Nel 1992 una studiosa del vecchio testamento e pastore metodista in Gran Bretagna, Margaret Barker, ha scritto il libro “L’Angelo Grande, uno studio di Dio Secondo Israele”. Nel libro ha spiegato che molte delle prime credenze della Bibbia, in particolare in relazione al tempio di Salomone, erano state cambiate ampiamente.
Ad esempio nel 649 a.C., all’età di otto anni, Giosia fu unto come re di Giuda (2 Cronache 34-35). Egli avrebbe governato per 40 anni, sotto la guida dei sacerdoti del tempio.
Quando Giosia aveva 26 anni di età, ordinò un rinnovamento importante del tempio. Durante la ristrutturazione, i sacerdoti del tempio trovarono un antico documento, contenente la Legge di Mosè. Questo documento è ritenuto da molti studiosi, il libro del Deuteronomio.
Molti studiosi, tra cui Margaret Barker, credono che prima che i sacerdoti trovassero gli scritti di Giosia, essi avevano riscritto e sviluppato una religione tempio-centrica, che aveva eliminato molte forme precedenti di culto.
Dopo aver letto il libro, Giosia si stracciò le vesti e proclamò una pulizia, da fare in Giuda. Non solo Giosia rimosse altari e luoghi di culto per il Baal cananeo, ma rimosse anche altari dedicati a Geova. I sacerdoti e gli altri che si opposero a questa pulizia, furono messi a morte.
Le riforme del Deuteronomio
Secondo la Barker, prima delle riforme del Deuteronomio, il culto del tempio aveva inserito il concetto della presenza di Dio, di messaggeri celesti che visitano le persone e dell’albero della vita ben visibile, nel tempio stesso.
I sacerdoti del tempio rimossero molte cose simili dal culto del tempio. Il bastone di Aronne (Numeri 17) e altri elementi, furono rimossi, tra gli oggetti sacri memorizzati.
Questi cambiamenti influenzarono la comprensione degli ebrei antichi e moderni e dei cristiani, per quanto riguarda il tempio, e l’Angelo della Presenza di Dio, che ,come mostra la Barker, era un secondo Dio per Israele e i primi cristiani e pensavano fosse Gesù Cristo.
Essa spiega nel suo libro sul Grande Angelo, che Gesù ha cercato di ripristinare molti degli antichi insegnamenti del tempio, ma è stato bloccato dai farisei e sadducei, che avevano abbracciato le Riforme del Deuteronomio.
Con la pubblicazione del suo primo libro essa ha ben presto cominciato a ricevere lettere da parte di studiosi mormoni, della BYU. Non sapeva quasi nulla di credenze mormoni e, così, venne sorpresa per l’attenzione.
Essi erano affascinati dal suo lavoro, perché si incastrava bene con molte credenze del mormonismo. Presto ella scoprì che aveva un seguito fedele, in America. A partire dal suo primo libro, Margaret Barker ha scritto numerosi libri sul tempio antico.
L’anno 2005 era quello della celebrazione del 200° compleanno di Joseph Smith. Per l’occasione, la Biblioteca del Congresso ha istituito il convegno “Mondi di Joseph Smith”. Margaret Barker è stata così gentile da volare oltre oceano, per parlare.
Le rivelazioni date a Joseph Smith
La Barker ammette di non essere una studiosa mormone o una studiosa del mormonismo. E’, però, una studiosa del Vecchio Testamento. Notando che il Libro di Mormon inizia a Gerusalemme circa nel 600 a.C., si chiede: “Le rivelazioni date a Joseph Smith sono coerenti con la situazione di Gerusalemme, intorno al 600 a.C.?”
Se le rivelazioni date a Joseph sono autentiche, le parti iniziali del Libro di Mormon, in particolare per quanto riguarda il profeta Lehi e suo figlio Nefi, dovrebbero riflettere la conoscenza dei primi rituali del tempio e gli insegnamenti, in linea a quelle che erano le condizioni di Gerusalemme al momento.
Commentando il discorso precedentemente reso dal professore SUG Terryl Givens, ella è d’accordo con lui, sul fatto che ci fosse un canone aperto nel 600 a.C. Ci sono stati profeti, come Geremia, che profetizzavano attivamente ed insegnavano al popolo.
Fa notare che la Bibbia presuppone che tutte le riforme che Giosia aveva fatto, erano cose buone. Tuttavia, altri testi antichi al di fuori della Bibbia non sono d’accordo con questa valutazione:
“Ecco il nostro primo avvertimento: se la malvagità a Gerusalemme, menzionata nel Primo libro di Nefi, era riferita alla purificazione del tempio, da parte di Giosia, dovremmo aspettarci di trovare le informazioni rilevanti, per la tradizione mormone, nei testi di fuori della Bibbia, e così è, in effetti.
