Io lascio la chiesa. Nello scorso mese ho sentito (o letto) questa frase ben sette volte.
Una volta da una fantastica donna che non ne poteva più di essere giudicata dal suo rione; una volta da un membro della mia famiglia che da anni sentiva che ci sono troppe regole nella chiesa; due volte da dei giovani adulti della mia età la cui conoscenza e le cui testimonianze del Vangelo mi hanno aiutato molto con la mia; e tutte le altre da cari amici e conoscenti.
Alcuni di questi annunci me li aspettavo da mesi o persino da anni; altri, non me li sarei mai e poi mai aspettati.
L’enorme pressione ricevuta per lasciare la Chiesa
L’intensità del dolore che ho dovuto sopportare silenziosamente nelle ultime settimane è difficile da descrivere, e mi ha lasciato spaventosamente senza parole.
In questo mio piccolo caos, in cui mi trovo ad avere (come l’ha descritto un mio amico) parecchi individui ai quali ho dato la mia testimonianza su cui appoggiarsi quando loro hanno scartato la propria, mi sono ritrovata a chiedermi:
“Perché mi preoccupo?” La mia pagina Facebook, il mio account di Instagram e simili sono stati inondati con fiumi di parole rabbiose di ogni tipo: contro membri della chiesa codardi e senza voce, contro Joseph Smith, contro la politica della Chiesa riguardante il matrimonio gay, ecc…
In alcuni casi, succede qualcosa di normalmente irrilevante, e questi miei amici hanno sfruttato tale evento per confermare le loro teorie strampalate, lodare i loro dubbi nel mondo virtuale, e distruggere le testimonianze dei miei altri amici.
Poi alcuni di questi altri miei amici, improvvisamente in mezzo al fuoco incrociato, cominciano a dubitare e ad inciampare anche loro, chiedendosi perché restano in chiesa.
Onestamente, mi sono sentita completamente sopraffatta. Non sono riuscita a scrivere sul mio blog per settimane, credendo di sentirmi semplicemente senza ispirazione.
Adesso sospetto di sentirmi semplicemente molto scoraggiata, non volevo aggiungere carne al fuoco e non volevo far del male né dare a nessuno l’opportunità di farmi del male.
Non volevo difendere la fede che è così tanto parte di me (così tanto che immagino che cadrei a mezzi, senza), solo perché mi preoccupavo di come gli altri avrebbero reagito.
A causa del mio credo, che ho descritto sul mio blog e altri, sono stato vittima di cyber bullismo e di molestie sessuali, da degli sconosciuti che mi hanno virtualmente circondata per aggredirmi.
Mi hanno insultata, presa in giro, mi è stato detto che sono una persona orribile, che mi hanno fatto il lavaggio del cervello e anche che mi hanno portato sull’orlo dell’apostasia tutto d’un cyber-fiato, e ho affrontato tutto questo.
Ma vedere i miei amici e la mia famiglia dire certe cose? Vedere membri della Chiesa attaccare altri membri della Chiesa? Vedere così tanti dubitare, per poi farne dubitare altri e infine abbandonarli? Mi fa sentire male.
Non voglio e non posso più restare in silenzio.
Perché non lasciare la Chiesa?
So che alcuni di voi lettori avete dei forti dubbi, e vi state chiedendo: “Perché sto restando in Chiesa?” mentre non c’è nessuno ad aiutarvi perché state combattendo da soli, silenziosamente.
So che alcuni di voi stanno leggendo perché siete li pronti, come se foste la polizia del bigottismo, alla ricerca di un motivo per uscire allo scoperto e gridare :
”Ti sbagli! Sei così stupida!” E so anche che alcuni di voi stanno leggendo semplicemente perché siete tanto scoraggiati quanto lo sono io, perché vedete le persone che vi hanno aiutato a costruire la vostra testimonianza abbandonare la propria, e vi fa male da morire.
Molti, molti di voi si stanno chiedendo perché le parole dei profeti sembrano così diverse dalle parole che vi dicono i vostri amici, la televisione e la società. Molti di voi non credono proprio alle parole dei profeti. Molti di voi vedono membri che non vivono come gli è stato detto di vivere dai profeti, e vi fa male.
In un periodo così caotico, confusionario, e straziante, un periodo in cui “il cuore degli uomini [viene] meno” e le loro testimonianze non sembrano essere abbastanza, è facile dire:
“Sai cosa? Non voglio più far parte di questa chiesa. È difficile essere un membro, è imbarazzante, non ne vale la pena, è da stupidi!” È facile pensarlo.
