Nell’attuale clima di attacco alle figure storiche, sono stati presi di mira anche alcuni dei nostri primi profeti e sono stati diffamati per i loro errori o le loro debolezze. Ma i santi di oggi, come dovrebbero guardare ai possibili errori dei profeti ispirati del passato?
Molti anni fa, stavo studiando un argomento dottrinale nella biblioteca della BYU quando incappai in un vecchio discorso di uno dei primi dirigenti della chiesa.
Mentre leggevo il discorso, mi resi rapidamente conto che ciò che stavo leggendo non era corretto dal punto di vista dottrinale. Sapevo che era sbagliato perché era in contraddizione con le opere canoniche e gli insegnamenti dei profeti viventi.
Ero confuso su come questo Apostolo degli inizi della Chiesa, che di solito era così ispirato ed istruttivo, avesse potuto insegnare qualcosa di non corretto.
Mentre riflettevo su questo e cominciavo ad avere pensieri critici su quest’uomo buono, il Signore mi rimproverò. Alla mia mente ed al mio cuore giunsero, tramite lo Spirito, queste parole:
“Mark, ho chiamato quest’uomo come mio apostolo. Se non lo condanni per i suoi errori, forse non ti condannerò per i tuoi”.
Imparai una lezione potente. Imparai che un profeta può essere ispirato e fare comunque degli errori. Imparai che i nostri dirigenti della Chiesa non sono infallibili (come sostengono alcune altre chiese) ma che i loro errori non li escludono dal servizio o ci giustificano nel respingerli.
Mi resi conto che il Signore ispira uomini e donne imperfetti e li usa per i suoi scopi, per mandare avanti la sua opera nonostante le loro debolezze (1 Corinzi 1:27).
In effetti, le loro debolezze mettono in evidenza la grandezza dell’opera di Dio (pensiamo, ad esempio, a Davide e Golia).
Infine, imparai che essi sono chiamati da Dio e noi dovremmo sostenerli perché, qualunque siano gli errori dei profeti, “il Signore non permetterà mai loro di sviare la Chiesa” (Wilford Woodruff, estratto della Dichiarazione Ufficiale 1).
Eventuali inesattezze nei loro insegnamenti o suggerimenti saranno corretti dai loro successori, quindi possiamo essere fiduciosi nel seguire sempre i profeti viventi.
L’anziano Dieter F. Uchtdorf ha espresso molti di questi punti, quando insegnò:
“Per essere onesto fino in fondo, ci sono state delle volte in cui i membri o i dirigenti nella Chiesa hanno semplicemente fatto degli sbagli. Possono essere state dette o fatte delle cose che non erano in armonia con i nostri valori, con i nostri principi o con la nostra dottrina.
Suppongo che la Chiesa sarebbe perfetta soltanto se fosse guidata da esseri perfetti. Dio è perfetto e la Sua dottrina è pura. Ma Egli opera tramite noi — i Suoi figli imperfetti — e le persone imperfette sbagliano.
…Ma, indipendentemente da questo, la verità eterna del vangelo restaurato presente nella Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni non viene intaccata, sminuita o distrutta…
Questa è la chiesa di Gesù Cristo. Dio non permetterà che la Sua chiesa si discosti dal percorso stabilito né che fallisca nell’adempimento del suo destino divino” (‘Venite, unitevi a noi’ – Liahona, novembre 2013).
Questa comprensione è diventata sempre più preziosa per me, nell’era attuale del finto giornalismo e della cultura che viene cancellata.
La strategia di molti critici moderni della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni è quella di trovare una vecchia dichiarazione di uno dei primi dirigenti della chiesa che, sebbene all’epoca non avesse creato alcuna controversia, risulti ora offensiva per le nostre sensibilità moderne oppure non si trovi in armonia con quanto detto dai nostri profeti viventi.
Queste dichiarazioni vengono quindi pubblicate sui social media, dove anche i membri della chiesa possano trovarle, senza identificarne il contesto o la comprensione storica del momento.
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La speranza di questi critici è che lo shock possa distruggere la fede di molti e minare il sostegno ai profeti. Sfortunatamente, a volte funziona.
