Conosciamo tutti la storia di Cristo che parla ai Farisei dei due più grandi comandamenti e racconta la parabola del Buon Samaritano. Fin da piccoli ci è stato insegnato che “dobbiamo trattare gli altri come vogliamo essere trattati” e che “dobbiamo amare tutti”.
Invecchiando, molti di noi si ritrovano a pensare: “Dovrei amare il prossimo molto più di quello che faccio”. Quindi, se lo sappiamo, perché è così difficile farlo sul serio?
Vediamo tutti il mondo in modo diverso
Ogni persona ha opinioni diverse riguardo alla politica, ai suoi film preferiti, alla religione, alle questioni di genere, ai libri da leggere e a come gestire le problematiche razziali.
Non ho ancora trovato un’altra persona che abbia le mie stesse opinioni sul nuovo film di Capitan America.
Il punto è che abbiamo tutti prospettive diverse e questo va bene.
Avere la capacità di confrontare e contrastare le idee è una grande benedizione. Ci permette di vedere le cose in un modo nuovo e di discuterne con gli altri. In questo modo possiamo avvicinarci di più come amici e vicini.
I problemi iniziano a sorgere, tuttavia, quando smettiamo di vedere le altre prospettive come utili, e cominciamo a vederle come opposte alla nostra.
Quando lo facciamo, iniziamo ad essere orgogliosi, ci diciamo l’un l’altro perché abbiamo ragione e perché tutti gli altri abbiano torto. Ed in queste situazioni mi chiedo spesso: come faccio ad amare il prossimo?
Anche se abbiamo idee diverse, possiamo comunque essere gentili gli uni con gli altri. L’undicesimo Articolo di Fede spiega questo principio:
“Noi rivendichiamo il privilegio di adorare Dio Onnipotente secondo i dettami della nostra coscienza e riconosciamo a tutti gli uomini lo stesso privilegio: che adorino come, dove o ciò che vogliono” (Articoli di Fede 1:11).
Non dice di essere perfetti, né chiede ad altre persone di esserlo. Chiede solo che ci venga dato il privilegio di adorare come vogliamo e che permettiamo ad altri di avere la stessa opportunità.
Invece di considerare le opinioni divergenti come debolezze e mancanze, dovremmo considerarle come opportunità per avvicinarci al Salvatore.
Se lo facciamo e seguiamo i precetti esposti nelle Scritture, allora possiamo iniziare a capire cosa intende il Signore quando dice: “Se si umiliano dinanzi a me e hanno fede in me, allora farò in modo che le cose deboli diventino forti per loro” (Ether 12:27).
Trascorriamo molto tempo in una camera dell’eco
Siete mai stati in un canyon, a gridare nel vuoto e sentire la vostra voce echeggiare tra le pareti rocciose? Internet può agire allo stesso modo, permettendoci di gridare su Facebook o Twitter e ricevere l’eco delle nostre stesse idee da chi ci segue o è nostro amico.
Quello che potrebbe iniziare come uno sfogo innocente di frustrazione, può diventare rapidamente un’idea tossica che riecheggia attraverso i social media ed, alla fine, trapela nel mondo reale.
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Le nostre tastiere diventano scudi dietro i quali lanciamo insulti, pettegolezzi e minacce, perché non siamo costretti a vedere il volto del nostro prossimo colpito dai nostri dannosi missili.
“Ma quello che hanno detto non è vero e devo correggerli! Sto solo cercando di aiutarli a capire cosa è veramente vero.”
La comprensione è ottima, quando può essere raggiunta. Il Signore ci ha consigliato di correggere “quando sospinti dallo Spirito Santo” (Dottrina e Alleanze 121:43).
E dopo averlo fatto, dobbiamo mostrare “in seguito un sovrappiù di amore verso colui che hai rimproverato, per timore che ti consideri un suo nemico” (Dottrina e Alleanze 121:43).
Se ci muoviamo quando non siamo diretti dallo Spirito Santo, è improbabile che promuoveremo davvero la comprensione. Saremo più propensi a indurire il cuore del nostro prossimo e ad allontanarlo da noi, piuttosto che intenerirlo e cambiarlo.
Piuttosto che cercare di discutere online, “ragioniamo l’uno con l’altro, faccia a faccia” (Dottrina e Alleanze 50:11).
Tappiamo le nostre orecchie
L’orgoglio non è un nuovo peccato. È lo stesso peccato che ha impedito ai Lamaniti di accettare il Vangelo, agli ebrei di accettare Gesù Cristo come Salvatore e alla Chiesa restaurata degli albori di seguire la Legge della Consacrazione.
Oggi, molti di noi tengono la testa alta e agitano con orgoglio i propri striscioni per questa o quell’organizzazione. Che sia per una squadra di calcio o per un partito politico, ci dividiamo e disprezziamo coloro che non sono affiliati al nostro stesso gruppo.
