La prima visione di Joseph Smith è un evento che suscita sempre pareri discordanti. Alcuni vi credono con assoluta certezza. Altri credono che si tratti di una mera storiella per bambini, anche a causa dei molteplici resoconti che esistono al riguardo.
In ogni caso, è qualcosa di cui si parla spesso. Ma possono più versioni di uno stesso evento, rendere quell’evento meno credibile o veritiero? Per cominciare, facciamo un passo indietro.
Più verità o aspetti diversi di una stessa verità?
Quando ero piccola, dei ladri entrarono in casa mia il giorno di capodanno. Mi trovavo da sola in casa con mia sorella più piccola perchè mia madre era scesa a comprare qualcosa per il pranzo.
Negli anni, nel raccontare quell’esperienza, mi rendo conto di aver a volte tralasciato o dimenticato alcuni dettagli, come che ora fosse o quale gioco stessi facendo con mia sorella quando i ladri arrivarono alla porta, oppure di aver enfatizzato alcuni aspetti della storia in base al tema che volevo mettere in risalto: in alcuni casi, come un bambino piccolo preso dal panico possa avere difficoltà a ricordare il numero della polizia; in altri, il fatto che feci una breve preghiera insieme a mia sorella per chiedere a Dio di proteggerci mentre stavano per sfondare la porta, e così via…
Il punto è che con il passare del tempo, e a seconda dell’interlocutore che si ha di fronte, possono essere tralasciati o messi in risalto dettagli o aspetti diversi della stessa storia.
Lo stesso può valere per la storia narrata da Joseph Smith. Per chi non lo conoscesse, Joseph Smith era un ragazzo molto confuso riguardo al percorso spirituale che avrebbe dovuto intraprendere a causa del fermento religioso nel quale era immerso il luogo in cui viveva.
All’età di quattordici anni, cercò una guida frequentando riunioni, leggendo le scritture e pregando. In risposta, ricevette una manifestazione divina.
Joseph condivise quella che divenne nota come “la Prima Visione”; egli scrisse più volte, o delegò qualcuno per farlo, il resoconto della visione.
Un riassunto dei vari resoconti della Prima Visione
I vari resoconti della Prima Visione presentano una storia coerente, anche se naturalmente differiscono per enfasi su alcuni dettagli.
Come dicevamo prima, quando una persona racconta un’esperienza in più contesti a un pubblico diverso per molti anni, ogni racconto metterà in risalto vari aspetti dell’esperienza e conterrà dettagli unici.
Un esempio è dato dai molteplici resoconti scritturali della visione di Paolo sulla via di Damasco e dell’esperienza degli Apostoli sul Monte della Trasfigurazione.
Tuttavia, questo crea alcune preoccupazioni tra membri e non membri della Chiesa, che si chiedono se non debba esistere una sola versione.
Poiché ogni racconto, e il modo in cui fu ricordato o riportato, fu influenzato dal proprio contesto, esaminiamo ognuno di essi più da vicino.
- Resoconto del 1832. Il primo racconto, l’unico scritto dalla mano di Joseph Smith, è contenuto in una breve autobiografia che Joseph scrisse nel 1832, quindi a circa 12 anni di distanza dall’avvenimento effettivo. In questo racconto Joseph descrive la sua situazione, enfatizzando l’Espiazione di Gesù Cristo, e scrive che “il Signore” gli apparve e lo perdonò dei suoi peccati, e di come si sia sentito in seguito a questa esperienza.
- Resoconto del 1835. La versione del 1835 fu riportata dal suo scrivano Warren Parrish mentre Joseph la raccontava a Robert Matthews, un turista in visita a Kirtland, Ohio. Questa versione enfatizza il suo tentativo di scoprire quale chiesa fosse quella giusta, l’opposizione che affrontò durante la preghiera e l’apparizione di un personaggio divino seguito poco dopo da un altro. Questo racconto riporta anche l’apparizione di angeli durante la visione.
- Resoconto del 1838. La narrazione del 1838 è quella contenuta oggi nel libro Perla di Gran Prezzo, ed è la versione più dettagliata. Parla della preghiera, dell’opposizione, dell’apparizione di Dio e Gesù Cristo, del perdono dei suoi peccati, e si concentra sulla “nascita e progresso della Chiesa”. Come per il racconto del 1835, la questione centrale della narrazione riguarda quale delle chiese fosse quella giusta, ma non fa menzione degli angeli.
