Il 26 Marzo del 1978, l’allora presidente del Quorum dei Dodici Apostoli, Ezra Taft Benson, tenne un discorso intitolato La promessa della resurrezione di Gesù Cristo: “Poiché io vivo, anche voi vivrete”ai giovani della Brigham Young University.
Era il giorno di Pasqua ed egli parlò dell’importanza della resurrezione di Gesù Cristo e del significato profondo che questa ha per noi, figli di Dio. Ecco un estratto del suo discorso:
Giobbe chiese: “L’uomo, dopo morto, tornerà in vita?” (Giobbe 14:14).
In altre parole, cosa accade ad una persona quando muore? La risposta definitiva a questa domanda ci fu fornita col ministero che il Salvatore svolse nel mondo degli spiriti dopo la Sua crocifissione, morte e sepoltura.
Ancor prima della caduta di Adamo, che introdusse la morte fisica nel mondo, il nostro Padre celeste aveva preparato un luogo per gli spiriti che avrebbero lasciato questa vita mortale.
Al tempo della morte di Gesù, il mondo degli spiriti ospitava le schiere di figli del Padre che erano morti – dalla posterità di Adamo fino alla morte di Gesù – tanto i giusti quanto i malvagi.
Vi erano due grandi divisioni. Gli spiriti dei giusti si trovavano in paradiso, uno stato di felicità e un luogo di pace e riposo. Gli spiriti dei malvagi, invece, erano in prigione, uno stato di oscurità e miseria (vedere Alma 40:12–15).
Gesù si recò dai giusti, in paradiso.
Vedi anche: Vita Dopo la Morte: 6 Principi sul Mondo degli Spiriti
Quello che adesso vi leggerò è parte di una gloriosa visione della redenzione dei morti, data al presidente Joseph F. Smith e sostenuta e accettata dalla Chiesa come sacra Scrittura, nell’aprile del 1976.
“E c’era, riunita in un sol luogo, una innumerevole compagnia di spiriti di giusti, che erano stati fedeli nella testimonianza di Gesù mentre vivevano nella mortalità;
E che avevano… sofferto tribolazioni nel nome del loro Redentore.
Tutti questi avevano lasciato la vita mortale saldi nella speranza di una gloriosa resurrezione, tramite la grazia di Dio Padre e del suo Unigenito Figliuolo, Gesù Cristo.
Vidi che erano pieni di gioia e di letizia, e stavano gioendo assieme perché il giorno della loro liberazione era alla porta.
Si erano riuniti in attesa della venuta del Figlio di Dio nel mondo degli spiriti, perché proclamasse la loro redenzione dai legami della morte.
Mentre questa vasta moltitudine attendeva e conversava, gioendo dell’ora della sua liberazione dalle catene della morte, apparve il Figlio di Dio, proclamando la libertà ai prigionieri che erano stati fedeli;
E là egli predicò loro il Vangelo eterno, la dottrina della resurrezione e della redenzione dell’umanità dalla caduta e dai peccati individuali a condizione del pentimento.
E i santi gioirono della loro redenzione, piegarono il ginocchio e riconobbero il Figlio di Dio come loro Redentore e loro Liberatore dalla morte e dalle catene dell’inferno.
Il loro volto risplendeva, e la radiosità dalla presenza del Signore si posò su di loro, ed essi cantarono lodi al suo santo nome” (Visione di Joseph F. Smith – DeA 138:12-16; 18-19; 23-24).
Gesù non si recò presso i malvagi, né andò in prigione, poichè questi erano coloro che non si erano pentiti e “che si erano contaminati mentre erano nella carne”. Ancora una volta cito:
“Ma non andò dai malvagi, e la sua voce non si levò tra gli empi e gli impenitenti, che si erano contaminati mentre erano nella carne; Ma ecco, di fra i giusti egli organizzò le sue forze e nominò dei messaggeri, rivestiti di potere e di autorità, e li incaricò di andare a portare la luce del Vangelo a coloro che erano nelle tenebre, sì, a tutti gli spiriti degli uomini; e così il Vangelo fu predicato ai morti.