Nelle rare occasioni in cui i confini tracciati tra un gruppo e l’altro vengono superati e qualcuno cerca di esprimere la propria opinione, l’altro si tappa “le orecchie per non sentire” (Zaccaria 7:11) e lo manda via, tornando alla propria retorica.
Quando le richieste di aiuto provengono dall’altra parte della linea di divisione, non vengono ascoltate per lo stesso motivo. Dimentichiamo costantemente che “siamo [tutti] figli dell’Altissimo” (Salmi 82:6).
I profeti e gli apostoli ci hanno insegnato ripetutamente ad amarci gli uni gli altri. È attraverso l’amore e l’umiltà che siamo in grado di servire gli altri e promuovere la buona volontà verso tutti gli uomini. Anche quelli con cui non siamo d’accordo.
Quando ascoltiamo (e seguiamo) le parole dei profeti, possiamo portare lo Spirito nei nostri rapporti quotidiani con i nostri vicini e condividere l’amore incondizionato di Cristo.
Possiamo abbattere i muri impenetrabili dell’orgoglio e ascoltare ciò che i nostri simili hanno da dire.
Possiamo vivere pacificamente gli uni con gli altri nelle nostre differenze e trovare conforto e gioia in compagnia di coloro che amiamo. Questo è quello che io cerco di fare, per riuscire ad amare il prossimo.
Sentiamo una pressione costante da tutti coloro che ci circondano
Oggigiorno, critiche apparentemente continue provengono da tutte le parti, per tutto quello in cui crediamo e facciamo, e possono essere molto scoraggianti, lasciarci perplessi e senza sapere cosa fare.
Al tempo di Alma il Giovane, accadde la stessa cosa. Molti membri della Chiesa furono perseguitati “perché impartivano la parola di Dio, gli uni gli altri, senza denaro e senza ricompensa” (Alma 1:20).
Questa persecuzione non arrivava soltanto dall’esterno della chiesa antica, ma anche dall’interno.
“Ora, c’era una legge severa fra il popolo della chiesa, che nessun uomo appartenente alla chiesa si levasse a perseguitare coloro che non appartenevano alla chiesa, e che non ci fossero persecuzioni fra di loro.
Nondimeno ve ne furono molti fra loro che cominciarono ad essere orgogliosi e cominciarono a contendere violentemente con i loro avversari, fino a venire alle mani; sì, si sarebbero colpiti gli uni gli altri con i pugni.
Ora, questo accadeva nel secondo anno del regno di Alma, ed era causa di grandi afflizioni per la chiesa; sì, era causa di grandi prove per la chiesa.
Poiché il cuore di molti si era indurito, e i loro nomi furono cancellati, cosicché non furono più ricordati tra il popolo di Dio.
E molti anche si allontanarono da loro.
Ora, ciò fu una grande prova per coloro che erano saldi nella fede; nondimeno essi erano costanti e irremovibili nell’obbedire ai comandamenti di Dio e sopportavano con pazienza le persecuzioni che si accumulavano su di loro” (Alma 1:21-25).
Queste prove furono risolte solo quando il popolo della Chiesa iniziò a servire e ad amare il prossimo. Le Scritture dicono: “Ed essi impartivano delle loro sostanze, ognuno secondo quanto possedeva, ai poveri, ai bisognosi, ai malati ed agli afflitti” (Alma 1:27), ed alla fine prosperarono.
Le persone non permisero che le loro circostanze di prosperità le facessero elevare al di sopra degli altri, ma erano “liberali verso tutti, sia vecchi che giovani, sia schiavi che liberi, sia maschi che femmine, sia fuori della chiesa che dentro la chiesa, senza fare distinzione di persone tra coloro che si trovavano nel bisogno” (Alma 1:30).
La persecuzione ci sarà sempre. È qualcosa che dobbiamo imparare a gestire. Se lo faremo con fede, saremo benedetti – proprio come lo furono i Nefiti – e saremo in grado di tendere una mano e aiutare ulteriormente tutti coloro che sono intorno a noi, indipendentemente da ciò che fanno o credono.
“Amare il prossimo”: si può fare
Amare è difficile. È difficile mettere da parte le nostre differenze e vederci non solo come vicini, ma anche come fratelli e sorelle. Ma va bene così.
Cristo ci ha dato la capacità di cambiare e progredire in modo significativo verso un amore più perfetto.
Se applichiamo l’Espiazione nella nostra vita, saremo in grado di promuovere l’amore incondizionato e la carità verso tutti i nostri amici, vicini, fratelli e sorelle su questa Terra e più pienamente dire: “Amo il mio prossimo”.
Questo articolo è stato scritto da Braden Steel e pubblicato sul sito thirdhour.org. Questo articolo è stato tradotto da Cinzia Galasso.
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