Durante la mia vita, mi sono gradualmente allontanata da Cristo e dal Suo Vangelo. Ho dovuto combattere per tornare a Cristo. E voglio condividere con voi la mia esperienza.

Parte 1: Lasciare la verga di ferro

Cinque anni fa, Braden ed io stavamo attraversando un periodo di cambiamenti importanti per la nostra vita. Avevamo appena lasciato la casa in cui Braden aveva trascorso i suoi primi quattro anni.

Era la casa dove aveva mosso i suoi primi passi, aveva guidato il suo primo triciclo e aveva imparato a dare da mangiare ai suoi pesci d’acqua salata.

Era stata la prima casa che avessimo mai posseduto, fino ad allora.

Avevamo tinteggiato ogni parete (anche due volte), piantato alberi di pere e gladioli, e levigato i pavimenti dove era ancora possibile vedere le mie impronte sulla tinta per il legno.

Era la nostra casa e lì la nostra famiglia era stata “completa”. Ma un nuovo capitolo stava per essere scritto e, con esso, un nuovo posto, un nuovo inizio ed una nuova prospettiva: sono le conseguenze del divorzio.

Il matrimonio ti cambia. E per quello ero preparata. Ma ciò che non mi aspettavo sarebbe cambiato era il mio atteggiamento nei confronti della fede mormone.

Durante il nostro matrimonio il mio ex marito ed io avevamo lentamente escluso la Chiesa dalle nostre vite.

Era iniziato in modo impercettibile: in effetti, i cambiamenti erano stati così minuscoli che molti non avrebbero nemmeno visto la differenza.

“La strada più sicura per l’inferno è quella graduale: la dolce pendenza, morbida sotto i piedi, senza brusche voltate, senza pietre miliari, senza indicazioni” – C.S. Lewis

La prima cosa che smettemmo di fare (e la più semplice, ad essere sincera) fu pagare la decima. Le scritture, che prima tenevamo sul comodino, trovarono il loro posto dentro ad una scatola in soffitta.

Poiché i nostri impegni quotidiani ci portavano ad avere mattinate frenetiche ed orari diversi per andare a letto, le preghiere familiari diventarono inesistenti. Non eravamo mai a casa. E così finimmo per non essere mai in chiesa.

Almeno lui non lo era. Io impiegai un po’ più di tempo, a causa di un incarico in primaria che mi costringeva a presentarmi in chiesa per almeno due ore ogni domenica.

Quando mi fu tolto l’incarico in primaria e me ne diedero un secondo nelle Giovani Donne, trovai rapidamente un motivo per essere rilasciata, dato che l’orario di lavoro prevedeva che il mercoledì sera tornassi tardi a casa.

Ma era una scusa. Erano tutte scuse.

lontano dal cuore Tutti questi cambiamenti e non mi ero neanche resa conto degli effetti che stavano avendo. Non sentivamo più lo Spirito e la presenza del Sacerdozio era svanita.

Tutte le protezioni che tenevano a bada l’oscurità non venivano più esercitate e, di conseguenza, non erano più presenti nella nostra casa.

Una volta persa la capacità di distinguere la verità dall’errore e il bianco dal nero, le aree grigie presero il sopravvento.

I grigi diventarono più scuri fino a quando il buio non si insinuò nelle nostre vite, senza che ce ne meravigliassimo.

Non andare in chiesa era stato solo l’inizio; la leggera pendenza era solo un inganno creato dall’avversario.

Quello che per noi era uno stile di vita rilassato, senza grandi effetti negativi radicali, era in realtà un’illusione ottica, che ci stava impedendo di vedere le conseguenze che stavano per incombere su di noi.

Né avevamo capito quanto dolore ci avrebbero causato quei passi sempre più vicini al precipizio.

A mano a mano che continuammo ad allontanarci dalla verga di ferro, le nostre scelte cominciarono ad essere basate sempre più sulla gratificazione istantanea che sulla felicità a lungo termine.

Il nostro modo di pensare non era più sostenuto dalle verità evangeliche, ma dalle verità terrene.

La più ingannevole di queste verità fu la pornografia e l’idea che se ne avessimo fruito insieme avrebbe rafforzato la nostra intimità. Seguimmo quella bugia fino al negozio, e poi di nuovo fino a casa nostra.

Quello che un tempo era il nostro porto sicuro, un luogo per adorare e sentire lo spirito, era diventato sterile e privo di vera adorazione, vera intimità e vero amore, tutte qualità che vennero rapidamente sostituite da un vuoto di falsità e superficialità.

