In che modo il Salmo di Nefi ci insegna a superare la disperazione? Rivediamo la storia di Nefi.
Nefi attraversa un deserto sciagurato, sopporta la fame mentre cerca di costruire un nuovo arco, vive di carne cruda, viene minacciato più volte dai suoi fratelli, fa due viaggi in più per tornare a Gerusalemme, è costretto a costruire una nave avendo a disposizione solo gli operai peggiori che si possano avere e che non fanno altro che lamentarsi, durante una tempesta in mare viene legato a un palo e apparentemente non mormora mai né sprofonda nella disperazione.
Infine, l’ira e le intenzioni omicide dei suoi fratelli, dopo la morte del padre Lehi, sono troppo e anche l’invincibile Nefi ha il suo momento buio. Sulle tavole dove scrive le cose della sua anima, implora:
“O miserabile uomo che sono!” (2 Nefi 4:17).
In che modo Nefi è riuscito superare la disperazione
Riconosce la “grande bontà del Signore”. Sa di aver visto personalmente “opere grandi e meravigliose”, ma per il momento non riesce a sentirlo. È vulnerabile e vacillante.
Usa una parola che è così vivida che possiamo quasi sentirla: “Mi sento assediato, a causa delle tentazioni e dei peccati che mi assalgono davvero sì facilmente”.
Se avete mai provato quel turbine di oscurità, confusione e disperazione che accompagna un attacco dell’avversario, saprete cosa vuol dire.
A quanto pare Nefi non è infelice solo per la rabbia e l’odio che gli vengono vomitati addosso, ma anche per la natura mortale e peccaminosa della sua carne, per i dolori e le sofferenze che provengono dal vivere in un mondo decaduto.
Per noi è di grande valore il fatto che Nefi sia disposto a condividere un suo momento di tristezza insieme a ciò che fa per emergere da quell’abisso oscuro.
Se una persona indomita come Nefi può talvolta essere avvolta dalla disperazione, allora ci rendiamo conto che è una cosa comune a questa sfera mortale e che è possibile uscirne.
Quello che fa è profondo – e un esempio per tutti noi. La realtà è che noi siamo animati in modo molto reale dalla luce di Dio. Ci viene insegnato:
“E la luce che brilla e che vi dà luce, viene tramite colui che illumina i vostri occhi” (DeA 88:11).
Sappiamo che la luce del Signore è in noi e attraverso di noi, ma come Nefi non possiamo sempre sentirla o accedervi.
Il mondo è troppo presente in noi e sappiamo cosa significa camminare nell’ombra.
Più spesso di quanto vorremmo ammettere, la vita si abbatte su di noi e le nebbie dell’oscurità ci avvolgono e anche noi ci sentiamo appesantiti.
Nefi agisce come agente
C’è un punto nelle lamentazioni di Nefi in cui egli compie una scelta consapevole. Mentre segue una linea di pensiero devastante si ferma di colpo.
Proprio mentre è intento a descrivere come il suo “cuore geme a causa dei [suoi] peccati”, egli cambia rotta.
Riconosce che la sua mente non sta contribuendo a portare energia e luce al suo essere, ma che il suo stesso modello di pensiero e la sua narrazione per descrivere la vita sono oscuri e bui in quel momento.
Sta credendo a una menzogna, quella di essere “un miserabile”, e Satana, che ha inventato questo modo di dire, se la sta spassando.
Poiché lo Spirito è luce e verità, la menzogna allontana lo Spirito e ci lascia vulnerabili e pieni di buio.
Pensate a quanto sarebbe stato facile continuare sulla stessa strada. Non solo il suo cuore geme davvero, ma avrebbe potuto iniziare a elencare un gran numero di altre lamentele nello stesso tempo.
Avrebbe potuto diventare ancora più eloquente sulle fonti della sua infelicità. Sarebbe persino potuto arrivare a incolpare Dio di avergli mandato dei fratelli malvagi o inflitto una situazione familiare difficile.
Invece, fa un passo indietro e ribalta la situazione. Sceglie consapevolmente di credere e vedere la verità, e a questo cambiamento di prospettiva segue la gratitudine. “Tuttavia, so in chi ho riposto fiducia”.
Con questa osservazione, sceglie di essere un agente e non una vittima.
Ora, sarebbe facile supporre che ciò che fa Nefi è semplicemente scegliere di avere un buon atteggiamento, ma accade qualcosa di molto più profondo e importante.
Gli atteggiamenti e le emozioni seguono i pensieri, non il contrario. Proviamo qualcosa perché prima l’abbiamo pensato.
Non siamo quindi semplici vittime delle nostre emozioni, condotti come un asino alla corda.
Il nostro stato d’animo inizia nella nostra testa, nei pensieri che formuliamo a un ritmo così rapido ogni secondo di ogni minuto di ogni ora.
