Daniel aveva sempre sognato di servire una missione in Giappone. Affascinato dal posto, aveva iniziato a scoprire la lingua e la cultura giapponese già in tenera età, riuscendo ad ottenere una borsa di studio giapponese in rappresentanza della Nuova Zelanda e così il suo giapponese parlato era migliorato a vista d’occhio.
Così non fu una sorpresa per lui ricevere una chiamata per la Missione Giapponese di Hiroshima, anche se fu comunque “travolgente ed emozionante,” Lui non sapeva che la mafia cambierebbe la sua vita per sempre.
Arrivò nella calura estiva e la ressa caotica della città in cui vivevano era completamente diversa rispetto alla cittadina marittima neozelandese dove era cresciuto Daniel (ora Anziano Hart), eppure lui non avrebbe potuto essere più felice.
Anziano Hart provava un rispetto molto profondo per il suo addestratore (il suo primo collega), Anziano Muraoka, che era nativo del Giappone.
I due missionari lavoravano in un’area più o meno difficile, dove vi erano una manciata di membri della Chiesa e dove la cristianità era ancora generalmente poco accettata.
Anziano Hart era a suo agio con il suo giapponese parlato ed era scrupoloso nel lavorare con i membri locali, e così i due fecero uno “Split” (dove due membri facevano coppia con i missionari per poter coprire per alcune ore delle aree differenti) dandosi poi appuntamento presso la chiesa per l’ora di pranzo.
Dopo una mattinata poco produttiva, Anziano Hart era tornato in cappella ed aveva aspettato Anziano Muraoka e il suo collega.
Dopo svariate telefonate a vuoto, Anziano Hart sentì, in modo viscerale, che qualcosa stava andando per il verso sbagliato; trenta minuti dopo il compagno di Anziano Muraoka arrivò in tutta fretta spiegando che con il suo collega aveva avuto dei problemi; disse ad Anziano Hart di seguirlo e corsero verso un complesso condominiale.
Completamente allo scuro della situazione, Anziano Hart si era trovato a immaginare un’intera gamma di scenari problematici.
Arrivarono al pianterreno di un appartamento abbandonato, la porta era aperta e si poteva vedere, dal corridoio, Anziano Muraoka in ginocchio nel soggiorno.
Anziano Hart si sentì meglio nel vedere che il suo collega non era ferito e così, entrando nell’appartamento chiese: “Anziano Muraoka stai bene?”.
Anziano Muraoka non disse nulla, non mosse nemmeno la testa. Vedendo lo sguardo terrorizzato sul volto del collega, Anziano Hart capì che c’era qualcosa di veramente sbagliato.
Mentre entrava nella stanza, una mano dalla forza straordinaria gli balenò accanto afferrandolo saldamente alla spalla ed obbligandolo a chinarsi accanto al proprio compagno; “Siediti lì!” insistette una voce.
Anziano Hart si inginocchiò a capo chino; tutto si era fatto, all’improvviso, estremamente serio. L’uomo andò verso la porta e i missionari lo sentirono costringere, con le parole e con la forza, i due membri ad andarsene.
L’uomo tornò dagli Anziani inginocchiati, piazzandosi di fronte a loro e togliendosi la camicia.
Anziano Hart lo ha descritto dicendo: “era di stazza intimidente; sembrava un combattente o un body builder, era tappezzato di tatuaggi di dragoni e simboli giapponesi che gli ricoprivano l’intero corpo fino ai polsi e alla base del collo.
Voleva intimidirci e ci stava riuscendo”. L’uomo chiese: “Sapete chi sono? Io sono Takashi!”
CHI è TAKASHI?
Takashi prese uno sgabello e si sedette di fronte a loro; Anziano Hart notò che gli mancava la punta di entrambi i mignoli e questo lo colpì con ancora più forza quando realizzò che Takashi era stato iniziato nella Yakuza, la mafia giapponese, facendogli capire che si trattava di un gruppo potente.
Anziano Hart sapeva che, siccome la mafia aveva le mani in un gran numero di media giapponesi, e siccome operava con più di centomila membri di gang internazionali, era molto improbabile che a quel punto nemmeno la polizia poteva aiutarli.
“La situazione era surreale, eppure non si trattava di un film, ma della vita vera; e loro ci erano capitati proprio nel mezzo.” “Avevo sentito di tutto sulla mafia ed era molto probabile che Takashi avesse fatto cose terribili, forse addirittura ucciso” ha detto Anziano Hart.
Takashi si sedette chinandosi verso di loro, le sue spalle larghe e muscolose e le sue braccia sporgevano, monito minaccioso della sua forza. “Perché siete dei missionari? Perché lo state facendo?”
Anziano Hart rispose con esitazione: “Noi crediamo che il nostro messaggio sia importante e possa aiutare le persone”: anziano Muraoka stava per iniziare ad aggiungere la sua risposta quando, all’improvviso, Takashi urlò: “SILENZIO!”
Takashi iniziò allora a ridere smodatamente: “Siete degli sciocchi, siete entrambi degli sciocchi”, continuando “Le persone come voi sono deboli, le persone che credono in Dio sono deboli. Non mi piacciono le persone deboli, non meritano di essere in vita”.
