmoni forti.

Bene, dopo settimane, visite mediche e consultazioni con esperti, egli apprese che sua figlia avrebbe avuto polmoni e cuore forti, ma a causa della perdita di ossigeno, durante il parto, aveva subìto gravi danni cerebrali.

Quasi 20 anni dopo, quella bambina di nome Caroline è ancora bloccata al livello di sviluppo di una bambina di tre mesi.

Non può parlare, non sono sicuri di ciò che capisca, i suoi occhi e le sue orecchie sembrano funzionare, ma non è chiaro quanto possa elaborare le cose che accadono intorno a lei.

Ha frequenti convulsioni o tremori, mangia attraverso un tubo gastrico e segue una dieta speciale.

A volte inizia a piangere e non sanno cosa fare per aiutarla. Jeff dice che, quando cantano per lei, partecipa con dei suoni e, quando cantano le sue canzoni preferite, sorride.

C’è molto amore nella loro famiglia e molti lunghi giorni e notti. Nel mezzo di questa prova, sono cresciuti. Hanno un tipo unico di amore nella loro famiglia e molta speranza.

Spero che un giorno in questa vita, ma molto probabilmente nella prossima, Caroline avrà la possibilità di conoscere, sentire e sperimentare com’è parlare, cantare e connettersi alle altre persone.

Unire i due pezzi di legno: bibbia e libro di Mormon

bibbia e il libro di mormon

Jeff ha detto:

“Dio non si aspetta che io preghi perchè Caroline venga guarita. Mi invita a pregare per lei, con fede in Lui, perché nella Sua saggezza Lui sa cosa è meglio, anche se può causare a lei e a me un’angoscia temporanea dell’anima. Dio ha una visione a lungo termine”.

Nella Bibbia c’è una storia poco condivisa di un padre che aveva portato suo figlio, storpio e muto, da Gesù, per essere guarito.

Il ragazzo, a volte, si arrabbiava e si lacerava i vestiti, con la schiuma alla bocca, digrignando i denti. Quando il padre chiese a Gesù di guarire suo figlio, Gesù rispose che a Dio tutto è possibile per coloro che credono.

E il padre del bambino gridò e disse con le lacrime: “Io credo; sovvieni alla mia incredulità” (Marco 9:24). Jeff dice che egli riesce a mettersi in relazione con quest’uomo.

Che nei suoi giorni e nelle sue notti di sopportazione, di preghiera e di speranza, ha avuto bisogno di un tale sostegno nella sua fede, mentre si prende pazientemente cura, spera e prega per Caroline.

Di recente, la loro famiglia ha avuto una discussione spensierata su un argomento importante: i capelli di Jeff, o meglio la loro mancanza, perché è per lo più calvo. Jeff ha detto a sua moglie e sua figlia: “Nella Resurrezione, con i riccioli che avrò, non mi riconoscerete nemmeno!”.

Senza fare neanche una pausa, sua figlia Lizzy ha risposto: “Penso che saremo troppo distratti da Caroline che parla”.

In un altro versetto, in Ezechiele 37, il Signore dice a Ezechiele di unire due bastoni:

“‘E tu, figliuol d’uomo, prenditi un pezzo di legno, e scrivici sopra: — Per Giuda, e per i figliuoli d’Israele, che gli sono associati.

— Poi prenditi un altro pezzo di legno, e scrivici sopra: — Per Giuseppe, bastone d’Efraim e di tutta la casa d’Israele, che gli è associata.

– Poi accostali l’uno all’altro per farne un solo pezzo di legno, in modo che siano uniti nella tua mano” (Ezechiele 37:16-17).

Alla Conferenza Generale del 1982, l’anziano Boyd K. Packer parlò dei cambiamenti alle scritture: la Bibbia e il Libro di Mormon erano indicizzati ed incrociati l’uno con l’altro. Egli disse:

“Il bastone o la testimonianza di Giuda — l’Antico Testamento e il Nuovo Testamento — e il bastone o la testimonianza di Efraim — il Libro di Mormon, che è un altro testamento di Gesù Cristo — sono ora intrecciati insieme in modo tale che mentre sviscerate uno, siete attratti dall’altro; quando imparate da uno, siete illuminati dall’altro.

Sono davvero “uno” nelle nostre mani. La profezia di Ezechiele ora si è avverata”.

Ezechiele prosegue profetizzando che i figli d’Israele saranno radunati tra le nazioni e diventeranno un solo regno, con un solo re.

“E io fermerò con loro un patto di pace: sarà un patto perpetuo con loro; li stabilirò fermamente, li moltiplicherò, e metterò il mio santuario in mezzo a loro per sempre” (Ezechiele 37:26).

Credo che questa promessa si estenda a tutti i figli di Dio.

Possa il Signore benedirci, mentre cerchiamo di radunare Israele e di confidare in Lui e seguiamo i profeti di Dio che cercano di aiutarci a riunirci a Lui, mentre viviamo la nostra vita quotidiana.

chatta con noiQuesto articolo è stato scritto da McKay Christensen e pubblicato sul sito latterdaysaintmag.com. Questo articolo è stato tradotto da Cinzia Galasso.