Quella non sincerità, quella superficialità e il conseguente intorpidimento, divennero il ​​centro della nostra relazione. Il nostro matrimonio eterno, suggellato per il tempo e per l’eternità, si stava sgretolando.

Semplicemente non avevamo tenuto fede alla nostra parte dell’accordo: Dio non poteva più allungare il Suo braccio verso di noi.

Matrimonio si stava sgretolandoQuello fu il catalizzatore ed è una cosa che ancora adesso mi tormenta.

Ricordo che una volta, ad un corso di scrittura, ci chiesero di descrivere il nostro “luogo felice”.

La mia immaginazione prese vita e, con essa, un elaborato di due pagine che descriveva perfettamente il paesaggio, come vi ero entrata, cosa avessi fatto e come mi ero sentita.

Solo adesso ne vedo il simbolismo.

Mi vedevo camminare tra i boschi, verso una radura ai cui margini c’era un prato di fiori selvatici. La valle circondata da alti pini fiancheggiati da montagne e il cielo, ovviamente, nuvoloso con un pallido sole.

Mi vedevo camminare in mezzo a questo campo, mentre le mie mani sfioravano le punte dei fiori e il vento continuava a spingermi avanti.

In mezzo al campo, c’era un’antica quercia rovinata. Mi arrampicavo sui rami fino a raggiungerne uno familiare, dove una pila di libri mi stava aspettando. E stavo bene.

Parte 2: Perdere la voce

Per poter proseguire con la seconda parte del mio racconto, devo prima condividere con voi due concetti che ho sempre considerato verità assolute:

  1. Non possiamo avere una vita felice senza il Vangelo.
  2. Satana userà il male per attirarci: un male evidente, appariscente, estremo.

Non esistono bugie più grandi! Si può avere una vita terrena felice, senza il Vangelo. Molti lo hanno dimostrato.

Coloro ai quali non è mai stato insegnato il Vangelo e persino quelli che hanno lasciato quegli insegnamenti possono vivere una vita molto responsabile, felice ed appagante.

Il problema di questa bugia è che una volta scoperta, si iniziano a mettere in discussione molte altre verità.

L’avversario non usa situazioni estreme per ingannarci. Tutto ciò di cui ha bisogno è che trascuriamo a poco a poco il nostro Salvatore: il contrario dell’amore non è l’odio, è l’indifferenza.

Per raggiungere il suo scopo, non utilizza tentazioni lampanti. Usa gli specchi – i riflessi dei nostri desideri più profondi – mentre ci accompagna lontano dal nostro cammino.

Conosceva i miei desideri, e di conseguenze creò una contraffazione di essi. Ero felice? Così credevo.

Avevo un marito, una casa, un bellissimo bambino, buoni amici, un lavoro sicuro ed ogni giorno le nostre vite erano semplici, facili e prevedibili.

Non ci preoccupavamo di far rientrare la decima nel nostro bilancio o di selezionare i film che guardavamo.

Alcuni amici ci conoscevano come i “fanatici religiosi”, ma i nuovi conoscenti non ci giudicavano, né ci facevano le solite domande sulle cose strane che riguardano i mormoni: era una bella pausa dagli stereotipi ai quali eravamo abituati.

Più successo ottenevamo nella nostra vita senza il nostro Padre celeste, più credevamo di non aver mai avuto bisogno di Lui.

Poi è successo qualcosa di strano. È difficile spiegarlo, ma per quanto forte, supponente e chiassosa fossi come persona iniziai ad esserlo un po’ meno.

A poco a poco la mia mente veloce e la mia lingua sempre pronta a rispondere si bloccarono: mi circondavo di persone alle quali avrei voluto adattarmi.

Non sostenni più le mie convinzioni e senza convinzioni persi la mia sicurezza. Non avevo una posizione: nessuna idea contrastante rispetto alle opinioni popolari e, a forza di non usare mai la mia voce, alla fine la persi.

Lentamente, persi traccia della mia vera identità

Tornare a Cristo e trovare la mia vera identità

Lentamente, persi traccia della mia vera identità.

La mia fiducia stava diminuendo e, per questo, molte strane idee iniziarono a mettere radici dentro di me, trasformandomi completamente in qualcun altro.

Ancora oggi penso a ciò che la mia famiglia deve aver passato, guardandomi diventare l’ombra di me stessa. Guardandomi regredire lentamente.

