Una volta, ricordo di aver letto questa dichiarazione: “Quando non sapete che direzione dare alla vostra vita, volgetela verso il tempio”.
Purtroppo non ricordo dove, né chi ne sia l’autore; ma in quella fase specifica della mia vita che stavo attraversando—il post-missione in cui non si hanno ancora dei piani ben definiti su quello che si vuole fare con il resto della propria esistenza—mi colpì molto e mi diede un senso di conforto e direzione.
Per chiunque sia stato al tempio, questo luogo sacro è sinonimo di pace, guida, conforto, aiuto e tanto altro di buono.
Sono sicura che a molti di noi manca terribilmente; ma in un momento storico come questo, in cui tutti i templi sono chiusi e solo in alcuni casi è possibile farne un uso limitato, come possiamo godere della guida e delle benedizioni del tempio?
Tempi predetti
All’ultimo discorso della Conferenza Generale di aprile 2020, ovvero la prima dall’inizio della pandemia—quando il mondo intero era in piena quarantena— il presidente Russell M. Nelson citò le parole della preghiera dedicatoria del tempio di Salt Lake City, pronunciata dall’allora presidente Wilford Woodruff:
“Quando il Tuo popolo non avrà l’opportunità di entrare in questa casa sacra […] e sarà oppresso e in affanno, circondato da difficoltà […] e volgerà il volto verso questa Tua santa casa e Ti chiederà di liberarlo, di aiutarlo e che il Tuo potere si dispieghi in suo favore, Ti imploriamo di guardare giù dalla Tua dimora sacra con misericordia […] e di ascoltare le sue suppliche.
Oppure quando i figli del Tuo popolo, negli anni a venire, saranno separati, per qualsiasi ragione, da questo luogo, […] e Ti supplicheranno dalle profondità della loro afflizione e del loro dolore di dar loro soccorso e liberazione, Ti imploriamo umilmente di […] dare ascolto alle loro suppliche e di accordare loro le benedizioni da loro chieste.”
Ero andata al tempio solo pochi mesi prima, ma già l’idea di non poterci andare chissà per quanto tempo mi rattristiva profondamente. Quindi sentì particolarmente mie le parole di presidente Woodruff.
A poco più di un anno di distanza non molto è cambiato. È vero, adesso è possibile celebrare alcune ordinanze per i vivi, e se la situazione pandemica dovesse migliorare, è possibile che ben presto avremo l’opportunità di celebrarne alcune anche per i nostri antenati.
Purtroppo non ci sono certezze sulle tempistiche di quando questo avverrà. Quindi, cosa possiamo fare nel frattempo per prepararci?
Le benedizioni del tempio vanno oltre le mura del tempio
Una delle prime cose che il presidente Nelson ha suggerito di fare per godere delle benedizioni del tempio anche in questo periodo in cui non è possibile entrarvi, è tenere fede alle nostre alleanze. Egli ha detto:
“Fratelli e sorelle, durante i nostri momenti di angoscia quando i templi sono chiusi, potete ancora attingere al potere delle vostre alleanze del tempio e della vostra investitura, se onorate le vostre alleanze.
Vi prego di usare questo periodo in cui i templi sono chiusi per continuare a vivere una vita degna del tempio o per diventare degni di entrare nel tempio.”
Soprattutto chi ha già ricevuto l’ordinanza dell’investitura sa che stringendo tali alleanze sacre con Dio, abbiamo diritto al Suo aiuto e alla Sua guida costanti in maniera più particolare e profonda.
Grazie alle promesse che facciamo e agli impegni che prendiamo con Lui, se vi teniamo fede, ci viene promesso di ricevere potere dall’alto, soprattutto in momenti difficili come questo. Ed è letteralmente così.
Niente di magico o di Abracadabra, ma una guida più chiara e nitida, una forza e un’amplificata capacità di far fronte alle difficoltà. Veniamo dotati di un memento di tali promesse che portiamo con noi anche al di fuori delle mura del tempio.
Parlare delle benedizioni del tempio con i nostri cari
Un altro suggerimento che presidente Nelson ci ha dato è:
“Parlate del tempio con i vostri familiari e i vostri amici. Poiché Gesù Cristo è il fulcro di tutto ciò che facciamo nel tempio, pensando di più al tempio penserete di più a Lui.
Studiate e pregate per saperne di più sul potere e sulla conoscenza di cui siete stati investiti — o di cui sarete un giorno investiti.”
Quando parliamo del tempio con gli altri, e condividiamo con loro i nostri sentimenti a riguardo in modo rispettoso, ricordiamo anche a noi stessi le esperienze vissute e la nostra testimonianza del tempio.
Ripensiamo alle rivelazioni ricevute, alla pace che abbiamo sentito e al nostro più radicato amore nei confronti del Salvatore.
