“E Dio rispose dal mezzo della tempesta”: è arrivato il momento di ripensare la Rivelazione. Un modello di rivelazione che menzioniamo spesso è quello della “voce dolce e sommessa”, di cui parla Elia in 1Re 19:12.
Ma le Scritture e la storia ci forniscono spesso più modelli e credo che ce ne sia un altro che vale la pena considerare.
La rivelazione secondo Giobbe
Come sapete, il libro di Giobbe è un “panino”: due fette di narrazione in prosa con all’interno un dialogo filosofico poetico sul perché le cose brutte accadono alle persone buone.
Gli inutili amici di Giobbe insistono sul fatto che deve aver fatto qualcosa per meritare i traumi che si verificano, e Giobbe insiste che non è così. Alla fine appare Dio e i due dialogano.
Per due volte, in Giobbe 38:1 e Giobbe 40:6, “Dio rispose a Giobbe dal mezzo della tempesta”.
Non credo che si parli molto dell’idea che la voce di Dio – la rivelazione – possa emergere da un turbine o da un vortice caotico ed energetico.
La rivelazione può effettivamente emergere dalla quiete, dalla riflessione e dallo studio individuale, ma può anche emergere dal rumore, dalla destrutturazione, dalla discussione e dalla collettività.
In effetti, direi che gran parte della rivelazione che governa la Chiesa arriva in questo modo. DeA specifica che il presidente della Chiesa deve essere affiancato da due consiglieri (anche se a volte ce ne sono di più) e dal Quorum dei Dodici.
Ciò presuppone che l’ispirazione venga ricercata attraverso la raccolta di informazioni, attraverso la discussione, attraverso la “dimostrazione per assurdo [in cui] la verità viene resa manifesta”, come disse Joseph Smith.
Sebbene questo modello secondo cui “Dio ha parlato dal turbine” possa sembrare nuovo, i profeti hanno ripetutamente insegnato che la rivelazione ha dei precursori, che si tratti di DeA che parla di “studiarlo nella propria mente” o di quanto insegnato da presidente Nelson secondo cui “una buona ispirazione viene da una buona informazione”.
Il presidente Eyring ha citato il presidente Harold B. Lee: “se vuoi ricevere rivelazione, applicati”.
Il presidente Kimball scrisse a suo figlio che poche persone ricevono rivelazioni mentre si rilassano su un divano. . . . Credo che la maggior parte delle rivelazioni arrivino quando un uomo in punta di piedi allunga le braccia più che può per afferrare qualcosa di cui sa di avere bisogno.
La ricerca e il dialogo, anche con punti di vista fortemente contrastanti, fanno parte dello “studio mentale” che precede la rivelazione. Questo è il processo che si verifica tra i dirigenti della Chiesa, illustrato da questa interessante dichiarazione del presidente Eyring.
Il processo di rivelazione durante il consiglio dei Dodici: l’esperienza di Presidente Eyring
“Quando arrivai in qualità di presidente del Ricks College, partecipai alla mia prima riunione in assoluto osservando le Autorità generali della Chiesa, la Prima Presidenza e altri, gestire una riunione.
Nei dieci anni in cui ero stato professore a Stanford avevo studiato come si prendono le decisioni nelle riunioni di gruppo, quindi stavo avendo l’opportunità di vedere il modo in cui lo fanno i servitori del Signore (di cui ora faccio parte).
Osservai con gli occhi da studioso di Harvard e Stanford e pensai: “Questa è la conversazione più strana che abbia mai [sentito]”.
Voglio dire, qui ci sono i profeti di Dio che dissentono con un’apertura che non ho mai visto nel mondo degli affari. Negli affari si fa attenzione quando si è con i capi, sapete.
Qui stavano semplicemente – e li osservai mentre esprimevano il loro disaccordo pensai: “Santo cielo, pensavo che la rivelazione sarebbe arrivata a tutti loro e che avrebbero visto le cose allo stesso modo, in una sorta di…”.
Era la discussione più aperta che avessi mai visto in tutti i gruppi che avevo studiato negli affari. Ero semplicemente stupefatto.
Dopo un po’, la conversazione prese un’altra direzione. Cominciarono ad essere d’accordo e vidi accadere una cosa incredibile. C’erano queste persone molto forti, molto brillanti, con opinioni diverse.
Improvvisamente le opinioni cominciarono ad allinearsi e pensai: “Ho assistito ad un miracolo. Ho visto l’unità nascere da questo meraviglioso tipo di scambio aperto che non avevo mai visto in tutti i miei studi sul governo o sugli affari o altrove”.
L’allora Professore Eyring aveva pensato che, in quanto profeti, avrebbero ricevuto tutti la stessa rivelazione simultaneamente e che sarebbe stato così che avrebbe funzionato.