I sorrisi divennero falsi e la mia sincerità si affievolì. All’epoca pensai che fossero i miei fratelli e le mie sorelle ad allontanarsi da me, ma la verità è che fui io ad allontanarmi dalla loro luce. Erano troppo luminosi e troppo travolgenti.

Sprofondai in una falsa concezione di me. Le conseguenze delle mie azioni stavano iniziando a soffocarmi. Non venivo più ammirata da mio marito per la mia forte testimonianza o il mio spirito educativo.

Non mi vedeva più come una Figlia di Dio, ma come un’ombra vulnerabile e sottomessa. Quella che era iniziata come partecipazione reciproca alla pornografia, divenne presto un’abitudine.

All’improvviso mi misi in competizione con le donne che vedevo e che sembravano agire e vivere una sessualità ideale.

I miei attributi iniziarono ad essere poco attraenti ed i miei difetti messi in evidenza, accanto alle immagini trasmesse sullo schermo.

Istintivamente, iniziai a scavare ulteriormente nelle mie inadeguatezze. La scelta tra “scappa o combatti” è inconscia, ma io non riuscivo a combattere per me stessa, perché sentivo di essere diventata un “nulla”.

Non sprofondai mai nella depressione o nella disperazione: quelle situazioni estreme avrebbero potuto svegliarmi e riportarmi alla realtà.

Ma tutte quelle cose che mi avevano resa ciò che ero non esistevano più, e mi stavo lentamente trasformando in una replica di me stessa superficiale e con troppa paura di fare sentire la sua voce.

Non sono mai stata fisicamente in pericolo. Emotivamente, però, io ho ferito mio marito tanto quanto lui ha ferito me.

Lo abbiamo fatto insieme, abbiamo distrutto la nostra relazione ed eravamo entrambi troppo amareggiati per ricostruirla, sapendo che sarebbe stata soltanto una copia scadente di ciò che eravamo stati.

Nel frattempo, davamo un’idea completamente diversa a coloro che ci guardavano. Il nostro era un matrimonio di 11 anni, avevamo un figlio molto bravo ed agli altri sembrava uno stile di vita ideale.

Poi gli specchi iniziarono a infrangersi, creando un inevitabile effetto domino: ogni specchio si frantumò. Uno dopo l’altro. Lasciando a terra tanti cocci, da cui avevo troppa paura di allontanarmi.

Non mi ero resa conto di quanto fosse falsa la mia vita, fino a quando la bugia non venne allo scoperto. Mi ritrovai in un deserto, lontana dal mio prato fiorito.

Mi guardai alle spalle e vidi infiniti passi, a riprova del fatto che avesi camminato nel deserto molto a lungo. Dov’erano le mie montagne al confine con il mio paradiso?

I pini non mi proteggevano più. Nessun fiore selvatico mi rallegrava ed il vento, che una volta mi dava la certezza di non essere da sola, adesso non si sentiva più.

Dov’era la mia quercia, il mio centro, il mio Maestro a cui mi volgevo per trovare pace?

I miei libri: i ricordi felici che riempivano ogni pagina erano inesistenti. Non c’era più niente. Mi ero allontanata da tutto questo e lo avevo fatto volontariamente.

Parte 3: Trovare il mio centro

Il contrario dell’amore non è l’odio, è l’indifferenza.

A quel punto del nostro matrimonio, eravamo diventati entrambi indifferenti l’uno all’altra. Non avevamo più voglia di lottare per la felicità passata o di raccoglierne i cocci: ce n’erano troppi ed era troppo scoraggiante.

Dopo tutti questi anni, riesco a guardarmi indietro e vedere tutti quegli aiuti posti in modo strategico lungo il cammino, che mi hanno permesso di uscire dalla trappola dentro la quale ero finita.

Strumenti indispensabili che mi hanno aiutato a perseverare, come l’opportunità di lavoro che quasi rifiutai all’inizio dell’anno, ma che poi accettai.

Questo nuovo lavoro non mi permise più di avere un orario flessibile, ma mi garantì uno stipendio più alto e quella sicurezza economica che ormai era diventata necessaria.

Con il nuovo lavoro arrivarono nuove opportunità e quando decisi che mi sarei trasferita, ho avuto i mezzi per farlo e prosperare da sola.

Un’altra benedizione è stata la mia famiglia: i fratelli che avevo tenuto a distanza, mi si sono avvicinati e sono rimasti a proteggermi mentre crollavo emotivamente.

