Recenti studi sulla pubblicazione del Libro di Mormon hanno portato i membri della Chiesa a vedere gli tali eventi sotto una luce diversa.
Di recente, la Chiesa ha pubblicato un saggio riguardo il processo di traduzione per chiarire alcune domande sulla storia della venuta alla luce di questo sacro libro.
Grazie all’abbondanza di studiosi che si stanno dedicando alla questione, ci sono moltissimi nuovi aspetti da prendere in considerazione.
Ecco cinque cose che probabilmente non sapevate riguardo la pubblicazione del Libro di Mormon:
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Joseph Smith usò molteplici strumenti di traduzione.
Anche se in realtà le due persone principalmente coinvolte con il processo di traduzione, Joseph Smith e Oliver Cowdery, dissero poco o nulla a riguardo, altri testimoni di quel periodo spiegarono che durante la traduzione vennero utilizzati molti strumenti diversi dal Profeta ed i suoi scrivani.
In primis, Joseph utilizzò gli interpreti menzionati nel Libro di Mormon (Mosia 8:13, 28:20, Alma 37:21, Ether 3:23).
Nella lettera Wentworth del 1942, Joseph li descrisse come degli “strumenti curiosi che gli antichi chiamavano Urim e Thummim, i quali consistevano in due pietre chiare incastonate in archi d’argento, usate insieme ad un pettorale.”
Secondo Emma Smith, Joseph usò anche una pietra del veggente marrone, durante il processo di traduzione.
Secondo David Whitmer, uno dei tre testimoni del Libro di Mormon, Joseph diede la pietra marrone a Oliver Cowdery al termine del processo. La vedova di Oliver, Elizabeth Ann Whitmer Cowdery, diede la pietra a Phineas Young, il fratello di Brigham Young, il quale la donò in seguito alla Chiesa.
Nel 2015, come parte del progetto dei “Joseph Smith Papers”, la Chiesa ha pubblicato le prime foto di questa pietra del veggente marrone.
Alcune fonti suggeriscono che Joseph Smith potrebbe aver posseduto altre pietre del veggente. Un abitante di Palmyra, Pomeroy Tucker, riportò che Joseph possedeva una pietra del veggente che aveva un “aspetto come se fosse di vetro, seppur biancastra ed opaca, quasi come fosse quarzo”.
Anche se alcuni studiosi sostengono che Joseph utilizzò le pietre del veggente solo all’inizio del suo lavoro, ci sono prove che le usò lungo tutto il suo ministero profetico.
Wilford Woodruff scrisse che nel 1841 Joseph Smith gli mostrò una pietra del veggente. Ecco le sue parole:
“Ho avuto il privilegio di vedere per la prima volta in vita mia l’Urim & Thummim”.
Sembra che Joseph abbia usato il termine “Urim e Thummim” per descrivere ogni strumento utilizzato per ricevere rivelazione divina.
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Le donne ebbero un ruolo importante nel processo di traduzione.
Anche le donne ebbero un ruolo importante nel processo di traduzione. Secondo Joseph Knight Senior, un conoscente di lunga data del Profeta, durante un incontro tra Joseph e l’angelo Moroni del settembre 1826, l’angelo gli disse che avrebbe potuto ricevere il Libro di Mormon l’anno seguente “se avesse portato la persona giusta con lui”.
Secondo Knight, Joseph “guardò dentro alla sua sfera [la pietra del veggente] e scoprì che questa era Emma Hale, la figlia del vecchio signor Hale dalla Pennsylvania”.
Quando Joseph arrivò alla collina di Cumora l’anno successivo, Emma lo accompagnò ed aspettò nel carro ai piedi della collina mentre egli incontrava l’angelo. Emma funse da scrivano durante parte della traduzione. In seguito ella ricordò:
“Quando mio marito stava traducendo il Libro di Mormon, io trascrissi parte di esso, man mano che mi dettava ogni frase, parola per parola”.
Emma inoltre raccomandò a Joseph di andare a Palmyra per cercare il manoscritto perduto, anche se aveva appena perso il loro primo figlio e quasi perso la vita durante il parto.
Anche se i tre e gli otto testimoni scelti per il Libro di Mormon erano uomini, una tradizione all’interno della famiglia Whitmer aggiunge Mary Musselman Whitmer, la matrona della famiglia, come testimone ufficioso del Libro di Mormon.
Secondo diversi membri della famiglia Whitmer infatti, seppur non riportata tra i testimoni ufficiali, le tavole furono mostrate anche a Mary Whitmer (1778-1856).
Questa storia risale ad un’intervista a David Whitmer del 1878 da parte di Orson Pratt e Joseph F. Smith.
Sembra che, mentre la traduzione si avviava al termine in casa sua, Mary Whitmer iniziò ad essere sopraffatta dal carico di lavoro necessario a prendersi cura della sua famiglia e dei suoi ospiti.
Durante il tragitto per andare a mungere le sue mucche, incontrò un “uomo anziano” che le disse, con un tono calmo e amichevole:
“Sei stata davvero fedele e diligente nelle tue fatiche, ma ora sei stanca a causa del carico sempre maggiore, è necessario quindi che tu riceva una testimonianza così che la tua fede possa rafforzarsi”.
