Cristo ha compiuto numerosi miracoli durante il Suo ministero terreno, i pionieri hanno visto la mano di Dio durante il loro viaggio e anche noi possiamo sperimentare la mano premurosa di Dio nella vita di tutti i giorni.
Ecco alcuni racconti di miracoli moderni condivisi dalle Autorità generali che dimostrano che il tempo dei miracoli non è finito.
Miracoli moderni, benedizioni antiche
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Da “Considerate le benedizioni” di Thomas S. Monson
Alla Conferenza Generale di Ottobre 2010, il presidente Thomas S. Monson tenne un discorso in cui raccontò di come avesse ricevuto alcuni suggerimenti.
Ricordò di quando, mentre stava nuotando in piscina, si sentì spinto ad andare a visitare un vecchio amico in ospedale.
“Quando arrivai nella sua stanza, la trovai vuota. Chiesi informazioni e mi venne detto che l’avrei probabilmente trovato nella piscina dell’ospedale, un reparto che veniva utilizzato per la fisioterapia.
Era proprio così. Si era spinto lì con la sedia a rotelle ed era solo nella stanza. Si trovava sul bordo più lontano della piscina, nel punto in cui l’acqua era più profonda.
Lo chiamai ed egli si mosse con la sedia a rotelle per venire a salutarmi. Parlammo amabilmente e io lo riaccompagnai nella sua stanza, dove gli impartì una benedizione.
Tempo dopo il mio amico mi disse che quel giorno si era sentito così profondamente depresso da aver preso in considerazione il suicidio.
Aveva pregato per trovare sollievo, ma aveva cominciato a pensare che le sue preghiere non fossero state ascoltate.
Era andato in piscina, pensando che in questo modo avrebbe posto fine al suo dolore: voleva infatti gettarsi con la sedia a rotelle nella parte più profonda della piscina. Io ero arrivato in un momento critico, in risposta a quella che — so — fu ispirazione dall’alto”.
https://youtu.be/mCJE2nPM6Dk
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Da “È cessato il tempo dei miracoli?” di Donald L. Hallstrom
In questo discorso della Conferenza Generale di Ottobre 2017, l’anziano Hallstrom racconta la storia di un giovane feritosi durante un incidente escursionistico.
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Dopo aver subito gravi ferite al collo ed alla schiena, Clark si è ripreso vincendo le avversità, con grande confusione e gioia dei suoi medici:
“I miracoli accaduti a Clark durante questo evento traumatico erano appena cominciati. ‘Capitò’ che tra i primi a raggiungerlo vi fosse un gruppo di escursionisti che includeva alcuni soccorritori alpini e del personale medico di pronto intervento.
Curarono subito Clark per lo shock e fornirono l’equipaggiamento per tenerlo al caldo. ‘Capitò’ anche che questo gruppo stesse testando un nuovo dispositivo di comunicazione riuscendo così a mandare una richiesta di aiuto da una zona in cui i telefoni cellulari non prendono.
Un piccolo elicottero fu inviato immediatamente al Monte Shasta da una località ubicata a un’ora di distanza.
Dopo due tentativi pericolosi ma falliti di atterrare a un’altitudine ai limiti delle capacità del velivolo, e alle prese con un vento insidioso, il pilota si accinse a compiere un terzo e ultimo tentativo.
Mentre l’elicottero si avvicinava da un angolo diverso, ‘capitò’ che il vento cambiasse direzione, così il velivolo riuscì a rimanere a terra il tempo necessario per permettere al gruppo di infilare velocemente e dolorosamente Clark nel piccolo vano dietro il sedile del pilota.
Quando Clark fu esaminato al centro traumatologico, i test rivelarono che aveva subito molteplici fratture al collo, alla schiena, alle costole e ai polsi; che aveva un polmone perforato e una serie di tagli e abrasioni.
‘Capitò’ che quel giorno fosse di turno un famoso chirurgo di neurotraumatologia, che lavora in quell’ospedale solo poche volte l’anno.
In seguito il dottore dichiarò di non aver mai visto nessuno subire un tale danno alla colonna vertebrale e alle arterie della carotide e sopravvivere. Clark non solo sarebbe sopravvissuto, ma ci si aspettava anche che sarebbe tornato alla piena funzionalità.