Possiamo anche studiare di più in merito all’importanza delle alleanze che si stringono al tempio, al loro significato simbolico e letterale.
Scrutando il Vecchio Testamento possiamo comprendere ancora più a fondo, e in maniera più consapevole, ciò che facciamo al suo interno, cosa rappresentano gli impegni che prendiamo e che peso abbiano e, soprattutto, perché il Padre celeste ritiene necessario stringere tali alleanze.
Svolgere il lavoro genealogico e di storia familiare
Il modo forse più diretto (e logico) per portare lo spirito del tempio tra le mura della nostra casa, è probabilmente il lavoro genealogico e di storia familiare. In fin dei conti è da lì che tutto ha inizio.
Le benedizioni del tempio di cui godiamo quando ci rechiamo nella casa del Signore, derivano dal lavoro che facciamo per i nostri cari che si trovano dall’altra parte del velo, e quest’ultimo ha inizio con la ricerca dei nomi e dei dati dei nostri antenati.
Quando lo facciamo, lo Spirito di Elia è presente nella nostra vita, il che fa avverare la promessa fatta da Malachia di volgere il cuore dei figli verso i padri e il cuore dei padri verso i figli.
A quella stessa conferenza—e durante la stessa sessione—Anziano David A. Bednar ha detto:
“Piantare nel cuore dei figli le promesse fatte ai padri — Abrahamo, Isacco e Giacobbe — volgere il cuore dei figli verso i loro padri, svolgere le ricerche di storia familiare e celebrare le ordinanze del tempio per procura sono opere che benedicono le persone da entrambi i lati del velo.
Quando ci impegniamo ansiosamente in questa sacra opera, stiamo obbedendo ai comandamenti di amare e di servire Dio e il nostro prossimo. Questo servizio altruistico, inoltre, ci aiuta veramente ad ascoltare il Salvatore e venire a Lui.”
Purtroppo, non ci è ancora possibile essere fisicamente ansiosamente impegnati al tempio; tuttavia, possiamo guardare innanzi con l’occhio della fede e fare tutto ciò che è in nostro potere per prepararci a quando quel giorno verrà.
Possiamo ancora fare qualcosa per i nostri antenati e sentire un accresciuto amore per loro e per il Salvatore.
Prepararci per ricevere le ordinanze del tempio
Per chi invece non ha ancora avuto l’opportunità di ricevere le ordinanze del tempio, o per coloro che finora hanno soltanto celebrato i battesimi per procura, potrebbe essere un buon suggerimento quello di prepararsi a ricevere tali ordinanze quando sarà possibile.
Potreste pensare che ci sia ancora molto tempo per farlo, ma non si è mai veramente abbastanza pronti quando si parla del tempio.
Non fraintendetemi, è una delle più belle esperienze che si possano fare nella propria vita, ma ciò che apprendiamo è talmente sacro che è bene essere spiritualmente il più preparati possibile.
Potreste cominciare parlando con il vostro vescovo e chiedendo a lui consiglio su ciò che potete iniziare a fare. Potreste cominciare con un corso di preparazione al tempio, studiare il manuale dedicato insieme alla guida di qualcuno a voi caro.
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Potreste anche studiare il materiale messo a disposizione dalla Chiesa, come discorsi o articoli, e incrementare lo studio su quella parte del Nuovo Testamento che descrive il tempio.
Se c’è qualcosa nella vostra vita che potrebbe impedirvi di entrare al tempio, forse è arrivato il momento per raddrizzare la rotta e fare le cose che sapete essere giuste.
Assicurativi di fare tutto ciò che è in vostro potere per ricevere una raccomandazione valida per il tempio, anche se non sapete quando o come potrete usarla; questo vale anche per coloro che sono stati al tempio più volte.
Creare il nostro luogo santo
Per molti, il tempio rappresenta un luogo di pace e un rifugio dal caos del mondo e della vita quotidiana. Un posto in cui concentrarsi su cose più alte e nobili e rifuggire il mondo.
È vero, il tempio è un luogo in cui in gran parte svolgiamo un servizio per coloro che si trovano dall’altro lato del velo, ma molte volte è anche un luogo a cui ci rivolgiamo per noi stessi e la nostra crescita personale.
Anche se non possiamo fisicamente andare al tempio in questo periodo, possiamo comunque creare i nostri piccoli angoli di tempio nella vita di tutti i giorni, che siano luoghi fisici o momenti della giornata.
Può essere il tappetino accanto al letto sul quale ci inginocchiamo per pregare prima di dormire.
Qualcosa che possiamo fare è sforzarci di pronunciare preghiere più sincere e sentite, non solo per noi ma anche in favore di coloro che conosciamo; può essere la scrivania sulla quale ci mettiamo a studiare le scritture.