Takashi prese dei nunchaku (una tipica arma giapponese) dal muro ed iniziò a manovrarli con maestria attorno alla propria testa ed al corpo. “Ho 800 sottoposti, per loro io sono un Dio”; i suoi occhi scuri scrutavano in profondità in quelli di Anziano Hart mentre parlava.
Lanciò i nunchaku sul pavimento calciandoli via e prendendo Anziano Hart per il colletto della camicia; lo spinse nell’enorme patio e li, nel posto d’onore, c’era un’enorme motocicletta verde.
“Sali!” insistette lui. Anziano Hart vi salì con esitazione; “Dai gas!” gli disse mentre lui accendeva il motore; Anziano Hart girò con cautela la maniglia fino a sentire il rombo del motore.
”Di più, di più” gli urlò lui ridendo e forzando la mano di Anziano Hart ancora più avanti e causando così un ruggito ancora più profondo e gutturale da parte della moto.
Tornarono al soggiorno e Anziano Hart riprese la propria posizione inginocchiandosi accanto al proprio collega. Takashi aveva il controllo completo “Voi siete deboli perché avete bisogno di Dio”, disse, “io non mi affido a nessuno al di fuori di me, io sono un Dio. Portate qui il vostro Dio, lo combatterò! Dov’è ora il vostro Dio?”
I missionari non sapevano cosa dire. Paralizzati dalla paura, sottomessi e in ginocchio pregarono silenziosamente in cerca di aiuto. Takashi si alzò e disse: “Se non parlate lo farò io per voi”.
“Corse al suo frigo ‘vecchio stile ’ in metallo e schiantò la propria mano contro la porta; il colpo fu così forte da lasciare un’impronta enorme; anche solo il suono mi fece venire i brividi, sembrava non fosse umano”.
“Potevo letteralmente sentire la mia voce dire nella mia mente ‘è finita, questa è la fine mia e di Anziano Muraoka’; ho pregato nel mio cuore, sperando di essere stato un buon missionario e chiedendo a Dio di prendersi cura della mia famiglia e di benedirla”.
“Fu allora che Anziano Muraoka mi guardò, era come se stesse sorridendo, quasi a dirmi: ‘non importa cosa succede, ci siamo dentro insieme, ti guardo le spalle’”, ci ha raccontato Anziano Hart.
INSEGNAMENTO SULLA MAFIA
I missionari presero la loro fede a due mani e chiesero a Takashi se potevano insegnargli il potere dell’espiazione. “con nostra sorpresa lui accettò e gli insegnammo per ore” ha detto Anziano Hart, le cui ginocchia e schiena erano a quel punto molto doloranti, pur non avendo la possibilità di cambiare posizione.
Takashi accettò che gli insegnassero del loro Dio. “qualcosa cambiò quando parlammo di Gesù Cristo; ancora non ci lasciava andare via, ma era più calmo di prima, si mise in silenzio ed iniziò ad ascoltare” ha detto Anziano Hart.
I missionari gli insegnarono per ore, cercando di tenere calmo il loro rapitore e cercando di mostrargli che avevano uno scopo, un valore ed un forte messaggio. Continuarono a raccontargli della vita di Gesù Cristo in un tentativo di mostrargli che affidarsi a Dio non era debolezza, ma che dava possibilità ed integrità a persone imperfette.
“Alla fine gli abbiamo dato una brochure che lui rovinò e lanciò via, ma questa volta la sua risata era forzata, stava cercando di mantenere il controllo, di continuare ad essere forte, ma sapevamo che era stato toccato dai nostri insegnamenti, eravamo diventati più che semplici giocattoli per lui”.
A quel punto Takashi disse ai missionari che li avrebbe portati a cena; fece una telefonata, chiamò un taxi e si rimise la camicia per uscire.
La porta dell’appartamento si apriva sulla sinistra e la portiera del taxi sulla destra, così formarono una specie di tunnel che portava alla macchina. “non c’era alcuna via d’uscita, nessun modo per sfuggirgli e sapevamo di dover fare ciò che ci diceva”.
Anziano Hart era scettico riguardo al suo invito a cena forzato e sperava che non stessero andando in qualche posto sinistro.
Nel taxi fu chiaro che il tassista era un subordinato di Takashi visto che gli parlava con una forma di giapponese che veniva generalmente riservato ai cani.
Arrivarono ad un ristorante giapponese molto costoso; tutti in quel ristorante erano controllati da Takashi, che diede ordini allo staff appena entrato e subito venne allestita una stanza per lui ed i suoi ospiti missionari.
“Non volevo altro che andarmene via e mettermi a correre, volevo tornare a lavorare ed insegnare” racconta Anziano Hart.
I missionari si sedettero attorno ad un grande tavolo e vennero loro portate carni pregiate; Anziano Hart disse: “non possiamo permetterci tutto questo”.
Takashi non resistette alla tentazione di mostrare agli Anziani il proprio portafogli, che conteneva probabilmente qualcosa come l’equivalente di qualche migliaio di dollari americani in valuta giapponese (Yen). “Mangiate” gli disse.