Il chirurgo, che si definì agnostico, disse che il caso di Clark contraddiceva tutte le sue nozioni scientifiche in merito alle ferite neurologiche e poteva essere descritto solamente come un miracolo.”
https://youtu.be/y7tMn3YZKJA
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Dal devozionale tenuto alla BYU “Miracoli”, di Matthew Cowley
In un discorso devozionale tenuto alla BYU nel 1953, l’anziano Matthew Cowley parlò di una benedizione del sacerdozio che diede ad un ragazzo malato di poliomielite:
“Qualche settimana fa, sono stato chiamato da una madre, al County Hospital di Salt Lake City… Mi ha detto che suo figlio stava morendo di poliomielite e mi ha chiesto se potessi andare a dare una benedizione a quel ragazzo…
Siamo andati in ospedale ed abbiamo trovato questo giovane ragazzo, all’interno di un polmone di acciaio, privo di sensi, la faccia di un colore piuttosto bluastro, con un tubo in gola e hanno detto che ne aveva un altro più in basso, nell’addome.
…siamo entrati e abbiamo benedetto quel ragazzo. È stata una di quelle occasioni in cui, mentre imponevo le mani sul suo capo, capii che fosse un ragazzo insolito e che avesse fede.
Avendo fede nella sua fede, l’ho benedetto perché guarisse e gli ho promesso che si sarebbe ripreso.
Non ho più sentito parlare di lui fino a sabato scorso, mentre stavo andando a Murray per una conferenza e sono passato al County Hospital. Ho chiesto se potessi vederlo.
L’infermiera ha detto: “Certamente. Vada lungo il corridoio”.
Mentre camminavo lungo il corridoio, ho visto il ragazzo che mi correva incontro. Mi si è avvicinato e mi ha chiesto: “Lei è fratello Cowley?”
Ho risposto di sì.
Ha detto: “Voglio ringraziarLa per quella preghiera”. Ha aggiunto: “Ero incosciente, vero?”
Ho risposto: “Sì che lo eri”.
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Tratto da “Preghiera e suggerimenti” di Boyd K. Packer
In questo discorso, tenuto nell’Ottobre del 2009, il presidente Packer racconta la storia di un gruppo di soldati della marina, inviati in Cina, che presero il treno sbagliato per tornare alla base.
I soldati scesero dal treno, trovarono un carrello su rotaia, a funzionamento manuale, ed iniziarono a manovrarlo per andare nella direzione giusta.
“Quando giunsero a una discesa, si adagiarono sul carrello e iniziarono a scivolare giù. Graham fu l’ultimo a sistemarsi. L’unica sistemazione disponibile era nella parte frontale del carrello.
Corse di lato e riuscì a saltarci su. Ma nel farlo, scivolò e cadde. Si ritrovò a rimbalzare sulla schiena, con i piedi puntati contro il carrello per non essere investito.
Mentre il carrello acquistava velocità, sentì la voce di sua madre dire: ‘Bud, stai attento!’
Indossava degli scarponi militari pesanti. Uno dei piedi perse l’appoggio e la suola spessa dello scarpone si impigliò nel meccanismo di una delle ruote e fermò il carrello a trenta centimetri dalla sua mano.
I suoi genitori, che a quell’epoca presiedevano la missione degli stati centro-orientali, stavano dormendo in una stanza d’albergo.
La madre si svegliò verso le 2 del mattino e svegliò il marito dicendogli: ‘Bud è nei guai!’ Si inginocchiarono ai piedi del letto e pregarono per la buona salute del figlio.”
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Da “Dovevo tornare indietro” di Nestor Quales
L’anziano Nestor Quales ha raccontato la storia di un suggerimento udibile e inconfondibile che ricevette:
“Era molto tardi e, mentre mi dirigevo verso casa dopo aver riaccompagnato i giovani, svoltai per una strada buia che si trovava in una zona rurale con poche macchine.
Lungo il percorso passai sopra un ponticello e scorsi una luce che proveniva dalla mia destra, in basso accanto al fiume, come se ci fosse un fuoco.
Per via dell’umidità della notte pensai che, anche se si fosse trattato di un fuoco, l’umido l’avrebbe estinto rapidamente, quindi rivolsi la mia attenzione alla strada che era davanti a me.
Avevo proseguito solo alcuni metri quando udii una voce che diceva: “Fermati!”. Mi sorpresi, in quanto stavo viaggiando da solo, ma la ignorai e continuai a guidare.
Allora rombò una voce di tuono: “Fermati e torna indietro!”. Mi girai immediatamente con l’auto e tornai indietro. Mentre lo facevo, chiesi al Padre Celeste: “Signore, che succede?”
Non appena raggiunsi il ponte, uscii dalla macchina e la risposta del Signore non si fece attendere, in quanto potevo sentire qualcuno che gridava da sotto: “Aiutateci! Aiuto!”.
Quasi non c’era luce e non riuscivo a vedere niente eccetto la piccola luce arancione che brillava in basso.
