Che legame c’è tra “Le cronache di Narnia”, un discorso di Presidente Monson del 2011 e la responsabilità che abbiamo come discepoli del Salvatore di condividere il Vangelo? Che C. S. Lewis fosse uno dei più grandi scrittori Cristiani del ‘900 non era un mistero.

Numerose volte è stato citato da altrettante numerose autorità generali durante i loro discorsi alle conferenze. Ma le similitudini con i principi del Vangelo che è possibile riscontrare tra le pagine della saga più famosa dell’autore vi sorprenderanno. 

Aslan come allegoria di Gesù

Aslan come allegoria di Gesù

Devo ammettere che la mia passione per questa saga è piuttosto recente, dato che mi è capitato di vedere tutti e tre i film soltanto un paio di anni fa. Sono rimasta così meravigliata dai film che ho deciso di comprare i libri e leggere la serie completa. In particolare, ho sviluppato una passione speciale per Aslan, il leone. 

Come non notare il parallelismo tra quest’ultimo e la figura di Gesù? Aslan possiede una natura regale e umile allo stesso tempo; è coraggioso e protettivo; cammina al fianco dei suoi protetti anche quando non è possibile vederlo, ma è sempre pronto a palesarsi quando la situazione lo richiede.

Anche lui viene sacrificato—sebbene su un altare di pietra—per soddisfare le richieste della malvagia strega bianca, per poi risorgere tre giorni dopo. Il collegamento è più che palese.

Uno dei passaggi che più mi ha colpito in assoluto è tratto dal 4° libro della serie (o il secondo dei film), “Il Principe Caspian”. I quattro fratelli Pevensie (Peter, Susan, Edward e Lucy) devono raggiungere il prima possibile la casa di Aslan (a Cair Paravel), per andare in soccorso del principe Caspian e sconfiggere gli uomini di Miraz, malvagio re degli umani che ha preso possesso di Narnia. 

Da tempo, infatti, nella magica terra incantata gli animali hanno smesso di parlare, gli alberi hanno smesso di danzare e cantare, e tutte le creature magiche vivono nascoste nel terrore.

Dopo una serie di scarpinate estenuanti tra monti, vallate, fitti boschi e così via, il gruppo di fratelli, accompagnati da un nano spadaccino, si ferma per un meritato riposo. Nel cuore della notte, Lucy sente una voce che la chiama provenire dal bosco davanti a lei. È la voce di Aslan.

Osate stare soli

Osate stare soli

Il giorno prima, la piccola dei Pevensie aveva già visto il leone, che le aveva indicato la strada da intraprendere per arrivare più velocemente a destinazione. Purtroppo, essendo stata l’unica a vederlo, nessuno aveva voluto darle ascolto. Il gruppo aveva così proseguito il viaggio guidato da Peter, ma si era ritrovato costretto a fare marcia indietro.

Stavolta, però, Lucy si trova faccia a faccia con il leone, e dopo gli affettuosi convenevoli, il magnanimo animale la riprende, facendole capire che, nonostante gli altri non avessero voluto crederle, lei avrebbe comunque dovuto seguirlo. 

“Come potevo abbandonare gli altri e venire da sola?” esclama Lucy. Ma lei stessa riconosce: “Sì, avrei potuto e non sarei stata da sola, perché tu saresti stato con me”. A quanti di noi è mai capitato di sentirsi così? Quante volte, pur sapendo ciò che era giusto fare, abbiamo preferito seguire il resto del gruppo, che nostro malgrado non ci ha voluto dare ascolto? 

Il presidente Thomas S. Monson  una volta disse: “Osate essere santi degli ultimi giorni, osate stare da soli!”. Seguire le orme del Salvatore non sarà sempre la cosa più “popolare” da fare. Talvolta gli altri non ci crederanno o daranno ascolto, per il semplice fatto che non riescono a “vedere”, quantomeno non ancora.

Talvolta dovremo fidarci di quello che sappiamo e prendere la nostra strada, con la consapevolezza che, anche se saremo da soli, in realtà non saremo da soli. Il nostro “leone” camminerà sempre al nostro fianco, pronto a palesarsi al momento giusto. 

Aslan invita Lucy a ribadire al gruppo di averlo visto e di sapere quale sia la strada migliore da percorrere. Anche stavolta i suoi compagni di viaggio stentano a crederle, ma grazie al sostegno del fratello Edward, si decidono a fare ciò che dice la piccola.

Lei è l’unica che può vederlo. I cinque seguono Lucy ancora increduli attraverso scarpate, alberi e fossi, quando finalmente Aslan si manifesta all’intero gruppo. Tutti rimangono meravigliati, ma chi mi colpisce di più in questo passaggio è la sorella maggiore, Susan. 

Osate seguire ciò che sapete essere giusto

Osate seguire ciò che sapete essere giusto

Quest’ultima confessa a Lucy che già dalla sera prima aveva quasi creduto alla storia della sorellina. Aveva avuto come “una sensazione dentro”, e si rammarica: “se solo l’avessi ascoltata!”. Molto spesso ci capita di sentire lo Spirito, magari un suggerimento che ci spinge a fare qualcosa, o che ci trattiene dal fare qualcosa.

