Come ottenere l’esaltazione. Una delle cose meravigliose del servire una missione, ed una delle benedizioni più nascoste, è la nuova esperienza con la legge della consacrazione.

Ogni missionario ha una certa quantità di soldi, gli stessi abiti, mangia allo stesso ristorante e fa lo stesso lavoro.

Questo è un beneficio del servizio missionario che non viene spesso menzionato, tuttavia io credo che tra coloro che un giorno vivranno nella società di Sion, i missionari avranno un gran vantaggio, perché essi sapranno come comportarsi.

I soldi creano talmente tanti guai. Quello che segue è un messaggio tratto dal Nuovo Testamento sugli insegnamenti del signore riguardo la ricchezza.

Iniziamo con la versione data da Marco del giovane ricco; i racconti indicano che c’era un giovane uomo abbastanza bravo, egli incontrò il Salvatore, si inginocchiò di fronte a lui e gli chiese la grande domanda: “maestro buono, che farò io per ereditare la vita eterna?” (Marco 10 : 17).

Quando il Salvatore gli disse di osservare i comandamenti e gli rispose di averli osservati sin da quando era un ragazzo. Pose un altra domanda: “che mi manca ancora?” (Matteo 19: 29). E il signore gli disse:

“Una cosa ti manca; va, vendi tutto ciò che hai, e dallo ai poveri, e tu avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi” (Marco 10 : 21).

Una cosa? Mi mancava solo una cosa? Penso che se dovessi chiedere al Signore che cosa manchi a me, avrebbe probabilmente bisogno di qualcosa tipo otto giorni per poter finire la lista.

Questo giovane uomo sembra essere una brava persona, eppure non riesce ad attenersi a quest’ultimo requisito. Per quanto volesse  non ne fu in grado e così se ne andò con rammarico (vedere Marco 10 : 22).

Una delle lezioni che troviamo qui è che i soldi possono corrompere le persone buone, e le scritture sono chiare riguardo a quello che succede.

Il giovane ricco è l’esempio perfetto di ciò che succede quando invertiamo le sequenze insegnate da Giacobbe 2 : 18, 19.

gesù-Cristo-mormoni“Ma prima di cercare le ricchezze, cercate il regno di Dio. E dopo aver ottenuto una speranza in Cristo, voi otterrete le ricchezze, se le cercate; e le cercherete con l’intento di fare il bene-di rivestire gli ignudi, di nutrire gli affamati, di liberare gli schiavi e di prestare soccorso agli ammalati e agli afflitti” (Enfasi aggiunta).

Giacobbe specifica un prima e un dopo.  Prima di cercare le ricchezze, dobbiamo “cercare il Regno”. Dobbiamo tenere una “speranza in Cristo”. Solo allora, dopo di tutti questo, se ancora lo vogliamo, possiamo cercare le ricchezze.

Il giovane ricco ha fatto tutto il contrario, prima di tutto ha raggiunto le ricchezze ed allora, quando gli è stato chiesto di utilizzarle nel modo in cui Giacobbe aveva detto, non fu in grado di rinunciarvi “con l’intento di fare il bene- di rivestire gli ignudi, di nutrire gli affamati, di liberare gli schiavi e di prestare soccorso agli ammalati e agli affitti”.

Marco fece una cosa buona in questi capitoli, ci introdusse qualcuno che invece aveva capito le cose nel modo giusto:

“E postosi a sedere dirimpetto alla cassa delle offerte, stava guardando come la gente gettava denaro nella cassa; e molti ricchi ne gettavano assai.

E venuta una povera vedova, vi gettò due spiccioli che fanno un quarto di soldo. E Gesù, chiamati a sé i suoi discepoli [notare come Gesù fosse sempre pronto ad insegnare.

Spero lo siate anche voi], disse loro: in verità io vi dico che questa povera vedova ha gettato nella cassa delle offerte più di tutti gli altri; poiché tutti hanno gettato del loro superfluo; ma costei, del suo necessario, vi ha gettato tutto ciò che possedeva, tutto quanto avea per vivere” (Marco 12:41 44).

