Ci sono degli articoli con titoli interessanti: “La chiesa mormone ammette per prima volta che il fondatore Joseph Smith aveva una moglie di 14 anni” e “La chiesa mormone ammette finalmente che il fondatore Joseph Smith era poligamo, con 40 mogli.”
Questi i titoli e gli articoli di accompagnamento che sono stati scritti in risposta ai saggi sulla “poligamia”, pubblicati dalla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, riguardo ai matrimoni plurimi celebrati in in Kirtland e Nauvoo e quelli tra le famiglie, nello Utah dei primi anni.
La maggior parte di coloro che si sono impegnati a scrivere e condividere gli articoli su giornali quali l’Huffington Post, il Telegraph e molti altri, non si sono dati alcun pensiero sulle sfumature linguistiche importanti che rendono, di fatto, il titolo problematico.
La storia mormone non è mai stata nascosta
Per esempio, la parola “ammette” indica che c’era stato un precedente rifiuto di qualche tipo.
Ma, invece, se solo ci penso per un momento, mi vengono in mente almeno tre dichiarazioni definitive che attestano la pratica della poligamia, nella storia iniziale della Chiesa: la sezione 132 di Dottrina e Alleanze, un articolo del 1905 sull’Improvement Era del profeta Joseph F. Smith e un articolo sull’Ensign del 1992.
In realtà, essendo uno studente della storia di Joseph Smith, ho appreso di queste “spose” di 14 anni (altre parole cariche di significati) e delle 30-40 mogli che egli aveva, nei miei primi anni come studente alla Brigham Young University, e anche leggendo riviste e altri documenti, mentre facevo le mie ricerche, per conoscere e comprendere meglio Joseph Smith.
Gli eventi e la storia del matrimonio di Joseph Smith con delle adolescenti e altre spose sono ben note e documentate nei limiti delle risorse disponibili, in quanto ci sono stati resoconti scritti di quanto avvenuto nella storia passata.
Tutti, chiunque, avrebbe potuto avervi accesso… e un po’ qualcuno lo ha fatto.
Le informazioni sono sempre state prontamente disponibili per chiunque volesse leggerle.
Ad esempio, Richard Bushman, nel suo libro “Joseph Smith: una pietra rotolante ruvida”, ha tentato di scrivere i resoconti storici più obiettivi su Joseph Smith e ha incluso gli eventi più difficili della sua storia.
Grazie a Bushman, i nomi delle mogli di Joseph hanno riposato su migliaia di librerie mormoni, dalla sua pubblicazione nel 2005.
La portata di Internet e la fluidità delle informazioni, con la conseguente disponibilità e condivisibilità della storia, hanno messo la Chiesa nella nuova e, a volte, scomoda posizione di dover chiarire interpretazioni di eventi, dichiarazioni e dottrine sulle quali testimoniare.
Chi era davvero Joseph Smith?
Due amici mi hanno chiamato, poiché preoccupati circa la poligamia e i saggi pubblicati di recente dalla Chiesa. Molti altri hanno espresso preoccupazione sui social media.
La maggior parte delle preoccupazioni riguardano l’idea che ci sono prove circostanziali che Joseph Smith era almeno lascivo e potesse egli essere una frode, e di conseguenza, la Chiesa che hanno amato e difeso, diventa indifendibile.
Cercando in internet, in particolare da fonti secondarie, con poco riguardo per il contesto, si può facilmente cedere alla conclusione che Joseph Smith aveva alcuni difetti fatali, che potrebbero mettere in discussione la sua chiamata come profeta di Dio.
Sulla base delle chiamate che ho ricevuto e grazie alla mia attività sociale, ho chiesto ad un amico, Presidente di Palo, se avesse visto qualche ricaduta dovuta a questi saggi sulla poligamia.
Mi ha detto di no, ma era stato ad alcuni incontri con alcuni membri del palo che avevano bypassato il loro vescovo, a causa dei problemi di percezione che avevano avuto, e si erano incontrati direttamente con lui per discutere i loro dubbi circa Joseph Smith e la poligamia.