Ma la nostra razionalità e il nostro scetticismo ci spingono a silenziare questa voce e credere di non averla mai sentita, rinnegando le nostre sensazioni. Proprio come un padre o un fratello amorevole, Aslan rincuora la ragazza: “Piccola cara, tu hai ascoltato le tue paure.

Ora dimenticale, lascia che ti abbracci; ecco il coraggio è tornato?” – “ un poco, Aslan”. 

Proprio come Susan, anche noi ci facciamo frenare dalle nostre paure, semplicemente perché preferiamo credere di più a quello che vediamo e meno a quello che “sentiamo” e sappiamo essere vero.

Ma proprio come Aslan, il nostro Salvatore è sempre pronto a perdonarci e a scacciare via ogni nostro timore. Tutto ciò che dobbiamo fare è abbandonare ogni nostra paura ai suoi piedi, permettergli di stringerci tra le sue grandi zampe protettive, e renderci dei valorosi e indomiti combattenti, proprio come alla fine accade a Peter, Susan, Edward e Lucy.

Ma come si applica questo alla nostra chiamata di condividere il Vangelo?

“L’amore perfetto scaccia via la paura”

L'amore di dio

Quando ero in missione, parlare con le persone per strada e sui mezzi di trasporto era una delle cose che mi spaventavano di più.

Non perché mi vergognassi della mia testimonianza, ma perché temevo il rifiuto, dimenticando che in quel momento le persone non avrebbero rifiutato me, ma piuttosto il messaggio che portavo e ciò che rappresentavo come missionaria.

Purtroppo, non potevo nascondermi dietro la barriera della lingua, dato che ero stata chiamata a svolgere una missione nel mio paese di provenienza, per cui i momenti in cui non riuscivo a spiccicare una parola mi rendevano molto triste. 

Una mattina, durante il consueto studio delle scritture, mi capitò di leggere Moroni 8:16

“Ecco, io parlo con ardire, avendo autorità da Dio; e non temo ciò che l’uomo può fare, poiché l’amore perfetto scaccia ogni timore.” 

A questo punto starete pensando che, dopo aver letto questo versetto e avere avuto “questa rivelazione”, ogni mio timore sia svanito e abbia cominciato a parlare con chiunque incontrassi per strada o su un bus….

Ovviamente no. Purtroppo per me, quando lessi questo versetto mi sentii ancora più in colpa, perché pensai che il mio amore per Dio non fosse abbastanza “perfetto” da darmi il coraggio di parlare con tutti.

C’è di buono che questo mi portò a impegnarmi di più e fare del mio meglio per lavorare sulla mia stessa fede.

A lungo andare, mi portò ad andare oltre le mie paure e sforzarmi comunque di parlare con le persone anche nelle situazioni più “strane”, regalandomi meravigliose e inaspettate opportunità di condividere il Vangelo.  

Nonostante ciò, fu solo una volta tornata a casa che compresi il reale significato del versetto di Moroni. L’amore perfetto di cui parla, OVVIAMENTE, non è e non può essere il mio.

Il mio amore per qualcuno sarà sempre imperfetto come me, e per Dio sarà sufficiente. L’amore perfetto di cui si parla qui è quello di un PERFETTO e amorevole Padre Celeste che ama TUTTI i Suoi figli in modo incondizionato. Quell’amore che può farci sentire protetti e al sicuro anche quando siamo più vulnerabili. 

Condividere il Vangelo con gioia

Condividere il Vangelo con gioia

Condividere il Vangelo è meraviglioso ed entusiasmante, ma a volte può essere anche “scomodo” o “imbarazzante”, soprattutto quando chi abbiamo difronte potrebbe non comprendere o apprezzare ciò in cui crediamo. 

Tuttavia, come spesso ci ha ricordato il presidente Nelson, quella dell’opera di salvezza è davvero l’opera più grandiosa e importante nella quale saremo mai impegnati. Quindi vale sempre la pena fare un piccolo sforzo.

Non è necessario farlo in modi eclatanti o “bizzarri”. Nessuno si aspetta che ci mettiamo ad un angolo della strada richiamando le folle al pentimento. 

Ciò che di più efficace possiamo fare per condividere il Vangelo è viverlo al meglio delle nostre capacità, e cogliere con coraggio ogni opportunità di spiegare perché viviamo nel modo in cui viviamo.

Altre volte, come in missione, ci verrà chiesto di fare un piccolo sforzo in più, ma possiamo sempre cercare dei modi creativi e naturali per farlo.

Ovviamente, ci saranno altri momenti in cui i nostri migliori sforzi per condividere il Vangelo non saranno accolti di buon grado.

In questi casi, come ha detto presidente Monson, osiamo stare da soli anche quando quello in cui crediamo non ci rende popolari agli occhi degli altri; anche quando questo porterà alcune persone a cui vogliamo bene ad allontanarsi da noi; anche quando non verremo capiti, e ricordiamo che Lui sarà sempre al nostro fianco, proprio come Aslan. 

Quali sono alcuni modi creativi con cui condividete il Vangelo? Fatecelo sapere tra i commenti

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Questo articolo è stato scritto da Ginevra Palumbo.