Secondo un altro racconto di John C. Whitmer, l’estraneo quindi “aprì la sua sacca e le mostrò delle tavole, le quali corrispondevano in dimensioni ed aspetto alla descrizione data in seguito dai testimoni del Libro di Mormon… egli le disse di essere paziente e fedele nel sopportare le sue fatiche per ancora un po’ di tempo”.
Secondo John C. Whitmer, Mary era “una forte credente nel Libro di Mormon fino al giorno della sua morte”.
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Alcuni credono che la moglie di Martin Harris bruciò le 116 pagine perdute del Libro di Lehi.
Uno degli episodi più drammatici nella storia della traduzione del Libro di Mormon è la storia del manoscritto perduto.
Quando il Libro di Mormon venne stampato per la prima volta nel 1830, includeva una prefazione scritta da Joseph Smith in cui egli parlava di “centosedici pagine, dalle quali ho preso il Libro di Lehi” che “qualcuno o più persone mi hanno rubato e tenuto nascoste, nonostante i miei più grandi sforzi per recuperarle”.
Anche se i dettagli riguardo il coinvolgimento di Martin Harris e sua moglie, Lucy, sono diffusamente conosciuti tra i membri, la domanda rimane, cosa è successo al manoscritto perduto?
Anche oggi la risposta è sconosciuta. Secondo Lucy Mack Smith, quando Martin Harris arrivò a casa a Palmyra, sua moglie Lucy “sembrava molto compiaciuta di ciò che aveva sentito ed entrò nello spirito della cosa così tanto che permise a suo marito di custodire il manoscritto in un cassetto nel quale mai lui aveva potuto guardare”.
Pochi giorni dopo Martin ruppe il lucchetto per poter mostrare il manoscritto ad un amico. Lucy Mack Smith, la madre di Joseph Smith, credeva che tale azione avesse fatto infuriare Lucy Harris al punto che lei rubò il manoscritto e lo nascose al marito.
Anche se Lucy Harris effettivamente avesse preso il manoscritto, ciò che ne fece in seguito rimane un mistero. Anni dopo l’incidente, a Palmyra, girarono delle voci che Lucy potrebbe aver distrutto il manoscritto.
Un abitante della città riportò delle voci secondo cui avevano sentito Lucy Harris “dire che aveva bruciato quei documenti. Sembrava parecchio infuriata.”
E poi “Dice che li ha bruciati. Non c’era dubbio, l’aveva fatto. Non li hanno più trovati; non sono più venuti alla luce”.
Un altro ex abitante dichiarò che Lucy Harris rubò il manoscritto e lo passò ad un “certo Dr. Seymour” per chissà quale scopo. Il destino finale del manoscritto perduto rimane un mistero.
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In un certo modo, la pubblicazione del Libro di Mormon è stata miracolosa tanto quanto la sua traduzione.
Joseph Smith si mise d’accordo con Egbert B. Grandin, uno stampatore, rivenditore ed editore di Palmyra per il Wayne Sentinel, per stampare il manoscritto del Libro di Mormon.
Inizialmente Grandin si rifiutò, “in quanto convinto che l’intera cosa fosse una perfida messinscena ed una truffa per raggirare il Signor [Martin] Harris”.
Joseph ricevette la stessa risposta dopo aver parlato con Thurlow Weed, ex editore del Rochester Daily Telegraph ed editore del Rochester Anti-Masonic Enquirer.
Joseph e Martin Harris allora chiesero aiuto a Elihu F. Marshall, un editore di Rochester, New York. Sebbene Marshall accettò di pubblicare il manoscritto, chiese una cifra esorbitante come prezzo.
Grandin in seguito tornò sui suoi passi dopo essersi “consigliato con diversi vicini onesti e discreti”, i quali lo rassicurarono che il suo coinvolgimento con il libro sarebbe stato puramente una questione di affari.
Convinto che Martin Harris avrebbe tenuto fede al loro contratto, un sollevato Grandin ricominciò a stampare il Libro di Mormon.
Il 19 marzo 1803, sul Wayne Sentinel, Grandin annunciò: “Il ‘Libro di Mormon’ sarà in vendita a partire da settimana prossima”. Il 26 marzo 1830 pubblicò l’annuncio:
“Prima vendita al pubblico del Libro di Mormon: la suddetta opera, di circa 600 pagine, dodicesimo di larghezza, è ora in vendita, all’ingrosso e al dettaglio, nella libreria di Palmyra, di E. B. Grandin”.
Il prezzo del Libro di Mormon era l’equivalente dello stipendio di due giorni per un lavoratore adulto. Questo variava da 1,25 a 1,75 dollari a copia.
Joseph Smith non era a Palmyra quando Martin Harris diede la prima copia stampata del Libro di Mormon a suo fratello Emer Harris il 26 marzo 1830.
Arrivò in città alcuni giorni dopo e fu sorpreso di vedere Martin Harris che attraversava la strada davanti a lui con “un mucchio di Libri di Mormon”.