In uno degli incontri, il mio amico si è incontrato con una donna che lo conosceva bene. Dopo aver ascoltato le sue preoccupazioni, le ha raccontato questa storia:
“Kelly, qualche anno fa, quando ero vescovo, sono stato consulente di una coppia che era sull’orlo del divorzio. Purtroppo, non sono riuscito a cambiare il loro corso e in poco tempo, hanno posto fine al loro matrimonio.
Durante un particolare incontro con il marito, lo rimproverai dolcemente perchè si stava sottraendo ai suoi doveri del sacerdozio e lo richiamai, chiedendogli di fare meglio.
Lui non la prese bene. In una settimana, aveva diffuso notizie false su tre coppie vicine, dicendo che io avevo avuto una relazione con loro e che aveva le prove.
Due dei vicini mi avvicinarono per dirmi quello che aveva detto. Uno me lo disse in presenza di mia moglie, che scoppiò a ridere.
Mi conoscevano. Lo conoscevano. Nessuna prova mai venne portata avanti. Le voci furono screditate. Ma pensa alla terza coppia, per un minuto.
Non mi conosceva così come i primi due. Ora, io sono il presidente di palo. Ci possono essere dubbi persistenti nelle loro menti, perché:
1. non mi conoscono e 2. non conoscono lui o le circostanze. Tu mi conosci, Kelly. Pensi che io lo abbia fatto?”
Ella ha risposto che sapeva che egli non avrebbe mai fatto qualcosa del genere. Il mio amico ha poi detto: “Devi conoscere il profeta Joseph Smith come conosci me.
Una volta fatto, penso che le tue preoccupazioni evaporeranno e probabilmente smetterai con il guardare in quella direzione.”
La profezia sorprendente
Una delle profezie più accurate e ben soddisfatte, sulla restaurazione della chiesa, è stata espressa da Moroni, come riportato da Joseph Smith. La profezia dice:
“Dio aveva un lavoro per me [Joseph]; ed egli disse che il mio nome sarebbe stato conosciuto nel bene e nel male fra tutte le nazioni, tribù, lingua, o che se ne sarebbe parlato bene e male fra tutti i popoli.”
Sulla scia dei saggi sulla poligamia e sui commenti laici seguiti, ho assistito intervento dopo intervento, su Twitter, da dove monitoravo tutte le attività del canale Twitter SUG, alla parte che riguardava il compimento della profezia, sul parlar male.
Circa ogni cinque secondi veniva pubblicato un tweet che avrebbe screditato Joseph Smith, a volte con diversi volgarità allegate.
Ma, stranamente, le voci dei ben noti anti-mormoni, sebbene fossero un po’ cattive, non erano le più potenti voci denigratorie su Joseph Smith.
È interessante notare, come se volessero anticipare le risposte dei membri, che molti post erano incentrati sulla critica alle prove spirituale riguardanti il profeta, definendole come emozione frenetica e nulla più.
Quattro considerazioni
Può essere sorprendente, per alcuni, e si può pensare che sia delirante, disonesto o frutto di un lavaggio del cervello, ma si possono ancora guardare tutte le prove, tra cui il matrimonio di Joseph Smith con una sposa di 14 anni, e ancora dire, senza esitazione, che le sue affermazioni sono veritiere.
Che ha visto gli esseri celesti che ha detto di aver visto e che il Libro di Mormon è un libro di scritture divino e il suo ruolo è indicato con precisione.
Tra le molte considerazioni che mi hanno permesso di arrivare a questa conclusione, a fronte di prove circostanziali denigratorie e complicate, quattro sono state le più utili: un profondo studio storico di fonti primarie, il ritorno di prodigi, il Libro di Mormon e il lavoro spirituale.
