È possibile confidare nel Signore durante una malattia cronica? Era il 19 luglio 2018 stavo iniziando un nuovo semestre scolastico, e il mio unico obiettivo era sopravvivere al semestre con dei voti decenti.
Non sembrava un obiettivo molto ambizioso, tuttavia stava diventando sempre più difficile.
Avvertivo capogiri sempre più frequenti, affaticamento e nausea, ma rimanevo impassibile (più che altro non riuscivo ad accettarlo).
Ogni mattina mi alzavo alle 7 e mi trascinavo in classe, con un gran mal di stomaco e provando un notevole annebbiamento della mente.
Ogni giorno, al termine delle classi, intorno a mezzogiorno, mi sentivo come se le mie energie fossere state prosciugate.
Sapevo di dover rimanere all’università per studiare e finire i miei compiti, ma ogni giorno mi ritrovavo ad essere esausta, avevo bisogno di andare a casa e riposare.
I miei riposini mi facevano sprecare l’intera giornata. Spesso mi svegliavo 5-6 ore dopo, anche più stressata di prima, pensando a tutto ciò che dovevo fare.
E non importava quanto a lungo dormissi, continuavo a sentirmi esausta allo stesso modo.
Ero recentemente tornata a casa dalla missione, dove più volte si era manifestata una sorta di malattia sconosciuta, ma tutte le volte avevo ricevuto forza, confidando nel Salvatore, ed ero stata guarita.
Tornai a casa un trasferimento prima, e riuscii a trovare delle risposte prima di ricominciare la scuola, ma quando il semestre divenne più intenso, i miei peggiori incubi divennero realtà. Stavo avendo una ricaduta.
La malattia di Lyme
Nel giro di tre settimane, mi fu diagnosticata la malattia di Lyme. Ci sono così tanti sentimenti che ti assalgono quando, dopo mesi di malattia, ricevi una diagnosi, che è difficile da descrivere.
Da un lato, mi sentivo sollevata. Il sollievo non era solo nella mia mente o frutto della mia immaginazione. Ero sollevata al pensiero di avere finalmente un percorso da seguire.
Tuttavia, man mano che appresi di più in merito alla mia malattia cronica, appresi anche che molto spesso non c’era un trattamento specifico, e che ci sarebbero potuti volere anni per ritornare alla mia vita.
Con il trascorrere delle settimane, iniziarono le cure, i sintomi peggiorarono ed il mio obiettivo di sopravvivere al semestre con voti decenti, sembrava impossibile da raggiungere.
Mi sentivo persa, mentre prendevo in considerazione l’idea di ritirarmi dal corso di studio. Ero lì, a migliaia di chilometri da casa al solo scopo di frequentare la scuola e ricevere una formazione.
Se non l’avessi fatto, perché essere lì? Avevo qualche altro scopo? Quale significato avrebbe avuto la mia vita? Con cosa avrei riempito il mio tempo? Sarei stata giudicata per aver interrotto il corso?
Il mio piano di felicità
Avevo 22 anni e fisicamente non ero in grado di andare a scuola, lavorare e neppure avere una sana vita sociale. Era come se Dio avesse premuto il tasto “pausa” sulla mia vita, le mie speranze, i miei sogni.
Mi sentivo bloccata, incapace di progredire, incapace di avere un qualche tipo di controllo sulla mia vita – sia presente che futura.
E poi, accadde qualcosa che cambiò tutto. Non ricevetti la benedizione di salute che desideravo ardentemente, ma ricevetti una conoscenza che improvvisamente rese più sopportabile tutto ciò che stavo affrontando.
In un giorno particolarmente difficile, sentii che Dio aveva un messaggio importante per me, e nel cercarlo, mi sentii ricoperta di conforto, pace e guida.
Sentii chiaramente che questa prova non era uno scherzo del destino per interrompere il mio piano di felicità. Questo era il piano di felicità che il Padre Celeste aveva per me.
Sembra contraddittorio, un piano di felicità pieno di sofferenze giornaliere, ma era vero. Ho imparato ad essere felice nonostante le mie terribili circostanze.
Ho fatto tutto ciò che potevo per trovare la luce e gioire – davvero, gioire a pieno – della “pausa” che il Padre Celeste mi aveva dato. Ho imparato tantissimo su me stessa e sui miei limiti.
Ho imparato qualcosa in più sugli altri e su quanto fossero disposti a fare sacrifici per aiutarmi. Scherzavo dicendo che avevo “mezza-vita” (perchè dormivo letteralmente 16 ore al giorno, tutti i giorni), ma era una vita molto piena.
Confidare nel Signore
Nei mesi e negli anni successivi, imparai a confidare nel Signore pienamente.
