Controllare l’ira è una difficoltà comune a molte situazioni. Ma non per tutti. Linda non si arrabbiò, si rattristò. E ciò risultò essere di grande importanza, quando, molto tempo dopo, mi ritrovai ad in contrare in qualità di psicologo, coppie che a volte si urlavano a vicenda, non solo a casa, ma proprio di fronte a me nel mio ufficio.
Ricordo uno dei nostri primi litigi e il primo vero “shock” dell’essere sposati. Accadde durante i nostri primi due mesi di matrimonio. La schiena della mia sposa novella era stata dolorante per
diversi giorni. Eravamo andati a casa di mia madre per il fine settimana e stavamo rifacendo il letto. Ero in piedi tra il muro e il letto, leggermente chinato in avanti, nel tentativo di tenere il lenzuolo teso sul materasso.
Mentre stavamo sistemando il lenzuolo inferiore, misi una mano sulla mia schiena dolorante e dissi: “la schiena mi sta uccidendo”. A questo punto, mia moglie si lasciò cadere sulle lenzuola e cominciò a piangere.
Ero sorpreso, ero cresciuto con una mamma single, alta un metro e mezzo, che era una roccia. Ricordo di averla vista piangere forse tre volte durante tutta la mia infanzia, quindi una tale reazione da parte di mia moglie era nuova e molto sconcertante per me.
Non sapevo perché fosse triste, ma ero abbastanza sicuro che doveva essere stato qualcosa che avevo detto o fatto.
Dopo qualche esitazione, pensai che forse avrei dovuto posare dolcemente il lenzuolo sopra di lei e continuare a rifare il letto. Sentivo che sarebbe stato meglio semplicemente andar via dalla stanza e lasciarla piangere. (Dopo tutto, i giovani mariti hanno una certa sensibilità.)
Mentre stavo terminando di rifare il letto, decisi di sdraiarmi accanto a lei e aspettare che parlasse. Quando lei lo fece disse: “Non hai intenzione di dire che ti dispiace?”
“Sono davvero dispiaciuto” dissi, con tutta la sincerità possibile.
Dopo una lunga pausa, chiesi: “Che cosa ho fatto?” “Mi hai preso in giro per il mal di schiena,” rispose lei.
Mi resi conto che mettere le mani sulla schiena e dire quello che avevo detto era sembrato un gesto beffardo nei confronti delle sue lamentele. “Ah, la mia schiena era davvero dolorante”, risposi.
Tenere le gambe poggiate contro il muro in quel modo, chinato a sistemare il lenzuolo era scomodo e mi faceva davvero male.” All’improvviso sollevò le sopracciglia e mi prese il viso tra le mani. “Mi dispiace”, disse. “Sono così dispiaciuta. Pensavo che mi stessi prendendo in giro.”
Rabbia vs tristezza
Imparai la differenza fra l’essere triste e l’essere arrabbiato. Stavo lentamente imparando che le ragazze erano diverse dai ragazzi. O quantomeno, questa ragazza lo era. Tuttavia ciò era bello per me.
Quando si arrabbiava, non lo dimostrava nello stesso modo in cui lo dimostravo io, cioè, come io e i miei fratelli eravamo abituati a fare. Non c’erano pugni, o altre reazioni di tipo fisico, e questo mi fece riflettere.
Perché alcune persone si arrabbiano e altre no? Quale aspetto della rabbia conduce alcune persone a sceglierla come prima reazione, mentre ad altri non succede lo stesso?
La rabbia e la contesa non sono forse stati un problema sin dall’alba dei tempi?
Quando Caino si ritrovò a fare un paragone spirituale e temporale tra sé e suo fratello Abele, si rese conto di non essere all’altezza, divenendo geloso e arrabbiato. Le conseguenze furono disastrose.
L’irascibilità e la rabbia causano molto dolore tra i membri della famiglia umana. Ho dei ricordi dei miei genitori che litigano, sin da quando ero bambino. Cercavo spesso di mettermi tra loro e di distrarli. Una discussione in particolare è rimasta impressa nella mia mente.