Quindi, quale dovrebbe essere la nostra risposta alle dichiarazioni che riportano degli errori dei profeti del passato che contraddicono gli insegnamenti dei nostri profeti viventi? Cominciamo identificando la modalità con cui non dovremmo rispondere.
Come NON rispondere
Ho visto che alcuni membri della Chiesa hanno reagito a queste dichiarazioni unendosi ai critici, e pubblicando e diffondendo tali dichiarazioni erronee nel mondo.
Vengono ingannati se pensano che “esporre” gli altri a queste citazioni sarà utile per loro e costringerà la chiesa a cambiare una politica che non gli piace o ad intraprendere un’azione che desiderano.
Ciò che non sembrano riconoscere è che questa è una forma di apostasia.
Il Manuale generale della Chiesa afferma che “l’Apostasia” comprende “l’agire ripetutamente in opposizione pubblica, chiara e deliberata alla Chiesa, alle sue politiche o ai suoi dirigenti” e nel “mostrare uno schema di lavoro intenzionale per indebolire la fede e l’attività dei membri della Chiesa”.
Sebbene alcuni sembrino inconsapevoli di ciò, i social media sono un forum pubblico e le critiche pubbliche ai servitori del Signore – il parlare male dell’unto del Signore – ci mettono su una strada pericolosa.
Il pericolo di questo comportamento è stato sintetizzato con forza dal profeta Joseph Smith che insegnò:
“È un principio eterno, che è esistito con Dio da tutta l’eternità: quell’uomo che si alza per condannare gli altri, trovando la colpa nella Chiesa, dicendo che loro (i dirigenti della Chiesa) sono nell’errore, mentre egli stesso è nel giusto, ci fa sapere, con certezza, che quell’uomo è sulla strada verso l’apostasia; e se non si pentirà, diventerà apostata, come Dio vive” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa: Joseph Smith p. 318).
Ho trovato sempre profetico questo avvertimento. E si applica al nostro modo di comportarci nei riguardi di tutti i profeti, viventi e non.
Come insegnò Gesù Cristo, quelli che attaccano i profeti in un giorno e in un momento storico, non sono diversi da quelli che lapidarono e uccisero i profeti in un altro periodo di tempo (Matteo 23:29-33).
Quindi, come dovremmo rispondere quando troviamo una citazione di un profeta precedente che non sembra essere in armonia con quanto detto dai nostri profeti viventi?
È importante ricordare che ciò che il Signore comunica tramite la loro guida una volta, può essere diverso da ciò che comunica loro un’altra volta. Il Signore dice: “Pertanto io, il Signore, comando e revoco, come mi sembra opportuno” (Dottrina e Alleanze 56:4).
Quando vediamo qualcosa riguardante un profeta del passato di cui non siamo sicuri, dovremmo rispondere come i nostri profeti viventi: con umiltà, correttezza, pazienza e fede. Lasciatemi spiegare.
Rispondere con umiltà
Un bellissimo esempio di umiltà nei confronti degli errori dei profeti, è stato condiviso dall’anziano Neal A. Maxwell.
Riguarda la vita del presidente Lorenzo Snow, che era abbastanza vicino al profeta Joseph Smith da vederne i difetti e le mancanze.
La sua reazione a tali mancanze è davvero d’ispirazione.
“Potrei sostenere il Presidente della Chiesa” disse “anche se egli non sapesse tutto quello che so io… Ho visto le imperfezioni in Joseph Smith…
Ho ringraziato Dio di aver dato, ad un uomo che avesse quelle imperfezioni, il Suo potere e la Sua autorità… perché sapevo di avere io stesso quella debolezza e potevo pensare che ci fosse una possibilità anche per me…
Ho ringraziato Dio di aver visto quelle imperfezioni” (citazione dell’anziano Neal A. Maxwell, Liahona, novembre 1984).
Il tragico contrasto con questo esempio è la storia di Symonds Ryder, il cui nome fu scritto in modo errato in una rivelazione ricevuta attraverso Joseph Smith.
