Nel mio lavoro mi capita di entrare in contatto con persone che hanno lasciato la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Sebbene le persone se ne vadano per i motivi più disparati, credo che la maggior parte delle volte si riduca tutto a queste tre parole: aspettative non soddisfatte.

Quello che si aspettavano di trovare nella Chiesa semplicemente non è quello che hanno trovato.

In questo articolo, parleremo di un modello originariamente delineato da Bruce e Marie Hafen che può aiutarci a formulare aspettative realistiche e può aiutarci ad affrontare domande difficili in modo produttivo. 

Le 3 fasi della conoscenza: un modello per affrontare le domande difficili

Questo modello comprende 3 stadi o fasi: Semplicità, Complessità e Semplicità oltre la Complessità. La prima fase è quella idealistica delle rose e dei fiori.

La Chiesa è fantastica, il vostro rione è fantastico, la vita è fantastica. Tutto è fantastico. Gli Hafen descrivono senza mezzi termini la fase uno come “innocente e non testata”.

La fase due è la complessità. Se pensate che la Fase Uno sia tutto ciò che c’è da aspettarsi, imbattervi nella Fase Due può essere davvero doloroso.

Forse vi pervengono informazioni da fonti, ostili o amichevoli che siano, che non combaciano con la visione idealistica della Chiesa che avevate prima.

Magari un dirigente della Chiesa dice o fa qualcosa con cui non siete d’accordo. Forse c’è una politica della Chiesa passata o presente che per voi non ha senso.

Notate che c’è un certo divario tra l’ideale e il reale. 

Il modo in cui reagite alla seconda fase fa la differenza. Ed è qui che alcune persone lasciano la Chiesa. Per alcuni il divario tra l’ideale e il reale è troppo grande.

Non riescono a tornare all’innocenza della Prima Fase, ma a volte le complessità sembrano impossibili da riconciliare. Così, lasciano la Chiesa.

È una loro scelta e noi non siamo qui per giudicare. Ma andarsene non è l’unica opzione possibile. Per molte persone c’è ancora la Terza Fase a cui aspirare: la Semplicità oltre la Complessità.

“Nella fase uno, la persona inesperta sembra avere tutte le risposte, ma potrebbe non conoscere ancora molte delle domande. Nella fase due, la stessa persona può avere tutte le domande, ma poche risposte”.

L’importanza della fase tre

Chi si trova nella Terza Fase riconosce e accetta la complessità, trovando anche valore nell’ideale e, ove possibile, lavorando per raggiungere quest’ultimo in modi realistici.

Le questioni complesse hanno forse contribuito ad affinare la loro fede, ma non ritengono che il divario sia così ampio da dover lasciare la Chiesa.

Non si tratta di una fede cieca, ma di una fede informata e fiduciosa. Quando notano un divario tra l’ideale e il reale, lo riconoscono e, se possibile, cercano di colmarlo.

Per esempio, se il loro rione non è così caloroso e accogliente come speravano, invece di non andare più in chiesa, cercano di essere loro le persone calorose e accoglienti del rione.

Una volta compreso questo schema a 3 fasi, lo si vede dappertutto. Ad esempio, spesso quando ci si fidanza con una persona sembrano tutte rose e fiori. Siete la coppia ideale, vi sposerete e vivrete per sempre felici e contenti. Questa è la prima fase.

Poi vi sposate e vi rendete conto che il vostro coniuge ha dei difetti di cui forse non vi siete accorti prima. Forse non siete d’accordo su come gestire le finanze o su come crescere i figli.

Questo fa parte della Seconda fase: la complessità. 

A volte il divario tra il coniuge ideale e il coniuge reale può essere troppo grande e può portare al divorzio. Altri invece superano la complessità e riescono ad avere un matrimonio felice al di là della complessità.

Sono consapevoli dei difetti dell’altro e ne affrontano alcuni, ma continuano ad amarsi e ad apprezzarsi nonostante questi. 

Se dovete formulare delle aspettative, aspettatevi di trovare la complessità, ma riconoscete che spesso la complessità va bene – non tutto è automaticamente perduto.

Cercate quel bellissimo tipo di semplicità consolidata che si trova al di là della complessità. 

Passare dalla fase 2 alla fase 3

Ora, come si passa esattamente dalla fase due alla fase tre? Le domande difficili e i dubbi sulla fede possono essere il vento che affonda la vostra nave o che gonfia le vostre vele.

Per quanto mi riguarda, quando mi imbatto nella complessità ci sono alcuni principi generali che cerco di ricordare: Primo: non farsi prendere dal panico.

Avere a che fare con la complessità può non essere piacevole, ma è importante prendersi il tempo necessario e fare i “compiti” a casa per capire la complessità.

A volte si scopre che le cose non sono così complesse come sembrano. 

Mentre svolgete i vostri compiti, cercate di affrontare la complessità con un atteggiamento di umiltà e mitezza. Siate pronti e disposti a sbagliare qualche volta e a cambiare paradigma, se necessario. Impariamo “linea su linea; qui un poco e là un poco”.

I missionari hanno il compito di insegnare le basi del Vangelo di Gesù Cristo e della Restaurazione. Non sono addestrati per guidarvi attraverso 200 anni di storia della Chiesa.

Imparare queste cose è importantissimo, ma non è lo scopo dei missionari, non è lo scopo della Conferenza Generale e non è lo scopo dei nostri servizi di culto domenicali.

Oggi la Chiesa ha a disposizione risorse eccellenti per aiutarci a conoscere le complessità, ma in definitiva spetta a ciascuno di noi fare la propria parte e studiare.

Inoltre, ricordate che come Santi degli Ultimi Giorni crediamo che Dio “ci rivelerà ancora molte cose grandi e importanti”. Ciò implica che in questo momento ci sono domande per le quali non abbiamo grandi risposte.

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Quindi non aspettatevi di trovare subito le risposte a tutte le domande difficili. Dovremo imparare a convivere con una certa ambiguità. Alcune persone saranno più a loro agio di altre.

Ma mentre decidete cosa fare con questa ambiguità, non fatevi prendere dalla complessità al punto da dimenticare le dottrine e i principi che comprendete e che vi ispirano. Fate attenzione ai paraocchi. 

Un’ultima cosa, ma non per questo meno importante, che potete fare nella seconda fase è chiedere una prospettiva aggiuntiva a coloro che si trovano già nella terza fase.

È probabile che nessuna delle complessità che incontrerete in relazione alla nostra fede sia nuova, e ci sono molte persone e risorse a disposizione che possono aiutarvi.

E naturalmente non dimenticate di coinvolgere Dio in questo processo. Spero che questo quadro vi sia utile, non solo per quanto riguarda la fede. 

Questo articolo è stato tradotto da Ginevra Palumbo.

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