Questa mattina avevo un appuntamento con Vincenzo Conforte presso la Piazza del Tempio di Roma e sapevo che, quando finalmente l’avrei visto, l’avrei riconosciuto immediatamente.
La gentilezza e la sensibilità che emanano dal suo viso, me l’avrebbero confermato.
Subito dopo la prima sessione dedicatoria del tempio ci siamo fatti largo tra la folla per trovare un posto dove sederci per un colloquio, procedendo lentamente, perché tutti volevano salutarlo.
Alcune persone gli dicevano che aveva influenzato la loro vita per sempre.
Lo accoglievano con calore e abbracci. Una donna disse a Vincenzo Conforte di essere stata battezzata il giorno dopo aver ascoltato la sua testimonianza per la prima volta.
Mi sono chiesto spesso chi sono i pionieri di ogni Paese che ascoltano il Vangelo e rispondono allo Spirito con un fervore tale da sfidare la tradizione e la pressione della famiglia per unirsi a una fede molto piccola.
Chi sono queste persone che diventano le colonne della Chiesa, riunendosi in mini appartamenti con solo un piccolo gruppo di convertiti, quando i loro pari frequentano la chiesa in sontuose cattedrali?
Quale scintilla si è accesa in loro? Come sono riusciti ad esercitare una tale influenza su così tante persone, specialmente in un luogo con predominanza della Chiesa cattolica?
Il vangelo restaurato in Italia
Nell’ottobre del 1849, Brigham Young approvò la proclamazione del Vangelo in Italia e nel 1850 Lorenzo Snow venne in missione in Italia e la dedicò.
Nonostante questi primi inizi, la missione italiana fu chiusa nel 1867 e non fu riaperta per 100 anni, fino a quando, nel 1966, il presidente Ezra Taft Benson dedicò nuovamente la terra.
Il lavoro era stato difficile. La resistenza era reale. Roma era il fulcro di un cristianesimo che dominava il mondo.
Nel 1912 Vincenzo Di Francesca trovò per strada un libro senza frontespizio. Lo lesse e provò una gioia suprema, ma ci vollero decenni di ricerche prima di scoprire che questo libro era il Libro di Mormon.
Non fu battezzato fino al 1951. Solo nel 1980 il primo Palo fu costituito in Italia, e non prima del 2005 il primo Palo fu organizzato a Roma, solo tre anni prima che il tempio fosse annunciato.
Per quanto riguardava il Vangelo, l’Italia non era, per così dire, un frutto che si trovava in basso, facile da raccogliere, tuttavia lo Spirito avanzava fortemente tra coloro che si univano, come se fossero stati scelti appositamente per questo ruolo quando furono inviati sulla Terra.
Gli anni al monastero
Vincenzo Conforte crebbe, durante la seconda guerra mondiale, in una famiglia con otto figli disperatamente poveri.
Suo padre era stato un soldato in Germania e, tornando dalla guerra, era impossibile trovare un lavoro.
I suoi genitori lo mandarono, all’età di dodici anni, in un monastero, dicendo: “Almeno lì puoi mangiare e avere un posto dove stare”.
A causa delle regole del monastero, però, non parlò più con la sua famiglia fino all’età di 15 anni.
Alla fine li chiamò e disse: “Non posso restare qui”. Aveva visto troppe cose che l’avevano turbato.
Tornò a casa, ma fu impossibile per lui essere cattolico e quindi, in teoria, divenne agnostico e rimase tale fino al raggiungimento dei 38 anni nel 1975.
La Chiesa di Gesù Cristo
Un giorno vide i missionari della Chiesa di Gesù Cristo che predicavano per strada. Gli parlarono di Joseph Smith e della Prima Visione; lui tornò a casa e disse a sua moglie: “Queste persone sono pazze”.
Eppure, disse: “Suppongo di aver provato a trovare Dio per tutta la mia vita. Suppongo che il Signore abbia preparato la mia via tramite i missionari”.
Era anche arrabbiato con gli americani in generale per le guerre in Corea e Vietnam. In qualche modo, nonostante questi atteggiamenti negativi, Vincenzo Conforte invitò i missionari ad andare a casa sua.
Dopo diversi incontri con lui, che non sembravano andare così bene, un collega di missione appena arrivato disse all’altro:
“Non possiamo più venire qui. Non stiamo facendo progressi e c’è un brutto spirito.”
Il suo collega, più paziente, suggerì che andassero ancora una volta e se Vincenzo Conforte non fosse cambiato, allora avrebbero dovuto abbandonare l’insegnamento.
Dissero a Vincenzo Conforte che, se le cose non fossero cambiate, la prossima visita sarebbe stata l’ultima.
Il miracolo della conversione
“Il giorno dopo,” disse Vincenzo Conforte, “mentre guidavo da solo in macchina, improvvisamente sentii al mio fianco una presenza.”
Mentre continuava a parlare le lacrime iniziarono a rigargli il volto.
“Stavo pensando a ciò che i missionari mi avevano detto, ma quando sentii questa presenza, pensai che fosse la mia immaginazione.”
Accostò la macchina, scese e si schiaffeggiò la faccia un paio di volte, come per riportarsi alla realtà e cominciò a cantare canzoni italiane, pensando che quella sensazione sarebbe svanita.
Eppure, quando tornò in macchina, la presenza era ancora lì.
Disse: “Iniziai a piangere e il mio canto si trasformò in una preghiera. Stavo chiedendo al Signore di farmi sapere se questi missionari erano i Suoi rappresentanti.
Quella sera, quando i missionari tornarono, fu chiaro che Vincenzo era cambiato.
Lo invitarono in chiesa e gli diedero un indirizzo in via Colombo.