Istigato da questo errore, concluse che Joseph Smith non fosse un profeta di Dio. Lasciò la Chiesa e perse la sua anima.
Purtroppo, troppi oggi seguono il percorso di Symonds Ryder invece che quello di Lorenzo Snow.
Ampliando questo consiglio, per rispondere con umiltà e gentilezza, l’anziano Jeffrey R. Holland ha insegnato:
“Siate gentili riguardo alla fragilità umana, con la vostra e con quella di coloro che servono con voi in una Chiesa diretta da uomini e donne volontari, comuni mortali.
Tranne nel caso del Suo perfetto Figlio Unigenito, Dio ha sempre dovuto lavorare con persone imperfette. Per Lui dev’essere terribilmente frustrante, ma riesce a gestirlo. E noi dovremmo fare lo stesso.
E quando vedete l’imperfezione, ricordate che la limitazione non è nella divinità dell’opera.
Come suggerì un grande scrittore, quando la pienezza infinita si riversa, non è colpa dell’olio se se ne perde una parte, perché un vaso intero non riesce a contenerla.
Quei vasi interi includono voi e me, quindi siate pazienti e tolleranti, e perdonate” (‘Io credo’ – Liahona – Maggio 2013).
Rispondere con correttezza
Rispondere con correttezza significa che cerchiamo di comprendere le dichiarazioni storiche in modo equo, nel contesto in cui sono state originariamente fornite.
Comprendere il tono originale, le circostanze o l’impostazione culturale di un’affermazione ci aiuta a capirla meglio. Spesso il contesto può cambiare completamente il significato.
In effetti, questo è esattamente il motivo per cui i critici della Chiesa lasciano fuori il contesto! Vogliono che la dichiarazione venga fraintesa.
Il presidente Dallin H. Oaks ha appreso una preziosa lezione al riguardo, nelle sue ricerche sulla morte di Joseph Smith nel carcere di Carthage.
Scoprì che prima del 14° emendamento, distruggere una stampa, come faceva il consiglio comunale di Nauvoo, non era una pratica illegale.
A quel tempo, non era considerato una minaccia alla libertà di parola, come sarebbe stata interpretata ai nostri giorni. Spiegò:
“La lezione che ho tratto da questa ricerca e pubblicazione accademica mi ha reso un nemico, per tutta la vita, della tecnica del “presentismo”, che si basa sulle prospettive e sulla cultura attuali per criticare le azioni ufficiali o personali verificatesi nel passato.
Le azioni passate dovrebbero essere giudicate in base alle leggi e alla cultura del loro tempo”.
Come dimostra questo esempio, è ingiusto giudicare la storia attraverso gli attuali standard culturali.
In molti modi, studiare la storia è come visitare un paese straniero e, per capirlo, dobbiamo vederlo attraverso la lente culturale ed il contesto storico di quel tempo, piuttosto che il nostro.
Rispondere con pazienza
Rispondere con pazienza significa riconoscere che la verità rivelata spesso arriva lentamente, linea su linea, e quindi dobbiamo essere pazienti con quei profeti del passato che non avevano una luce ed una conoscenza maggiore, che Dio ci ha rivelato in seguito.
Stavano ancora aspettando e pregando per ciò che noi abbiamo già ricevuto. Inoltre, le Scritture insegnano che le false tradizioni culturali possono effettivamente togliere la luce e darci punti ciechi spirituali, che rendono difficile percepire un male culturale intorno a noi (DeA 93:39).
Piuttosto che essere offesi da questo, dovremmo essere pazienti con loro e grati per la luce che abbiamo. Altrimenti è come stare sulle spalle di vostro padre e poi criticarlo perché non è in grado di vedere tanto lontano quanto voi.
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A tal proposito, ne sono un esempio le dichiarazioni profetiche sulla razza e sul sacerdozio. L’anziano Bruce R. McConkie ha spiegato:
“Ci sono dichiarazioni, nella nostra letteratura dei primi fratelli, che abbiamo interpretato nel senso che i neri non avrebbero mai ricevuto il sacerdozio nella mortalità. Anche io le ho interpretate così…
Tutto ciò che posso dire è che è tempo di credere davvero che le persone possano pentirsi e credere in un profeta moderno e vivente. Dimenticate tutto ciò che io ho detto, o ciò che il presidente Brigham Young o il presidente George Q. Cannon o chiunque abbia parlato in passato abbiano detto, se è contrario alla presente rivelazione.