Le mie sorelle non hanno fatto altro che mostrare amore e sostegno e i miei genitori mi hanno fatta sentire invincibile. In quel momento io non stavo pregando, ma loro sì.

Fui benedetta dalla loro fede.

Sono stata seguita e protetta, a motivo della loro devozione quotidiana.

E mio figlio, il mio bambino innocente e dolce, grazie alla rettitudine della mia famiglia fu protetto dalla devastazione che aveva distrutto la sua casa.

Al mio 31° compleanno, mi trasferì nel mio nuovo appartamento ed ero ormai in fase di guarigione.

Mio fratello Brad mi chiese se avessi preso in considerazione l’idea di tornare a Cristo dopo sette anni di assenza e gli risposi che l’ultima cosa che volevo fare era tornare a Cristo, semplicemente perché ero a pezzi.

Non volevo essere ipocrita tornando, e a quel punto non stavo prendendo in considerazione quello stile di vita, un ideale a cui non pensavo di potermi più dedicare.

Quindi rimasi lontana e mi concentrai sulle fasi successive del processo di divorzio e di custodia di nostro figlio. Stare da sola mi aveva dato il tempo di riflettere e di respirare: benedizioni di cui in quel momento, non mi ero resa conto.

deserto

Tornare a Cristo dopo essermi persa

Quella solitudine ebbe vita breve. Egli non era pronto a rinunciare a me.

Tornare a Cristo

Una settimana dopo la mia ritrovata “libertà”, stavo tornando a casa dal lavoro. La mia mente era libera da qualsiasi questione urgente ed i miei pensieri iniziarono a vagare, quando furono interrotti.

“Domenica andrai in chiesa”.

Conoscevo quella voce.

Conoscevo quella sensazione, quel travolgente senso di guida e pace, e non potevo ignorarla. Senza alcun tentennamento obbedii e tornai in quel luogo caloroso, accogliente e a me familiare.

La paura di tornare a Cristo venne dissipata dal calore del benvenuto che mi venne dato.

E’ stato strano tornare a Cristo dopo così tanti anni di assenza?

No, sembrò naturale e familiare.

È stato facile?

Non lo è mai.

Ne vale la pena?

Sempre.

Da allora, ogni passo è stato un gradino in salita per riconquistare ciò che avevo lasciato andare. Per ogni momento in cui esito o dubito, devo semplicemente guardare mio figlio per ricordarmi che questo percorso è per entrambi.

Trovare la via del ritorno, però, non era abbastanza.

Fare affidamento sull’espiazione è un’esperienza sacra ed edificante. Mentre la colpa ti spinge in avanti e l’umiltà ti mette in ginocchio, quel momento di perdono e autocommiserazione prende il sopravvento e travolge i sensi.

Ma prima che potesse avvenire qualsiasi purificazione, dovevo fare un altro passo. Quel primo incontro con il vescovo si rivelò un paradiso molto sicuro e senza giudizio.

Mi diede un compito: il consiglio più semplice e ovvio cui potessi pensare dopo le innumerevoli lezioni passate in primaria, alla scuola domenicale e al seminario, e che fu fondamentale nel mio processo di perdono.

Tu sei la chiesa, tornare a Cristo

Tornare a Cristo tramite le sacre scritture

Così, quella sera, quando arrivai a casa, nel mio appartamento tranquillo e deserto, mi inginocchiai per pregare. Un’abitudine che mi era stata insegnata molti anni prima durante la serata familiare:

“Prega prima di aprire le Scritture in modo che, mentre studi, la tua mente sia concentrata e il tuo cuore aperto”.

Il mio vescovo mi aveva incaricato di leggere le mie Scritture ed eccomi lì in ginocchio, pronta a fare proprio questo, quando mi resi conto che era l’unica cosa che non potevo proprio fare.

Freneticamente, cercai tra le scatole sparse per la casa ma nessuna di esse conteneva le mie scritture. Mi inginocchiai di nuovo mentre andavo a piangere da mio Padre.

“Non ho le mie scritture”.

Leggi le tue Scritture.

“Ma non le ho”.

Mentre piangevo sul mio letto, mi venne in mente una chiara immagine di dove fossero e piansi ancora di più.

“Le ho lasciate lì. Non posso tornarci. Non ora”. Supplicando di nuovo, mi resi conto che erano in una scatola, nella soffitta della casa che avevo lasciato alcuni giorni prima.