All’epoca avevo 5 anni. Non ricordo l’argomento della loro discussione, ricordo semplicemente che urlai “Allora i lavoratori non sono in grado di lavorare!”.
Nonostante non riesca a collegare il mio sfogo alla discussione tra loro, per qualche ragione ricordo le parole che usai, e il mio flebile tentativo di placare le loro violente discussioni.
Penso che quelle prime esperienze di violenza verbale che osservai tra i mie genitori, fecero nascere in me un intenso desiderio permanente di controllare l’ira contenziosa, specialmente in casa.
L’ira è spesso al centro delle dispute domestiche, le quali variano dai piccoli screzi ad aggressioni verbali e fisiche in piena regola. Possiamo essere profondamente feriti dall’ira di qualcuno, e possiamo a nostra volta fare del male quando abbiamo tanta rabbia.
Sembra che controllare l’ira possa essere usata sia come uno strumento verbale brusco, sia come meccanismo per manipolare il comportamento altrui, o addirittura come arma di distruzione di massa!
L’ira è un segno esteriore di un tumulto interiore. Se risolvessimo le preoccupazioni interiori, la rabbia esteriore sarebbe notevolmente ridotta o eliminata.
Perché qualcuno dovrebbe usare l’ira contro un membro della sua stessa famiglia? Come possiamo risolvere i problemi interiori che sono causa di ostilità esteriori?
Se comprendiamo l’enorme differenza tra sentimenti ed emozioni, diventerà più chiaro capire perché alcuni di noi scelgono l’ira.
Sentimenti
I sentimenti arrivano automaticamente. Come esseri umani, li viviamo quotidianamente. Non possiamo gestirli del tutto o decidere quando avvertirli. Fanno parte della vita di tutti i giorni e giungono in seguito a ciò che ci accade. Ecco alcuni esempi:
Shock: Immaginate che il vostro coniuge vi getti all’improvviso dell’acqua da un bicchiere. Non ve lo aspettereste minimamente. Siete sorpresi e scioccati. Non scegliete voi di sentirvi scioccati, semplicemente succede.
É il sentimento che ne consegue ed è imprevedibile.
Imbarazzo: immaginate di scambiare un bacio romantico con il vostro coniuge durante una festa di lavoro e un collega apre la porta dell’ufficio in cui vi trovate. Sentite il sangue “arrivare alla testa” e vi sentite imbarazzati, anche se siete sposati. Il sentimento scaturisce da sé.
Preoccupazione: se il vostro coniuge non arriva a casa nel momento in cui vi aspettereste, vi preoccupate. Se ritarda ulteriormente, il vostro livello di preoccupazione potrebbe aumentare.
Dove potrebbe essere? Perché non è qui? Iniziate a immaginare tutte le cose che potrebbero essere andate storte e potreste arrivare a preoccuparvi tantissimo.
Ognuno di noi ha dei sentimenti. I sentimenti sono l’essenza della vita, sono meravigliosi, ci fanno sentire vivi. Ci interessiamo anche ai sentimenti delle persone con cui ci relazioniamo e con le quali condividiamo esperienze.
Confrontiamo le nostre esperienze e i nostri sentimenti con i loro per capire se siamo “normali”.
Emozioni
Le emozioni differiscono dai sentimenti. Esse sono la reazione ai sentimenti stessi e possono essere controllate. L’emozione è ciò che si genera in noi quando proviamo qualcosa. Concretamente, esterniamo i sentimenti attraverso le emozioni.
Le emozioni possono essere mostrate verbalmente o non verbalmente, e diversamente dai sentimenti, che sopraggiungono inaspettatamente, siamo noi a decidere quali emozioni esternare. L’esempio seguente chiarirà il concetto.
Immaginate di recarvi nel parcheggio e di trovare la portiera della vostra auto dal lato del conducente distrutta. Immaginate la sensazione che genererebbe automaticamente dentro di voi.
Vi guardate intorno e vedete una vecchia e arrugginita auto Camaro del 1980 all’estremità del parcheggio. L’autista è un ragazzo con una ragazza seduta al suo fianco.
