In un mondo così diviso dalle guerre, tutti desideriamo la pace, come è normale che sia. Purtroppo, c’è poco che come individui possiamo fare per arrestare i conflitti attualmente in corso.
Però, c’è qualcosa che possiamo fare all’interno del nostro raggio di influenza per rendere questo mondo un posto più pacifico. Possiamo essere pacificatori.
Il Salvatore ci ha comandato di essere pacificatori
Durante il Sermone sul Monte, e successivamente quando visitò il popolo Nefita nelle antiche Americhe, il Salvatore ci comandò di essere pacificatori:
E benedetti sono tutti i pacificatori, poiché saranno chiamati figlioli di Dio. (3 Nefi 12:9)
Cosa ci chiede il Salvatore quando ci comanda di essere pacificatori? Come possiamo applicare concretamente questa ingiunzione nella nostra vita?
Ogni giorno, accendiamo la tv e rimaniamo inorriditi dalle guerre, dalla violenza, dalla malvagità, dalle atrocità e dalle sofferenze ingiuste cui assistiamo attraverso il filtro di uno schermo.
Increduli ci chiediamo come possano esistere tanto odio, tanta rabbia e tanta crudeltà. Soffriamo al sol vedere certe immagini o sentire parlare di certi eventi dolorosi.
Ci sentiamo indignati, inorriditi e pietrificati dal senso di impotenza. Condividiamo la nostra indignazione sui social e ci ergiamo a paladini dei deboli e degli indifesi… che vivono a chilometri da noi.
Tutti questi sentimenti sono nobili e legittimi, ma quanto ci adoperiamo per la pace in favore delle persone attorno a noi? Quanto rimaniamo indignati dei conflitti che vediamo nella nostra vita quotidiana?
Durante la conferenza di Aprile 2023, il Presidente Russell M. Nelson ha parlato di questo argomento. Nel suo discorso ha raccontato di un episodio disdicevole accaduto durante il suo periodo da tirocinante nel reparto di chirurgia.
Mentre assisteva all’amputazione di una gamba invasa da una cancrena molto infettiva, forse a causa della tensione causata dalla difficoltà dell’operazione, forse a causa di un errore commesso da uno degli altri componenti dell’equipe medica, il chirurgo scoppiò di rabbia e in uno scatto d’ira lanciò il bisturi pieno di germi.
Quest’ultimo andò a finire sull’avambraccio dell’allora giovane medico Nelson, che fortunatamente non subì alcun danno, ma il quale promise a sé stesso che qualunque cosa fosse accaduta nella sua sala operatoria non avrebbe mai perso il controllo delle sue emozioni.
Decise anche che non avrebbe mai lanciato nulla con rabbia, fossero oggetti o parole.
Conflitti personali
Al di là delle molte guerre che purtroppo stanno dilaniando molte nazioni nel mondo, oggi siamo circondati da molti conflitti meno evidenti ma altrettanto distruttivi.
Il presidente Nelson ha descritto così i conflitti che dilagano nella società contemporanea:
Persino ora, decenni dopo, mi chiedo se il bisturi contaminato che finì nel mio braccio fosse più tossico della contesa velenosa che oggi infetta il nostro dialogo pubblico e troppi rapporti interpersonali. La civiltà e il decoro sembrano essere scomparsi durante questa epoca di polarizzazione e di accesi dissensi.
La volgarità, la critica e il parlare male degli altri sono fin troppo frequenti. Troppi opinionisti, politici, intrattenitori e altre persone influenti lanciano continuamente insulti.
Sono molto preoccupato che così tante persone sembrino credere che sia del tutto accettabile condannare, diffamare e denigrare chiunque non sia d’accordo con loro. Molti sembrano ansiosi di danneggiare la reputazione altrui con frecciate meschine e lapidarie!
L’ira non persuade mai. L’ostilità non edifica nessuno. La contesa non porta mai a soluzioni ispirate. Purtroppo, a volte vediamo comportamenti litigiosi anche tra le nostre fila.
Sentiamo parlare di coloro che sminuiscono il coniuge e i figli, di coloro che usano sfoghi d’ira per controllare gli altri e di coloro che puniscono i familiari con il “trattamento del silenzio”. Sentiamo parlare di giovani e bambini che fanno i bulli e di lavoratori che diffamano i loro colleghi.