Un profondo studio storico
La maggior parte delle interazioni che ho con le persone ostili a Joseph Smith e alla Chiesa, finiscono sempre con loro che citano fonti secondarie ed io che cito fonti primarie.
Non c’è davvero nulla come un resoconto storico oggettivamente scritto. Ogni storico si avvicina alla storiografia con il suo bagaglio filosofico, politico, psicologico ed esperienziale.
Alcuni tratti del suo bagaglio sono facilmente rilevabili e possono essere scontati. E’ disonesto o ingenuo per uno studente di storia fare affidamento su alcune fonti, senza aver fatto una buona indagine.
Questo vale per le fonti che parlano sia positivamente che negativamente di Joseph Smith. Avendo letto migliaia di pagine di resoconti storici originali e secondari su Joseph Smith, indipendente da qualsiasi convinzione spirituale, giungo alla conclusione che:
- è stato sincero nel suo racconto della propria storia,
- quelli più vicini a lui hanno prevalentemente verificato la sua missione divinamente, anche quando avevano avuto dei problemi personali con lui,
- anche se certamente imperfetto a causa delle debolezze umane comuni (alcune delle quali sono arrivate nella Scrittura), egli era buono,
- amava Dio più della sua stessa vita e della sua posizione. Tuttavia, le conclusioni non spirituali sono insufficienti.
Perché sarebbero tornati?
Molte persone che conoscevano Joseph Smith molto bene e si erano dissociate da lui, sono poi tornate indietro, in seguito. Due esempi degni di nota sono i contemporanei di Joseph Smith, William W. Phelps e uno storico moderno, Don Bradley.
Il “caso Phelps” è degno di nota perché conosceva Joseph Smith intimamente.
Sapeva della poligamia. In realtà, egli ha testimoniato che era presente quando Joseph Smith ricevette una rivelazione chiave sulla poligamia.
Conosceva ognuno dei problemi di Joseph Smith, le sue debolezze e i suoi punti di forza.
Era stato amico, impiegato e scrittore di Joseph Smith, durante i primi anni del 1830 e del 1840.
Nel 1838, Phelps è stato uno dei tanti che avevano testimoniato contro Joseph Smith e altri, cosa che aveva portato alla loro brutale reclusione in Missouri, nel 1839. La sua testimonianza contro il profeta ha portato alla sua scomunica, nel Marzo del 1839.
A questo, è seguita una delle più tenere e dolci riconciliazioni, nella storia della chiesa. Nella piena consapevolezza del carattere di Joseph Smith, delle sue propensioni e persino dei suoi vizi, Phelps ha supplicato il perdono e ha chiesto di essere ribattezzato.
Una riga particolare, nella sua lettera scritta da Dayton, in Ohio, il 29 Giugno 1840, si distingue, tra le altre, per me:
“Io mi pento e vivo, e chiedo ai miei vecchi fratelli di perdonarmi, e anche se mi hanno castigato a morte, morirò con loro, perchè il loro Dio è il mio Dio. Il più umile posto tra loro è abbastanza per me, sì, e vale di più del più grande e migliore posto di tutta Babilonia”.
Davvero? Il posto più umile e in associazione con l’uomo che aveva 40 mogli e spose adolescenti era meglio del più grande e migliore posto di tutta Babilonia?
Phelps era colto, ricco, un uomo intelligente, che, però, avrebbe optato di morire per i santi e Joseph Smith, piuttosto che vivere qualsiasi altra vita.
La risposta di Joseph Smith a Phelps è in un documento storico e può essere letta in Josephsmithpapers.org
Circa un mese dopo Joseph Smith fu martirizzato e Phelps scrisse l’inno “Lode all’uomo” che include le seguenti frasi:
“Lode alla sua memoria, è morto come un martire. Onorato e benedetto sia il suo grande nome… A milioni conosceranno di nuovo fratello Joseph”.
Che cosa sapeva Phelps? Che cosa lo ha fatto ritornare?
Tornare a Joseph, nel nostro tempo
Don Bradley è uno storico moderno, che ha frequentato sia la Brigham Young University, che la Utah State University.