Non avevo idea di quando sarebbe migliorata la situazione, di quale cura o quali dottori potessero davvero aiutarmi, o di quando sarei stata in grado di tornare a scuola e progredire verso i miei obiettivi, ma sapevo a quale fonte rivolgermi per trovare speranza.
Sapevo che se avessi posto la mia fiducia e la mia speranza di guarire nelle mie proprie capacità, nelle varie cure o nei dottori, sarei stata continuamente delusa; ma poiché misi quella fede, speranza e fiducia in Dio, l’unica persona che non ci deluderà mai, potevo andare avanti.
Il sentimento di sconforto, di solito mi sopraffaceva quando pensavo al futuro, quando toglievo lo sguardo dal “qui e ora” e provavo a vedere dove fosse la fine.
Non riuscivo mai a vederla, quindi sembrava sempre scoraggiante e insormontabile.
Non importa quanto stessi reagendo bene, quando volgevo lo sguardo verso la strada che stavo percorrendo, che sembrava infinita, la mia forza di volontà veniva meno. Dicevo: “Non sono abbastanza forte. Non ce la faccio più”.
In quei giorni, ero a pezzi e pregavo per ricevere un miracolo. Dicevo: “Va bene, Padre Celeste, ho imparato tanto. Puoi fermarti qui adesso? Tutto questo non è durato abbastanza?”
Ma solitamente, rimanevo in ginocchio in preghiera abbastanza a lungo da tornare ad essere umile e dire: “Se la risposta è no, aiutami ad andare avanti. ‘Dacci oggi il nostro pane quotidiano’.”
Questo era il modo in cui il Signore mi istruiva: un giorno alla volta. Mi faceva sempre sapere che era consapevole delle mie necessità.
Mi faceva sempre sentire di essere forte abbastanza e non mi avrebbe mai fatto provare qualcosa che Egli stesso – con la sua conoscenza perfetta – sapeva non sarei stata in grado di sopportare.
Egli mi ha sempre donato pace per affrontare almeno un altro giorno, e quello era tutto ciò di cui avevo realmente bisogno.
Un giorno ho visto un Messaggi Edificanti di anziano D. Todd Christofferson e ho iniziato a piangere perché ha detto esattamente ciò che io stavo provando:
“Quando questa [prova] arrivava nella mia vita, la mia preghiera era: ‘Dammi un miracolo; risolvi questo problema’, e mi ci è voluto un po’ prima di arrivare finalmente a dire:
‘Sono felice di ricevere un aiuto quotidiano, e che ci voglia il tempo che ci vuole, sapendo che sto confidando in Dio’.
E’ stata una benedizione da allora … grazie a ciò che ha significato nel mio rapporto con Lui. Forse la benedizione più grande è dover affrontare la prova insieme a Lui”.
Sono grata per la malattia di ogni giorno, perchè mi insegna come confidare nel Signore.
Sebbene io abbia un piano per la mia vita che penso sia fantastico, il Padre Celeste ha un piano per me che è anche meglio.
Ogni giorno vedo nuove opportunità che sono perfette per me e non sarebbero state lì se il Padre Celeste non avesse ritenuto necessario premere il tasto “pausa” sulla mia vita.
Durante questi momenti difficili, non solo Egli mi stava preparando per il Suo regno, questo obiettivo così lontano al termine della strada.
Egli mi stava preparando per l’oggi. Proprio adesso. Egli mi stava preparando per ogni passo successivo. Tutto ciò che ho oggi è il risultato di quei momenti difficili che ho superato.
Le mie più grandi benedizioni sono venute dai luoghi in cui mi ha condotto il Padre Celeste. Mi ha insegnato quanto io sia nulla e quanto possa essere forte quando confido nella Sua grazia, quando mi rendo conto che devo confidare nel Signore.
A camminare per fede. A non pensare troppo al futuro. A pianificare per tempo ma essere disposta ad essere guidata ad ogni svolta e curva della vita.
Confidare nel Signore e permettergli di guidarmi, giorno per giorno.
Questo articolo è stato scritto da Mary Ririe ed è stato tradotto da Sara Mondelli.
Mary Ririe è originaria del Texas e si è appena laureata in Ingegneria Civile alla Brigham Young University, e tornerà a frequentare la BYU questo autunno per un master. E’ sposata e adora giocare con il suo cucciolo e giocare a basket (o qualsiasi altro sport) con suo marito.
Nonostante tutti i tentativi e i sofismi di non S. Agostino la responsabilità del mondo e delle sue sventure ricade comunque su Dio che ha creato tutto assolutamente tutto e sapeva come sarebbero andate le cose
A. Schophenauer