A questi venne insegnata la fede in Dio, il pentimento dal peccato, il battesimo per procura, per la remissione dei peccati, il dono dello Spirito Santo mediante l’imposizione delle mani, e tutti gli altri principi del Vangelo che era loro necessario conoscere allo scopo di qualificarsi per poter essere giudicati secondo gli uomini nella carne, ma per vivere secondo Dio nello spirito” (Visione di Joseph F. Smith – DeA 138:20; 30; 33-34).
Il mondo degli spiriti non è lontano. Il nostro è un grande lavoro su entrambi i lati del velo. A volte, il velo tra questa vita e quella successiva diventa molto sottile.
Questo lo so! I nostri cari che sono passati oltre, non sono lontani da noi. Un presidente della Chiesa ha posto la domanda: “Ma dov’è il mondo degli spiriti?”, e poi ha egli stesso fornito una risposta:
“È proprio qui… Gli spiriti vanno oltre i confini di questa terra organizzata? No, non lo fanno. Sono su questa terra, con il preciso scopo di abitarla per tutta l’eternità” (versione originale in inglese: Brigham Young – Journal of Discourses 3:369; di seguito verrà indicato come JD).
Ha inoltre detto:
“Quando gli spiriti lasciano i loro corpi si trovano alla presenza del nostro Padre e Dio, quindi sono pronti a vedere, ascoltare e comprendere le cose spirituali…
Se il Signore lo permette ed è Sua volontà che accada, potete vedere gli spiriti che si sono allontanati da questo mondo, tanto chiaramente quanto ora vedete i corpi con i vostri occhi naturali” [JD3:368].
Sì, indiscutibilmente c’è vita dopo la morte. La mortalità ha durata temporanea, così come il mondo degli spiriti. Infatti, proprio come la morte è inevitabile per i mortali, anche la resurrezione è inevitabile per tutti coloro che si trovano in quel mondo.
Il terzo giorno dopo la crocifissione di Gesù, ci fu un grande terremoto. La pietra rotolò via dalla porta della tomba. Alcune donne, tra le sue seguaci più devote, andarono al sepolcro a portare degli aromi e non trovarono il corpo di Gesù.
Luca dice che gli angeli apparvero loro e dissero semplicemente: “Perché cercate il vivente tra i morti? Egli non è qui, ma è risorto” (Luca 24:5-6).
Non c’è nulla nella storia che eguagli quell’annuncio: “Non è qui, ma è risorto”.
Vedi anche: La gloriosa risurrezione
I più grandi eventi della storia sono quelli che influenzano il maggior numero di persone, per i periodi più lunghi. Secondo questo principio, nessun evento potrebbe essere più importante per gli individui o le nazioni della resurrezione di Gesù Cristo.
La resurrezione futura di ogni anima che sia vissuta e morta sulla terra è una certezza scritturale, e sicuramente non vi è alcun evento per il quale bisognerebbe prepararsi con più attenzione; esso dovrebbe essere l’obiettivo di ogni uomo e di ogni donna, poiché è una realtà.
Nulla è più assolutamente universale. Ogni essere vivente risorgerà.
“Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saran tutti vivificati” (1 Corinzi 15:22). Quasi subito dopo che il Signore aveva lasciato il sepolcro, Matteo scrisse:
“E le tombe s’aprirono, e molti corpi de’ santi che dormivano, risuscitarono; ed usciti dai sepolcri dopo la resurrezione di lui, entrarono nella santa città, ed apparvero a molti” (Matteo 27:52–53).
Sì, la resurrezione di Gesù Cristo è stata ed è una realtà gloriosa. Egli divenne “primizia di quelli che dormono” (1 Corinzi 15:20). Si alzò ed uscì davvero dalla tomba il terzo giorno, come predissero Lui ed i Suoi profeti, e divenne “la resurrezione e la vita” (Giovanni 11:25).
Ha spezzato i legami della morte per tutti noi. Anche noi risorgeremo. I nostri spiriti si riuniranno ai nostri corpi, per non esserne mai più separati.