Lui sta ridendo e sgommando solo per divertimento! E improvvisamente è chiaro cos’è successo. Mentre quel ragazzo faceva delle acrobazie con l’auto, nel tentativo di fare colpo sulla sua ragazza, si è scontrato con la vostra e poi non ha avuto neanche il coraggio di lasciare un biglietto.
La sua auto si ferma e voi iniziate a camminare verso di lui. Alza lo sguardo e vi vede arrivare, percepite uno sguardo spaventato e disperato nei suoi occhi. Continua a provare ad avviare il motore, ma non si avvia.
Mentre camminate più velocemente verso di lui, siete sicuri di vedere i suoi occhi sgranarsi per la paura.
Mentre vi avvicinate alla macchina bloccata, tuttavia, vi rendete conto che qualcuno vi sta chiamando a gran voce. “Mi scusi signore, è la vostra macchina?”
Vi voltate, e vi ritrovate di fronte un uomo ben vestito dall’aria stranamente familiare. “Devo scusarmi con te”, dice. “Senza volerlo ho tamponato la tua macchina mentre facevo retromarcia.” Quindi notate che l’uomo è il vostro nuovo vicino.
Tornate a guardare l’adolescente che cerca di mettere in moto la sua auto. Non è stato lui a danneggiare la vostra macchina, dopotutto. È stato il vostro vicino. Cosa succede ora alle “emozioni” che erano dirette al giovane pilota? Cosa fareste? Come le gestite ora che è stato chiarito il malinteso?
Direste al vostro vicino le stesse cose che avreste detto al giovane conducente della Camaro? Senza dubbio il vostro atteggiamento e la vostra voce cambierebbero immediatamente.
Problemi di comunicazione
Ricordo uno scambio di idee che ebbi con mia moglie quando nostra figlia maggiore aveva circa nove anni. Diedi alcune istruzioni a nostra figlia, e più tardi credetti di sentire mia moglie contraddire ciò che le avevo detto.
Ci rimasi male. Lo sentii immediatamente. Mentre ci pensavo, il mio orgoglio esigeva una reazione, una reazione emotiva.
Così alzai la voce e “mi vendicai”, per così dire. (È così che funzionano le emozioni: se non possediamo le qualità cristiane necessarie, avremo il desiderio di pareggiare i conti).
Mia moglie pianse e si diresse verso la porta, per fare una passeggiata. Rimasi solo a meditare. Che psicologo che ero! Perché non riuscivo ad applicare a me stesso, tutta la conoscenza che utilizzavo per aiutare gli altri?
Quando mia moglie tornò (e per fortuna lo fece) andammo in camera da letto, ci distendemmo, e parlammo a lungo. (Ho come l’impressioni di avere delle conversazioni migliori mentre guardo il soffitto della nostra camera da letto).
La mia ira si spense (nel senso che decisi di non essere più arrabbiato) e fummo in grado di discutere di quello che era successo, e di come entrambi ci eravamo sentiti. Mi sentii stupido e mi scusai sinceramente con lei.
Quella conversazione aprì le porte ad una lunga discussione su ciò che avevamo provato entrambi.
È importante capire che siamo noi a decidere di arrabbiarci. Decidiamo noi a quale emozione dare sfogo.
Le emozioni non “arrivano e basta”, come accade per i sentimenti. Interpretiamo una situazione specifica e poi decidiamo quale emozione mostrare, e riusciamo a farlo piuttosto rapidamente.
Possiamo decidere di arrabbiarci o di non arrabbiarci. Abbiamo la capacità di scegliere.
La gelosia è un esempio di emozione che scegliamo. Se arrivo a casa e trovo mia moglie nel nostro vialetto, abbracciata ad uno sconosciuto alto, scuro, e bello avrò dei sentimenti immediati.
Quando mi rendo conto che questo sconosciuto è suo cugino del Milwaukee, con il quale si erano persi di vista da molto tempo, probabilmente non esprimerò i sentimenti iniziali nei suoi confronti. Se invece fosse il nostro nuovo vicino, potrei scegliere di essere geloso. Ma sono io a deciderlo.