Abbiamo parlato con una comprensione limitata e senza la luce e la conoscenza che ora è venuta al mondo. Otteniamo la nostra verità e la nostra luce linea su linea, precetto su precetto.
Abbiamo ora aggiunto un nuovo flusso di intelligenza e luce su questo particolare argomento, che dissipa tutte le tenebre, tutte le opinioni e tutti i pensieri del passato. Non contano più.
Non fa alcuna differenza ciò che qualcuno ha mai detto su questa questione, prima del primo giorno di giugno di quest’anno (1978).”
Come ha spiegato l’anziano McConkie, quando arrivò questa maggiore luce, molti membri della Chiesa dovettero pentirsi o cambiare idea al riguardo (“pentimento” in greco significa letteralmente “cambiamento di opinione”).
Questa affermazione implica che tra coloro che cambiarono idea vi furono profeti e apostoli del passato che avevano insegnato cose contrarie a questa nuova rivelazione.
Con gratitudine, crediamo nel pentimento anche dopo la morte (DeA 138) e possiamo essere certi che profeti e santi del passato si siano pentiti di qualsiasi razzismo che sia mai esistito nei loro cuori.
Di conseguenza, possiamo essere sicuri che se fossero vivi oggi, insegnerebbero le stesse cose che insegnano i profeti moderni. Dobbiamo essere pazienti e riconoscere che i cuori sono cambiati e continueranno a cambiare, poiché sempre più luce arriva su entrambi i lati del velo.
Invece di preoccuparci di loro, dovremmo preoccuparci di noi stessi e pentirci di ogni razzismo persistente che abbiamo nei nostri cuori, proprio come siamo stati invitati a fare dal nostro profeta vivente, il presidente Russell M. Nelson (Post di Facebook, 1 giugno 2020).
Rispondere con fede
Rispondere con fede significa offrire ai profeti il beneficio del dubbio e concentrarsi sulle loro molteplici dichiarazioni ispirate piuttosto che su quelle poco ispirate.
Questo ci aiuta a vedere “che l’uomo era un profeta” (Presidente Boyd K. Packer, BYU agosto 1981). Ciò non vuol dire ignorare le dichiarazioni discutibili o insabbiare la nostra storia.
Come ha spiegato il presidente M. Russell Ballard, “Sono finiti i giorni in cui gli studenti erano protetti dalle persone che attaccavano la chiesa” e potevamo “evitare il problema” (Liahona, dicembre 2016).
Se ci concentriamo così tanto sugli errori dei profeti, non riusciremo a vedere la loro ispirazione e non saremo in grado di comprenderli.
Fare questo sarebbe come andare a vedere un’opera d’arte e non apprezzarne la bellezza perché tutto ciò che riusciamo a vedere è un graffio.
L’anziano David A. Bednar ha spiegato:
“Alcuni individui possono lottare con la propria fede o testimonianza, ad esempio, a causa delle preoccupazioni relative agli episodi della storia della Chiesa o delle interazioni spiacevoli con i dirigenti del sacerdozio e delle organizzazioni ausiliarie.
Credo che la risposta sia considerare quegli eventi storici ed esperienze interpersonali nella totalità di tutte le cose e non consentire ad un unico episodio, per il quale non possiamo conoscere il contesto completo, o ad un’incertezza, di oscurare la visione dell’intera maestà di questo lavoro…
Concentrarsi sulle fragilità umane così evidenti in tutti noi è ingiurioso. Non sto suggerendo di eliminare o ignorare sommariamente aspetti della storia della Chiesa o di giustificare comportamenti inappropriati.
Piuttosto, raccomando di guardare alla prospettiva evangelica più ampia per un contesto più preciso ed una comprensione più profonda.”
