In che modo l’arco rotto di Nefi, un ragazzo vissuto quasi 2500 anni fa, può aiutarci ad affrontare gli imprevisti che incontriamo nella nostra vita?
Da quando ho scoperto che le storie delle scritture, benché avvenute in epoche e culture molto lontane da noi, possono essere applicate alla nostra vita, mi piace trovare dei principi e degli insegnamenti in grado di aiutarmi a navigare questo mare che chiamiamo esistenza terrena.
In particolar modo, Nefi è sempre stato uno dei miei personaggi preferiti del Libro di Mormon, perché l’ho sentito sempre molto vicino a me e (metaforicamente) alle mie esperienze.
L’arco rotto di Nefi
Ad un certo punto della sua storia, mentre Nefi si trova a caccia nel deserto per procurare del cibo per la sua famiglia, il suo arco si rompe. Dal momento che all’epoca dei fatti i supermercati non esistevano ancora, questo era un bel problema.
Probabilmente, a noi non capiterà mai di rompere il nostro arco da caccia (anche perché chi è che ha un arco di questi tempi?), ma il modo in cui le persone coinvolte nella storia reagirono all’accaduto ha molto da insegnarci, e farci riflettere sul modo in cui noi reagiamo alle difficoltà della nostra vita.
In 1 Nefi 16 troviamo il resoconto fatto da Nefi stesso:
E avvenne che mentre io, Nefi, ero uscito a caccia, ecco, ruppi il mio arco che era fatto di un bell’acciaio; e dopo che ebbi rotto l’arco, ecco, i miei fratelli si adirarono contro di me a causa della perdita del mio arco, poiché non procurammo alcun cibo.
E avvenne che tornammo senza cibo alle nostre famiglie, e queste, essendo molto affaticate a causa del loro viaggiare, soffrirono molto per la mancanza di cibo.
E avvenne che Laman e Lemuele e i figli di Ismaele cominciarono a mormorare grandemente a causa delle loro sofferenze e delle loro afflizioni nel deserto; e anche mio padre cominciò a mormorare contro il Signore suo Dio; sì, ed erano tutti grandemente addolorati, al punto di mormorare contro il Signore.
Ora avvenne che io, Nefi, essendo afflitto, assieme ai miei fratelli, a causa della perdita del mio arco e avendo i loro archi perso la loro elasticità, le cose cominciarono a farsi molto difficili, sì, tanto che non potevamo procurare alcun cibo.
In questi primi versetti vediamo la reazione dei fratelli di Nefi insieme al resto della famiglia.
L’idea di non avere più i mezzi per procurarsi del cibo con la prospettiva di morire di fame nel deserto non è certo tra le più allegre, quindi è comprensibile che come prima reazione tutti siano entrati nel panico.
Tuttavia, ciascuno sembra abbandonarsi all’inesorabile destino senza muovere un dito per risolvere la situazione.
Persino Lehi, che è un profeta, dimentica come il Signore li abbia guidati fuori da Gerusalemme e attraverso il deserto e comincia a mormorare, il che è un fatto molto grave.
La reazione di Nefi
E avvenne che io, Nefi, fabbricai un arco con del legno, e con una bacchetta diritta, una freccia; mi armai pertanto con un arco e una freccia, con una fionda e delle pietre. E dissi a mio padre: Dove andrò per procurar del cibo?
La reazione di Nefi è ben diversa. Questo versetto da solo ci insegna due cose importanti:
- Fare ciò che possiamo con i mezzi che abbiamo. L’arco iniziale di Nefi era di manifattura sopraffina e molto resistente. Una volta rotto, non era possibile aggiustarlo né tantomeno fabbricarne uno nuovo dello stesso materiale, nel bel mezzo del deserto arabico. Io non so quali abilità manifatturiere possedesse Nefi, fatto sta che utilizzò i materiali a sua disposizione per costruire un rudimentale arco che gli permettesse di soddisfare il fine (procurare cibo) nella stessa maniera dell’arco più sofisticato (per la serie: un orologio da 40.000 euro e uno da 40,00 segnano entrambi l’ora). Non prese la mancanza di materiale e il luogo impervio in cui si trovava come scusa per sedersi e non fare nulla. Fece ciò che poteva con i mezzi che aveva a disposizione.
- Chiedere consiglio ai dirigenti. Nefi ricordò a suo padre quale fosse la sua chiamata. Lehi era un profeta. In preda alla disperazione dovuta alla situazione se ne era dimenticato. Aveva cominciato anche lui a mormorare e ribellarsi contro il Signore. Data la sua conoscenza e le esperienze spirituali dirette avute con Dio, le conseguenze di questa ribellione sarebbero state più gravi per Lehi, perché una maggiore conoscenza implica una maggiore responsabilità. A quel punto, Nefi avrebbe potuto pensare: “tutta la mia famiglia, persino mio padre, è degenerata nell’incredulità. Ormai sono l’unico ancora degno di comunicare con Dio e risolvere la situazione”. Ma non lo fece. Nefi fu umile abbastanza da rispettare la chiamata di suo padre, aiutarlo a ricordare e chiedergli consiglio sul da farsi.
Ecco cosa accadde dopo:
Il pentimento di Lehi
E avvenne che egli interrogò il Signore, poiché si erano umiliati a causa delle mie parole; poiché avevo detto loro molte cose con l’energia della mia anima.
E avvenne che la voce del Signore pervenne a mio padre; ed egli fu veramente castigato per aver mormorato contro il Signore, tanto da essere gettato nelle profondità del dolore.