E i testi biblici stessi assumono un significato nuovo, se non diamo per scontato che tutti fossero d’accordo con la purificazione fatta da Giosia. Geremia, un contemporaneo del re Giosia, ha molti passaggi che sembrano criticare ciò che è appena accaduto in città”.
Mentre Geremia (che era anche un contemporaneo di Lehi) sembra essere d’accordo con alcune delle modifiche apportate da Giosia, ci sono alcuni che, chiaramente, vengono visti, dal profeta, nel modo sbagliato.
Per esempio, in Geremia 35, il profeta parla dei Recabiti, nel tempio. Si tratta di un popolo antico, simile ai beduini, che evitano le città e vivono e rendono il culto, nel deserto.
Geremia entra in discussione con i Recabiti, davanti ai sacerdoti del tempio. Essi rispondono che continuano nelle tradizioni dei loro padri, obbedendo alle regole stabilite per loro.
“Ma quelli risposero: ‘Noi non beviamo vino; perché Gionadab, figliuolo di Recab, nostro padre, ce l’ha proibito, dicendo:
Non berrete mai in perpetuo vino, né voi né i vostri figliuoli; e non edificherete case, non seminerete alcuna semenza, non pianterete vigne, e non ne possederete alcuna, ma abiterete in tende tutti i giorni della vostra vita, affinché viviate lungamente nel paese dove state come forestieri.” (Geremia 35:6-7).
Geremia si rivolge ai sacerdoti e dice loro la parola di Dio:
“Ho continuato a mandarvi ogni mattina tutti i miei servitori i profeti per dirvi: –
Convertitevi dunque ciascuno dalla sua via malvagia, emendate le vostre azioni, non andate dietro ad altri dèi per servirli, e abiterete nel paese che ho dato a voi ed ai vostri padri; ma voi non avete prestato orecchio, e non m’avete ubbidito.” (Geremia 35:15).
Geremia parla ai sacerdoti del tempio e agli altri, condannandoli perché vanno “dietro ad altri dèi”! Questi “dei” hanno dato ai sacerdoti del tempio un insegnamento diverso da quello che si trova nel tempio del pre-Deuteronomio, tra i Recabiti, sui loro altari nel deserto, o tra le persone di Lehi.
La Barker osserva che il canone della Bibbia non era finito, nemmeno al tempo di Gesù:
“Può essere uno shock per i cristiani tradizionali, scoprire che c’erano diverse versioni del Vecchio Testamento, al tempo di Gesù. Non possiamo sapere con certezza se Gesù abbia usato la Bibbia, né i libri che consideriamo come Scritture, né il testo esatto di quei libri.”
Ad esempio, nel Nuovo Testamento ci sono, molte volte, citazioni o riferimenti agli scritti di Enoch (vedere Giuda 1,14-15), ma il suo libro non è nel nostro attuale canone delle Scritture.
“Il professor Givens ha parlato dello scandalo di Joseph Smith, che sosteneva la comunicazione diretta con Dio. Ora sappiamo che il re Giosia aveva permesso ad un gruppo particolare, i Deuteronomisti, di dominare la scena religiosa, a Gerusalemme, nel 620 a.C. circa.
La “purga di Giosia” è stata trainata dai loro ideali e gli scribi hanno influenzato gran parte della forma del Vecchio Testamento che abbiamo oggi, in particolare la storia di 1Re e 2Re.
“Questi Deuteronomisti hanno negato che si potesse avere una visione del Signore, ma hanno anche negato che qualcuno avesse rivelazioni dal cielo e hanno insistito che i Dieci Comandamenti erano tutto ciò di cui ci fosse bisogno e nulla doveva essere loro aggiunto.
Le profezie, hanno detto, erano autentiche solo se erano già state soddisfatte e non avevano più alcun potere. Per i Deuteronomisti non c’era posto per gli angeli e, quindi, non utilizzavano più il titolo di ‘Signore degli eserciti.'”
La Barker spiega che entrambi i profeti antichi, ebrei e cristiani (come Giovanni in Rivelatore), avevano visioni che rivelavano loro il passato, il presente e il futuro. Joseph Smith si inserisce molto bene, in questo modello.