“Per favore, non farmi tornare lì”.

Leggi le tue Scritture.

“Non posso. Non posso tornare indietro. Non sono abbastanza forte”.

Leggi le tue Scritture.

Con quell’ultimo comando il panico e l’ansia mi lasciarono. Ancora una volta avevo un’immagine chiara nella mia testa e senza esitazione mi alzai, andai verso il mio armadio e sollevai goffamente una scatola da uno scaffale.

I bordi erano usurati e il cartone debole. Non guardavo in quella scatola da anni, da quando l’avevo imballata undici anni prima, quando avevo lasciato la casa dei miei genitori.

Mi sedetti e la aprii, e cominciai a scavare tra le vecchie scartoffie del liceo. Il mio portagioie si trovava sul fondo. Legno di mogano, semplice ed elegante.

Fino a quel momento avevo persino dimenticato di averlo avuto.

Tornare a Cristo

Tornare a Cristo

C’erano dentro le mie medagliette delle Giovani Donne, un vecchio anello SIG (Scegli il Giusto) e alcune collane dimenticate, ingarbugliate tra loro.

Ma era il cassetto sul fondo che mi interessava. Lo aprì e ne tirai fuori una busta ripiegata, morbida e consumata da tutte le volte che era stata aperta e rimessa a posto.

In fondo alla scatola si trovava il vero tesoro: la mia benedizione patriarcale.

Ed eccola lì: la mia ancora.

“Sorella Megan Ann Steyskal nel nome del Signore, Gesù Cristo, per il potere e per l’autorità del Santo Sacerdozio di Melchisedech, ti pongo le mani sul capo in questo giorno speciale per darti una benedizione: la tua benedizione patriarcale”.

Le mie scritture personali.

“Sarà una guida per te, per tutta la vita, e ti aiuterà a comprendere il tuo rapporto con il tuo Padre celeste, per aiutarti ad avere conferma, nel tuo cuore, che sei davvero Sua figlia”.

Sua figlia.

Come potevo averlo dimenticato? In quel momento sentii un rilascio di energia e una rinnovata forza, mentre lo Spirito mi confermava il mio lignaggio.

Chi sono?

Da dove vengo?

Perché sono qui?

Dove sto andando?

Era tutto lì. Rivelato e scritto molti anni prima, come memento della mia natura divina e del mio posto nel Suo piano.

C’era ancora una domanda che necessitava di una risposta. Una risposta che avevo cercato per più di 5 anni.

Lungo il mio viaggio attraverso l’Espiazione dovevo ancora scavare più a fondo per ritrovare la mia vera natura e permettere al mio vero spirito di vivere.

Perché sono come sono?

Come ho potuto lasciare che accadesse? Come sono caduta? Sono stata io? Non ero abbastanza forte? PERCHÉ IO SONO COME SONO?

Perché sono un po’ troppo rumorosa? Perché è impossibile per me sussurrare? Perché penso che la mia antipatia sia così affascinante? O meglio ancora, perché il mio fascino è così antipatico?

Perché amo cantare a squarciagola, pur sapendo di essere una cantante terribile? Come posso scrivere per ore e, tuttavia, avere la capacità di concentrazione di uno scoiattolo quando sono costretta a sedermi e prestare attenzione?

Perché metto in dubbio tutto? Perché parlo senza problemi della mia vita, a prescindere da quanto possa essere imbarazzante? Perché ridacchio ogni volta che dico “kumquat”?

Perché sono come sono? Perché parlo prima di pensare? E perché, PERCHÉ, non ho mai avuto paura di essere come sono?

La paura di tornare a Cristo

Avevo ignorato chi fossi e, nel farlo, avevo messo in dubbio il mio ruolo in questa vita.

Avevo la sensazione di non essere mai all’altezza, quindi piuttosto che cambiare l’ambiente in cui mi trovavo con uno pieno dell’amore di Cristo, ho cambiato me stessa.

La mia personalità è stata sminuita, la mia obbedienza è cambiata e le mie insicurezze sono diminuite. Ho perso la mia fede, la mia voce e così ho perso me stessa.

Sei davvero Sua figlia.

Grazie a quella scrittura, la mia benedizione patriarcale, sono stata in grado di ritrovare me stessa nel Suo amore.

Come ho combattuto per tornare a Cristo è stato scritto da Megan Ann Steyskal e pubblicato sul sito thirdhour.org. Questo articolo è stato tradotto da Cinzia Galasso.