E avvenne che la voce del Signore gli disse: Guarda la sfera, e vedi le cose che vi sono scritte.
E avvenne che quando mio padre vide le cose che erano scritte sulla sfera, temette e tremò grandemente, e anche i miei fratelli, i figli di Ismaele e le nostre mogli.
Grazie alla fede di Nefi, Lehi ebbe l’opportunità di tornare in sé, pentirsi, ricordare quale fosse la missione che Dio gli aveva affidato, e onorare la sua chiamata, suggerendo a Nefi dove andare per trovare la selvaggina. Egli obbedì senza indugio.
Nefi riesce a procurare del cibo
E avvenne che io, Nefi, secondo le indicazioni che erano date sulla sfera, salii sulla cima della montagna.
E avvenne che uccisi delle bestie selvatiche, tanto che procurai del cibo per le nostre famiglie.
E avvenne che tornai alle nostre tende, portando le bestie che avevo ucciso; ed ora, quando videro che avevo procurato del cibo, quanto fu grande la loro gioia! E avvenne che essi si umiliarono dinanzi al Signore e gli resero grazie.
La sfera menzionata da Nefi è la Liahona, uno strumento che Dio aveva dato a Lehi e alla sua famiglia per guidarli attraverso il loro viaggio nel deserto (e di cui potete sapere di più qui).
Attraverso di essa il Signore comunicò a Lehi il luogo in cui Nefi si sarebbe dovuto recare per trovare del cibo. Con grande umiltà e fede quest’ultimo seguì tutte le istruzioni impartitegli portando a termine la missione con successo.
Comprensibilmente, la famiglia fu ben lieta di vedere l’abbondanza di cibo portata da Nefi e fugare l’idea funesta di morire di fame nel deserto. In aggiunta, l’esempio di Nefi portò tutti a pentirsi.
Anche noi possiamo usufruire di una Liahona moderna, costituita dalle scritture e dalla guida dello Spirito Santo.
Affrontare gli imprevisti moderni: cosa ci insegna l’episodio dell’arco rotto di Nefi
Quella dell’arco rotto di Nefi è una delle storie che torna alla mia mente ogni volta che mi ritrovo ad affrontare un imprevisto, piccolo o grande che sia.
Per esempio, qualche mese fa, una domenica sera, mi sono ritrovata in centro nella mia città con l’automobile completamente fuori servizio.
Avevo avuto dei problemi con la batteria durante la mattina, ma pensavo che se l’auto avesse resistito tanto da portarmi a destinazione all’andata, avrebbe resistito anche per portarmi a casa al ritorno.
Lei però non la pensava allo stesso modo e mi ha abbandonato a metà tragitto (vergogna a me che non ho dato ascolto a quella “veggente” di mia madre che mi aveva messo in guardia).
Ad ogni modo, dopo un primo momento “Laman e Lemuele” in cui me la sono presa con la macchina che si era spenta e con me stessa per non avere dato ascolto a mia madre, ho tirato un respiro profondo e mi sono messa all’opera.
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Per fortuna, il centro della mia città di domenica sera è abbastanza frequentato, e grazie all’aiuto di qualche sconosciuta anima pia, un paio di telefonate a familiari e conoscenti, e tante ferventi preghiere sono riuscita a risolvere la situazione e tornare a casa sana e salva, in tempi relativamente brevi. Unica nota negativa, la fattura del meccanico.
Quest’esperienza mi ha ricordato ancora una volta che, anche nelle situazioni più improbabili, possiamo confidare nel fatto che il Padre celeste ci aiuterà ad uscirne.
Quindi, ricapitolando, cosa impariamo dalla storia dell’arco rotto di Nefi su come affrontare gli imprevisti?
- Pregare, sempre e comunque
- Non disperare
- Agire, dandosi da fare con i mezzi che abbiamo.
- Lasciarsi ispirare dal Signore e chiedere consiglio ai dirigenti
- Non dare di matto
Le storie delle Scritture sono per noi, per aiutarci ad affrontare la vita e le sue difficoltà con fede e gioia.
Quando incontriamo delle prove lungo il nostro cammino, possiamo seguire l’esempio di Nefi. Invece di mormorare o incolpare gli altri, possiamo incoraggiarli, prendere l’iniziativa per trovare soluzioni e poi cercare la guida del Signore.
Questo ci aiuterà a qualificarci in modo simile per la rivelazione. È importante notare che fu sulla “cima della montagna” che Nefi trovò la selvaggina che stava cercando.
Quando cerchiamo risposte alle nostre preoccupazioni, il Signore può indirizzarci verso i suoi templi. In questi luoghi sacri, che simboleggiano le cime delle montagne, il Signore spesso ricompensa l’obbedienza e il sacrificio con il provvidenziale montone nel cespuglio, un mezzo inaspettato di salvezza o di liberazione.
Dennis L. Largey, in un discorso al Simposio Sperry del 1991, ha osservato:
“Invece di mormorare, Nefi si mise semplicemente al lavoro e fece un altro arco. Mormorare fa perdere tempo, allunga il viaggio e indurisce il cuore. . . . Dio non può sempre impedire che gli archi si rompano, ma ci aiuta a costruirne di nuovi.”
La prossima volta che vi capita un imprevisto chiedetevi: cosa farebbe Nefi?
E voi, in quali situazioni impreviste avete visto l’aiuto di Dio? Come ne siete usciti? Condividete le vostre esperienze con noi nei commenti!
Cosa ci insegna l’episodio dell’arco rotto di Nefi è stato scritto da Ginevra Palumbo.
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