Tutti i membri che hanno avuto una crisi di fede sanno che ci sono tanti critici in internet che non vedono l’ora di condividere una “Grossa Lista di Problemi” per aiutare qualcuno ad andarsene dalla Chiesa.
Queste liste possono fungere da catalizzatore per i danni iniziali alla testimonianza o agire come “l’ultima goccia che fa traboccare il vaso” (tutte le liste presenti hanno molte caratteristiche in comune, per questo le chiamo tutte quante “Grosse Liste di Problemi”).
Queste liste circolavano da ben prima dell’invenzione di internet, ma ai tempi ricevevano attenzioni limitate ed erano poco diffuse.
Mentre alcune di esse riuscivano ad arrivare nelle mani di membri, simpatizzanti, missionari o persino biblioteche locali, la maggior parte del materiale veniva raccolto solo dai critici o dagli apologeti Mormoni (difensori) che trovavano gli argomenti interessanti.
Invece oggi chiunque può creare una Grossa Lista di Problemi, convertirla in un file pdf e pubblicarla online. In base alle abilità di scrittura e dall’uso dei social network dell’autore, un pezzo ben scritto da un’autore estroverso può diventare virale in ben poco tempo.
Il marketing del dubbio nella letteratura degli anti-Mormoni
Un principio spesso utilizzato nel marketing di successo è il principio K.I.S.S. (un acronimo ideato dalla marina statunitense nel 1960) che significa “Non complicarlo, stupido”.
Questo non significa che il marketing o il materiale sia stupido, ma che l’informazione è generalmente più efficace se è semplice, invece che complessa. L’attuale ondata di Grosse Liste di Problemi sono ottimi esempi del principio K.I.S.S.
Tali liste spesso non sono altro che elenchi puntati ampliati di tutte le cose che i critici trovano disastrose, presumibilmente imprecise, o in altri modi colpevolizzanti.
Esse non hanno bisogno di affrontare tutti gli argomenti; spesso è sufficiente formulare l’accusa e convincere il lettore che la lista fornisce l’unica possibile interpretazione dei fatti.
Se l’autore si sente di indicare le interpretazioni della parte opposta, spesso le risposte sono di questo tipo: gli apologeti Mormoni non parlano ufficialmente per la chiesa e quindi le loro argomentazioni sono solo teoriche; gli apologeti Mormoni non sono dei veri studiosi ma solo dei credenti di parte; gli apologeti Mormoni si esibiscono in un numero di “ginnastica mentale” storpiando il testo invece che affidarsi a ciò che è chiaramente scritto.
L’accusa che gli apologeti non parlino per la Chiesa è affrontata nel mio articolo “Dove sono le risposte ‘ufficiali’ alle mie domande?”.
L’accusa che gli apologeti Mormoni non siano dei veri studiosi è affrontata nel mio libro Shaken Faith Syndrome ed è anche completamente schiacciata nel sito MormonScholarsTestify.
Naturalmente, ogni affermazione di una possibile “chiara” lettura di un testo (specialmente un testo antico o una cosiddetta traduzione di un testo antico) dimostrano un’ingenua comprensione dell’ambiguità del linguaggio (anch’essa discussa nel libro sopra citato).
Una Grossa Lista di Problemi di un critico può, purtroppo, piantare il seme del dubbio nella testimonianza di un Mormone, ed è proprio questo il loro scopo: piantare dubbio ed indurre qualcuno a contestare la propria fede.
Se trovi un solo capello nella tua pizza, chiami il cameriere e gli chiedi una nuova pizza, perché l’intera pizza è rovinata.
La Lista non ha bisogno di convincerti che ogni suo punto abbia eguale importanza, ma solo che ci sono abbastanza problemi per screditare le affermazioni della Chiesa.
Quando facevo psicologia alle superiori, l’insegnante richiamava sempre gli studenti che rispondevano alle domande con sproloqui lunghi e tediosi tratti da battute delle lezioni precedenti, e paragonava tali risposte al lanciare spazzatura al muro sperando che qualcosa rimanga attaccato.
In un post nel Blog di FairMormon del 2008 ho discusso una ricerca che spiegava la difficoltà di rimuovere qualsiasi spazzatura sia rimasta attaccata al muro – che fosse vera o meno. In quel post ho citato lo studioso non Mormone, Shankar Vedantam, che ha scritto:
“La risposta convenzionale ai miti ed alle leggende metropolitane, è di rispondere alla mancanza di informazione con informazioni accurate.
Ma i nuovi studi psicologici mostrano che smentite e chiarimenti, con tutta l’attrattiva dovuta dall’intuitività, possono paradossalmente contribuire alla resistenza dei miti popolari”.
In altre parole, cercare di mostrare che le accuse sono false può in realtà, in alcuni casi, portare alcune persone ad accettare le accuse molto più facilmente.
Questo succede tutte le volte in cui qualcuno viene accusato di condotta criminale (specialmente, pare, quando si tratta di crimini a sfondo sessuale).
La psicologa Dott.ssa Ruth Mayo (e la sua squadra), per esempio, ha mostrato che col tempo la nostra memoria può trasformare smentite in verità.
“Giovanni non ha molestato la segretaria” creerà associazioni di molestia e Giovanni potrebbe essere ricordato come colui che ha molestato la segretaria”.
Come viene deciso cosa è vero?
Tramite la sperimentazione, gli studiosi hanno scoperto che le persone spesso credono nella veridicità di un’affermazione basandosi su criteri non accurati per determinare la verità.
Le ricerche dimostrano, per esempio, che gli umani spesso determinano la veridicità di un’affermazione basandosi su quanto essa sembri familiare.
