Dia ciascuno secondo che ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per forza perché Iddio ama un donatore allegro.
E Dio è potente da far abbondare su di voi ogni grazia, affinché, avendo sempre in ogni cosa tutto quel che vi è necessario, abbondiate in ogni opera buona; (2 Corinzi 9.7-8)
Uno dei grandi aspetti del ministero di Paolo verso i Gentili era la raccolta per i poveri di Gerusalemme, che egli menziona più volte, ma in particolare in 2 Corinzi, capitoli 8 e 9.
Non sappiamo esattamente perché fossero proprio i poveri di Gerusalemme ad essere sottoposti a particolare attenzione, ma sappiamo, tuttavia, che c’era stata una carestia in quell’area.
Così Paolo elogia i Corinzi per la generosità già mostrata e li invita a continuare con le donazioni, ma a farlo con il giusto atteggiamento. Cosa vuol dire dunque essere donatori allegri?
Essere un donatore allegro
Come è scritto nel versetto menzionato all’inizio, Paolo invita i Corinzi a donare “non di mala voglia, né per forza” perché Dio ama un “donatore allegro”. Quando ho pensato a cosa potesse significare questa espressione mi è venuta in mente la storia dell’offerta della vedova nel libro di Marco.
E postosi a sedere dirimpetto alla cassa delle offerte, stava guardando come la gente gettava danaro nella cassa; e molti ricchi ne gettavano assai.
E venuta una povera vedova, vi gettò due spiccioli che fanno un quarto di soldo.
E Gesù, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: In verità io vi dico che questa povera vedova ha gettato nella cassa delle offerte più di tutti gli altri;
poiché tutti han gettato del loro superfluo; ma costei, del suo necessario, vi ha gettato tutto ciò che possedeva, tutto quanto avea per vivere. (Marco 12:41-44).
Ciò che accomuna questa storia all’ingiunzione di essere dei donatori allegri è la disposizione del cuore che Dio ci chiede di avere quando doniamo. Benché piccola possa essere la nostra offerta, il Padre celeste l’apprezzerà, se fatta con un cuore puro e un desiderio reale.
Nel Libro di Mormon, il profeta Moroni ci mette in guardia dalle donazioni fatte senza un vero intento:
Poiché ecco, Dio ha detto che un uomo che è cattivo non può fare ciò che è buono; poiché, se offre un dono o prega Dio, salvo che lo faccia con intento reale, ciò non gli è di alcun profitto.
Poiché ecco, ciò non gli è contato come rettitudine.
Poiché ecco, se un uomo che è malvagio fa un dono, lo fa a malincuore; pertanto gli è contato come se avesse trattenuto il dono; pertanto egli è considerato cattivo dinanzi a Dio. (Moroni 7:6-8)
Che succede quando sentiamo di dover donare qualcosa perché sappiamo essere giusto, ma non abbiamo il desiderio? Siamo esseri umani, mortali, e in quanto tali imperfetti.
E poiché la natura umana è, intrinsecamente, “nemica di Dio”, un vero discepolo di Gesù Cristo, passa tutta la vita a combattere contro ciò che è (ovvero le proprie imperfezioni) e ciò che dovrebbe essere (perfetto come il Salvatore).
Per queste ragioni, non è raro ritrovarsi a fare la cosa giusta perché sappiamo che è giusta e non perché “lo vogliamo con tutto il nostro cuore”.
Ma solo perché talvolta le cose stanno così, non significa che debbano rimanere tali. Possiamo cominciare facendo ciò che è giusto perché è giusto, ma dovremmo continuare perché la nostra natura è stata plasmata.
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Questo vale anche per il comandamento di essere un “donatore allegro”. Come ci insegna il profeta Moroni nello stesso capitolo, possiamo chiedere al Padre celeste di donarci la carità, ovvero il puro amore di Cristo, ed essere riempiti da essa.
Ma la carità è il puro amore di Cristo, e sussiste in eterno; e colui che sarà trovato pervaso di essa all’ultimo giorno, tutto andrà bene per lui.
Pertanto, miei diletti fratelli, pregate il Padre con tutta la forza del vostro cuore, per poter essere riempiti di questo amore, che egli ha conferito a tutti coloro che sono veri seguaci di suo Figlio, Gesù Cristo, affinché possiate diventare figli di Dio; cosicché, quando apparirà, saremo simili a Lui, poiché lo vedremo come egli è; affinché possiamo avere questa speranza: di poter essere purificati proprio come egli è puro. Amen. (Moroni 7:47-48)
Pertanto, provvedere ai poveri è un aspetto fondamentale dell’ essere seguaci di Gesù Cristo. Fa parte dell’alleanza di prendere il nome di Cristo su di noi e agire come Lui.
La nostra generosità dimostra la nostra gratitudine verso Dio
In che modo donare è anche una dimostrazione di gratitudine?
L’apostolo Paolo ha insegnato ai Corinzi:
Sarete così arricchiti in ogni cosa onde potere esercitare una larga liberalità, la quale produrrà per nostro mezzo rendimento di grazie a Dio.
Poiché la prestazione di questo servigio sacro non solo supplisce ai bisogni dei santi ma più ancora produce abbondanza di ringraziamenti a Dio; in quanto che la prova pratica fornita da questa sovvenzione li porta a glorificare Iddio per l’ubbidienza con cui professate il Vangelo di Cristo, e per la liberalità con cui partecipate ai bisogni loro e di tutti.
E con le loro preghiere a pro vostro essi mostrano d’esser mossi da vivo affetto per voi a motivo della sovrabbondante grazia di Dio che è sopra voi. (2 Corinzi 9:11-14)
La generosità indubbiamente produce gratitudine in coloro che beneficiano del dono. Allo stesso tempo, dimostra che chi dona riconosce che tutto ciò che ha è un dono del Padre celeste, ed è così più disposto a donare agli altri.
Quando siamo grati a Dio, perché riconosciamo che con immensa benevolenza si prende cura di noi, saremo portati in modo più spontaneo a far sì che gli altri possano godere delle stesse benedizioni attraverso di noi.
L’apostolo Dale G. Renlund ha affermato:
“Ciascuno di noi ha ricevuto dei doni che non poteva procurarsi da solo, doni del nostro Padre Celeste e del Suo Figlio diletto, tra i quali c’è la redenzione mediante il sacrificio espiatorio di Gesù Cristo.
Abbiamo ricevuto la vita in questo mondo; riceveremo vita fisica nel mondo a venire, e salvezza eterna ed Esaltazione — se la scegliamo — tutto grazie al Padre Celeste e a Gesù Cristo.
Ogni volta che usiamo questi doni, ne beneficiamo o anche solo ci pensiamo, dovremmo considerare il sacrificio, la generosità e la compassione di coloro che ce li hanno concessi.
La riverenza nei confronti dei donatori fa molto più che semplicemente renderci grati. Riflettere sui Loro doni può e deve trasformarci.”
Ognuno di noi è debitore nei confronti di Dio e ricevitore della Sua grazia. Tutti, almeno una volta, abbiamo ricevuto dai nostri cari e da coloro che ci stanno attorno.
Lo scopo del Vangelo è che i figli di Dio si prendano cura gli uni degli altri, proprio come Lui fa con noi, e che nel farlo dimostriamo il nostro amore per Lui e il nostro prossimo. Egli ci chiede di essere un donatore allegro.
In che modo potete essere dei donatori allegri oggi?
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