Sotto il ponte si estendeva un ripido burrone e, senza una luce sufficiente, non sapevo come aiutare. Chiamai rapidamente il numero dei soccorsi, che arrivarono in breve tempo per intervenire.
La fievole luce proveniva da una macchina che portava 5 persone e che era caduta fuori dalla strada.
Due degli occupanti avevano perso la vita, ma il bilancio avrebbe potuto essere peggiore se non avessi prestato attenzione alla voce dello Spirito Santo.”
https://youtu.be/oxyDLg9JRFM
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Da “Un Dio di miracoli” di Sydney S. Reynolds
Nell’Aprile del 2001, la sorella Sydney S. Reynolds della Presidenza Generale della Primaria, portò la propria testimonianza sui miracoli, raccontando la storia dei suoi due nipoti gemelli nati prematuri di tre mesi, e i quali avevano dovuto lottare per la propria vita.
Dopo aver sofferto a causa di un collasso polmonare e di altri malfunzionamenti degli organi, il maschietto era pronto per essere portato a casa. La bambina, però, era dovuta rimanere in ospedale.
“La bambina continuava a tirarsi via i tubi del ventilatore, facendo scattare l’allarme nella nursery.
Forse voleva stare al passo con il fratellino, ma la sua gola si chiudeva ogni volta e non poteva proprio respirare da sola.
Aveva la gola così infiammata che a volte i medici avevano difficoltà a inserire di nuovo il tubo e la bimba rischiava di morire. Il suo progresso era rallentato dalla continua dipendenza dal ventilatore.
Infine, quando il fratellino era a casa ormai da due mesi, i medici suggerirono che la bambina venisse operata: un’operazione che le avrebbe permesso di respirare attraverso un’apertura nella gola e che avrebbe potuto risolvere i problemi allo stomaco attraverso un’apertura nel fianco; era un’operazione che avrebbe avuto conseguenze sul suo corpicino per molti mesi e forse per il resto della sua vita.
Mentre i genitori lottavano con questa decisione, una zia inviò un messaggio a tutta la famiglia. Spiegò la situazione—il poco tempo a disposizione, l’importanza di staccarla dal ventilatore—e suggerì che unissimo ancora una volta la nostra fede, e tramite la preghiera e il digiuno chiedessimo un altro miracolo—se era nella volontà del Signore.
Avremmo chiuso il nostro digiuno con una preghiera la sera del 3 dicembre”.
Permettetemi di leggervi la lettera che è stata spedita alla famiglia la mattina del 4 dicembre: ‘Carissima famiglia, notizie meravigliose! Benedizioni dal Signore.
Leggi anche: Come possiamo sviluppare il tipo di fede che fa sì che i miracoli si realizzino nella nostra vita?
I nostri calorosi ringraziamenti per le vostre preghiere e il vostro digiuno a favore della nostra piccolina.
Ieri mattina la bambina è stata staccata dal ventilatore e nel momento in cui scriviamo è staccata da 24 ore. Per noi è un miracolo.’
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Da “Accendete la vostra luce” di Sharon Eubank
Nell’ottobre del 2017, la sorella Sharon Eubank ha raccontato la storia di due giovani ragazzi sorpresi da una corrente e trascinati al largo su una spiaggia della Florida.
Diverse persone nuotarono verso di loro, ma tutti furono trascinati dalla corrente senza riuscire ad uscirne.
“Non c’erano corde. Non c’erano bagnini. La polizia ha fatto partire una scialuppa di salvataggio, ma, dopo aver lottato con la corrente per venti minuti, quelle persone erano esauste e le loro teste stavano scivolando sott’acqua.
Tra coloro che stavano assistendo alla scena dalla spiaggia c’era Jessica Mae Simmons.
Suo marito era dell’idea che si sarebbe potuta creare una catena umana così hanno chiesto a gran voce aiuto ai presenti in spiaggia e dozzine di persone hanno formato una catena tenendosi per mano, marciando nell’oceano. Jessica ha scritto:
“Vedere persone diverse tra loro per razza e sesso agire insieme per aiutare dei perfetti SCONOSCIUTI [è stato] assolutamente spettacolare!”. Una catena formata da ottanta persone ha raggiunto i nuotatori…
Sulla spiaggia tutti riuscivano a pensare solo a soluzioni tradizionali ed erano paralizzati. Ma una coppia, in una frazione di secondo, ha pensato a una soluzione diversa. L’innovazione e la creazione sono doni spirituali.”
Prima la fede, poi il dolore ed arrivano i miracoli nella nostra vita
E voi, a quali miracoli moderni avete assistito nella vostra vita? Condivideteli con noi tra i commenti!
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