Il futuro della religione organizzata a volte sembra cupo. Secondo il Centro di Ricerche Pew, più di un terzo dei cosiddetti “millennials” non è affiliato a nessuna religione.
Più una persona è giovane, più è probabile che sia “non religiosa”: l’11% della Generazione Silenziosa (nati tra il 1925 ed il 1945), il 17% dei Baby Boomers (nati tra il 1945 ed il 1965) e il 23% della Generazione X (nati tra il 1963 ed il 1978) non rivendicano alcuna religione.
Nonostante questi numeri, i ricercatori continuano a trovare diversi motivi per cui vale la pena far parte di una religione organizzata:
La religione organizzata contribuisce ogni anno al PIL di ogni nazione
L’ex analista del Centro Ricerche Pew, Brian Grim, ha calcolato l’apporto in denaro al PIL statunitense della religione organizzata, utilizzando i rapporti annuali delle organizzazioni e delle scuole religiose del 2014. Il totale è di 1.3 trilioni di dollari.
Non è un numero piccolo: se le religioni organizzate fossero un paese, costituirebbero la quindicesima economia più grande al mondo.
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In un’intervista al The Deseret News, Grim ha affermato che conoscere il valore socio-economico della religione non è necessario per apprezzarne il valore complessivo, ma che “in un’epoca in cui un numero sempre minore di persone viene allevato all’interno di una congregazione religiosa, bisogna anche mostrare una prospettiva più equilibrata sulla fede, che potrebbe passare attraverso le testate giornalistiche.”
Le persone associate ad una religione organizzata specifica hanno maggiori probabilità di essere caritatevoli
Il 65% degli americani affiliati ad una religione fa beneficenza, contro il 56% degli americani che non rivendicano una religione. Potrebbe non essere una differenza enorme, ma è comunque notevole.
Le persone che fanno parte di una religione organizzata vivono più a lungo
Le persone che frequentano una chiesa più di una volta alla settimana, vivono circa sette anni in più rispetto a quelle che non vanno mai in chiesa.
I ricercatori dicono che questo è dovuto al fatto che le persone che frequentano le funzioni religiose hanno maggiori probabilità di essere in buona salute e di avere una rete sociale migliore, rispetto a quelle che non lo fanno.
I figli di genitori religiosi tendono a comportarsi meglio
I genitori e gli insegnanti di 16.000 bambini hanno valutato questi bambini in base al loro autocontrollo, al comportamento, al rispetto per gli altri e al lavoro di squadra.
“I bambini i cui genitori frequentano regolarmente le funzioni religiose e parlano con i loro figli di religione, sono stati valutati sia dai genitori che dagli insegnanti come dotati di un migliore autocontrollo, abilità sociale ed approccio all’apprendimento, rispetto ai bambini con genitori non religiosi”, ha detto Melinda Wenner, su uno studio pubblicato sul sito livescience.com (disponibile in inglese).
La religione organizzata aiuta in modo significativo la salute mentale degli uomini anziani
In uno studio del 2010 sull’effetto della religione sulla salute delle persone anziane, i ricercatori hanno scoperto che gli uomini attivamente coinvolti all’interno di una religione organizzata, hanno una migliore salute mentale.
Gli uomini più anziani che mostrano “un’elevata religiosità organizzativa” hanno meno probabilità di essere depressi e maggiori probabilità di avere un ottimismo ed un’autostima più elevati.
La religione organizzata tende a rendere le persone più felici
Secondo uno studio (realizzato dal forum “Journal of Happiness Studies”), le persone che frequentano regolarmente le funzioni religiose hanno una maggiore probabilità di essere felici.
L’autore Abbott L. Ferriss suggerisce che: “la religione può spiegare quale sia lo scopo della vita e, questo, promuove il benessere.”
L’Oxford University Press ha pubblicato un altro studio, che ha messo in evidenza che le azioni religiose, sia pubbliche che private, “hanno piccole ma durature relazioni positive con la soddisfazione di vita.”
Questo articolo è stato scritto da Ashley Lee e pubblicato sul sito thirdhour.org. Questo articolo è stato tradotto da Cinzia Galasso.
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