Takashi ora beveva alcol e il suo comportamento stava tornando aggressivo. Nel lasciare il ristorante Anziano Hart chiese di poter andare in bagno, non perché ne avesse bisogno, semplicemente gli sembrava un buon momento per svignarsela.
Mentre pagava il conto Takashi diede loro il permesso; gli anziani si sentirono meglio sapendo di essere per un momento fuori dalla sua portata.
Anziano Hart sussurrò ad Anziano Muraoka: “hey, andiamo, è la nostra opportunità. Potremmo semplicemente scappare dalla finestra”. Per la prima volta gli Anziani avevano un’opportunità di fuga.
Anziano Muraoka non era molto entusiasta; “se ce ne andiamo ora potrebbe ritrovarci e non saremmo al sicuro, nessun missionario lo sarebbe”.
Anziano Hart si trovò suo malgrado d’accordo, ma si fidava del suo collega e così tornarono insieme da Takashi.
“Voglio vedere la vostra chiesa, portatemici” disse Takashi. Lo stesso taxi arrivò alla porta del ristorante ed uscirono immediatamente.
I missionari non sapevano cosa fare; non potevano dire di no, ma non volevano che Takashi conoscesse l’ubicazione della cappella. Anziano Muraoka guardò Anziano Hart e sapevano di non avere scelta.
Arrivarono all’edificio della chiesa, che era un vecchio centro congressi tradizionale giapponese. Furono sorpresi di vedere Takashi togliersi le scarpe entrando.
Lo condussero nella sala delle riunioni, che era stata rialzata con un pavimento morbido su cui sedersi.
Takashi colse l’occasione per mostrare le sue eccezionali mosse di karate, i suoi salti e le sue piroette. “era incredibilmente bravo, ed inquietantemente forte e preciso, non sapevamo cosa aspettarci”.
Videro un barlume di speranza; Anziano Muraoka si ricordò che la classe di inglese sarebbe iniziata in pochi minuti; membri e simpatizzanti erano per strada ed i missionari non potevano che tenere la lezione. “Takashi, noi ora abbiamo una classe di inglese; dovremmo insegnare e gli studenti stanno per arrivare”.
Takashi insistette per restare, ma alla condizione che i missionari lo avrebbero seguito al suo appartamento dove ci sarebbero state delle donne ad aspettarli.
I ragazzi rifiutarono, ma lui insistette e restò per la classe comunque. “le cose avevano preso una strana piega; sapevamo di non poter andare, ma non sembrava esserci una via d’uscita”.
Gli studenti, una volta arrivati, furono sorpresi di vedere un boss della Yakuza in chiesa. “era un po’ spaventoso ma ho semplicemente insegnato loro come nulla fosse.
Speravo che avere altre persone li lo avrebbe fatto sentire meno potente e che così se ne sarebbe andato”.
Sfortunatamente per i missionari, gli studenti d’inglese alla fine se ne andarono molto in fretta lasciandoli con Takashi che disse: “Vi aspetto alla porta”.
I missionari, ora esausti dalla fatica psicologica della situazione, si chiesero come sarebbero mai riusciti a sfuggire la presa di quell’uomo.
Sistemarono le sedie, pulirono la stanza e, fuori dalla portata di Takashi, si inginocchiarono a pregare. Il loro rapporto non era mai stato così forte di quanto lo era ora la loro unione nel cercare di sfuggire a quest’uomo.
Anziano Hart ha raccontato: “Non potevo crederci, non appena finimmo la preghiera, preparandoci al peggio, Takashi è entrato abbracciandoci entrambi, ha detto: ’Sensei (maestro) Hart, grazie, grazie’ e se ne è andato”.
“Tutto questo mi ha davvero insegnato il potere dell’insegnamento e della preghiera; avevo iniziato la mia missione sentendomi quasi un turista, non pensate male, volevo servire una missione, ma solo in questo momento diventai un vero missionario.
Ho imparato una lezione che mi sembrava essermi stata insegnata direttamente da Dio.
In quel momento compresi più che mai il mio scopo e ciò accese in me una fiducia in Dio che non mi ha mai lasciato. Se non avessimo insegnato per tutte quelle ore, chissà cosa sarebbe accaduto.
Ora so che non importa quanto le cose possano farsi difficili e non importa in che missione ci si trovi nel mondo, i missionari vengono protetti e le loro preghiere trovano risposta da Dio che si prende cura di loro”.
Grazie al cielo Anziano Hart ed Anziano Muraoka non han più avuto contatti da parte di Takashi, che li ha lasciati con una fede più forte nel potere di Dio, fede che li accompagnerà per sempre.
Thomas Swain
Nota: questo articolo ha attirato parecchia attenzione; è una storia incredibile ed alcune persone dubitano della sua verità, ma molte fonti dicono l’opposto, compreso Daniel stesso, che ha lavorato con noi su questo pezzo per svariati giorni.
Nonostante si tratti di una storia pericolosa, i missionari in Giappone tendono ad essere, da sempre, estremamente cauti; questa è un’esperienza estremamente rara.
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