“Cosa?” disse, “Non c’è una chiesa in Via Colombo. Conosco bene quella strada.” A quanto pare, la Chiesa era nell’appartamento dei missionari, il che fu una sorpresa per lui.
“Cos’è questo? Dove siamo?” si chiese, ma lo Spirito era forte. Disse alla sua famiglia, “Ok, questo è un bene per noi” e furono tutti battezzati due settimane dopo.”
I suoi genitori erano arrabbiati quando lo seppero. “Mio padre disse: ‘Stai facendo una brutta cosa. Non è giusto per te’. Mia madre disse: ‘Se ti unisci alla Chiesa non sei più mio figlio’.
Rispose: “Quando non conoscevo Cristo, eri con me. Perché ora che ho trovato il Signore e so chi è, sei contro di me? Vedrai. Ti amerò più che in passato.”
Quando suo suocero prendeva in giro la Chiesa, lui gli rispondeva: “Stai attento. Per te queste cose sono divertenti, ma per me sono sacre.
Se vuoi che ti visiti ogni settimana, smettila e rispetta i miei sentimenti.” Suo suocero smise e un anno dopo, quando Vincenzo andò a fargli visita, aprì la porta e disse: “Voglio sapere della tua Chiesa.
Se questa Chiesa ti cambia in così poco tempo, c’è qualcosa a riguardo che è vero”. Un anno dopo, lui e sua moglie furono battezzati.
Presto fu chiamato a diventare il Presidente di Ramo di 15 o 16 persone che, nel giro di tre anni, diventarono 97.
Al lavoro parlava sempre del Vangelo e, quando giungeva lì, i colleghi dicevano: “È arrivato il Mormone”, tuttavia avevano un grande rispetto per lui.
L’incontro col Presidente Nelson
Nel 1985, quando era Presidente di Distretto, si incontrò a Bari con l’anziano Russell M. Nelson, che era in visita presso le missioni in Italia.
Quel giorno, l’anziano Nelson, tra le tante cose, gli disse che l’inglese era la lingua ufficiale della Chiesa e sarebbe stato di grande aiuto se l’avesse appreso.
Vincenzo Conforte ascoltò questo suggerimento attraverso la voce di un traduttore, ma il giorno dopo comprò un corso d’inglese e iniziò a studiare.
Sei mesi più tardi gli fu chiesto dall’anziano Nelson di incontrarlo a Vienna. L’anziano Nelson si meravigliò quando lo sentì parlare inglese così bene. Disse: “Sei mesi fa non parlavi inglese e ora puoi!”
Vincenzo disse: “Tu sei un apostolo e mi hai dato un comandamento”.
“Ti ho dato un suggerimento”, rispose l’anziano Nelson.
“Quando un apostolo del Signore ti dà un suggerimento, è un comandamento”, rispose.
In quell’incontro fu chiamato come Presidente per aprire la Missione di Catania, una chiamata a cui si approcciò con la stessa dedizione.
Pensando a come diffondere la Parola, ebbe l’idea di contattare giornalisti e club civici per parlare del Vangelo.
Quando arrivò in missione, scrisse una lettera a molti giornali e funzionari civili e governativi spiegando che era il nuovo Presidente di Missione della zona e che era lì per servire.
Se avessero voluto saperne di più sulla Chiesa, avrebbero potuto chiamare, e lo fecero! Parlò con i giornalisti, inviò i missionari a parlare in televisione, insegnò al club civico locale.
Vincenzo Conforte parlò dell’Apostasia e della Restaurazione – un tema d’interesse chiave per l’Italia cattolica.
Quando trasferì i missionari da una piccola città, il sindaco lo chiamò per dire: “La gente apprezza i tuoi missionari perché lo Spirito è così forte con loro”.
Gli diede l’opportunità di parlare a 300 persone al municipio.
“Ero uno strumento nelle mani del Signore”, disse. ” Sentivo che mi guidava di più ogni giorno. Pregavo fortemente il Signore e digiunavo molte volte per ricevere la Sua direzione su come dovevo dirigere i missionari.
La cosa migliore era dimostrare con il mio esempio, la mia fedeltà e il mio desiderio, di servire Gesù Cristo “.
Quando finì di servire come Presidente di Missione a Catania, sembrava che non avesse terminato.
Infatti, successivamente, fu chiamato a servire come Presidente di Missione a Padova, poi alla Presidenza del tempio svizzero e poi ad essere un rappresentante regionale dei Dodici.
Fu anche tra coloro che contribuirono all’ottenimento del riconoscimento della Chiesa dal governo italiano.
La testimonianza di Vincenzo Conforte
“Ho una forte testimonianza del Signore, Gesù Cristo”, ha detto. “Lo amo”. Infatti, non può pronunciare il nome del Signore senza emozionarsi.
Quell’amore trasformatosi in azione ha influenzato così profondamente una parte dell’Italia che il Presidente Nelson, nel suo discorso alla dedicazione del tempio, ha citato Vincenzo Conforte come colui che aveva contribuito a plasmare la storia della Chiesa in Italia.
Il tempio di Roma non è stato costruito con materiali da costruzione o vetro artistico. È stato costruito sulle testimonianze ferventi di persone come Vincenzo Conforte.
Questo articolo è stato scritto da Scot e Maurine Proctor e pubblicato su ldsmag.com. Questo articolo è stato tradotto da Nadia Manzaro.
Presidente conforte non trovo il suo numero di telefono e pertanto le scrivo due righe perchè possa darmi il suo telefono.
Avrei bisogno di parlare con lei. Sono Piero Durazzani.
Sono in California ma vorrei ritornare in Italia.
Mi scuso del disturbo.
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