Il presidente Thomas S. Monson una volta disse: “Il vostro futuro è tanto luminoso quanto lo è la vostra fede”.
Una dichiarazione del genere, in un’epoca storica come quella che stiamo attraversando, potrebbe sembrare un paradosso, e tuttavia, alcune settimane fa, ho deciso che sarebbe stata il mio motto motivazionale per quest’anno e quello che verrà.
Già, qualche settimana fa. Ho smesso da un po’ di credere nei buoni propositi di inizio anno. Beh, non proprio smesso, ma credo che, a prescindere da dove ci troviamo, sia sempre il momento giusto per ricominciare.
Dalle Scritture impariamo che “gli uomini sono affinché possano provare gioia”, ma quanto è difficile crederci alle volte? Come facciamo a trovare gioia in un mondo che sembra senza speranze?
La risposta è e sempre sarà la stessa: rivolgendoci al Salvatore.
Cosa è davvero la gioia?
Per trovare gioia, è necessario innanzitutto capire realmente cosa sia.
L’enciclopedia Treccani online definisce la gioia come: “Intensa e piacevole emozione che si prova quando un fine, più o meno consapevolmente perseguito, viene raggiunto o un desiderio trova appagamento.”
La Guida alle Scritture la definisce invece come una: “Condizione di grande felicità che scaturisce dal retto vivere.”
Una prospettiva evangelica ci aiuta a capire che la vera gioia è molto più di un’emozione o un sentimento passeggero; è un dono spirituale.
In un devozionale (disponibile solo in inglese) tenuto alla BYU, anziano Bednar ha fatto una distinzione tra la gioia e il divertimento che scaturisce dalle attività ricreative e dai piaceri mondani:
“Credo che il contrasto tra la gioia retta e il divertimento mondano sia istruttivo per aiutarci a comprendere meglio la natura della vera gioia.
La gioia scaturisce dall’esercitare la fede in Gesù Cristo, ricevendo degnamente e onorando fedelmente le sacre ordinanze e alleanze, e cercando di diventare profondamente convertiti al Salvatore e al Suo proposito.
Il divertimento è il risultato dello svago, di azioni e parole giocose e spesso chiassose, o di diversivi piacevoli.
Un giorno a Disneyland è divertente. Prepararsi per e partecipare degnamente all’ordinanza del sacramento porta gioia.
La gioia è principalmente spirituale; il divertimento è principalmente temporale. La gioia è principalmente duratura; il divertimento è principalmente temporaneo; La gioia è profonda e significativa; il divertimento è superficiale.
La gioia è principalmente completa e totale; il divertimento è parziale. La gioia riguarda la mortalità e l’eternità: il divertimento riguarda solo la mortalità.”
In un mondo sempre più ossessionato dalla ricerca compulsiva del divertimento, in cui si ha la sensazione che, se non stiamo facendo qualcosa degna di essere postata sui social, allora non stiamo vivendo davvero la nostra vita, conoscere questa differenza è di cruciale importanza.
Imparare a riconoscere e godere delle cose che ci portano la vera gioia, la gioia duratura, è un dono di cui coloro che cercano sinceramente di essere discepoli del Salvatore possono beneficiare.
Ma in che modo possiamo farlo?
Ecco alcune cose che ci aiutano a trovare gioia
Per quanto il mondo possa dire il contrario, la vera gioia scaturisce dal vivere e obbedire alle leggi del vangelo di Gesù Cristo.
Ho chiesto ad alcune amiche e sorelle nella Chiesa che conosco, in che modo il vangelo le abbia benedette e aiutate a trovare gioia anche nei momenti difficili; ecco alcune delle loro esperienze.
Obbedire nonostante l’incertezza
“Quando ho conosciuto la chiesa, lavoravo come fioraia il che mi portava a lavorare anche di domenica, poiché era il giorno in cui si facevano più incassi.
Poco dopo rimasi vedova e mi trovai ad affrontare molti problemi economici, pertanto pensai di aver bisogno di continuare a lavorare la domenica poiché, dal momento che si trattava di necessità, non stavo facendo nulla di male.