Ma credo che molti di noi che la pensano così hanno dimenticato a chi appartiene questa Chiesa. Non appartiene ai profeti, agli uomini o ai capricci della società; appartiene a Gesù Cristo.
Egli ne è il centro, la base, e le fondamenta. Egli è colui che adoriamo, colui il quale cerchiamo di seguire, e con il quale facciamo alleanza.
Egli è in ogni ordinanza, e dovrebbe essere in ogni testimonianza, perché nella Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, Cristo non è una divinità lontana, anzi: egli è il nostro Salvatore, vivente ed onnipresente, che si può trovare in tutto ed in ogni persona.
Le nostre scritture lo confermano. Il Nuovo Testamento non è una storiella inventata, è la testimonianza degli uomini e delle donne che hanno circondato Cristo, che hanno coraggiosamente dichiarato che Gesù Cristo è chi dice di essere, e che fece ciò che diceva di aver fatto.
Il Libro di Mormon non è una storiella inventata, è una raccolta di testimonianze di uomini e donne che uno dopo l’altro hanno visto Cristo, hanno compreso Cristo, hanno speranzosamente aspettato Cristo, e hanno affermato che Cristo sarebbe venuto.
Anche se accusato di essere pura finzione dalle critiche della Chiesa, il Libro di Mormon ha la stessa identica funzionalità delle parole degli antichi apostoli: non quella di glorificare i profeti ma quella di glorificare il Messia.
“I profeti hanno hanno fatto molti errori, quindi io lascio la Chiesa”
Alcuni suggeriscono che la Chiesa non è vera perché i profeti hanno sbagliato, perché essi non sono perfetti, e perché semplicemente non capiscono.
Ma io mi chiedo: che cosa adoreremmo se avessimo uomini perfetti a guidare questa Chiesa? Ci ricorderemmo di adorare il Salvatore senza essere costretti a farlo? Capiremmo davvero la nostra costante necessità e la natura infinita dell’Espiazione?
Non riesco a credere che ci riusciremmo. Invece di perfezione, abbiamo uomini imperfetti che commettono degli errori, si persino errori che le nostre menti del ventunesimo secolo reputano scioccanti e difficili da capire.
A volte suggeriamo erroneamente che i profeti sono perfetti, mentre a volte ci troviamo in difficoltà con il pensiero che non lo sono. Molti tirano su un polverone con tutte le cosiddette stranezze nelle dottrine della chiesa e gli errori dei primi membri della chiesa, usando tutto ciò come giustificazione per lasciare e condannare la chiesa.
Ma questa chiesa non è mai stata organizzata per questi uomini, nè per deificare uomini perfetti con piani corrotti.
Sarebbe molto più corretto dire che il Vangelo di Gesù Cristo è stato restaurato in questa chiesa per farci vedere sia a livello personale che a livello globale il bisogno di un’Espiazione, includendo sia noi che i dirigenti e i profeti (per non dire soprattutto loro).
I profeti esistono per aiutarci ad adorare Cristo, non loro stessi. Cristo stesso ha detto: “Allora Gesù disse loro:
«O insensati e lenti di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno dette! Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò ed entrare nella sua gloria?» (Luca 24:25-27)
Dopodiché Egli spiegò ai suoi discepoli tutte le scritture e le parole dei profeti che parlavano di Lui.
Personalmente, sostengo che tutte le dottrine e tutti i principi spiegati dietro ad un pulpito sono secondari, quando messi a confronto con l’esortazione di diventare come e seguire Gesù Cristo, che (come Cristo insegna) è lo scopo dei profeti.
Affermare di credere in Cristo ma rinnegare i profeti significa rinnegare un enorme porzione delle parole di Cristo. E fare ciò significa rinnegare Lui.
Io questo non posso farlo.
Testimonianza
Se c’è qualcosa che so con assoluta certezza, più di qualsiasi altra cosa, è che Gesù Cristo è il Salvatore e che il suo sacrificio Espiatorio è vero e potente.
Non c’è modo ch’io possa negarlo, perché l’ho visto all’opera, persino nelle vite delle persone per le quali non l’avrei mai detto; l’ho visto persino fare cose per me che non pensavo avrei mai potuto fare per conto mio.
L’Espiazione di Gesù Cristo è meravigliosa, è incomprensibile ed è reale, soprattutto perché Lui è reale. Poiché so che Lui è reale, ho scelto di essere un membro della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.