Rimase sbalordito nello scoprire che in realtà non funzionava così; vide l’ispirazione, o almeno l’unità, emergere dal turbine.
Questa idea si ritrova anche nel Nuovo Testamento. Parlando di 1 Corinzi, lo studioso del Nuovo Testamento NT Wright dice questo (leggermente modificato).
Ripensare la rivelazione: Le parole di Paolo
Quando Paolo parla di “profezia”, non intende solo “predire il futuro”, anche se a volte questo può accadere (anche i grandi profeti dell’Antico Testamento si preoccupavano di commentare il presente e di lanciare avvertimenti e promesse sul futuro).
Né si riferisce semplicemente a improvvisi lampi di ispirazione in cui qualcuno viene a sapere qualcosa, o a capire qualcosa che altrimenti non avrebbe potuto immaginare, ed è spinto subito a parlarne…. Anche questo accade, e Paolo sarebbe l’ultimo a negarlo.
Ma la sua enfasi centrale è sulla saggezza, la comprensione, l’intuizione e l’insegnamento donati da Dio, di cui la Chiesa ha estremo bisogno se vuole andare avanti invece di girare in tondo, se vuole essere costruita come una comunità invece che come un insieme casuale di individui singoli.
Nel corso del capitolo, vedremo Paolo insistere più volte sul fatto che la profezia, come tutti i fenomeni “spirituali”, non deve necessariamente essere “spontanea” per essere autentica.
L’opinione pubblica della nostra epoca tende a considerare l’espressione spontanea come ispirata, mentre ciò che deve essere elaborato viene considerato meno ispirato.
Ciò è dovuto più alla corrente del Romanticismo, in cui poeti come Wordsworth e Keats proferivano versi come se provenissero da una fonte nascosta – in contrasto con la maggior parte dei poeti precedenti e successivi, che lavoravano minuziosamente per raffinare e modellare le loro idee originali – che a qualcosa di specificamente Cristiano.
Leggi anche: Qual è la differenza tra rivelazione e ispirazione?
Come nel caso delle lingue, alcuni hanno ritenuto che una parola “ispirata” su una persona o su una situazione debba avere la priorità rispetto a un’attenta e pregata riflessione su una situazione, alla luce delle Scritture in particolare, da cui possono scaturire insegnamenti e istruzioni saggi e ricchi.
Come accade spesso in 1 Corinzi, Paolo ha bisogno di dare alla chiesa una sapienza sulla sapienza stessa, un insegnamento spirituale sull’insegnamento spirituale stesso. La Chiesa di oggi ha urgente bisogno di ascoltare e vedere quali lezioni ci sono ancora da imparare.
Ci sono altri esempi di questo tipo nella Chiesa? Sì, ci sono.
Basandosi su alcuni versetti come DeA 101:77-80, i Santi degli Ultimi Giorni hanno una lunga tradizione nel definire la Costituzione degli Stati Uniti “ispirata”.
Ma come è nato questo documento ispirato? È stata una singola persona che ha riflettuto e ponderato le sue parole mentre l’ispirazione si posava su di lui come la rugiada del cielo? Neanche per sogno!
Il 25 maggio 1787 segnò l’inizio della stesura, che continuò per circa quattro mesi. I 55 delegati discussero pesantemente e alcuni alla fine si rifiutarono di firmare a causa di disaccordi irrisolti.
Questo vortice di discussioni lunghe e numerose persone hanno prodotto un documento ispirato (e come ho dichiarato altrove, “ispirato” non significa “divino” o per dirla alla Mary Poppins “praticamente perfetto sotto ogni aspetto”.
La Costituzione presentava certamente alcuni problemi, i quali hanno reso necessaria la creazione di una Carta dei diritti e numerosi emendamenti).
Che sia a noi con i nostri problemi o agli apostoli per questioni più alte relative alla Chiesa nel mondo, la voce di Dio può giungere dal mezzo della tempesta, dal processo di ricerca e di “dimostrazione per assurdo”.
Non scartiamo una rivelazione solo perché richiede tempo, riflessioni di gruppo e discussioni (calde!), o perché sembra violare concezioni troppo ristrette di rivelazione.
Ricordate infatti il modello della “voce dolce e sommessa” di 1 Re 19:11-12? Notate che la voce divina arriva solo dopo un terremoto, un vento grande e forte e un incendio.
Forse questi due modelli non sono così diversi.
“E Dio rispose dal mezzo della tempesta”: Ripensare la Rivelazione con Giobbe, la Costituzione e il presidente Eyring è stato pubblicato su “And God answered out of the maelstrom”: Rethinking Revelation with Job, the Constitution, and President Eyring. Questo articolo è stato tradotto da Ginevra Palumbo.
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