Come ho imparato ad essere obbediente. Sono cresciuto come figlio di un padre calciatore professionista e di una madre che è stata una modella. E, purtroppo, ho ereditato l’aspetto di mio padre e la capacità atletica di mia madre: ho dovuto imparare che, per raggiungere i miei obiettivi, dovevo lavorare duramente e fare la cosa giusta.

Grazie a questo principio, quando sono partito per la mia missione ho pensato che tutto sarebbe stato facile.

In fondo, quello che dovevo fare era semplicemente essere obbediente. C’era il manuale, le linee guida del presidente della missione e sapevo ogni cosa che dovevo fare per essere perfetto al 100%. Facile.

Essere obbediente

Inoltre, “l’obbedienza è la prima legge del cielo”. Quindi l’obbedienza veniva prima di qualsiasi altra cosa.

Ma, per qualche ragione, una volta arrivato sul campo della missione, il mio piano di obbedire non sembrava funzionare e non andavo d’accordo con i miei compagni.

Non capivo perché fossero frustrati quando mi inginocchiavo davanti alla porta un minuto prima che dovessimo uscire, mentre loro stavano ancora correndo per prepararsi.

Dopo tutto, dovevamo essere obbedienti e uscire in tempo.

Non capivo perché erano frustrati quando accorciavo una lezione perché eravamo in casa dei membri già da un’ora. Dopo tutto, dovevamo essere obbedienti ed andar via in tempo.

Non capivo perché erano frustrati quando non rispondevo in inglese, se mi chiedevano della mia vita e della mia famiglia, mentre stavamo camminando per le strade.

Dopo tutto, dovevamo essere obbedienti e parlare solo russo, per strada.

Il mio scoraggiamento e la mia confusione sono aumentati quando mi è stato mandato un giovane collega che era stressato, incerto nella sua testimonianza e sentiva la mancanza di casa.

Egli ha odiato così tanto il suo periodo con me che, dopo un trasferimento d’emergenza, è andato a casa.

Nonostante i miei sforzi per essere perfettamente obbediente e la mia speranza di vedere le benedizioni che ne derivavano, mi sono sentito un fallimento totale. Tutto il fondamento della mia vita ha cominciato a sbriciolarsi.

Ho cominciato a chiedere – supplicare, in verità – per avere delle risposte da Dio. Ho letto in Matteo 22:36, dove viene chiesto a Cristo: “Qual è il grande comandamento della legge?”

La risposta di Cristo è stata un rimprovero spirituale per la mia fede e la mia giusta ricerca dell’obbedienza:

“Gesù gli disse: amate il Signore vostro Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima e con tutta la mente”.

Avevo familiarità con la Scrittura, ma mi è venuta in mente una domanda: “Aspetta… ma non dovrebbe dire di obbedire?” Ma l’obbedienza non era la Sua risposta.

La risposta di Cristo era l’amore

vivere felice

Tutta la mia vita è cambiata in quel momento. Sì, l’obbedienza è la prima legge, ma l’amore è la legge più grande. Mi sono reso conto che se dovessi scegliere tra l’obbedienza e l’amore, verrei giustificato più facilmente, agendo per amore.

Ho deciso che invece di stare davanti alla porta un minuto prima, avrei aiutato il mio collega a lucidare le scarpe.

Invece di andare via dalle case dei membri dopo un’ora esatta, sarei rimasto per tutto il tempo necessario a far parlare lo Spirito.

Invece di concentrarmi sul parlare russo, mi sarei concentrato nel conoscere i miei compagni.

Grazie a queste decisioni, non ero più focalizzato sul controllo delle mille cose da fare ogni giorno, ma sul momento presente e sul cuore.

I miei compagni erano passati dall’essere persone difficili da conoscere, all’essere i miei migliori amici. I membri erano passati dall’essere una frustrazione all’essere un’ispirazione.

L’obbedienza non è più stata una fonte di stress ed è diventata un modo per mostrare l’amore. Ora, se mai dovessi scegliere tra l’obbedienza e l’amore, sceglierei sempre l’amore.

Perché alla barra del giudizio finale, penso che Dio sarà molto più comprensivo se ho fatto un po’ di ritardo perché mi sono fermato per dimostrare amore a qualcuno. Dopo tutto, Cristo non ha fatto la stessa cosa in 3Nefi 17?

Il mio cuore è stato sollevato e l’opera è diventata una gioia, non una lista di cose da fare. La seconda metà della mia missione ha cominciato ad essere più luminosa.

Ora cerco di valutare le mie azioni e in particolare il mio cuore.

Lavoro per mantenere la mia prospettiva e non essere così preso dalla mia ricerca di un’obbedienza perfetta da dimenticare i motivi di quella obbedienza.

Thomas S. Monson ha riassunto quello che ho compreso anche io, quando ha detto:

“Mai lasciare che un problema da risolvere diventi più importante di una persona da amare” (“Trova la gioia nel viaggio”, Liahona, Ottobre 2008).

Mentre il primo anno di missione è stato probabilmente il peggior anno della mia vita, il secondo è stato uno dei migliori: tutto perché ho imparato questo semplice principio.

Quindi dobbiamo valutare le nostre azioni, ma soprattutto il nostro cuore.

Continuiamo a mantenere la prospettiva ed evitiamo di essere presi dal dover fare tutto per bene, senza mettere in discussione le nostre motivazioni.

Questo articolo è stato originariamente scritto da Zack Oates ed è stato pubblicato su ldsliving.com, intitolato How My Mission Taught Me It’s Possible to Be too Obedient. Italiano ©2017 LDS Living, A Division of Deseret Book Company | English ©2017 LDS Living, A Division of Deseret Book Company