Il giovane uomo in Marco capitolo 10 era legato al suo argento più che alla propria salvezza, la vedova non aveva altro che la sua salvezza.

Questa storia rende perfettamente chiaro che Cristo non fa i calcoli con la calcolatrice e per lui, per dire che due spiccioli siano più dell’abbondanza data da altri, è una prova inconfutabile che  non gli importi di quanti spazi ci siano tra il simbolo dell’ euro e i suoi decimali.

A lui importa soltanto lo spazio che c’è tra i nostri cuori e i nostri libri tascabili.

Gesù insegna questo principio più e più volte ancora; fidarsi troppo delle ricchezze può essere un ritardante per il nostro ingresso nel regno di Dio. Difatti, dopo aver incontrato il giovane ricco il Marco 10, lo ha insegnato nei tre versetti successivi:

(1) “e Gesù, guardatosi attorno, disse ai suoi discepoli: quanto malagevolmente coloro che hanno delle ricchezze entreranno nel regno di Dio!” (Marco 10:23).

È difficile per le persone ricche riuscire ad entrare nel regno di Dio!

(2)”E i discepoli sbigottirono a queste sue parole. E Gesù da capo replicò loro: figliuoli, quant’è malagevole a coloro che si confidano nelle ricchezze entrare nel regno di Dio! (Marco 10:24).

Nel versetto 23 avere ricchezze è un problema, in questo versetto il Salvatore definisce il problema con più chiarezza: è difficile per uno che crede nelle ricchezze poter entrare nel Regno. 

L’esaltazione e la salvezza

I discepoli erano preoccupati che a causa di queste restrizioni nessuno potesse essere salvato.

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“E Gesù, guardando verso di loro, disse: Per coloro che ripongono la propria fiducia nelle ricchezze è impossibile; ma per coloro che ripongono la propria fiducia in Dio e che lasciano tutto per seguirmi, queste cose sono possibili per loro” (dalla Traduzione di Joseph Smith di Marco 10: 26 – traduzione in italiano non ancora presente).

Gli uomini che credono in Dio e che sono pronti a “abbandonare tutto” per seguirLo.

Ciò ci ricorda le parole insegnate da Giacobbe: i veri discepoli che ricercano le ricchezze, lo fanno con l’intenzione di fare del bene, non desiderano case più grandi, macchine più veloci o vacanze in posti più esotici. Vogliono fare il bene e benedire gli altri.

Quando viene chiesto a questo tipo di uomini di lasciare le proprie ricchezze, essi riescono a farlo senza tentennamenti perché i loro cuori non sono posti su queste cose.

(3) “È più facile a un cammello passare per la cruna d’un ago, che ad un ricco entrare nel regno di Dio” (Marco 10: 25).

Molto semplicemente, non è semplice per un uomo ricco entrare nel Regno di Dio.

Brigham Young ha detto:

“la mia più grande paura per queste persone è che possano diventare ricche nel paese, dimenticare Dio e il Suo popolo, ingrassare ed uscire dalla Chiesa andando all’inferno.

Queste persone si troveranno faccia a faccia con la calca, con il furto, con la povertà e con ogni tipo di persecuzione pur rimanendo fedeli; ma la mia più grande paura è che non possano trovarsi faccia a faccia con la ricchezza” (“Questo è il posto”, Tambuli, Luglio 1977).

In Luca 12 Gesù ha avuto altro da dire riguardo all’affidarsi alle ricchezze:

“Or uno della folla gli disse: Maestro, dì a mio fratello che divida con me l’eredità” (Luca 12: 13).

Uno degli uomini che lo seguivano (“uno della folla”) pensava che il proprio fratello lo stesse imbrogliando e voleva che il Maestro intervenisse. Egli si rifiutò: “O uomo, chi mi ha costituito su voi giudice o spartitore?”