Non occorre essere degli esperti in sociologia per accorgersi di quanto odio ci sia on e off line.
Più spesso che no, anche coloro che si professano seguaci di Cristo, non si trattengono dal fomentare discussioni accese sotto ai post di pagine e forum o dal rispondere con toni per nulla pacifici.
Facendo un’auto-analisi, quante volte ci rivolgiamo con rabbia ai nostri familiari e amici, rispondiamo male ai nostri colleghi, insultiamo qualcuno che cerca di saltare la fila alle poste o apostrofiamo con epiteti coloriti e gesti eloquenti chi ci taglia la strada mentre guidiamo?
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Io ho fatto tutte queste cose almeno una volta, probabilmente più di una volta. Potremmo pensare che non siano queste “piccolezze” a contribuire alla violenza presente nel mondo, ma non è così.
Quando alimentiamo la contesa e l’incomprensione nelle nostre interazioni quotidiane, stiamo alimentando sentimenti di odio e inimicizia di cui il mondo è già saturo.
La differenza tra il conflitto e la contesa
Ma al mondo siamo 8 miliardi di persone, ognuna con pensieri, idee e necessità diverse. Non possiamo pretendere di andare sempre tutti d’accordo. Certamente. Il conflitto è una parte naturale e fondamentale dei rapporti interpersonali, ma esiste una differenza sostanziale tra il conflitto e la contesa.
Il conflitto nasce da differenze di desideri o di opinioni, mentre la contesa è causata dall’affrontare tali differenze con rabbia o frustrazione. Mentre il conflitto è inevitabile nella maggior parte delle relazioni, la contesa è qualcosa che possiamo e dobbiamo cercare di evitare.
Quando si affronta un conflitto, si dovrebbe cercare di migliorare la relazione, non di convalidare le proprie preoccupazioni o di sentirsi superiori avendo ragione.
Come insegnò una volta il presidente Thomas S. Monson: “non lasciate mai che un problema da risolvere diventi più importante di una persona da amare”.
Il Presidente Nelson ha aggiunto:
La contesa allontana lo Spirito — ogni volta. La contesa rafforza la falsa nozione secondo cui lo scontro è il modo per risolvere le divergenze, ma non è mai così. La contesa è una scelta. Adoperarsi per la pace è una scelta. Avete il vostro arbitrio per scegliere la contesa o la riconciliazione. Vi esorto a scegliere di essere pacificatori, ora e sempre.
L’antidoto alla contesa
Nel suo discorso, il Presidente Nelson ci invita a porre fine alle contese della nostra vita seguendo l’esempio del Salvatore. Essere pacificatori è una conseguenza diretta dell’essere discepoli.
Lui dice:
Miei cari fratelli e sorelle…In quanto discepoli di Gesù Cristo, dobbiamo essere esempi di come interagire con gli altri, specialmente quando abbiamo delle divergenze di opinione.
Uno dei modi più facili per individuare un vero seguace di Gesù Cristo è notare con quanta compassione tratta gli altri.
Il messaggio del Salvatore è chiaro: i Suoi veri discepoli edificano, innalzano, incoraggiano, persuadono e ispirano, a prescindere da quanto sia difficile la situazione.
I veri discepoli di Gesù Cristo sono pacificatori.
L’antidoto per la contesa è la compassione che scaturisce dalla carità. Quando sviluppiamo la carità, che è il puro amore di Cristo, non avremo più alcun desiderio di ferire il prossimo, che sia con le azioni o con le parole.
Quando abbiamo carità, vediamo gli altri per quello che sono realmente: figli e figlie di Dio, nostri fratelli e nostre sorelle Spirituali.
Il Presidente Nelson aggiunge:
La carità è l’antidoto alla contesa. La carità è il dono spirituale che ci aiuta a spogliarci dell’uomo naturale, che è egoista, sulla difensiva, orgoglioso e geloso. La carità è la caratteristica principale di un vero seguace di Gesù Cristo. La carità definisce un pacificatore.