Vi è un’abbondanza di testimonianze relative alla resurrezione di Gesù Cristo. Pochi principi del Vangelo, se non addirittura nessuno, hanno un maggiore supporto scritturale in confronto a quelli relativi a questo evento. I testimoni sono molti.
Il Signore risorto apparve a diverse donne, ai due discepoli sulla strada di Emmaus, a Pietro, agli Apostoli e “dopo quello”, come riportato da Paolo, “apparve a più di cinquecento fratelli in una volta… E ultimo di tutti” continua Paolo “apparve anche a me” (1 Corinzi 15:6,8).
Durante i quaranta giorni successivi alla resurrezione di Gesù Cristo, il Signore si manifestò ad intervalli regolari e impartì istruzioni sulle cose riguardanti il regno di Dio.
Molto di ciò disse e fece non fu scritto, ma le cose che sono arrivate a noi, ci assicura Giovanni, “sono scritte, affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figliuol di Dio, e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome.”(Giovanni 20:31).
Aveva detto ai Suoi seguaci che presto sarebbe asceso al cielo e tornato al Padre. Con l’approssimarsi dell’ascensione, in quell’ultima solenne visita, il Signore diede le Sue istruzioni ai discepoli.
Quando Cristo e i discepoli andarono “fino a Betania”, dove vivevano Maria, Marta e Lazzaro, il Signore “alzò le mani e li benedisse”. E mentre parlava ancora, si alzò e “una nuvola, accogliendolo, lo tolse dinanzi ai loro occhi.
E come essi aveano gli occhi fissi in cielo, mentr’egli se ne andava, ecco che due uomini in vesti bianche si presentarono loro e dissero: Uomini Galilei, perché state a guardare verso il cielo?
Questo Gesù che è stato tolto da voi ed assunto in cielo, verrà nella medesima maniera che l’avete veduto andare in cielo” (vedere Luca 24:50-51; Atti 1:9-11).
Con adorazione e con grande gioia, gli apostoli tornarono a Gerusalemme. L’ascensione del Signore era compiuta. Fu letteralmente l’ascensione di un essere materiale, poiché la Sua resurrezione fu un vero ricongiungimento del Suo spirito al Suo corpo fisico.
Ora i discepoli iniziavano a comprendere meglio alcune delle sue ultime parole: “Fatevi animo, io ho vinto il mondo ”(Giovanni 16:33). A motivo di Cristo, la tomba non ha più un potere permanente.
La morte è stata sconfitta. Egli oggi vive: di ciò porto solenne testimonianza.
Quello stesso Gesù è già venuto sulla terra ai nostri giorni. Il Cristo risorto — glorificato, esaltato, il Dio di questo mondo, sotto la guida del Padre — apparve al ragazzo Joseph Smith, nel 1820.
Lo stesso Gesù — il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, il Dio di Mosè, il Creatore di questa terra — è tornato, ai nostri giorni.
Fu presentato dal Padre a Joseph Smith con queste parole: “Questo è il Mio Figlio diletto. Ascoltalo!” (Joseph Smith 2:17).
Ci sono alcuni, tra noi, che sponsorizzano il sofisma secondo cui questa apparizione di Dio Padre e di suo Figlio, Gesù Cristo, non fu letterale, ma probabilmente fu un prodotto dell’immaginazione del Profeta.
Questa è una falsità assoluta. Non è solo un tentativo di screditare la testimonianza di Joseph Smith; screditerebbe la testimonianza di Gesù stesso che apparve al Profeta come testimone della Sua stessa resurrezione.
L’apparizione di Dio Padre e di Suo Figlio Gesù Cristo al giovane profeta è il più grande evento che si sia verificato in questo mondo, dopo la resurrezione del Maestro.
Come Chiesa Restaurata di Gesù Cristo, umilmente e con gratitudine, rendiamo testimonianza a tutti gli uomini. Questo messaggio è un messaggio per tutto il mondo.
È la verità, valida per tutti i figli del nostro Padre Celeste. Ecco la testimonianza che il profeta Joseph Smith e Sidney Rigdon diedero dopo avere ricevuto questa gloriosa visione nel febbraio del 1832:
Ed ora, dopo le numerose testimonianze che sono state date di lui, questa è la testimonianza, l’ultima di tutte, che diamo di lui: Che egli vive!