Continuai così fino a quando una conferenza di distretto non coincise con la festa della mamma.
Allora chiamai il mio presidente di ramo, pensando che lui avrebbe capito e che mi avrebbe suggerito di andare a lavorare, ma non fu così.
Le parole che mi disse non erano quelle che mi aspettavo, ma quelle che un uomo chiamato da Dio ispirato doveva dirmi. Quando misi giù il telefono mi sentii molto arrabbiata. Tuttavia, con il passare delle ore capii che era la cosa giusta da fare e decisi di non andare al lavoro il giorno dopo, e così feci.
Da allora ho sempre evitato di lavorare di domenica, ma sono stata grandemente benedetta e non mi è mai mancato nulla.
Sono grata al mio presidente di ramo.
Sono grata al mio Padre Celeste e sono felice di avere dato ascolto allo spirito del Signore” (Giusy, rione di Palermo 2).
Così risplenda la vostra luce: trovare gioia condividendo il vangelo
“Essendo nata in un paese con praticamente nessuna giovane donna o quasi nessuna ragazza della mia età che facesse parte della chiesa, ovviamente il mio gruppo di amici è sempre stato formato da persone che non fossero membri.
Mi sono sempre trovata benissimo, non ho mai avuto problemi
Crescendo però, avevo paura di venire giudicata per come mi comportavo.
Quando arrivi al liceo gli amici cominciano a fumare, bere vino o cocktail, partecipare a feste varie e indossare vestitini ecc..
Non nascondo che il primo anno, quando mi venivano offerte queste cose, accettavo, le prendevo, così loro vedevano che le avevo in mano, e poi le lasciavo sul tavolo o le nascondevo o le buttavo via.
Ad un certo punto mi sono stancata di “nascondere” quello in cui credevo così ho cominciato a parlarne con gli altri, a parlare dei miei principi e della chiesa in generale.
Quando mi offrivano qualcosa ringraziavo e rifiutavo.
Adesso, dopo un po’ di anni, mi fa piacere vedere che quando usciamo tutti insieme ordinano sempre qualcosa di analcolico per me o quando si organizzano scampagnate ecc. mi pensano sempre.
Ed è qui che seguire il vangelo e metterlo in pratica mi ha aiutata in generale ad avere più coraggio e soprattutto a coltivare delle buone e sane amicizie” (Tosca, rione di Palermo 2).
“Io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica”: confidare nel Padre Celeste
“Per un anno e mezzo della mia vita, in veste di missionaria, ho insegnato a tanta gente come il Vangelo di Gesù Cristo potesse portare gioia.
C’era una cosa che però mi lasciava un po’ perplessa. Molti trovavano speranza nel messaggio evangelico che portavo, ma alcuni tra coloro che avevano provato dolori profondi nella loro vita, facevano più fatica a trovare risposte alle loro domande e pace per la sofferenza che stavano provando.
Effettivamente, neanche io potevo trovare risposte a quelle domande così personali e questo mi faceva sentire impreparata.
Quando mi sono trovata a pormi anch’io quelle domande per la mia vita, finalmente ho capito che la gioia di vivere il Vangelo scaturisce dal sapere che qualsiasi cosa potrà accadere nella mia vita, avrò sempre una certezza: Gesù Cristo è il mio Salvatore e Redentore.
Lui sarà sempre il mio punto di riferimento che non verrà mai meno, anche nei momenti più bui” (Mariateresa, rione di Bari Poggiofranco)
Anche se talvolta la vita ci pone davanti all’incertezza, come nel caso di questo momento storico che stiamo attraversando, seppur in modi che spesso non comprendiamo, abbiamo la certezza che quando ci atteniamo alle alleanze che stipuliamo con Dio potremo sempre provare gioia.
Questa gioia deriva dall’obbedienza, che porta con sé le benedizioni del cielo e la costante presenza dello Spirito.
L’importanza di vedere e ricordare
Un altro modo in cui possiamo trovare gioia è ricordando tutte le volte in cui abbiamo visto la mano di Dio nella nostra vita.