Che ne siamo consapevoli o meno, quando al contrario abbiamo lo spirito di contesa stiamo facendo la volontà dell’avversario, che è il padre delle contese. Il Presidente Nelson ci avverte:
Coloro che promuovono la contesa stanno seguendo l’esempio di Satana, che se ne rendano conto o meno. “Nessuno può servire due padroni”. Non possiamo sostenere Satana con le nostre aggressioni verbali e pensare poi di poter comunque servire Dio.
Pertanto, quando ci troviamo ad interagire con qualcuno che non è d’accordo con noi, che sia on line o nella vita reale, dovremmo chiederci:
“il modo in cui mi rivolgo a questa persona, rispecchia quello in cui dico di credere? È coerente con quanto professo? Mostra la mia fede in Gesù Cristo e la mia volontà di seguirLo?”
Lui continua:
Miei cari fratelli e sorelle, il modo in cui ci trattiamo gli uni gli altri conta davvero! Il modo in cui parliamo agli altri e degli altri a casa, in chiesa, al lavoro e online conta davvero. Oggi sto chiedendo a noi stessi di interagire con gli altri in un modo più elevato e più santo.
Consigli pratici per essere pacificatori
Quindi, cosa possiamo fare concretamente per essere pacificatori?
Durante uno dei dialoghi più famosi di un celebre film italiano, un padre e una figlia hanno una conversazione sul cosa voglia dire disinnescare:
- “Però una cosa importante l’ho imparata.”
- “Cosa ?”
- “Saper disinnescare.”
- “Cioè ?”
- “Non trasformare ogni discussione in una lotta di supremazia. Non credo che sia debole chi è disposto a cedere, anzi, è pure saggio. Le uniche coppie che vedo durare sono quelle dove uno dei due, non importa chi, riesce a fare un passo indietro. E invece sta un passo avanti.
Nel film, il padre psicologo da dei consigli alla figlia su come superare una crisi di coppia, ma penso che lo stesso principio possa essere applicato a tutti i rapporti interpersonali e a tutte le interazioni che ci coinvolgono giornalmente.
Come ha dichiarato il presidente Nelson, la contesa è una scelta. Se consideriamo la contesa una bomba metaforica, possiamo scegliere consapevolmente di disinnescarla.
Che si tratti di una discussione su divergenze politiche o religiose a colpi di commenti online, di un alterco con un automobilista spericolato per strada o di un diverbio sulla migliore squadra sportiva a cena tra amici e parenti, abbiamo il potere di evitare la contesa.
Ecco 3 cose concrete che possiamo fare:
Considerate l’uso dell’umorismo. Anche se non sempre appropriato, l’umorismo può essere usato per esprimere pensieri e sentimenti in modo non offensivo. L’umorismo può contribuire ad allentare la tensione di una conversazione.
Tuttavia, assicuratevi che l’umorismo non venga usato per sminuire o invalidare i sentimenti dell’altra persona.
Siate disposti a perdonare. Non tutti i conflitti possono essere completamente risolti, ma in questi casi possiamo imparare ad accettare di avere prospettive diverse nelle nostre relazioni.
Con l’aiuto di Gesù Cristo e del suo potere di guarigione, si può trovare la forza di perdonare gli altri, di cambiare e di superare ciò che non si può risolvere.
Siate gentili con voi stessi. L’apprendimento di nuove abilità richiede tempo. Siate pazienti con voi stessi e sappiate che ci vuole pratica per diventare migliori nel rispondere e risolvere i conflitti.
Essere pacificatori non è una qualità dell’uomo naturale, ma può essere acquisita quando seguiamo l’esempio del pacificatore per eccellenza, del Principe della Pace, e se con tutte le nostre forze chiediamo a Dio il dono della carità. Tuttavia, ciò richiede duro lavoro, fede e tempo.
Non è facile, ma se faremo del nostro meglio potremo rendere un minuscolo angolo del mondo, il luogo in cui viviamo nella nostra cerchia di conoscenze, un posto più pacifico.
Il Presidente Nelson conclude:
Fratelli e sorelle, possiamo letteralmente cambiare il mondo, una persona e un’interazione alla volta. Come? Dando l’esempio di come gestire le oneste differenze di opinione con rispetto reciproco e un dialogo decoroso.
Questo articolo è stato scritto da Ginevra Palumbo.
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