L’odio e la rabbia sono decisioni emotive che prendiamo. Dobbiamo decidere consapevolmente di odiare qualcosa (semafori) o qualcuno (un ladro). Non posso farmi odiare; non posso farvi arrabbiare; Non posso rendervi gelosi.
Potrei scioccare, imbarazzare, ferire, frustrare o farvi preoccupare, ma non posso costringervi o forzarvi ad essere arrabbiati, gelosi o a provare odio.
Greg e Melissa non sapevano più che pesci prendere
Come ultima risorsa, Greg e Melissa vennero a parlare con me del loro matrimonio problematico (la maggior parte dei consulenti incontra le persone “allo stremo delle loro forze”, quando “ne hanno fin sopra i capelli” o quando “non sanno più che pesci prendere”).
Il carattere di Greg sembrava essere la causa dei litigi della coppia. Il suo umore e il suo carattere irascibile affliggevano Melissa e i bambini.
Erano entrambi infelici. Mentre ci consultavamo, capii che lui pensava di avere poco controllo sulle sue esplosioni di rabbia. Sembravano così naturali. “Sono fatto così”, razionalizzava.
Ma più parlavamo di come i sentimenti scaturissero in lui, più si rendeva conto che era responsabile delle emozioni che poteva esternare. Poteva scegliere che reazione avere.
Fate una scelta diversa
Quindi gli feci una semplice proposta: quando ti senti assalire dalla rabbia, ripeti nella tua mente “Fermati, fermati!”. “Fai una scelta diversa.
Pensa alla sensazione che per prima ti porta a scegliere la rabbia come risposta. Se riesci a bloccare uno scatto d’ira a metà strada, puoi facilmente vedere come stai condizionando te stesso e gli altri.”
Spesso tendiamo semplicemente a fomentare la nostra rabbia rispetto ai nostri sentimenti iniziali. Comprendere la relazione tra sentimenti ed emozioni ci aiuterà a fare scelte migliori, similmente all’esempio precedente del vicino e del conducente adolescente.
“Quando è stata l’ultima volta che ti sei arrabbiato?” gli chiesi. Si lamentò di un commento da “secondo pilota” che Melissa fece mentre stava guidando per venire al nostro appuntamento.
Mentre ne parlava, lui stesso cominciò a capire. Stava creando nuovamente dei sentimenti negativi semplicemente pensando e descrivendo ciò che lei aveva detto.
Tutti e tre esaminammo questo episodio un passo alla volta. “Quale motivazione ti ha spinto a scegliere la rabbia?” gli chiesi. La mia domanda indusse entrambi a ripensare all’incidente. Esaminai una lista di sentimenti con lui:
“Sei rimasto scioccato da quello che lei ti ha detto?”
“No.”
“Frustrato?”
“No.”
“Preoccupato?”
“No. Beh, forse sono rimasto ferito “, disse alla fine. “Mi ha chiesto se avevo visto quel ragazzo sulla bici. Certo che l’avevo visto. Pensa che io sia un idiota? “
“Quindi se ti sei sentito ferito o stupido a causa di quello che ha detto,” ripetei, “perché non le hai parlato dei sentimenti che provavi piuttosto che scegliere immediatamente di mostrare la tua rabbia?
Infatti, facciamo una prova proprio qui, adesso.
Immaginiamo che tu sia in macchina e Melissa abbia appena fatto un commento sul bambino in bicicletta. Cosa potresti dire senza reagire istintivamente alla rabbia? Provaci.”
Esitò. “Non saprei …” si interruppe.
“Hai detto che pensa che tu sia un idiota”, gli ricordai. “E se dicessi qualcosa del tipo, ‘Quando mi fai una domanda come quella sul bambino in bicicletta, mi fai sentire stupido.’ Prova a dirlo a Melissa.” Così fece. E non sembrò arrabbiato mentre lo disse.
“Come avresti reagito se avesse risposto in questo modo?” chiesi a Melissa. “Lo avrei apprezzato e ora capisco cosa intende”, disse.
“Che differenza farebbe nel vostro rapporto parlare di come vi sentite piuttosto che arrabbiarvi per qualcosa?” chiesi ad entrambi.