Fratello T. Jeffrey Wilks, professore presso la Brigham Young University, durante un devozionale (disponibile solo in inglese), ha detto quanto segue riguardo all’importanza di tenere un diario:
“Per trovare la gioia nella nostra vita dobbiamo semplicemente cercare i modi in cui la mano di Dio ha toccato noi o la nostra famiglia o i nostri amici. Talvolta ci tocca attraverso le tenere misericordie.
Talvolta con meraviglioso umorismo. Molto spesso, vedremo la Sua mano nella nostra vita nel modo in cui ci spinge a servire il prossimo o ad edificare qualcuno in difficoltà. […]
Possiamo semplicemente scrivere una o due righe in cui identifichiamo la mano di Dio nella nostra vita per quel giorno. Se lo facciamo, vedremo in maniera più chiara quanto siano realmente benedette le nostre vite.
Saremo riempiti di gratitudine e ottimismo. Vedremo il mondo più per come lo vede il nostro Padre Celeste. Lo vedremo per come realmente è, e saremo riempiti di gioia e speranza.”
Alcuni anni fa, qualcuno fece vedere a me, e ad un gruppo di giovani missionari, un video che riprendeva una partita di pallacanestro. Ci fu chiesto di prestare attenzione e contare i palleggi effettuati tra i giocatori.
Alla fine, pronta a rispondere con il numero di palleggi in mente, ci chiesero: “Avete notato la persona travestita da orso che attraversava il campo di basket?”.
Con mio grande stupore per la domanda appena rivolta, e abbastanza scioccata per non aver visto una cosa così evidente come qualcuno travestito da orso, per quanto mi riguardava risposi di no.
Riguardammo il video, ed effettivamente, una persona travestita da orso aveva attraversato il campo. Cosa volevano insegnarci con questo video? Che siamo in grado di vedere soltanto ciò che cerchiamo e su cui ci concentriamo.
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Similmente, quando ci sforziamo di notare i miracoli nella nostra vita, tutte quelle “coincidenze” che in realtà non lo sono per niente, tutte le tenere misericordie del Padre celeste e gli innumerevoli modi con cui benedice la nostra vita, saremo in grado di sentire il Suo amore per noi, sentiremo pace nel cuore e avremo gioia.
A conclusione del suo devozionale, anziano Bednar a detto:
“Grazie al piano del Padre celeste e all’Espiazione del Salvatore, le sfide e le afflizioni della vita ci invitano ad alzare lo sguardo verso Gesù Cristo, la vera fonte di gioia.
La preziosa prospettiva che ci da il Vangelo restaurato ci permette di apprendere le lezioni che ci preparano per l’eternità attraverso le avversità della mortalità.
Le nostre sofferenze e sventure possono essere ‘sopraffatte dalla gioia di Cristo’ e consacrate per il nostro profitto, ‘affinché la nostra opera possa essere per il benessere della nostra anima’.
Pertanto la gioia resiste nel tempo e attraverso le esperienze sia negative che positive, grazie alla conoscenza che abbiamo del piano del Padre e dell’Espiazione del Salvatore.
Fede nel Signore Gesù Cristo, pentimento, obbedienza, servizio e una prospettiva evangelica delle prove che incontriamo nella mortalità, ci invitano a venire alla fonte di ogni gioia duratura—Gesù Cristo.
Questa gioia duratura non è una benedizione riservata a pochi eletti. Piuttosto, ogni membro della Chiesa restaurata del Signore che si sforza di ricordare e onorare le sacre alleanze, e che obbedisce ai comandamenti può ricevere tale dono, secondo la volontà e i tempi di Dio.”
Nonostante i tempi bui che sembrano stagliarsi davanti e tutt’attorno a noi, è ancora possibile trovare gioia. Nelle piccole cose, in coloro che amiamo e nel vangelo del Salvatore. Il Signore ce lo ha promesso, e se noi faremo la nostra parte, Egli non mancherà di fare la Sua.
In che modo avete trovato gioia nei momenti di difficoltà? Condividete le vostre esperienze nella sezione commenti qui sotto.
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