“Ci sono molti posti dove i ricordi del rito dell’antico tempio ancora sopravvivono, per esempio, il termine “Figlio dell’uomo” figura in Daniele 7. E mi sono meravigliato, quando ho letto la prima visione di Lehi, con i cieli aperti, gli angeli, e una figura radiosa che discendeva, per dare un libro a Lehi.”
Secondo la Barker, i Deuteronomisti hanno sottolineato i Dieci Comandamenti, l’Esodo e Mosè più che gli insegnamenti degli antichi templi, che sarebbero stati nel primo piano nella ‘rivelazione sul Sinai e nel Tabernacolo di Mosè’, nel tempio mobile.
L’Apocalisse ed Enoch
La Barker menziona l’”Apocalisse delle settimane”, un volume antico che discute una rivelazione ricevuta da Enoch.
“E’ una visione della storia, data ad Enoch dagli angeli, e che egli ha imparato attraverso delle tavole arrivate dal cielo. Essa descriveva Noè, Abramo, la legge, il tempio, il disastro nel tempio poco prima che fosse distrutto e la dispersione del popolo eletto.
Provate a immaginare come queste persone abbiano reagito alla scoperta della riscrizione della loro storia, completata dalla storia del loro Signore che appare in Egitto e salva alcune persone lì, o come avrebbero reagito all’affermazione di Ezechiele che il Signore era apparso al suo popolo in Babilonia.
Nel corso del tempo, tutto questo è stato assorbito nella tradizione della continua rivelazione. Il popolo dell’Apocalisse delle settimane, tuttavia, ha ritenuto che le persone che hanno ricostruito Gerusalemme fossero apostati e avessero riscritto le storie, anche se consideriamo quelle storie come la norma”.
Per il Deuteronomio e i suoi seguaci, l’uomo non poteva stare alla presenza di Dio e vivere. Essi si sono concentrati sul diritto e sul rituale sacrificale, piuttosto che sul concetto del tempio che l’uomo potesse vedere Dio.
Ancora oggi, si vede una divisione tra i credenti del Vecchio Testamento, sul fatto se l’uomo possa vedere Dio o no. Alcuni insistono che non possiamo, anche se ignorano le molte apparizioni di Dio anticamente a Mosè, Giacobbe, ai 70 anziani di Mosè, Isaia, e, come Barker nota in precedenza, agli ebrei in Babilonia.
Gli antichi concetti biblici
Fa notare che molti studiosi, oggi, ritengono che la maggior parte del Vecchio Testamento, come l’abbiamo ora, provenga da un tempo vicino o dopo la distruzione di Gerusalemme, nel 600 a.C., semplicemente perché quello che i redattori Deuteronomisti e quelli successivi hanno scritto per quanto riguarda il tempio e il culto di Geova non è in forma con la documentazione archeologica.
Si discute poi il concetto SUG dell’umanità che diventerà divina e se è un’antica credenza:
“Consideriamo ora un altro dei punti del professor Givens, la questione degli esseri umani che possono diventare divini e accolgono l’invito del serpente nell’Eden di diventare come dei.
Nella tradizione dell’Antico Testamento, questo era considerato davvero un peccato, ma come veniva visto un tale invito, nel 600 a.C.? La storia familiare di Adamo ed Eva è la rielaborazione di una storia più grande, dopo i ricordi della perdita dell’Eden e la perdita del tempio più antico, che li aveva uniti.
L’albero che era stato destinato, nell’Eden, all’alimentazione umana era l’Albero della Vita, e l’olio profumato dell’albero serviva a ungere gli uomini e renderli come angeli, Figli di Dio. Questa era la tradizione degli antichi sacerdoti nel tempio, che pensavano a se stessi come angeli, messaggeri del cielo.
L’Albero della Vita ha dato la sapienza e la vita eterna, ma la coppia umana ha disobbedito e ha scelto la conoscenza che poteva essere utilizzata per il bene o per il male. Solo allora scoprono che verranno, di conseguenza, esclusi dall’Albero della Vita”.
Il profeta Ezechiele, presente anche lui a Gerusalemme, nel 600 a.C., ha detto che l’Unto, in Eden, si era fatto mortale ed è morto, perché la sapienza e la perfezione erano state abusate, per motivi di potenza e splendore.
“L’inganno di Satana, nell’Eden, è stato quello di dire che entrambi gli alberi, l’Albero della Vita e l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male, avevano gli stessi benefici e che entrambi gli esseri umani erano fatti come angeli.
E’ stata la disobbedienza, il problema, non lo stato a cui aspiravano a diventare e dovevano essere esclusi dalla vita eterna perché avevano disobbedito. Nel Libro dell’Apocalisse, questo viene invertito, al fedele cristiano è promesso di nuovo l’accesso all’Albero della Vita e questo significa l’accesso allo stato di angelo”.