Possiamo stabilire un orario preciso e sforzarci di rendere lo studio delle scritture più efficace e spiritualmente nutritivo possibile; può essere il tragitto da casa a lavoro in automobile, dove decidiamo di ascoltare i discorsi della conferenza o della musica edificante.
Può essere la cappella della casa di riunione che frequentiamo ogni domenica. L’ordinanza del sacramento è probabilmente l’unica cerimonia che svolgiamo al di fuori del tempio che più si avvicina a ciò che facciamo al suo interno.
Quando prendiamo il sacramento, non rinnoviamo soltanto le nostre alleanze battesimali, ma tutte le alleanze “stipulate con il Signore.” Molto spesso ce ne dimentichiamo, ma il sacramento è un’occasione non solo per rinnovare, ma per ripensare e ricordare le alleanze fatte al tempio e rinnovare il nostro impegno a tenervi fede.
La solennità delle preghiere sacramentali, e l’inusuale riverenza presente in quei pochi minuti in cui il sacramento viene distribuito tra la congregazione, possono trasformarsi in un’occasione per rivolgere i nostri pensieri al sacrificio espiatorio del Salvatore e provare quella gratitudine e quella pace che è possibile sentire in diversi luoghi del tempio.
Pensiamoci, quante volte nella vita frenetica di tutti i giorni abbiamo modi di fermarci, connettere la nostra mente al nostro cuore, rivolgere i nostri pensieri a Dio e a Suo Figlio Gesù Cristo e rivalutare la nostra vita?
Probabilmente quasi mai. Quindi non dovremmo farci scappare un’occasione preziosa come questa.
Un altro luogo santo al di fuori dal tempio possiamo trovarlo quando siamo immersi nella natura, dove possiamo apprezzare le creazioni del Padre celeste e ripensare al piano di felicità che Egli ha predisposto per noi.
Possiamo godere delle benedizioni del tempio quando “volgiamo la nostra tenda” verso di esso
Infine, possiamo godere delle benedizioni del tempio, nonostante non sia possibile entrarvi in questo momento, ponendolo al centro della nostra vita, nei nostri pensieri, nelle nostre azioni, ed in cima alla scala delle nostre priorità, dei nostri obiettivi personali.
Quando re Beniamino chiese al popolo di radunarsi, al fine di trasmettergli gli ultimi insegnamenti prima di prendere “la via di ogni mortale”, ogni famiglia piantò la propria tenda con la porta rivolta verso il tempio per ascoltare le parole del loro amato re. In Mosia 2:5-6 leggiamo:
“E avvenne che quando furono saliti al tempio, piantarono le loro tende tutto attorno, ogni uomo secondo la sua famiglia, formata da sua moglie, dai suoi figli e dalle sue figlie, e dai loro figli e dalle loro figlie, dal più vecchio fino al più giovane, e tutte le famiglie erano separate una dall’altra.
E piantarono le loro tende tutto attorno al tempio, e ognuno aveva la sua tenda con la porta verso il tempio, affinché potessero in tal modo rimanere nella loro tenda e udire le parole che re Beniamino avrebbe detto loro”.
Probabilmente pochi di noi (o piuttosto nessuno) hanno la benedizione di guardare fuori dalla finestra della propria casa e vedere la guglia del tempio con la statua dell’angelo Moroni posta in cima.
Ciononostante, possiamo figurativamente rivolgere le porte della nostra casa—la nostra vita e quella della nostra famiglia—verso il tempio.
Possiamo cercare i nostri luoghi santi e crearne di nuovi all’interno della nostra casa, creando un ambiente che inviti la presenza dello Spirito, ritagliandoci dei momenti per rivolgere i nostri pensieri al Signore, da soli e con la nostra famiglia.
Tutti ci auguriamo che i templi riprendano la loro piena funzione il prima possibile. Anche se questo dovesse essere il caso, e quando tutto tornerà alla “normalità”, forse saremo noi, per un motivo o per un altro, a non potervi andare.
Quindi, dobbiamo fare tutto ciò che possiamo per prepararci.
Non è necessario aspettarne l’apertura per godere delle benedizioni del tempio. Possiamo cominciare adesso, da dove ci troviamo. Basta solo un piccolo sforzo consapevole da parte nostra. Anche se le porte del tempio dovessero rimanere chiuse ancora per un po’, le finestre del cielo saranno sempre aperte.
E voi cosa ne pensate? Quali altre cose possiamo fare per sentire lo spirito del tempio nella nostra vita?
Come possiamo godere delle benedizioni del tempio quando tutti i templi sono chiusi? È stato scritto da Ginevra Palumbo
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