Ha iniziato il suo studio serio della storia della chiesa da giovane diciassettenne, alla Brigham Young University.
Come Phelps, ha avuto modo di conoscere bene Joseph Smith.
La sua crisi di fede è iniziata con gli elementi della storia della prima chiesa, che sembravano sgradevoli.
In particolare, non è stato quello che aveva sentito prima, o i racconti che aveva imparato ad aspettarsi, ad allontanarlo dalla chiesa.
Il problema è stato che egli ha respinto tutti gli altri modi di conoscenza, a parte quella scientifica e l’indagine storica.
Don ha chiesto che il suo nome venisse rimosso dai registri della Chiesa. Come per Phelps, non c’era motivo, per lui, di ritornare.
Non era disinteressato o agnostico. Era sicuro che la Chiesa, e in particolare Joseph Smith, fossero frodi.
Il suo ritorno è iniziata a piccoli passi. Il primo passo è stato quello di riconoscere che la Chiesa ha fatto del bene nel mondo.
Il secondo è stato quello di riconoscere che ci sono altri modi di conoscere e che la conoscenza acquisita tramite mezzi spirituali era conoscenza legittima.
Il terzo passo è stato quello di continuare a scavare nella storia della Chiesa, attraverso le cose difficili e finalmente è arrivato a ciò che egli chiama “oro”: le cose veramente buone.
Una delle chiavi del suo cambiamento, di cui Don parla, è l’aver cessato di costringere Dio in un costrutto che egli aveva creato.
Erano cambiate anche le domande. Le domande che Don faceva all’inizio, come parte della sua ricerca, erano domande ciniche, del tipo:
“Perché Joseph Smith ha fatto questa cosa? Cosa c’era in essa, per lui?”. Tali domande, spesso, producevano risposte povere e davano una visione impoverita di Joseph Smith.
La narrazione cinica era insufficiente, per la ricerca storica. Egli fa notare che con qualsiasi rapporto, se si continua a chiedere: “Che cosa c’è, in esso, per loro?”, vi ritroverete con un rapporto scadente.
Come Phelps, Don Bradley si è riconciliato con Joseph Smith. Come Phelps, egli ha conosciuto bene Joseph Smith e ha scelto di rimanere al suo fianco, dopo aver testimoniato contro di lui, per un periodo di tempo.
Le esperienze di questi uomini, e di molti come loro, mi hanno portato a chiedermi come resistere quando ho dei dubbi e delle preoccupazioni occasionali, anche se a volte sono gravi, le volte in cui arrivo fino al punto di chiedermi:
“Ho bisogno di cercare verità altrove?”, le loro esperienze mi hanno efficacemente sfidato ad accantonare i miei dubbi per un periodo, e aspettare che la luce arrivi di nuovo, cosa che è sempre avvenuta.
Il Libro di Mormon
I dissidenti hanno speso una carriera a tentare di screditare il Libro di Mormon. Terryl Givens, nel suo libro, “Per mano di Mormon”, delinea alcuni di questi dissideti, dando delle risposte premurose.
Sarò il primo a dire che non vi è un’adeguata risoluzione a tutte le sfide, e vorrei aggiungere che nessuna delle sfide è una pistola fumante.
Vorrei inoltre dire che vi è una forte prova diretta che non c’è mai una risposta adeguata, da parte della critica.
Infine, la verità del Libro di Mormon non sarà rivelata attraverso l’indagine storica.
Ogni credente nella verità del libro è arrivato a questa conclusione in un modo diverso. I missionari sono appassionati nell’applicare un test standard.
Il test regge abbastanza bene, in generale, ma non è ciò che è successo a me e migliaia di altri.
Il test consiste nel leggere il libro, quindi applicare Moroni 10:3-5, che dice che se si prega in merito al contenuto del libro, in particolare sui racconti riguardanti il Signore Gesù Cristo, di cui parla il libro, e si prega con sincerità e una mente e un cuore aperto, Dio confermerà il contenuto del libro e la sua veridicità attraverso la potenza dello Spirito Santo.