Non c’è niente di sbagliato nell’aspirazione ad essere divini come Dio e i suoi angeli. Il problema sta nel modo in cui cerchiamo di andare verso questo proposito.
Satana ingannò Adamo ed Eva, nel pensare che il frutto dell’Albero della Conoscenza del Bene e del Male avrebbe portato loro la divinità, ma non poteva che imporre uno stato diverso dal loro.
Al contrario, solo il frutto dell’Albero della Vita potrebbe portare l’umanità ad uno stato divino. Le riforme di Giosia hanno rimosso questo ricordo dal tempio, eliminando l’Albero della Vita, la Menorah e la Saggezza.
Eppure, il cristianesimo primitivo ha cercato di ripristinare questi concetti di una madre/Saggezza (Albero) e di un Bambino (frutta).
“L’ostilità alla Sapienza è stata un segno distintivo dei Deuteronomisti e grazie alla loro influenza la Madre e il suo albero sono stati quasi dimenticati. Suo figlio era il Signore. Lo si può dedurre dalla versione della profezia di Isaia sull’Emmanuele (Isaia capitolo 7), trovata fra i Rotoli del Mar Morto.
“Chiedi un segno” ha detto il profeta, “dalla madre del Signore Dio tuo. Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio e lo chiamerà Emmanuele”. E lei ha visto la partecipazione degli angeli, i padroni di casa del cielo, che i Deuteronomisti cercavano di oscurare.
Ogni volta che la Signora veniva guidata al tempio, c’erano gli angeli, o i “Santi”, una parola molto simile, in ebraico, alla parola per le prostitute, che è come viene spesso tradotta. Il figlio divino, il sacerdote al modo di Melchisedek è nato nella gloria di questi Santi o almeno così sembra.
Il Salmo 110 è un testo enigmatico, ma sembra descrivere la nascita di un sacerdote angelo, nel tempio, all’interno del Santo dei Santi, che rappresentava il cielo”.
La vergine Maria e l’angelo Gabriele
La Vergine Maria ha partecipato con l’angelo Gabriele. I padroni di casa del cielo cantavano la gloria di Cristo, mentre i pastori guardavano.
Cristo venne rifiutato dagli ebrei religiosi del suo tempo, perché essi avevano respinto i concetti di Albero della Vita, di angeli, di divinità dell’uomo e del fatto che l’uomo potesse essere alla presenza di Dio.
Questi concetti si trovano tutti nell’Apocalisse di Giovanni, ma spesso vengono rifiutati o ignorati dai cristiani successivi.
“L’Albero della Vita rende felici, secondo il Libro dei Proverbi, ma per altri la descrizione dettagliata della struttura dice che dobbiamo fare affidamento ai testi non canonici.
Enoch lo ha descritto come profumato, con frutti come uva. Ma un testo scoperto in Egitto, nel 1945, lo ha descritto come bello, ardente e con frutti come uva bianca.
Non so di qualsiasi altra fonte che descriva la frutta come uva bianca, quindi potete immaginare la mia sorpresa quando ho letto il racconto della visione di Lehi dell’albero il cui bianco frutto rendeva felice e dell’interpretazione della visione della Vergine, a Nazaret, che era la madre del Figlio di Dio, alla maniera della carne.
Questa è la Madre Celeste (rappresentata dall’Albero della Vita) e poi Maria e suo figlio sulla terra. Questa rivelazione data a Joseph Smith ha il simbolismo esatto della saggezza antica, intatta e, quasi certamente, come era conosciuta nel 600 a.C.”.
Mentre la Barker ritiene personalmente che la Madre Celeste sia un aspetto di Dio, piuttosto che un essere separato come credono i SUG, ella insiste sul fatto che le connessioni tra Gerusalemme, ai tempi di Geremia, sono le stesse di Gerusalemme ai tempi di Lehi.
Si conclude discutendo il concetto della Bibbia come libro incompleto. Ella fa notare diversi documenti non biblici, che citano anche libri segreti o porzioni di opere canoniche che sono state tenute nascoste alle masse.
In altri casi, ci sono dichiarazioni di antiche scritture, modificate in corso o distrutte, per soddisfare le credenze dei riformatori.
Anche i primi cristiani, come Giustino Martire, insistettero sul fatto che gli ebrei avessero alterato le scritture. Barker cita l’antico racconto di Zosimo, che parla dei Recabiti, un popolo ebraico che si aggirava nei deserti e venerava gli altari nel deserto, alcuni dei quali Geremia fece entrare nel tempio, per mostrare ciò che facevano gli ebrei, un popolo che sembrava retto.