Martin lo salutò dicendo: “I Libri non venderanno perché nessuno li vuole”. Ma Joseph gli rispose: “Credo che venderanno parecchio invece”.
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Ci volle del tempo ai membri della Chiesa per accettare pienamente il Libro di Mormon come fonte di dottrina.
Quasi immediatamente dopo la sua pubblicazione, il Libro di Mormon cominciò a compiere miracoli nel cuore dei suoi lettori.
I primi membri della Chiesa, che avrebbero avuto un ruolo vitale per il futuro del Mormonismo, come Parley P. Pratt e Brigham Young, trovarono la verità nel libro e si convertirono al nuovo movimento.
Nonostante questo, ci volle del tempo prima che il Libro di Mormon venisse pienamente accettato nella Chiesa come fonte di dottrina, come base per un nuovo impianto dottrinale.
Uno studio sulle prime opere letterarie della Chiesa scoprì che erano presenti 1489 citazioni dalla Bibbia, ma solo 77 dal Libro di Mormon, con una proporzione di 19:1.
Esaminando i discorsi di Joseph Smith tenuti a Nauvoo si nota che contengono 451 riferimenti scritturali contenuti nella Bibbia, ma solo 22 riferimenti dal Libro di Mormon, con una proporzione di 21:1.
Anche nel 20° secolo, il Libro di Mormon veniva citato di rado nelle conferenze generali e non entrò regolarmente a far parte del curricula negli insegnamenti della Chiesa fino agli anni ’60.
Se il successo della portare il Libro di Mormon alla luce non si misura solo nella sua traduzione ma anche in come i membri della Chiesa lo hanno accettato, sarebbe giusto dare il maggior credito a Ezra Taft Benson, presidente della Chiesa dal 1985 al 1993.
Prima che Ezra Taft Benson diventasse presidente, la maggior parte dei Santi degli Ultimi Giorni non aveva idea di essere colpevole di non usare a sufficienza il Libro di Mormon nei loro studi.
Lo storico Grant Underwood ha analizzato le prime opere letterarie dei Santi degli Ultimi Giorni e ha scoperto che il Libro di Mormon veniva citato molto meno di frequente rispetto alla Bibbia.
Richard Galbraith ha analizzato i riferimenti scritturali contenuti, il dodici percento di tutti questi provenivano dal Loro di Mormon. Durante la sua prima conferenza come presidente, nell’aprile 1986, Presidente Benson citò un versetto da Dottrina e Alleanze:
“E in passato le vostre menti sono state oscurate a causa dell’incredulità e perché avete trattato con leggerezza le cose che avete ricevuto. Vanità e incredulità che hanno portato la chiesa intera sotto condanna” (D&A 84:54-55).
Egli parlò quindi di una credenza diffusa da lungo tempo secondo cui la Chiesa fosse sotto condanna per aver trattato con leggerezza il Libro di Mormon. Dopodiché dichiarò con forza:
“Il Signore ispirò il Suo servo Lorenzo Snow a sottolineare il principio della decima per redimere la Chiesa dalla schiavitù economica […] Oggi il Signore ha rivelato che è necessario sottolineare nuovamente l’importanza del Libro di Mormon per far sì che la Chiesa e tutti i figli di Sion possano uscire da sotto condanna. Per evitare il flagello ed il giudizio”.
E ancora: “Il Libro di Mormon non è stato, e non è ancora, al centro del nostro studio individuale, degli insegnamenti impartiti in famiglia, della predicazione e del lavoro missionario. Dobbiamo pentirci di questa mancanza”.
Al funerale di Presidente Benson, Anziano Howard W. Hunter dichiarò: “Nessun Presidente della Chiesa sin dai tempi di Joseph Smith stesso ha fatto di più per insegnare le verità del Libro di Mormon, per renderlo uno strumento di studio quotidiano per ogni membro della Chiesa, per ‘inondare la terra’ con la sua distribuzione”.
Ciò che meglio descrive i nove anni di presidenza di Benson (dal 1985 al 1994) è stata la sua visione di elevare l’importanza del Libro di Mormon nelle vite dei Santi degli Ultimi Giorni.
Sei anni dopo la sua morte, il Libro di Mormon aveva ottenuto chiaramente “un ruolo centrale nella considerazione e nello studio scritturale dei Santi degli Ultimi Giorni.
Le congregazioni, il Sistema Educativo della Chiesa, gli individui e le famiglie, si erano focalizzati sul Libro di Mormon con un entusiasmo mai visto in precedenza”.
L’inondazione scritturale prefigurata da Presidente Benson si realizzò di lì a breve. Nel 2003 Book Magazine nominò il Libro di Mormon tra i “20 Libri Che Hanno Cambiato L’America”.
L’editore di Book Magazine Jerome Kramer ha scritto: “Questo libro fornisce l’impianto teologico per una delle religioni più vibranti al mondo”.
Questo articolo è stato originariamente scritto da [nome dell’autore] ed è stato pubblicato su ldsliving.com, intitolato 5 Things You Might Not Know About the Coming Forth of the Book of Mormon. Italiano ©2017 LDS Living, A Division of Deseret Book Company | English ©2017 LDS Living, A Division of Deseret Book Company.
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