Nel 1979, durante un devozionale alla BYU, dissi:
“Data l’esistenza di un divario tra dove ci troviamo e dove vorremmo essere, credo che ci siano tre diversi livelli di gestione dell’ambiguità…
La risposta più produttiva all’ambiguità è quella che si trova al terzo livello, in cui non solo vediamo le cose con gli occhi ben aperti ma anche con i cuori spalancati”.
Questo accade spesso quando si parla di maternità e di scelte da compiere che sono spesso in contrapposizione con tale ruolo. La maternità è la più nobile vocazione di tutte, sebbene a volte si cerchi di rimanere in equilibrio tra questo ed altri ruoli necessari nella nostra vita.
Alcune persone preferiscono semplicemente il conforto di un solo punto di vista, piuttosto che sopportare il disagio necessario per farsi strada e alla fine, trovarsi di fronte ad un paradosso continuo, come potrebbe essere quello della giustizia e della misericordia (due facce della stessa medaglia).
Tuttavia, soprattutto per mantenere in equilibrio gli interessi del matrimonio, della famiglia e della carriera, dobbiamo imparare ad onorare i principi in competizione tra loro, accettare le tensioni occasionali e, soprattutto, trovare un punto d’incontro tra i due atteggiamenti, facendo in modo che la tensione diventi produttiva.
La maternità è la più nobile vocazione
Ad esempio, nel 1987, durante il tempo trascorso come preside della facoltà di legge della BYU, il presidente Ezra Taft Benson tenne un discorso in una trasmissione della domenica sera dedicata ai genitori (“Alle madri di Sion”, 22 febbraio 1987).
Egli dichiarò che la “maternità è la più nobile vocazione di tutte”. In effetti, “la maternità ha potenzialmente la maggiore influenza, sia nel bene che nel male, sulla vita umana”.
Dopo aver enfatizzato l’importanza di avere ed allevare dei figli, il presidente Benson affermò che, in circostanze insolite quali la morte del marito, il divorzio ed altre occasioni, alle madri potrebbe essere “richiesto di lavorare per un certo periodo di tempo”; ma esortò ogni padre “a fare tutto ciò che è nel proprio potere per consentire alla moglie di rimanere a casa e prendersi cura dei bambini”.
Inoltre, espresse sincera empatia per le donne fedeli non sposate o senza figli.
Il mattino seguente, quando iniziò la mia lezione di diritto della famiglia, una studentessa di nome Mitzi Collins chiese di poter discutere del discorso del presidente Benson.
Annuii e suggerii di parlarne subito dopo le lezioni. Mitzi rispose gentilmente: “Potremmo parlarne proprio ora?” Conoscevo e rispettavo Mitzi.
Era la presidentessa delle studentesse di diritto, un’allieva eccellente e un membro della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Poi, vidi le altre ragazze annuire in accordo con lei.
Facemmo, quindi, una conversazione molto aperta che durò fino alla fine della lezione. Le studentesse dissero che alcune donne avevano trovato dei messaggi, lasciati nei loro armadietti, scritti da alcuni studenti maschi, che riportavano frasi del genere:
“L’ammissione alla facoltà di legge è già molto competitiva. Per favore, lascia che un uomo prenda il tuo posto nella nostra classe”.
Così concordai con loro di avere un incontro simile, quel pomeriggio stesso, con tutte le altre studentesse di giurisprudenza.
Quando, in seguito, mi avviai verso la sala degli studenti, vidi una folla che camminava in un’altra direzione. Chiesi ad uno studente: “Dove stanno andando tutti?”
Egli rispose: “Nell’aula dei tribunali fittizi. Il preside ci dirà cosa voleva dire ieri il Profeta!” In qualche modo, il mio incontro con le studentesse era diventato un incontro per tutto il corpo studentesco, per spiegare “cosa voleva dire il Profeta!”. Rabbrividii.
Fede ed ambiguità
Stavo assistendo ad un esempio confuso di ambiguità e pregai per ricevere aiuto e parlarne in modo produttivo.
Alcuni studenti di sesso maschile, compresi quelli che avevano messo i bigliettini negli armadietti delle donne, si erano sentiti appoggiati dalla loro lettura limitata del discorso del presidente Benson.
Gli uomini erano turbati dal nostro numero crescente di studentesse e le giudicavano non in armonia con gli insegnamenti della Chiesa.
Altri tendevano a minimizzare ciò che il presidente Benson aveva detto, poiché non erano d’accordo. Ma Mitzi e le sue amiche si sentirono intrappolate nel divario tra l’ideale ed il reale.