Poiché lo vedemmo, sì, alla destra di Dio; e udimmo la voce che portava testimonianza che egli è il Figlio Unigenito del Padre — Che da lui, e tramite lui, e mediante lui, i mondi sono e furono creati, ed i loro abitanti sono generati figli e figlie per Dio (DeA 76: 22–24).
Sì, amici miei. Gesù è il Cristo! Ha spezzato i legami della morte. È il nostro Salvatore e Redentore, il Figlio stesso di Dio. Verrà di nuovo, come proclamano le Scritture. E quel giorno non è molto lontano.
È evidente a tutti coloro che accettano la resurrezione letterale del Salvatore che la vita non finisca con la morte. Nostro Signore ha promesso:
“Poiché io vivo, anche voi vivrete” (Giovanni 14:19).
Ma c’è un ulteriore significato in tutto questo, per quelli di noi che credono e accettano la rivelazione degli ultimi giorni.
Vedi anche: Paura di morire? Riflessioni di Pasqua sulla risurrezione, sulla restaurazione e sulla redenzione
Fu attraverso il profeta Joseph Smith che il Dio dei cieli rivelò la verità secondo cui la famiglia può esistere oltre la tomba, che le nostre simpatie, gli affetti e l’amore reciproco possono esistere per sempre.
Vi qualificate per queste benedizioni quando vi recate con un compagno o una compagna alla casa del Signore e ricevete le ordinanze di suggellamento che legano l’unità familiare oltre la tomba.
Queste benedizioni non possono essere ricevute in nessun altro modo; poiché, come il Signore ha decretato: “eccetto che vi atteniate alla mia legge, non potrete giungere a questa gloria” (DeA 132:21).
Ma c’è un’altra responsabilità che avete, nel legare insieme il vostro nucleo familiare; anche questo è stato rivelato attraverso il Profeta di questa dispensazione. Gesù disse ai Suoi apostoli:
“In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che fo io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vo al Padre” (Giovanni 14:12).
Una delle opere di cui ci ha incaricato in questi ultimi giorni è che noi, che abbiamo rinnovato le alleanze di esaltazione, facciamo le ordinanze e il lavoro di suggellamento per i nostri progenitori, che non hanno avuto l’opportunità di ricevere il Vangelo mentre erano nella mortalità.
Nostro è il privilegio di aprire le porte della salvezza a queste anime, che potrebbero essere imprigionate nelle tenebre nel mondo degli spiriti, affinché possano ricevere la luce del Vangelo ed essere giudicate per come lo saremo noi.
“Farà anch’egli le opere che fo io (offrendo agli altri le ordinanze salvifiche del Vangelo)”. Quante migliaia di antenati attendono ancora queste ordinanze di suggellamento?
Avete fatto tutto il possibile come famiglia da questa parte del velo? Sarete un salvatore per loro, i vostri stessi progenitori? Senza di loro, non potete essere resi perfetti; l’esaltazione è un affare di famiglia.
Possa Dio benedirvi, giovani di Israele, nel portare avanti questa grande opera del regno del vostro Padre celeste.
Rendo con gratitudine la mia testimonianza al nostro Redentore risorto. Vi assicuro che vive oggi e governa gli affari della Sua Chiesa. Poiché Egli vive, anche noi vivremo.
Poiché Egli vive, l’amore e i legami familiari che abbiamo da questa parte del velo possono essere perpetuati nell’eternità.
Poiché Egli vive, possiamo condividere la gloria di cui gode il più santo di tutti: il nostro Padre celeste.
Che Dio ci benedica affinché facciamo tutto ciò che Egli ha richiesto, affinché possiamo meritare tutte le benedizioni che derivano dalla Sua resurrezione ed espiazione, anche quelle dell’esaltazione e della vita eterna. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.
La promessa della resurrezione di Gesù Cristo è stato estratto dal discorso pubblicato sul sito speeches.byu.edo e tradotto da Cinzia Galasso.
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