“Immagino che questo sia il caso in cui il grano viene separato dalla zizzania”, “Questo è un momento di vagliatura nella Chiesa”; commenti come questi arrivano sempre come una pacca inaspettata sulla spalla.
E va tutto bene, perché io faccio parte del grano. Facciamo parte del grano. Ma essi implicano anche che coloro che non sono in totale allineamento con ciò che viene discusso, sono delle temute zizzanie. E questo significa sempre giudicare gli altri e mi porta a chiedermi quanto di recente queste persone abbiano letto il racconto.
A proposito, leggiamo effettivamente la parabola (Matteo 13:24-30):
“Egli propose loro un’altra parabola, dicendo: Il regno de’ cieli è simile ad un uomo che ha seminato buona semenza nel suo campo.
Ma mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico e seminò delle zizzanie in mezzo al grano e se ne andò.
E quando l’erba fu nata ed ebbe fatto frutto, allora apparvero anche le zizzanie.
E i servitori del padron di casa vennero a dirgli: Signore, non hai tu seminato buona semenza nel tuo campo? Come mai, dunque, c’è della zizzania?
Ed egli disse loro: Un nemico ha fatto questo. E i servitori gli dissero: Vuoi tu che l’andiamo a cogliere?
Ma egli rispose: No, che talora, cogliendo le zizzanie, non sradichiate insiem con esse il grano.
Lasciate che ambedue crescano assieme fino alla mietitura; e al tempo della mietitura, io dirò ai mietitori: Cogliete prima le zizzanie, e legatele in fasci per bruciarle; ma il grano, raccoglietelo nel mio granaio”.
Giudicare gli altri, cosa stiamo dimenticando?
A volte, siamo così coinvolti nella disputa “grano contro zizzania” o preoccupati “dall’essere dalla parte giusta” che dimentichiamo un messaggio altrettanto importante di questa parabola: “lasciate che ambedue crescano assieme fino alla mietitura.”
Quando alcuni servitori troppo ansiosi chiedono al padrone di casa se devono andare a estirpare la zizzania, egli dice loro di no. Perché? Perché grano e zizzania sono indistinguibili fino al momento del raccolto.
E sradicare la zizzania, in questo momento, significherebbe anche sradicare accidentalmente del grano.
Più avanti nel capitolo, su richiesta dei suoi discepoli, il Salvatore spiega il significato della parabola, che è essenzialmente una spiegazione di ciò che accadrà alla “fine di questo mondo” (Matteo 13:36-43).
Leggi anche: Le virtù del dissenso: come affrontare i conflitti in modo produttivo
Non vedo alcun problema nel parlare della Seconda Venuta e di ciò che accadrà ai giusti e ai malvagi. Ma dovremmo, come persone imperfette, fare osservazioni sottili che apparentemente collocano già le persone in categorie?
Probabilmente no. Perché la fine non è ancora arrivata. E quando arriverà il momento del “raccolto”, potremmo restarne sorpresi.
Non conosciamo il cuore delle persone, motivo per cui ci viene detto di “non giudicare, per non essere giudicati” (Matteo 7:1). Tuttavia, una traduzione di Joseph Smith di questo versetto rivela un avvertimento: “ma giudica con il giusto giudizio.”
Cos’è il “giusto” giudizio?
Personalmente, il giusto giudizio è sempre stato un concetto vago mentre crescevo nella Chiesa. Ho avuto difficoltà a capire esattamente cosa esso comportasse. Poiché la sua definizione, a volte, può essere difficile da comprendere in modo chiaro, alcuni usano il “giusto giudizio” come giustificazione per il loro comportamento nei confronti degli altri.
Nella sezione “Giudicare gli altri” del manuale Siate fedeli, ci viene detto che il giudizio “richiede grande attenzione”. È vero che avremo bisogno di giudicare le persone e le situazioni nel corso della nostra vita (“scegliere i nostri amici, votare per i leader di governo e scegliere un coniuge”).
Ma dovremmo affrontare questo tipo di giudizio con “cura e compassione”. Inoltre, dovremmo prendere in attenta considerazione la situazione della persona e assicurarci di conoscere sufficientemente i fatti importanti.
La situazione o la persona è collegata (o potenzialmente connessa) a te o alla sicurezza, alla salute e al benessere della tua famiglia? È una grande decisione di vita che coinvolge altre persone?
In caso contrario, considerati sempre mai troppo cauto poiché, dopo tutto, siamo stati avvertiti che le misure che usiamo per giudicare gli altri saranno le stesse usate con noi (3 Nefi 14:2-5).
“Troppo spesso giustifichiamo…”
Può essere difficile esaminare il nostro comportamento e determinare se qualcosa debba cambiare. È molto più facile vedere come le altre persone abbiano bisogno di cambiare e credere che le nostre azioni siano completamente accettabili.
L’anziano Dieter F.Uchtdorf parla di questa mentalità sbagliata in un modo molto più eloquente di quanto io potrei mai fare:
Ma quando si tratta dei nostri pregiudizi e rancori, troppo spesso giustifichiamo la nostra rabbia come giusta e il nostro giudizio come affidabile ed appropriato.
Sebbene non possiamo guardare nel cuore di un altro, presumiamo di riconoscere un cattivo comportamento o anche una cattiva persona, quando ne vediamo una.
Facciamo eccezione quando si tratta del nostro stesso giudizio perché riteniamo che, nel nostro caso, abbiamo tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno per disprezzare qualcun altro.
Notare le parole “troppo spesso”. Sebbene le Scritture ci insegnino a giudicare gli altri rettamente, probabilmente non è necessario farlo tutte le volte che lo facciamo.
La maggior parte delle persone fa del suo meglio e dovremmo concederci il beneficio del dubbio a vicenda. I nostri Genitori Celesti e il Salvatore ci incoraggiano e ci danno costantemente una mano.
Vogliono raccogliere quanto più grano possibile durante il raccolto. Vi lascio con questa bellissima citazione dell’anziano Bruce C. Hafen:
“Spesso cantiamo ‘Chi è dalla parte del Signore? Chi?’ e cantiamo anche ‘Stai tranquilla, anima mia: il Signore è dalla tua parte’”.
Questo articolo è stato scritto da Morgan Wykstra ed è stato pubblicato sul sito thirdhour.org. Questo articolo è stato tradotto da Cinzia Galasso.
Cos’è il giusto giudizio? – Parte di un giusto giudizio potrebbe essere: verità, perdono, amore, empatia… Assicurarsi personalmente e non con solo pregiudizi fatti pure da non membri… Parlare con il diretto membro bersagliato da male notizie…DeA:42:88. – Giudicare male è anche non parlarne; un saluto non corrisposto… o ricevuto con mano a paletta… Si potrebbe invece Aiutare Amorevolmente un Fratello o un Sorella – anche se si e a conoscenza di male notizie – pregiudizi… cercare di capire i perché… e intervenire con sincera comprensione amorevole… non solo con giudizio di espressione di viso con sguardo disprezzante.