Il bullismo può essere definito in molti modi diversi. Una definizione del dizionario standard, della parola “bullo”, è: “l’uso della forza superiore o influenza per intimidire (qualcuno), in genere per forzarlo a fare ciò che si vuole.”
Sinonimi per il verbo “fare il bullo” sono: perseguitare, opprimere , tiranneggiare, intimidire, molestare, tormentare e spaventare.
E’ interessante notare che il Regno Unito non ha alcuna definizione giuridica di mobbing, mentre negli Stati Uniti alcuni stati hanno leggi severe che regolano la prepotenza altrui.
Normalmente, quando tale argomento viene discusso, riguarda gli incidenti occorsi tra gli studenti delle scuole. Purtroppo, il campus della scuola non è l’unico posto in cui si verifica il bullismo. Esso può avvenire anche tra i giovani della Chiesa.
Far sentire emarginati tra pari
Le azioni dei bulli, che possono essere classificate in quattro tipi diversi: verbali, sociali, fisici e informatici – sono un problema serio, soprattutto tra i giovani.
Esse possono variare da un semplice bullismo uno-contro-uno, ad un bullismo più complesso, che il bullismo primario, in cui ci sono altre persone ad assistere alle attività di bullismo.
Secondo il sito web stopbullying.gov, al fine di essere preso in considerazione come comportamento aggressivo e bullismo, esso deve includere:
- Squilibrio di potere: i ragazzi che fanno i bulli, usano il loro potere, come la forza fisica, l’accesso alle informazioni imbarazzanti o la popolarità, per controllare o danneggiare gli altri.
- Ripetizione: i comportamenti di bullismo devono accadere più di una volta o devono avere il potenziale per accadere più di una volta.
Gli “obiettivi” o le “vittime” del bullismo si sentono spesso inferiori ai loro coetanei. Sono i destinatari di ingiustificate minacce (comprese le minacce cyber), oggetti di voci maliziose, oggetti di abuso fisico o verbale (che include anche commenti sessuali inappropriati) e vengono volutamente esclusi da alcuni gruppi.
Quando il presunto rifugio sicuro, non fa più sentire così al sicuro
Molte persone pensano alla chiesa come ad un posto sicuro, dove è possibile tenere i bambini al riparo dalle insidie del mondo.
Nella mente della maggior parte delle persone, la chiesa è l’ultimo posto dove ci si aspetta che chiunque possa essere vittima di bullismo, ma, invece, può capitare.
Nel Living Magazine (rivista SUG) del 28 Agosto 2014, l’articolo intitolato “La triste verità del bullismo nella chiesa”, racconta l’episodio di Kelsey Berteaux, una giovane ragazza adolescente che aveva deciso di suicidarsi, gettandosi dal tetto della sua casa, perché vittima di bullismo da parte dei giovani del suo rione.
Nell’articolo, Judy Wells, la madre della giovane ragazza adolescente, ricorda gli eventi che hanno portato la figlia a volersi suicidare:
“Le ragazze hanno preso il suo diario e l’hanno letto, quando lei lo ha lasciato sulla sedia, per andare in biblioteca a prendere il Libro di Mormon.
Poi, quando ella è rientrata, loro hanno iniziato a citarne dei passi”. Ha dichiarato, inoltre, che questa è stata solo una delle cento cose che quei giovani uomini e quelle giovani donne hanno fatto. Ha continuato:
“Quando lei [sua figlia] andava a sedersi accanto ad alcune ragazze, esse si alzavano e creavano una nuova distanza, per lasciarla seduta da sola.
Hanno inventato falsi rapporti fisici che lei poteva aver avuto con i ragazzi e la prendevano in giro su questo, lasciando delle note scritte sulle lavagne in classe, così che altri le leggessero.
L’hanno molestata anche al di fuori della chiesa, chiamandola per prendere in prestito delle attrezzature per una festa a cui lei non era stata invitata e, più tardi, chiamando ancora per dirle quanto fossero felici che ella non era andata alla riunione con loro.
Fortunatamente, la signora Wells è stata in grado di parlare con sua figlia, mentre era sul tetto, ma si sente persa quando pensa a quali potranno essere i prossimi passi nel tentativo di aiutare sua figlia, che è così sconvolta.
I bambini e gli effetti dannosi del bullismo
I bambini possono prevaricare gli altri, essere vittime di bullismo o essere testimoni di qualcun altro che diventa vittima di bullismo.
Spesso i bambini coinvolti, possono giocare più ruoli, nelle situazioni di bullismo: essi stessi possono essere gli obiettivi del bullismo da parte di altri, oppure possono essere testimoni di altri bambini innocenti, vittime di bullismo.
Secondo il sito web stopbullying.gov:
I bambini giocano un ruolo nel bullismo che non è limitato a coloro che fanno i bulli e agli altri che sono vittime di bullismo.
Alcuni ricercatori parlano del “cerchio del bullismo” per definire sia quelli che sono direttamente coinvolti nel bullismo attivamente o passivamente, che coloro che assistono o difendono il comportamento contro di esso.
Anche se un bambino non è direttamente coinvolto nel bullismo, può esserne influenzato sul comportamento.
Essere testimone di determinate azioni, può influenzare anche il bambino, quindi è importante che essi imparano cosa sta accadendo, quando assistono ad episodi di bullismo.
La maggior parte dei bambini gioca più di un rullo nel bullismo, nel corso del tempo.
In alcuni casi, possono essere direttamente coinvolti nel bullismo, come quello in cui si compiono azioni di bullismo su altri, o possono essere vittime del bullismo e in altri casi essere testimoni, oppure assistere o difendere le vittime.