Per me, è avvenuta l’ultima parte, ma non ho avuto bisogno di una preghiera. In realtà, ho letto il primo Nefi avendo una forte, potente testimonianza spirituale che il contenuto del libro abbia origine con Dio ed è stato dato attraverso i profeti.
Sarebbe stato assurdo, per me, chiedere qualcosa a Dio, quando avevo già avuto la risposta, più volte, durante la mia lettura.
Ma questo non vale per tutti. L’esperienza di Clayton Christensen è stata molto più faticosa e forse più intensa. Egli dice:
Ho deciso che avrei impegnato un’ora, dalle undici a mezzanotte, ogni sera, a leggere il Libro di Mormon, per sapere se fosse vero.
Mi chiedevo se davvero avrei potuto spendere molto tempo, perché stavo frequentando un programma accademico molto impegnativo, stavo studiando econometria applicata e stavo cercando di finire il programma in due anni, mentre la maggior parte delle persone riusciva a finire il programma in tre, ed io non sapevo se potevo permettermi di dedicare un’ora al giorno a questo sforzo.
Ma comunque l’ho fatto e ho cominciato alle undici, inginocchiato in preghiera, e ho pregato ad alta voce.
Ho detto a Dio quanto disperatamente dovevo scoprire se questo fosse vero e gli ho chiesto di rivelarmi se era vero, perchè avevo, poi, l’intenzione di dedicare la mia vita alla costruzione di questo regno.
E gli ho detto che se non era vero, avevo bisogno di saperlo per certo, anche perché poi volevo dedicare la mia vita a scoprire ciò che era vero.
Poi mi sono seduto sulla sedia e ho letto la prima pagina del Libro di Mormon, e quando sono arrivato fino al fondo della pagina, mi sono fermato e ho pensato a quello che avevo letto e mi sono chiesto:
“Potrebbero queste parole essere state scritte da un ciarlatano che stava cercando di ingannare la gente o sono state davvero scritte da un profeta di Dio? E che cosa significa questo per me, nella mia vita?”
Poi ho messo giù il libro e mi sono inginocchiato in preghiera e verbalmente ho chiesto a Dio, di nuovo:” Ti prego, dimmi se questo libro è vero”.
Poi, mi sono seduto di nuovo sulla sedia e ho preso il libro e ho girato la pagina e ne ho letta un’altra, facendo una pausa alla fine, e ripetendo la stessa cosa. Ho fatto questo per un’ora ogni sera, notte dopo notte, in quella stanza fredda e umida, al Queen College di Oxford.
Con il tempo, sono arrivato a leggere i capitoli alla fine del 2° Nefi, e una sera, quando ho detto la mia preghiera e mi sono seduto sulla mia sedia e ho aperto il libro, tutto ad un tratto è giunto, in quella stanza, un caldo, bello, spirito amorevole, che mi ha circondato e ha permeato la mia anima e mi ha avvolto in un sentimento di amore, che io non avevo immaginato mai che avrei potuto sentire.
E ho cominciato a piangere, e non volevo smettere di piangere, perché mentre guardavo attraverso le mie lacrime, le parole del Libro di Mormon, potevo vedere la verità in quelle parole, come non avrei mai immaginato che avrei potuto vedere prima.
E ho potuto vedere le glorie dell’eternità e ho potuto vedere ciò che Dio aveva in serbo per me, come uno dei suoi figli. E non volevo smettere di piangere.
Questo spirito è rimasto con me tutta l’ora e, poi, ogni giorno, quando pregavo e mi sedevo a leggere il Libro di Mormon, in camera mia, quello stesso spirito tornava e ha cambiato il mio cuore e la mia vita per sempre”.