I sentimenti seguono così rapidamente che a volte pensiamo che siano loro ad avere le redini, ma è ciò che pensiamo che scolpisce tutto il resto e determina le nostre emozioni.
Questa sarebbe una cosa positiva se i nostri pensieri fossero tutti basati sulla verità e sulla luce, ma in questo mondo decaduto abbiamo imparato certi schemi di pensiero che sono semplicemente sbagliati.
Sono schemi naturali dell’uomo che non ci benedicono. Ovviamente li abbandoneremmo se ci rendessimo conto che sono dannosi, ma di solito ci aggrappiamo ad essi perché non vediamo che sono falsi.
Leggi anche: Il problema delle preghiere non esaudite
Ci tengono in ostaggio. È la nostra mentalità da mondo decaduto, che si è sviluppata perché non abbiamo memoria del nostro io più vero o della nostra vera dimora.
Quando abbiamo fatto il nostro ingresso in questa sfera decaduta, abbiamo cominciato a determinare cosa sia la realtà da capo – e nessuno di noi ha azzeccato del tutto.
Così abbiamo sviluppato modelli di pensiero, alcuni dei quali non ci benedicono affatto. Non ci fermiamo ad esaminarli perché diventano abituali.
La maggior parte di noi crede che ciò che pensa sia “la verità”. I nostri pensieri rappresentano la realtà. In fondo, ci sembrano tali perché li abbiamo praticati tante volte nella nostra mente.
Sono riflessivi. Ci appartengono. Pensiamo persino che il nostro pensiero, per quanto imperfetto, sia noi.
Come si fa a capire se i propri schemi di pensiero sono sbagliati? Il Signore ci ha dato una via sicura per capire. La verità è luce.
La luce che “emana dalla presenza di Dio per riempire l’immensità dello spazio” è “la stessa luce che vivifica il vostro intelletto” (DeA 88:11).
Sostituire il nostro pensiero fallace
Se cominciamo ad avvertire quell’affievolirsi di energia, un senso di disagio e di malessere o se semplicemente viviamo costantemente con l’idea di essere inadeguati, incapaci o senza speranza, se proviamo ansia, risentimento o senso di colpa, ci stiamo aggrappando a modi di pensare falsi, da uomo naturale.
Possediamo un metodo perfetto per vedere se lo stiamo facendo. Gli schemi di pensiero su noi stessi, sulla nostra vita o sugli altri che ci portano pesantezza, oscurità o infelicità vengono sempre allo scoperto.
Non sono la luce di Dio che accelera la nostra comprensione.
Sono mezze verità, verità parziali, persino vere e proprie bugie. Certo, Nefi stava passando un periodo davvero terribile, ma era forse un “uomo miserabile”?
Sembra che lo sentisse con tutto il cuore. Nel momento in cui la incideva con cura sulle lastre, credeva che fosse la realtà, finché non scelse di abbracciare la verità, che è luce.
Allora la sua miseria si mostra per quello che è realmente: il prodotto del suo pensiero di uomo naturale.
“So in chi ho riposto la mia fiducia”, annuncia, e poi inizia nel suo Salmo la descrizione più bella e piena di luce della sua gratitudine. Ecco la chiave.
Sostituisce le bugie e le verità parziali del pensiero mendace con la verità.
Possedeva il metodo perfetto per capire se questa nuova linea di pensiero era vera, perché era piena di luce, molto diversa dall’oscurità che aveva appena provato.
Lungi dall’essere un uomo miserabile, ora riconosce:
“Il mio Dio è stato il mio sostegno; egli mi ha guidato nelle mie afflizioni nel deserto e mi ha preservato sulle acque del grande abisso.
Egli mi ha colmato del suo amore, fino a consumar la mia carne.
Egli ha confuso i miei nemici, fino a far sì che fossero scossi dinanzi a me” (2 Nefi 4:20-22).
Nefi ha sostituito il pensiero imperfetto e mortale dell’essere umano con la verità, e ciò che ne deriva è gratitudine e luce. Non è stato qualcun altro a farlo per lui. In effetti, nessun altro poteva farlo.
Per sua volontà, ha smesso di fare pensieri funesti e oscuri e ha invece concentrato il potere della sua meravigliosa mente sulla verità. Ne è conseguita un’ esultanza di gratitudine.
Paolo parla del potere dei nostri pensieri quando dice: “Sia in voi questa mente, che era anche in Cristo Gesù”. Se vogliamo avere la gioia del Signore, dobbiamo avere la mente del Signore.
Vale la pena ripeterlo. Se vogliamo avere la gioia del Signore, dobbiamo avere la mente del Signore, che è libera, espansiva, amorevole e piena di luce perché è piena di verità.
Il Signore ci ha dato un barometro per capire se la nostra mente è piena di modelli di pensiero basati sulla verità.