E Gesù insegnò inoltre:

“Badate e guardatevi da ogni avarizia; perché non è dall’abbondanza de’ beni che uno possiede, ch’egli ha la sua vita” (Luca 12: 15).

È interessante che quando Gesù si riferisce al desiderio che un uomo ha per qualcosa che già gli appartiene, lo chiami cupidigia. In Dottrina e Alleanze 19: 26, il Signore avverte Martin Harris dicendo: “Non concupire i tuoi beni…”.

Il problema dato dall’affidarsi alle ricchezze viene definito in modo chiaro in questo concetto di concupire ciò che già ci appartiene.

Il Signore ha messo in chiaro in Luca 12: 15 che le nostre vite non vengono definite da ciò che possediamo, ma da ciò che siamo.

Il Signore diede questa parabola dopo che gli venne chiesto di supervisionare la divisione di un’eredità:

“La campagna d’un certo uomo ricco fruttò copiosamente; ed egli ragionava così fra sé medesimo: che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?” (Luca12: 16 – 17).

Ho molto più di ciò che mi serve, cosa dovrei fare con il mio surplus? Giacobbe potrebbe rispondergli; il Signore potrebbe dirglielo: usalo per fare il bene; vendilo! Dai i ricavati ai poveri. Ma questo uomo trovò una differente soluzione:

“E disse: questo farò: demolirò i miei granai e ne fabbricherò dei più vasti, e vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei beni, e dirò all’anima mia: Anima, tu hai molti beni riposti per molti anni; riposati, mangia, bevi, godi.” (Luca 12: 18 – 19).

Decise di affittare un intero complesso di depositi e lì mise tutta la sua roba così che potesse essere al sicuro e facilmente accessibile in caso di necessità.

“Ma Dio gli disse: stolto, questa notte stessa l’anima tua ti sarà ridomandata; e quel che hai preparato, di chi sarà?” (Luca 12: 20)

Hugh Nibley ha raccontato la storia di un uomo molto simile a questo.

“Penso ad Hisham, il palazzo più imponente mai costruito in Arabia, subito al di fuori di Gerico.. il principe ci mise ventisette anni a costruirlo; doveva essere il palazzo più raffinato del mondo e lo fu, era magnifico, non abbiamo nemmeno idea di quanto fosse costoso e di lusso.. una notte vi entrò per l’inaugurazione ed arrivò un terremoto, il palazzo venne completamente distrutto e lui morì per un attacco di cuore. Puf! Ecco cosa successe dopo ventisette anni” (Hugh Nibley, insegnamenti del Libro di Mormon, semestre 2. Pagine 5, 6).

Tutti noi un giorno sperimenteremo quel “puf”. Dio richiederà un resoconto da parte di tutti i suoi figli e cosa ne sarà di tutte le cose messe da parte?

Penso che molti di noi siano come una persona invitata a possedere il più grande tesoro del mondo.

Questa persona sa che per reclamare la sua proprietà deve venire al più presto e senza lasciarsi distrarre, ma non riesce a resistere al bisogno di fermarsi a raccogliere i centesimi che trova lungo la via.

“Così è di chi tesoreggia per sé, e non è ricco in vista di Dio”(Luca 12: 21).

Questo bisogno di essere “ricco in vista di Dio” è un consiglio importante riguardo l’esaltazione del principe. Per poter entrare nel Regno, noi dobbiamo essere liberi dall’amore per le ricchezze e per le cose del mondo.

Dobbiamo essere volenterosi e deporre con gioia, sopra l’altare delle nostre alleanze, tutto ciò che possediamo e che siamo. Dobbiamo essere sicuri più che possiamo che i granai altrui non restino vuoti mentre noi riempiamo i nostri. Come ha detto il Signore:

“Ognuno di voi che non rinunzi a tutto quello che ha, non può esser mio discepolo” (Luca14: 33).

Ted Gibbons di ldsmag.com