Altri ricevono quello che noi chiamiamo testimonianza, dopo anni di studio. Essi accantonano i dubbi, per un periodo, e si aggrappano a cose come la testimonianza di altri o alle proprie testimonianze di altre cose, ma non del Libro di Mormon.
In verità, il Libro di Mormon è il numero uno, è un enorme fattore di considerazione da parte delle persone che vogliono unirsi alla chiesa, lasciarla o rimanerci.
La dirigenza della Chiesa ha costantemente parlato della veridicità del Libro di Mormon.
Il loro argomento implicito è che la chiesa sorge e cade sulla sua pretesa di verità. Per me, le prove logica, storica e testuale sono state sufficienti a creare un’apertura abbastanza larga, prchè vi fosse una profonda testimonianza spirituale, quando l’ho richiesta.
Per implicazione logica, si può concludere che l’uomo che ha tradotto e portato alla luce il libro, è un profeta, come rivendicato. Ma l’implicazione logica è insufficiente.
Il lavoro spirituale
Ci vuole un’arroganza significativa, nel proclamare che la conoscenza da fonti spirituali ha origine nella persona che ha quelle esperienze.
La rivelazione funziona in modo diverso, rispetto all’empirismo. L’empirismo è la teoria che la conoscenza deriva dall’esperienza sensoriale e che i sensi sono i cinque sensi.
Essa ha dato luogo alla scienza sperimentale e al metodo scientifico.
Le due più grandi differenze tra la rivelazione, come un modo per conoscere, e l’empirismo come un modo per sapere, è che la rivelazione richiede un agente morale, e il veicolo per la rivelazione, lo Spirito Santo, si rifiuta di essere immobilizzato.
Nello spiegare questo a Nicodemo, Gesù disse: “Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il suono, ma non sai da dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”.
All’empirismo non importa nulla della moralità e accetta solo le cose che possono essere risolte e che, quindi, si ripetono nei tempi previsti e verificati, in modo indipendente.
Il rifiuto di una di queste due pratiche, è sciocco quando si cerca la verità.
Conoscere Joseph Smith è stato necessario, per me, per arrivare a un punto in cui la rivelazione sarebbe stata in grado di insegnare e verificare.
Ho usato tutti gli strumenti accademici di cui avevo imparato l’utilizzo, nel corso degli anni. Io sono scettico per natura e ho usato la ragione, la logica e la decostruzione di comprendere Joseph Smith e la storia della chiesa.
Come con il Libro di Mormon il mio studio aveva creato un’apertura attraverso la quale lo Spirito poteva fare il suo lavoro.
Ho chiesto la comprensione, la verifica e la guida. I miei motivi erano un po’ come quelli di Clayton Christensen e la risposta che ho ricevuto è stata simile alla sua.
L’immagine nella parte superiore di questo articolo è stata originariamente dipinta da Jeff Hein e si intitola “Folla”.
Essa cattura il momento in cui una folla violenta ed ostile, si è avvicinata a Joseph Smith. Il simbolismo di questo evento è notevole.
Lodo il nome di Joseph Smith. Sono certo dei suoi racconti di eventi importanti, che si sono verificati durante la formazione della Chiesa.
Come William Phelps, non c’è nessun altro posto in cui vorrei essere di più, che al suo fianco. Dico questo avendo conoscenza delle sue 30-40 mogli, delle spose adolescenti e dei matrimoni con delle donne sposate.
Lo dico sapendo delle sue debolezze e delle sue imperfezioni.
Quando canto l’inno 27 “Lode all’uomo”, nel libro degli inni SUG, io canto a voce alta e forte e spesso piango, quando considero l’amore che ho per Joseph Smith.
Come con la Chiesa, non mi interessa il resoconto storico con il quale potrei raccomandare Joseph Smith.
Io testimonio di lui e lo raccomando come qualcuno che lo conosce e ha goduto di manifestazioni spirituali riguardanti la sua vita e la sua missione. Vi invito a imparare, provare e chiedere, riguardo a ciò che c’è di buono.
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