Vi ricordate la storia di Noè e del diluvio? Ricordate che dopo l’episodio del diluvio i discendenti di Noè si lasciarono un po’ andare e provarono a costruire una torre abbastanza alta da raggiungere il cielo?

Come conseguenza della loro malvagità, le lingue furono confuse e, a questo punto, tra questi stessi discendenti incontriamo un gruppo di persone note come Giarediti, come riportato nel Libro di Mormon, guidate da un uomo conosciuto come “il fratello di Giared”.

Dio salvò i Giarediti dal caos e comandò loro di costruire delle imbarcazioni che gli avrebbero permesso di attraversare l’oceano, al di là del quale Dio aveva promesso ci sarebbe stata una terra promessa ad attenderli.

Il fratello di Giared scrisse che le imbarcazioni “erano stagne come l’arca di Noè”.

Ma prima di partire per la grande avventura, sorse un problema. Il fratello di Giared “implorò il Signore, dicendo: …ho fatto le imbarcazioni come mi hai indicato; ed ecco, in esse non c’è luce. Dove ci dirigeremo?”… “permetterai che traversiamo queste grandi acque nell’oscurità?”

La risposta di Dio fu: “Che cosa vuoi che faccia affinché possiate avere luce nei vostri vascelli?”

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Tanto la storia del fratello di Giared quanto la soluzione che trovò riguardo al problema dell’illuminazione all’interno delle imbarcazioni, sono state schernite per anni dai critici della nostra fede.

Negli anni ‘90 un critico scrisse semplicemente: “La definizione ‘palesemente ridicolo’ sembra troppo gentile”. Ma ulteriori studi hanno dimostrato che ciò che il fratello di Giared fece in seguito, potrebbe non essere così “palesemente ridicolo” dopotutto. 

Ed è di questo che parleremo in questo articolo.

La controversia sulle 16 pietre lucenti potrebbe essere chiarita dalla traduzione di un termine ebraico

Quindi, in sostanza, cosa fece il fratello di Giared? Salì su una montagna ed “estrasse da una roccia sedici piccole pietre; ed erano bianche e chiare… le portò sulla cima del monte e implorò di nuovo il Signore, dicendo:

‘Tocca, o Signore, queste pietre con il tuo dito e preparale affinché possano brillare nell’oscurità; ed esse risplenderanno per noi nei vascelli che abbiamo preparato, affinché possiamo aver luce mentre attraverseremo il mare.”

Ed è esattamente quello che accadde. Pietre luminose. Sembra una cosa del tutto senza senso, frutto dell’immaginazione del fratello di Giared o peggio, frutto dell’immaginazione di Joseph Smith.

Ricorderete che il fratello di Giared paragonò in qualche modo le sue imbarcazioni all’arca di Noè. Pertanto, facciamo un passo indietro e rileggiamone brevemente la storia.

Genesi 6:16 troviamo un altro riferimento alla finestra: “E in capo a quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatto nell’arca”. È curioso notare che la parola “finestra” in questo caso sia tradotta dalla parola “challown” e non più “tzohar”.

Nel libro di concordanze bibliche del famoso biblista statunitense James Strong “The New Strong’s Exhaustive Concordance of the Bible”, il termine challown possiede un significato univoco, ovvero quello di “finestra”. 

Se, all’interno dello stesso testo, cerchiamo la parola tzohar troveremo più significati. Tra questi, “una luce”, che deriva dal verbo tzahar, ovvero “brillare”.

troviamo un altro riferimento alla finestra: “E in capo a quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatto nell’arca”. E’ curioso notare che la parola “finestra”, in questo caso, è tradotta dalla parola “challown” e non più “tzohar”.

Se cercate la parola challown nelle Strong’s Concordance of the Bible, trovate un significato: è una finestra. 

Ma se cercate la parola tzohar, troverete diversi significati. Una definizione è semplicemente “una luce”, che deriva dal verbo tzahar, che può significare “brillare”.

Nel Midrash Rabbah, che è essenzialmente una antico commentario ebraico sui primi 5 libri dell’Antico Testamento, un rabbino spiega che tzohar è una “pietra preziosa”. 

Leggi anche: Dove Ha Preso l’Idea delle Pietre Luminose Il Fratello di Giared?

“Durante tutto il tempo che Noè trascorse all’interno dell’arca, egli non chiese di avere la luce del sole di giorno o la luce della luna di notte, ma tenne una gemma levigata appesa all’arca: quando era fioca sapeva che era giorno e quando brillava sapeva che era notte”.

Nel Talmud, uno dei testi sacri dell’ebraismo, in riferimento al termine tzohar un rabbino ha commentato: “Il Santo dei santi, sia benedetto, istruì Noè: ‘Metti dentro pietre preziose e gioielli, cosicché possano darti luce, splendente come il mezzogiorno.”

Un libro sull’antica tradizione popolare ebraica afferma che “Nel caso della Tzohar, si dice che il gioiello splendente fu tramandato da Adamo ed Eva a loro figlio Seth, e successivamente arrivò a Enoc, Methuselah, Lamech e, ovviamente, Noè. 

Quindi, quando Dio disse a Noè: ‘Metti la tzohar nell’arca’, Noè sapeva esattamente di cosa stesse parlando, così egli appese la tzohar ad una trave dell’arca, da cui dava luce all’arca stessa”.

Infine, sappiamo dal capitolo 6 di Ether che il fratello di Giared paragonò le sue imbarcazioni all’arca di Noè. Quindi, se vi chiedete da dove abbia preso l’idea di usare delle pietre luminose come fonte di luce, potrebbe benissimo aver seguito ancora il modello stabilito da Noè. 

In questo contesto, ha perfettamente senso.

Ovviamente, siete liberi di credere quello che ritenete più opportuno, ma ho pensato che fosse qualcosa di simpatico e interessante da condividere. 

Pietre lucenti: l’arca di Noè e le imbarcazioni del fratello di Giared è stato scritto da Saints Unscripted