- Resoconto del 1842. Scritto in risposta alla richiesta di maggiori informazioni sui Santi degli Ultimi Giorni da parte del redattore di Chicago, John Wentworth, questo racconto fu pubblicato sul Times and Seasons nel 1842. Il racconto, pubblicato allo scopo di diffondere il credo della Chiesa tra coloro che non ne avessero familiarità, è breve e diretto. Come per i racconti precedenti, Joseph Smith parlò della confusione provata e dell’apparizione di due personaggi in risposta alla sua preghiera, ma non di cose più personali come l’apparizione degli angeli o il perdono per i suoi peccati.
Oltre questi racconti, ne furono scritti altri cinque da contemporanei di Joseph che lo sentirono raccontare la visione.
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Come dicevamo, la varietà ed il numero di resoconti della Prima Visione hanno portato alcuni critici a chiedersi se le descrizioni di Joseph Smith corrispondessero alla realtà della sua esperienza o se egli avesse abbellito la storia nel tempo con nuovi elementi.
La Prima Visione di Joseph Smith: Differenza tra contraddizioni e omissioni
Innanzitutto, è bene tenere presente che esiste una differenza tra contraddizioni ed omissioni. Per esempio, quando un racconto cita che Joseph aveva 15 o 16 anni, mentre negli altri si parla di 14 anni, è ovviamente un errore.
Ma le omissioni sono diverse. Solo perché Joseph parla di aver visto degli angeli in un racconto e non li menziona in un altro, non significa che non ci fossero, significa solo che non ne ha riparlato.
Così come il fatto che in tutti i racconti Joseph parla di due Personaggi, Gesù Cristo e Dio Padre, tranne nel breve racconto del 1832, in cui Joseph sembra menzionare un solo personaggio. Questo non significa che non ce ne fosse un altro.
E ho detto “sembra menzionare” un solo personaggio perché, in realtà, il testo cita:
“Il Signore aprì i cieli su di me e vidi il Signore”. Un modo di leggere questo resoconto è che Joseph in realtà parlò di due personaggi, chiamandoli entrambi “Signore”.
“Il Signore (inteso Dio Padre) aprì i cieli sopra di me e vidi il Signore (inteso come Gesù Cristo)”.
In questa chiave di lettura il racconto del 1832 è coerente con quelli successivi. Dopotutto, non viene mai affermato che vide solo un personaggio.
Infine, c’è da dire che il racconto del 1832 fu il primo tentativo di Joseph Smith di mettere per iscritto la propria esperienza. In quello stesso anno, scrisse ad un amico che si sentiva imprigionato da “carta e inchiostro”.
L’espansività dei racconti successivi può essere facilmente compresa quando pensiamo che furono dettati a voce e trascritti da qualcuno che fece da scrivano, il che permise al racconto di essere più fluido.
Conoscere la verità sulla testimonianza di Joseph Smith non è qualcosa che si può ottenere da ricerche storiche. Piuttosto, richiede una sincera ricerca della verità, lo studio, ed una fede sufficiente in Gesù Cristo per chiedere a Dio in preghiera di sapere se questa storia è vera.
Se cerchiamo con reale intento di agire in base alla risposta che riceveremo dallo Spirito Santo, la verità sulla visione di Joseph sarà chiara. Come fece lui, possiamo chiedere a Dio di conoscere la verità e sapere quale sia la Sua vera chiesa.
La Prima Visione di Joseph Smith: Per i resoconti disponibili in Italiano visitare i seguenti link:
- Racconto del 1832: https://www.churchofjesuschrist.org/study/manual/first-vision-accounts/1832-account?lang=ita
- Racconto del 1835: https://www.churchofjesuschrist.org/study/manual/first-vision-accounts/1835-account?lang=ita
- Racconto del 1838: https://www.churchofjesuschrist.org/study/manual/first-vision-accounts/1838-account?lang=ita
- Racconto del 1842: https://www.churchofjesuschrist.org/study/manual/first-vision-accounts/1842-account?lang=ita
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