Ogni situazione è diversa. Alcuni bambini sono sia vittime di bullismo, che bulli a loro volta. E’ importante notare che i bambini giocano più ruoli, perché:
- Coloro che sono sia vittime di bullismo che bulli, possono essere maggiormente a rischio di esiti negativi, come la depressione o pensieri suicidi.
- Si evidenzia la necessità di coinvolgere tutti i bambini in attività di prevenzione, non solo quelli che è noto sono direttamente coinvolti
Affrontare la questione del bullismo nella Chiesa
La signora Wells ha finalmente ottenuto di spostare sua figlia e farle frequentare un rione diverso, in un posto diverso, nello sforzo di tenere lontano i giovani che la stavano molestando.
Purtroppo, non tutti i genitori che hanno il figlio o la figlia che sono vittime di mobbing, in Chiesa, sono in grado di frequentare un rione o un palo diverso.
Un articolo su Living.com fa l’elenco di alcuni modi, suggeriti dagli esperti, che possono essere utilizzati per riconoscere, prevenire e correggere il bullismo in un ambiente come quello della chiesa.
Clark Burbidge, autore della serie per giovani, I giganti della Terra, ha commentato che “a causa dell’impostazione generale, del valore e dell’ambiente di sostegno più positivo di una chiesa, il bullismo può giocare in più modi.
Lo possiamo vedere nel comportamento esclusivo o consortile. Può anche comprendere affermazioni offensive o svalutanti”.
L’articolo suggerisce che anche un’altra forma di bullismo nella Chiesa si trova spesso negli scherzi su giovani ignari, giocati durante le varie attività per i giovani. Judy Wells, adesso avvocato contro il bullismo, ha fatto la seguente osservazione:
Hanno avuto modo di divertirsi là fuori, giusto? Ci deve essere una qualche sorta di divertimento. Per loro, bloccare una ragazza nelle latrine, al campo delle ragazze, va bene. E’ un po’ strano.
Lei è bloccata in una latrina puzzolente e non può uscire fino a quando qualcuno non arriva e non la libera.
Ma lei, però, dice: “Non è divertente”. Come qualcuno sperimenta, uno scherzo “innocuo” può, invece, creare disagi emotivi che durano per il resto della propria vita.
Burbidge suggerisce anche che il processo di dissuadere dal comportamento del bullismo inizia in casa.
I genitori hanno l’obbligo di dover insegnare ai loro figli la differenza tra il bene e il male e far capire loro che il bullismo rientra proprio in quei comportamenti che non vanno bene.
Egli suggerisce che il comportamento del bullismo può essere eliminato, se le famiglie cercano di creare un ambiente amorevole, pieno di fede, in cui far crescere i figli.
Il terapeuta familiare, dottor Jonathan Swinton, raccomanda che a livello di rione, il bullismo può essere dissuaso tramite un comportamento ulteriore.
Ha detto che bisogna “Celebrare la diversità e le differenze, non esprimere giudizi e avere una sensazione di amore per tutti i figli di Dio”.
Se più persone apprezzano le dottrine che dicono che Dio “ha tratto da solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitino sulla terra’ (Atti 17:26), e che ‘’non rifiuta nessuno che venga a Lui, bianco e nero, schiavo o libero, maschio e femmina; e tutti sono uguali dinanzi a Dio” (2 Nefi 26:33), il comportamento corretto verrà seguito più facilmente.
Basta insegnare ai bambini che essere belli non sarà sufficiente, se in realtà non vedono tutti come loro fratelli e sorelle.
Se davvero capiscono che gli altri sono loro fratelli o sorella, essi faranno quello che possono per mostrare meglio il loro amore verso tutti coloro che sono diversi.
Sostiene, inoltre, Wells che i vescovi e gli altri dirigenti della Chiesa hanno bisogno di impegnarsi attivamente nella risoluzione dei problemi di bullismo che possono esserci nei loro rioni o rami.
Ella afferma che i leader dovrebbero immediatamente avvisare i genitori di qualsiasi bambino che è coinvolto nel bullismo, così che essi sono a conoscenza del comportamento dei propri figli verso gli altri, durante le attività della chiesa.
Burbidge ha, inoltre, commentato dicendo che i dirigenti dovrebbero rispondere a questi tipi di situazioni “in un modo che entrambe le parti abbiano supporto, proteggendo la persona mirata e correggendo, ma rispondendo in modo amorevole, la persona responsabile del bullismo.
Questo può includere la consulenza con entrambe le parti e con i loro genitori, per fornire un rinforzo positivo e una guida, in modo che possano essere sviluppati dei comportamenti alternativi che andranno a sostituire quelli distruttivi”.
Ogni membro può avere un ruolo attivo nel garantire che questo tipo di comportamento non avvenga nel suo rione o ramo, praticando la carità – il puro amore di Cristo – verso i propri fratelli e sorelle.
Deve essere fatto ogni sforzo, per far sentire tutti a proprio agio, benvenuti e parte della famiglia della Chiesa. Ogni membro dovrebbe fare lo sforzo di essere il primo ad offrire la mano tesa dell’amicizia.
Una persona può differire a causa della razza, della cultura o della lingua e non può essere conosciuto per nome, ma ancora, essa è comunque nota, per noi, per essere nostro fratello o nostra sorella sorella.
Quando queste pratiche verranno inserite all’interno del nostro comportamento, non ci saranno estranei, in Sion, e la politica negativa del comportamento del bullismo cesserà di esistere.
Io ho trent’anni e dopo aver confidato dei problemi personali ai missionari, cominciato a ricevere battute indirette e poco gradevoli dagli stessi missionari