Quando siamo esposti a delle informazioni, dobbiamo processare i dati con le informazioni contenute nelle nostre fallaci memorie.
Esse sono in verità molto scarse nel reperire informazioni precise ma si affidano, piuttosto, a riferimenti molto vaghi. Quando le nuove informazioni trovano qualche nesso con questi riferimenti, tendiamo a fidarci di questo nuovo dato.
Gli studiosi sono consapevoli, per esempio, dell’effetto “verità illusoria” in cui “i soggetti hanno valutato affermazioni ripetute come probabilmente più vere rispetto a delle nuove affermazioni”.
Quando un’affermazione viene ripetuta, lascia un segno nella nostra memoria. Quando poi ritorna, inconsciamente tendiamo a sentire che ciò è vero perché si mescola con il nostro ricordo dell’affermazione stessa.
Le Grosse Liste spesso ripetono (esplicitamente, implicitamente o in modi diversi) alcune tra le stesse affermazioni: i testimoni non hanno mai maneggiato le tavole fisiche; Joseph Smith era conosciuto come un truffatore prima di ottenere le tavole; gli studiosi non Mormoni ridono agli sforzi dei Mormoni di dimostrare che il Libro di Mormon si è svolto nelle antiche Americhe; Joseph Smith era un donnaiolo.
Ripetendo queste affermazioni, spesso in maniera velata nel testo, persino in parti dove viene discusso qualcos’altro, la mente si lega automaticamente alle svariate affermazioni; diventa sempre più familiare, e quindi più credibile.
Le informazioni facili sono più vere?
Un altro elemento che rende le Grosse Liste efficaci nel distruggere le testimonianze è conosciuto dagli psicologi come fluenza cognitiva. Le ricerche dimostrano che tendiamo a credere di più a qualcosa di facile da capire (ripeto, sembra familiare).
Questo è l’equivalente psicologico del principio K.I.S.S. “Testi semplici” nota il Dott. Daniel Oeppnheimer “sono più facili da esaminare, e gli studi hanno dimostrato che la fluidità di esaminazione è associata con una varietà di dimensioni positive” tra cui “… maggiori giudizi di veridicità, [e] fiducia…”
Le sue ricerche mostrano che i testi più facili da comprendere (fluidi e familiari) hanno un maggior punteggio di fiducia rispetto a testi complessi.
“… Affermazioni facili da esaminare” scrivono i Dott. Reber e Schwarz (che hanno fatto i propri esperimenti sulla teoria) “sono vissuti come familiari…, portando così i partecipanti a credere che avevano sentito o visto [la cosa in questione] in precedenza, suggerendo che sia probabilmente vera”.
L’elemento della fluenza cognitiva porta un vantaggio alle Grosse Liste di Problemi e uno svantaggio agli studiosi/apologeti Mormoni. È molto più facile formulare un’affermazione o un’accusa che rispondere ad essa.
È facile, per esempio, affermare che il Libro di Mormon è falso perché i cavalli erano sconosciuti agli americani fino all’arrivo degli spagnoli (diversamente da quanto scritto nel Libro di Mormon).
Per rispondere all’accusa, però, servono molti più dettagli ed complicate informazioni, tra cui discussioni sui limiti dell’archeologia, la possibilità che le ossa dei cavalli (datate nel periodo giusto) siano state ritrovate, ed anche una discussione dettagliata sul loan-shifting (l’applicazione di un nome familiare ad un oggetto non familiare).
I critici spazzano via queste risposte complicate etichettandole come “ginnastica mentale”, ma in realtà, le discussioni e le risposte complesse sono ciò che si trova nella vera sapienza e nella vera scienza.
Il valore della conoscenza acquisita
Allora come affrontiamo i problemi cognitivi quando affrontiamo le Grosse Liste? Sfortunatamente non esiste nessuna soluzione universale a prova di idiota che funzioni per tutti, poiché ognuno di noi è diverso.
Ogni persona deve decidere, basandosi sulle prove, sentimenti, abilità cognitive, impressioni, e così via, quali ragioni accetteremo per credere o meno.
Essere a conoscenza delle tattiche utilizzate dai critici e riconoscere che certe risposte (sì, a volte anche le risposte complesse) rispondano chiaramente alle affermazioni dei critici, è un ottimo primo passo.
La più grossa pietra d’inciampo che io abbia mai visto alla testimonianza di un credente non è la troppa informazione, ma la scarsità di essa.
Più ci avviciniamo a qualcosa con una mentalità aperta (tanto aperta quanto umanamente possibile), più ci rendiamo conto che possiamo accettare le informazioni apparentemente incriminanti da un nuovo paradigma (punto di vista) che non solo spiega le difficili scoperte ma le incorpora in un nuovo paradigma di fede.
Esse possono alla fine rafforzare le nostre testimonianze e possono aumentare la nostra consapevolezza che la verità di Dio sia universale ed avvolge sia il sacro che il secolare.
Le Grosse Liste offrono zucchero ai diabetici: sono pensate per dare una scossa al sistema piuttosto che fornire un vero nutrimento. Il vero nutrimento, invece (cioè una corretta comprensione dei fatti) richiede sforzi, tempo ed energia.
Spero che i Santi degli Ultimi Giorni che inciampano a causa dei presunti problemi di una Grossa Lista investiranno gli sforzi necessari per formare una conclusione basata su un completo esame dei dati, invece che accettare una formula semplicistica e ripetitiva che basa la sua efficacia maggiormente sui sentimenti che sulle prove.
Questo articolo è stato scritto da Michael R. Ash, pubblicato su mormonhub.com ed è stato tradotto da Stefano Nicotra.
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