“La straordinaria somiglianza tra un testo che è talvolta chiamato la Storia dei Recabiti e, talvolta, la narrazione di Zosimo, la straordinaria somiglianza tra questa storia e la storia di Lehi che lascia Gerusalemme, è già stata studiata dagli studiosi mormoni.
Questo testo antico, che sopravvive in greco, siriano ed etiopico, racconta la storia di alcune persone che hanno lasciato Gerusalemme circa nel 600 a.C. e sono andati a vivere in una “terra benedetta”.
Essi non bevevano vino. Sono stati chiamati i figli di Rechab 1, il che potrebbe significare che egli era il loro antenato Recàb, o poteva essere il modo ebraico di dire che erano servitori del tempio, i sacerdoti che avevano servito il trono divino.
Nelle loro terre benedette, gli angeli avevano annunciato loro l’incarnazione del Verbo di Dio dalla Vergine Santa, che è la madre di Dio. Nessuno può spiegare questo testo.”
Ella conclude con le seguente dichiarazione:
“La tradizione originale del tempio diceva che il Signore era il figlio di Dio Altissimo, presente sulla terra nel Messia.
Ciò significa che l’antica religione, in Israele, avrebbe insegnato sul Messia, e così, avrebbero capito che il Cristo del Vecchio Testamento è esattamente ciò che avremmo dovuto aspettarci, ma qualcosa ha oscurato, in modo errato, la lettura delle Scritture.
E questo, a mio avviso, è un aspetto della restaurazione delle “cose chiare e preziose” che sono state tolte. La più grande perdita è stato il tempio e gli angeli e tutto ciò che rappresentavano.
Non ci può essere alcun dubbio che il tema centrale dell’insegnamento di Gesù sia stato il restauro del tempio vero e che cosa significasse. E’ stato proclamato come il sacerdote Melchisedec, l’atteso Messia, descritto come Melchizedek nei testi trovati tra i Rotoli del Mar Morto. Ma, intanto, cos’era successo al sacerdozio di Melchisedec?
Uno dei grandi momenti nel mio cammino di scoperta è stata la lettura di un articolo pubblicato nel 1980 circa, che mostra che la religione di Abramo deve essere sopravvissuta fino al tempo del re Giosia, perché era parte di quello che ha epurato dal suo regno. (Nel 600 a.C. la religione di Abramo non era solo un lontano ricordo.)
Questo suggerisce che anche il sacerdozio di Melchisedec doveva essere sopravvissuto fino al tempo di Giosia, associato con la monarchia, come il Salmo 110 chiarisce. E’ stato sostituito a Gerusalemme dal sacerdozio di Aaronne, molto più tardi di quanto spesso supponiamo.
E’ probabile che la famiglia di Aronne sia venuta alla ribalta a Gerusalemme, solo quando lo fece Mosè, come a seguito delle variazioni di re Giosia. (E dobbiamo ricordare che sono stati i Deuteronomisti ad aver scritto la storia principale di quei tempi.) C’è stata una lunga memoria perduta del tempio.
Al tempo del Messia si è detto che il vero tempio sarebbe stato restaurato e tutte le cose che mancavano, sarebbero state date indietro: lo spirito, il fuoco, i cherubini e l’arca, ma anche l’olio dell’unzione e la menorah.
Ora, questo è strano perché c’era un ramo di sette lampade nel secondo tempio, ma forse non rappresentano ciò che l’originale aveva rappresentato: non era l’Albero della Vita.
Nell’era di Melchisedek poi, esso era legato allo spirito, al fuoco, all’olio dell’unzione e alla lampada che rappresenta l’Albero della Vita.”
Per la Barker, deve essere stato interessante scoprire la discussione del Sacerdozio di Melchisedec nel Libro di Mormon (Alma 13), l’Albero della Vita, il concetto che l’uomo può vedere gli angeli e stare alla presenza di Dio e l’importanza dei templi in questo processo.
Mentre gli studiosi continuano ad essere alle prese con la complessità della storia ebraica, rendendosi conto che non è così ordinata e pulita come vorremmo che fosse, ci sono sempre, fra loro, che accettano molti di questi insegnamenti e concetti, che vengono anche spiegati nel Libro di Mormon.
Così com’è, la Barker dà un’analisi forte della storia di Lehi, delle visioni e degli insegnamenti che si adattano perfettamente alla Gerusalemme del 600 a.C.
Questo articolo è stato scritto da Gerald Smith
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