Si erano iscritte alla facoltà di legge con visioni idealistiche di ciò che potevano fare con la loro istruzione legale, che fossero single o sposate. Ma ora, a causa del loro rispetto per il presidente della Chiesa, erano preoccupate di aver fatto qualcosa di sbagliato.
Vedi anche: Quello che in realtà tua madre vuole, per il giorno della mamma
Tramite lo studio e tramite la fede
Per la prima volta, raccontai agli studenti di giurisprudenza che durante i miei anni trascorsi alla BYU-Idaho, avevo partecipato alle riunioni mensili con i dirigenti di alto livello della nostra Chiesa, incluso il presidente Benson.
Sapevo in prima persona cosa pensassero della facoltà di legge. Dissi: “I nostri dirigenti sanno che voi donne siete qui e sono contenti!”.
Avevo sentito quei dirigenti esprimere molte opinioni positive sul consiglio spesso ripetuto alle donne della Chiesa dal presidente Gordon B. Hinckley:
“Ottenete tutta l’istruzione che potete. La vita è diventata così complessa e competitiva… Ci si aspetta che voi facciate grandi sforzi ed utilizziate i vostri migliori talenti” (“Rimanete sulla strada maestra”, conferenza generale di aprile 2004).
Allo stesso tempo, i principi generali che il presidente Benson aveva insegnato sulle madri, apparvero in seguito nel Proclama alla Famiglia del 1995:
“Per disegno divino i padri devono presiedere alle loro famiglie con amore e rettitudine e hanno il dovere di provvedere alle necessità di vita e alla protezione delle loro famiglie.
La principale responsabilità delle madri è quella di educare i figli. In queste sacre responsabilità padre e madre sono tenuti ad aiutarsi l’un l’altro come soci con eguali doveri”.
Volevo che gli studenti sapessero che questi principi si applicano sia alla società che alla Chiesa.
Attingendo alle mie ricerche sul diritto di famiglia, espressi una preoccupazione personale che la nostra società svalutasse sempre più la maternità, anche se le ricerche avevano dimostrato da tempo che una buona maternità è di fondamentale importanza.
Vedi anche: Madre Celeste: un riferimento scritturale nel libro di Mormon
Non ricordo quali informazioni condivisi allora, ma quei dati erano simili a dei risultati più recenti.
Uno studio del 2005, ad esempio, ha rivelato che l’81% delle madri americane considera la propria maternità come la cosa più importante da realizzare, anche se solo la metà di tutte le madri si sente apprezzata dalla società per quel ruolo.
Altri dati mostrano che le madri sono i migliori “modelli” per aiutare i bambini in crescita a muoversi attraverso tutte le fasi necessarie dello sviluppo del cervello.
La maternità assente o inefficace può arrestare la crescita del cervello infantile, influenzando negativamente sia le famiglie che la società: matrimoni stabili e genitori stabili – madri e padri – sono i fattori chiave che determinano il benessere dei bambini: i bambini disfunzionali contribuiscono ad una società sempre più disfunzionale.
Dissi che le prospettive evangeliche dei nostri studenti fornivano loro gli strumenti per comprendere il matrimonio e la genitorialità molto meglio di quanto facesse la maggior parte delle persone.
Quindi, se ai nostri studenti di entrambi i sessi fosse stato chiesto di dire ad altri studenti americani di legge cosa contasse di più nella loro vita, le loro priorità generali probabilmente sarebbero state molto simili a quelle del presidente Benson.
Ciò rendeva ancora più importante, per le donne di quel gruppo, ottenere una solida istruzione e le competenze necessarie per aiutare una società confusa riguardo al matrimonio ed alla vita familiare.
Conclusi dicendo che quasi nulla è più importante della maternità e della paternità. Tuttavia, la Chiesa incoraggia le donne a ricevere tutta l’istruzione che possono, compreso frequentare la facoltà di legge, se lo desiderano.
Tutti noi dobbiamo applicare devotamente nella nostra vita questi principi, spesso in competizione con le nostre circostanze. I dirigenti della Chiesa hanno fiducia nella nostra capacità di farlo.
A volte giudichiamo troppo duramente gli altri membri della Chiesa, non dando loro lo spazio per esprimere dei giudizi personali.
Imparare a comprendere i principi reali e viverli nonostante la competizione tra essi, è un’abilità essenziale non solo per gli studenti di giurisprudenza, ma per tutti noi.
La maternità è la più nobile vocazione di tutte è stato scritto da Bruce C. Hafen e pubblicato sul sito speeches.byu.edu. Questo articolo è stato tradotto da Cinzia Galasso.
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