In Matteo 13:4-8 leggiamo la parabola del seminatore:

Ecco, il seminatore uscì a seminare. E mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; gli uccelli vennero e la mangiarono.

E un’altra cadde ne’ luoghi rocciosi ove non avea molta terra; e subito spuntò, perché non avea terreno profondo;

ma, levatosi il sole, fu riarsa; e perché non avea radice, si seccò.

E un’altra cadde sulle spine; e le spine crebbero e l’affogarono.

E un’altra cadde nella buona terra e portò frutto, dando qual cento, qual sessanta, qual trenta per uno.

Chi ha orecchi da udire oda.

Il significato della parabola del seminatore

Questa è una delle prime parabole che Gesù insegnò ai suoi discepoli. Gesù aveva sempre parlato in modo chiaro e diretto dei principi e delle dottrine della Sua legge superiore: il Vangelo.

Quello delle parabole fu un “nuovo” metodo di insegnamento, che lasciò molte persone, tra cui i Suoi discepoli, stupite. Questi ultimi, infatti, non furono immediatamente in grado di capire cosa il Maestro intendeva insegnare mediante questa storia.

Nei versetti successivi Egli spiega:

Tutte le volte che uno ode la parola del Regno e non la intende, viene il maligno e porta via quel ch’è stato seminato nel cuore di lui: questi è colui che ha ricevuto la semenza lungo la strada.

E quegli che ha ricevuto la semenza in luoghi rocciosi, è colui che ode la Parola e subito la riceve con allegrezza;

però non ha radice in sé, ma è di corta durata; e quando venga tribolazione o persecuzione a cagion della Parola, è subito scandalizzato.

E quegli che ha ricevuto la semenza fra le spine, è colui che ode la Parola; poi le cure mondane e l’inganno delle ricchezze affogano la Parola, e così riesce infruttuosa.

Ma quei che ha ricevuto la semenza in buona terra, è colui che ode la Parola e l’intende; che porta del frutto e rende l’uno il cento, l’altro il sessanta e l’altro il trenta. (Matteo 13:19-23)

L’elemento principale della storia è il terreno, e il suo livello di preparazione a ricevere il seme. È da notare come il seme fosse lo stesso, a prescindere dal tipo di terreno, buono o cattivo, roccioso o infestato di spine, sul quale sarebbe finito.

In antichità, la semina avveniva in questo modo: il contadino gettava manciate di semi di grano contro il vento, per assicurarsi che la dispersione avvenisse in modo capillare.

I vari tipi di terreno

I campi della Galilea erano attraversati da sentieri, calpestati con fatica da uomini e bestie. Anche se il seme fosse caduto su questi terreni, non sarebbe potuto crescere; gli uccelli avrebbero mangiato i chicchi vivi che giacevano senza radici, mentre altri sarebbero stati schiacciati e calpestati.

Così è per il seme della verità che cade sul cuore indurito; di solito non può attecchire e Satana, come un corvo predatore, lo porta via, per evitare che un granello trovi una fessura nel terreno calpestato, mandi giù la sua radice e possa svilupparsi.

Il seme che cade in un terreno poco profondo come quello roccioso, può attecchire e fiorire per una breve stagione; ma quando le piccole radici raggiungono lo stato impenetrabile, si seccano e la pianta appassisce e muore.

Così è per l’uomo la cui testimonianza è solo superficiale, la cui energia cessa quando si incontrano ostacoli o si scontra con l’opposizione; anche se manifesta entusiasmo per un certo periodo, le difficoltà e le prove della vita lo scoraggiano e lo fanno allontanare dal sentiero dell’alleanza.

Il grano seminato dove abbondano le spine e i cardi viene presto soffocato da questi ultimi; così è anche il cuore dell’uomo, che si concentra sulle ricchezze e i piaceri della vita. Pur avendo ricevuto il seme vivo del Vangelo, non produrrà un buon raccolto, ma piuttosto un groviglio di erbacce nocive.

Tuttavia, l’abbondante quantità di cardi e spine, dimostra quanto sarebbe stato capace quel terreno di produrre buon frutto, se solo non ci fossero state le erbacce ingombranti.

Il seme che cade in un buon terreno profondo, libero da erbacce e preparato per la semina, mette radici e cresce; il calore del sole non lo brucia, ma lo rende più robusto; matura e rende al mietitore secondo la ricchezza del terreno, alcuni campi producono trenta, altri sessanta e alcuni addirittura cento volte il grano seminato.

Vari livelli di ricettività spirituale 

Osservate come la sequenza dei tipi di terreno segua un ordine crescente di fertilità:

  1. il sentiero che si snoda lungo la strada, sul quale nessun seme può attecchire o crescere;
  2. il sottile strato di terra che ricopre un letto di roccia impenetrabile, dove il seme può germogliare ma non può mai mettere radici e maturare;
  3. il campo infestato dalle erbacce, in grado di produrre un ricco raccolto se non fosse per la giungla di cardi e spine; e
  4. il terreno pulito, ricettivo e fertile.

Tuttavia, anche i terreni classificati come buoni hanno diversi gradi di produttività, con un incremento di trenta, sessanta o addirittura cento volte tanto.

Nella parabola del seminatore, che racconta di una realtà che i discepoli conoscevano bene, quella della semina del grano appunto, il Maestro ha voluto descrivere i diversi gradi di ricettività spirituale che ogni persona può possedere in diversi momenti della propria vita.

Egli, tuttavia, non ha specificato che ogni tipo di terreno non possa essere lavorato e nel tempo incrementare il proprio livello di fertilità. Allo stesso modo, anche se una persona viene a contatto con il messaggio del Vangelo in un momento in cui non è pronto ad accettarlo, non significa che il suo cuore non possa cambiare e farlo in futuro.