Siamo in grado di sentire l’uomo naturale, il pensiero fallace nel nostro sistema quando è presente. Ci abbatte. La verità, invece, ci solleva.
Come superare la disperazione: mettete i vostri pensieri su carta
Se ci sentiamo un po’ miserabili o anche peggio, una cosa che può aiutarci è scrivere quello che pensiamo.
Meditiamo sui nostri pensieri. Facciamo un passo indietro e osserviamo ciò che stiamo pensando. Possiamo essere consapevoli della nostra coscienza.
A cosa crediamo in questo momento, è vero? O è mendace? Siate sinceri con voi stessi mentre scrivete ciò che pensate.
Andate al cuore dei vostri modelli di pensiero. Lasciate che vi dia un esempio di ciò che ha fatto una donna. Questo è ciò che ha scritto, anche se era più ampio e dettagliato di quanto segue.
Penso di essere sempre al limite.
Penso di non essere mai all’altezza.
Penso di non essere abbastanza brava.
Ho paura perché penso che non sarò abbastanza brava.
Penso di venire giudicata.
Poi si è chiesta per ogni affermazione: cosa c’è di sbagliato in questo pensiero? So che è falso perché mi butta giù, mentre la verità è piena di luce.
Allo stesso tempo, ha dovuto riconoscere di credere realmente che queste affermazioni fossero vere. In effetti, aveva trascorso la vita raccogliendo inconsciamente prove a sostegno di queste affermazioni.
Ha preso quelle affermazioni una per una, cercando di sostituirle con la verità, o almeno con una verità più alta che avrebbe potuto scrivere in un’altra colonna a lato.
Per esempio, ha iniziato a esplorare l’affermazione “Penso di non essere mai all’altezza”. Si è posta la domanda: “All’altezza di cosa?”.
Qual era questo standard invisibile per cui doveva essere all’altezza? Pensava forse di dover essere perfetta per essere accettata da sé stessa o dal Signore? E poi, che cos’è la perfezione? Che aspetto ha?
Ha cominciato a capire di essere aggrappata ad un’idea molto semplicistica che doveva essere esplorata con l’aiuto del Signore e dello Spirito.
Ha studiato il comandamento di Dio di essere perfetti e si è resa conto che la parola in realtà significa “completo” – al termine di un processo. E qual è questo processo?
Avere fiducia nel fatto che il Signore ci ha dato le debolezze e la mortalità affinché potessimo intraprendere un viaggio verso l’interezza ed essere condotti a Lui.
Credere che la Sua Espiazione sia un dono per renderci completi. Si è resa conto di aver sempre negato l’Espiazione e di aver pensato di dover bastare a sé stessa.
Ha capito che nessuno era all’altezza da solo o avrebbe mai potuto esserlo.
Molte cose sono cambiate nel suo modo di pensare mentre studiava, pregava e rifletteva.
Ha sostituito il suo modo di pensare imperfetto con un modo di pensare più alto e più vero, e il suo essere ha cominciato ad essere riempito di una luce più grande.
Invece di pensare “non sono mai all’altezza”, ha deciso che la perfezione del Signore era sufficiente ed Egli le aveva dato l’Espiazione per istruirla e sollevarla e, linea dopo linea, condurla a Lui.
Sapeva in chi aveva confidato e ha smesso di confidare in una falsa percezione di sé.
Come superare la disperazione: dire la verità
Quando si è giù di morale, quello che serve in quel momento è andare al cuore del proprio essere e iniziare a dire cose vere, proprio come fece Nefi.
La verità, essendo luce, scaccia le tenebre. Che cosa sapete assolutamente essere una verità fondamentale?
Ho imparato che quando sono tentata dalla disperazione, che so essere alimentata in parte da un pensiero sbagliato, comincio dalle verità più elementari.
A volte è difficile, perché in quei momenti bui siamo assolutamente convinti della nostra condizione miserabile e di tutte le difficoltà che ci hanno portato ad essa.
Possiamo anche essere convinti che le cose non miglioreranno. “O misera donna che sono”. “O misero uomo che sono”.
In quei momenti, comincio a dire cose che so essere vere. Dico: “So che Dio vive”. Sento che la luce di questa verità comincia a muoversi in me.
Di cos’altro sono sicura? “Ho visto Dio operare nella mia vita”. La luce viene smossa nuovamente. È vero. Allora posso iniziare a dare un nome ad alcune di quelle volte. La verità comincia ad affiorare dentro di me.
Sono gradualmente liberata dalle tenebre in agguato. Nefi scelse consapevolmente di superare la disperazione grazie alla luce della verità del Signore, e noi possiamo imparare da lui.
Gesù disse ai suoi discepoli: “Se perseverate nella mia parola… conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Giovanni 8:31-32).
Come superare la disperazione è stato pubblicato su What Nephi Teaches us about Overcoming Despair. Questo articolo è stato tradotto da Ginevra Palumbo.
Commenti