Allo stesso modo, il presidente Gordon B. Hinckley ha offerto questi pensieri: “Riconosciamo che i nostri antenati erano umani. Senza dubbio hanno commesso degli errori.
Alcuni hanno riconosciuto di aver commesso degli errori. Ma tutto questo ricopre un’importanza minima, se confrontato con il meraviglioso lavoro che hanno realizzato.
Evidenziare gli errori ed ignorare il bene più grande equivale a disegnare una caricatura.
Le caricature sono divertenti, ma sono spesso brutte e disoneste.
Un uomo può avere una verruca sulla guancia e avere ancora un volto risplendente di bellezza e forza, ma se la verruca viene sottolineata indebitamente in relazione alle altre sue caratteristiche, il ritratto è privo di integrità.”
Un altro esempio di come rispondere con fede è stato condiviso dall’anziano Dale G. Renlund con gli educatori della Chiesa. Ha spiegato:
“Abbiamo incontrato una donna a Lubumbashi, nella Repubblica Democratica del Congo. Si chiama Angelique. È una fedele missionaria ritornata.
Aveva una forte testimonianza del profeta Joseph Smith. Adorava il Libro di Mormon. Amava tutto della Chiesa.
Quando l’abbiamo incontrata, stava leggendo un libro scritto da uno dei leader della Chiesa prima che diventasse il presidente della Chiesa.
Il libro è stato scritto prima della rivelazione sul sacerdozio del 1978 e suggeriva che, a causa di alcune cose fatte nella preesistenza, coloro che avessero avuto origine africana non sarebbero stati esaltati.
Angelique chiese aiuto per capire il perché.
Le venne detto, in modo chiaro e semplice, da un membro attuale del Quorum dei Dodici che questo ex leader della Chiesa aveva sbagliato e che quella era semplicemente la sua opinione, un’opinione che non era corretta.
Angelique fu soddisfatta della spiegazione ed agì con fede rimanendo sul sentiero dell’alleanza e confidando in Dio.”
Come rispondiamo agli errori dei profeti del passato?
Il presidente Harold B. Lee insegnò “Una persona non si è veramente convertita finché non ha visto il potere di Dio riversarsi sui capi di questa chiesa e fino a quando non arriva un fuoco nel suo cuore”.
Possiamo vedere questo potere sui nostri dirigenti, passati e presenti, anche se non sono perfetti.
Alcuni anni fa, Karl G. Maeser guidò un gruppo di missionari attraverso le Alpi. Mentre guardavano indietro, vide una fila di paletti piantati nella neve che segnavano il percorso di sicurezza attraverso quel pericoloso sentiero.
Indicando i paletti, si rivolse ai missionari e disse:
“Fratelli, ecco il sacerdozio di Dio. Sono solo bastoni comuni come tutti noi… ma la posizione che ricoprono li rende ciò che sono per noi. Se ci allontaniamo dal percorso che segnano, ci perdiamo.”
Per continuare con questa analogia: sono sicuro che se si osservassero abbastanza attentamente quei paletti, ci sarebbero dei bordi irregolari e probabilmente diverse schegge.
Ma ciò non cambia il fatto che segnano il percorso che dovremmo seguire. Se li scartassimo per via di queste imperfezioni e li mettessimo da parte, saremmo persi.
Inoltre, come ha spiegato l’anziano Dale G. Renlund usando un’analogia simile, quelli che consideriamo difetti “possono rivelarsi diversamente, se diretti da una prospettiva eterna.
Il Signore o ha avuto un ruolo in questi difetti o li usa per i propri scopi” (Anziano Dale G. Renlund, devozionale di gennaio 2019).
Ringrazio Dio per aver scelto quei paletti, i difetti e tutto il resto e averli posizionati come ha fatto! Che possiamo essere sempre abbastanza saggi da seguirli ed apprezzarli!
Che noi possiamo essere sempre tra coloro che sono fedeli ai profeti di Dio! (DeA 122:1-3)
Come rispondiamo agli errori dei profeti del passato? È stato scritto da Mark A. Mathews e pubblicato sul sito latterdaysaintmag.com. Questo articolo è stato tradotto da Cinzia Galasso.
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