Era ovvio che la rabbia era diventata piuttosto automatica e abituale per loro, e in realtà non stavano pensando a quali fossero i sentimenti che provocavano una risposta negativa.
Greg e Melissa erano Santi degli Ultimi Giorni, quindi presi le mie Scritture e feci riferimento a DeA 121: 43 parlando di come i Santi degli Ultimi Giorni debbano emulare l’amore del Salvatore e non castigarsi a vicenda scegliendo la rabbia.
Il Signore consigliò: “ Rimproverando prontamente con severità, quando sospinti dallo Spirito Santo; e mostrando in seguito un sovrappiù di amore verso colui che hai rimproverato, per timore che ti consideri un suo nemico “.
Quando stringiamo l’alleanza del matrimonio, il Signore si aspetta da noi che mostriamo “un sovrappiù d’amore” dopo ogni screzio o incomprensione.
Inoltre, “prontamente” vuol dire immediatamente, il che suggerisce di rimproverare rapidamente affinché colui che viene castigato, corretto o consigliato comprenda il collegamento tra l’errore commesso e la correzione.
Con severità può significare non solo “con forza” ma “con chiarezza”, così come si mette a fuoco un binocolo o un obiettivo fotografico. Se esprimiamo sentimenti positivi di amore, allora l’ira si dissiperà o non sarà la nostra prima reazione perché abbiamo già affrontato i nostri sentimenti iniziali.
Eliminare l’ira
Eliminare l’ira è, ovviamente, la soluzione ideale. L’ira non è una risposta accettabile per coloro che sono discepoli fedeli di Cristo. Ricordate che Gesù castigò i Nefiti più giusti a causa delle contese e della rabbia che si stava diffondendo fra loro.
A volte cresciamo circondati dalla rabbia e dai litigi, e tendiamo a imitare le reazioni dei nostri genitori.
Tuttavia, quando arriviamo a comprendere gli scopi del matrimonio e della vita familiare nello schema eterno delle cose, ci rendiamo conto che giudicare quando siamo arrabbiati e farlo con coloro che diciamo di amare è inaccettabile.
Come coniugi, stiamo imparando come relazionarci all’altro in modo sano. Il matrimonio è una nuova avventura per noi. Non l’abbiamo mai fatto prima e vogliamo che il nostro matrimonio duri oltre questa vita mortale.
Inoltre, siamo genitori dei figli stessi del Padre celeste, ed Egli è preoccupato di come ce ne stiamo occupando. Li affida a noi in modo che possiamo imparare insieme come sviluppare relazioni sane.
Come gestire la nostra ira
Il rimedio che il Signore ci da per controllare l’ira non si limita al semplice evitarla. Siamo invitati a restituire il bene al male.
Resistere all’impulso di reagire in modo negativo ci permette di avere una maggiore libertà dall’ira. Non possiamo controllare gli eventi e le circostanze che creano naturalmente certi sentimenti nei nostri cuori.
I sentimenti negativi possono arrivare in modi che non sempre riusciamo ad anticipare, ma non è così per le emozioni. Possiamo scegliere quali emozioni mostrare. Possiamo scegliere di rispondere come uomini e donne di Dio, o possiamo restituire il male al male, come fa l’uomo naturale.
Se non riusciamo a controllare l’ira del tutto, è quantomeno possibile eliminare. Prendete il controllo delle vostre emozioni piuttosto che soffrire (o far soffrire gli altri) a causa della vostra incapacità di padroneggiare il rapporto tra sentimento/emozione.
Manifestate amore e gentilezza quando parlate dei vostri sentimenti. Lavorate sull’ autocontrollo e sull’eliminazione della collera, specialmente nella vostra casa.
Se riuscite a dominare la vostra collera le vostre possibilità di vivere “per sempre felici e contenti” miglioreranno notevolmente, e vi avvicinerete sempre di più alla vita richiesta ad un candidato celeste.
Questo articolo è stato originariamente scritto da John Livingstone ed è stato pubblicato su ldsliving.com, intitolato Dealing With Anger. Italiano ©2019 LDS Living, A Division of Deseret Book Company | English ©2019 LDS Living, A Division of Deseret Book Company
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