Io gli credo quando dice che i profeti ci danno la verità, e dato che gli credo, non posso negare la veridicità dell’unica Chiesa sulla terra che ha dei profeti che portano testimonianza di Lui, perché fare ciò significherebbe credere solo parzialmente a quel Salvatore che ha scelto di credere interamente in me, così tanto da morire per me.
Non posso immaginare il dolore che gli provocherei, smettendo di crederGli interamente.
La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni è un’entità vivente e in crescita, che rappresenta l’Espiazione in ogni sua sfaccettatura.
Ne rappresenta il potere, e la possibilità di passare da circostanze umili, difficili e sì, anche quelle più discutibili (ai nostri occhi), per arrivare alla felicità e alla crescita.
Nelle mura delle sue cappelle, noi facciamo alleanza di ricordare sempre il Salvatore, e penso che quella sia la chiave: ricordare. Ricordare chi eravamo, chi siamo, cosa abbiamo provato, cosa abbiamo attraversato, ed attaccarci a quelle cose che ci portano più vicini a Cristo. Questa chiesa lo fa!
A volte penso che siamo così preoccupati a causa delle radici della chiesa, che tragicamente ci dimentichiamo di guardare in alto e ammirare i frutti della chiesa, specialmente quelli che abbiamo colto e che assaporiamo frequentemente durante le nostre vite.
L’Espiazione di Gesù Cristo, le sacre alleanze, e le famiglie eterne sono davvero dei frutti magnifici, che insieme non possiamo trovare da nessun’altra parte.
Conclusioni
Io da sola non vado bene, faccio un sacco di errori e sono testarda; ma resto in Chiesa.
Non perché sono una codarda, una puritana, un’idiota, una bigotta, una conformista, una stupida senza cervello, o qualsiasi altro nomignolo che la società si diverte a tirarmi dietro per farmi stare male perché credo in qualcosa.
Io resto per Gesù Cristo; Lui è qui.
E io non voglio lasciarlo, mai.
Questo articolo è stato scritto originalmente da Arianna Rees, pubblicato su mormonbuzzz.com, ed è stato tradotto da Stefano Nicotra.
Nella vita di ognuno di noi arrivano momenti di “vera” conversione. Per quelli che come me hanno conosciuto la Chiesa da giovani adulti è forse più facile perchè possono andare indietro nel tempo e ricordare la lotta, la ricerca, le preghiere e lo studio che li hanno portati ad una testimonianza. Eppure per tutti l’ottenere una testimonianza non vuol dire stare al sicuro. Ricordo che qualcuno ha paragonato la testimonianza ad un raggio di luna che illumina ma che non può essere tenuto stretto in una mano. Io lo so. Ci sono stati momenti in cui ho dovuto prendere la decisione, fuori o dentro. Gli anni che si sono susseguiti mi hanno trovato sempre più ferma a restare abbracciata alla “verga di ferro”. Più gli anni passano è più sono consapevole che siamo nella Chiesa del Salvatore. Lui è a capo di questa Chiesa. Qui troviamo parole di “vita eterna”. E la “vera” conversione avviene più e più volte nell’arco della vita. Quando qualcuno mi fa notare che i Profeti moderni commettono errori mi rendo conto della poca conoscenza che abbiamo delle Scritture. Sia l’Antico Testamento che il nuovo ci racconta di uomini scelti da Dio come Profeti e Apostoli che non erano persone perfette. Erano uomini che volevano obbedire e che lo facevano con tutto se stessi ma non erano perfetti. E questo mi piace perchè mi da speranza che il Signore mi ama anche con le mie imperfezioni. La Chiesa è vera, la strada è la strada che ci condurrà alla vita eterna. Ne porto testimonianza nel nome di Gesù Cristo.
Or questo è il significato della parabola: il seme è la parola di Dio. Quelli caduti sul suolo con terra di poco spessore…
sono coloro i quali, quando ascoltano la parola, la ricevono con gioia; ma costoro non hanno radice, credono per un certo tempo ma, quando vengono le prove, si ritirano indietro. Sebbene per un certo periodo di tempo abbiano manifestato dell’entusiasmo….
I Dirigenti devono ricordare sempre il consiglio di Re Beniamino: <>
(Mosia 4:27 ). — ( L’obbedienza deve essere volontaria, non obbligatoria, non deve esserci alcuna coercizione; gli
uomini non devono essere costretti contro la loro volontà ad obbedire alla volontà di Dio; essi devono obbedire
perché sanno che è giusto, perché desiderano farlo e perché è loro piacere farlo. Dio prova diletto nel cuore
consenziente. – Joseph F. Smith.