Vincenzo Di Francesca, un pastore italiano del ventesimo secolo, trovò una copia del libro di Mormon senza la copertina. Si convertì grazie ai suoi insegnamenti.
Milioni di Santi degli Ultimi Giorni si sono avvicinati alla straordinaria storia di conversione di Vincenzo Di Francesca attraverso il film commissionato dalla Chiesa nel 1987: “Un bene prezioso: il Libro di Mormon” (How Rare a Possession: The Book of Mormon).
Ora, 30 anni dopo il rilascio del film, la Chiesa Mormone ha acquisito la testimonianza scritta a mano da Vincenzo Di Francesca, che, quando era pastore in una parrocchia italiana a New York nel febbraio 1910, trovò una copia sporca del Libro di Mormon senza titolo di pagina ne copertina.
Una storia drammatica di conversione
La storia drammatica della sua conversione al vangelo restaurato dopo aver passato molti anni senza conoscere il titolo del libro o dove trovare la Chiesa Mormone prima di essere battezzato nel 1951, è una delle due storie di conversione riportate nel film, l’altra è quella di anziano Parley P. Pratt, dirigente della Chiesa Mormone del XIX secolo.
Il documento acquisito di recente è una lettera scritta da Vincenzo Di Francesca nel 1966, anno della sua morte, all’Anziano Stephen O. Gibson, missionario della Chiesa che in quel periodo serviva in Italia.
Il 3 agosto 2016 l’Anziano Gibson l’ha ceduta al Dipartimento di Storia della Chiesa Mormone tramite l’Anziano Lorenzo e Sorella Virgina Semadeni, che svolgono una missione di servizio della Chiesa nel Progetto italiano di Supporto e Acquisizioni Globali nel Dipartimento di Storia della Chiesa.
L’Anziano e la sorella Semadeni stanno concentrando le loro ricerche sulla prima generazione di missionari che hanno servito in Italia, e in relazione a ciò, hanno contattato fratello Gibson ed acquisito la lettera che Vincenzo Di Francesca gli aveva scritto.
“Aveva chiesto a Vincenzo Di Francesca di scrivere la sua conversione e la sua testimonianza”, ha spiegato Matthew K. Heiss.
L’Anziano Semadeni lesse la lettera scritta in italiano e scoprì che dava nuova luce e dava più dettagli di quanto descritto nel film.
Le parti tradotte della lettera includono quanto segue:
“Ho chiuso a chiave la porta della mia stanza, mi sono inginocchiato con questo libro nelle mie mani e ho letto il decimo capitolo del Libro di Moroni.
Dopo, ho pregato il Padre Eterno nel nome di Suo Figlio Gesù Cristo. Gli ho chiesto di dirmi se questo libro era di Dio e se fosse buono, vero, e se potevo aggiungere quelle parole ai quattro vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni nella mia predicazione pubblica.
Mentre ero ancora inginocchiato, aspettando una risposta positiva, sentii che tutto il mio corpo stava diventando freddo e il mio cuore palpitava come se parlasse, e provai una gioia come se avessi trovato qualcosa di prezioso e straordinario….”
“Tutto era così facile, andava oltre la mia comprensione, e più lo leggevo e più lo pensavo, più mi colpiva che avevo ricevuto la certezza che Dio aveva risposto alla mia preghiera in questo modo e che il resto del libro era di grande beneficio per me e per tutti quelli che avrebbero ascoltato le sue parole “.
Heiss lasciò uno dei messaggi chiave di questa acquisizione: “ci sono ancora tesori storici che sono là fuori in attesa di essere raccolti e conservati”.
“L’Anziano Gibson, donando questa lettera alla Chiesa, ci dà la convalida su documenti che abbiamo già qui, ma mi ricorda anche il fatto che le persone che hanno avuto esperienze significative nella Chiesa hanno dei documenti personali e stiamo attivamente raccogliendo questo tipo di cose.”
Heiss attribuisce un certo significato a tutto ciò, dovuto non solo al fatto che l’acquisizione sia avvenuta 30 anni dopo il filmato, ma che, considerando che il completamento del Tempio di Roma si sta avvicinando, “questa fa parte dell’eredità della storia della Chiesa italiana. Ci piacerebbe che sapessero che continuiamo a documentare la loro storia “.
Heiss ha definito Vincenzo Di Francesca “uno dei grandi eroi della Chiesa, un uomo che ha sacrificato la sua carriera per unirsi alla Chiesa, ha vissuto in isolamento ed ha mantenuto la fede tutti quegli anni”.
Nato a Palermo, in Sicilia, in Italia, Vincenzo Di Francesca aveva studiato religione fino al 1905. Quell’anno, suo fratello Antonino, che viveva a New York, lo invitò a frequentare un seminario tenuto da un pastore metodista nella cappella italiana di Brandi, ha detto Anziano Semadeni.
“Presto, Vincenzo è diventato insegnante di quella congregazione”.
La storia di Vincenzo Di Francesca
La storia di Vincenzo Di Francesca è stata raccontata nella rivista Ensign nel gennaio 1988. Si tratta di un racconto in prima persona tratto da Church news (allora chiamata Deseret News Church Section) del 28 febbraio 1951.
L’epoca di miglioramento del maggio 1968 è una lettera che Vincenzo Di Francesca scrisse ad Ortho R. Fairbanks, “l’unico resoconto conosciuto dell’autore scritto in inglese della sua lotta durata 40 anni per unirsi alla Chiesa”.
Nel racconto pubblicato su Ensign, Vincenzo Di Francesca raccontò che una fredda mattina di febbraio del 1910 mentre camminava lungo le strade di Broadway vide un libro che giaceva su un barile ricoperto dalla cenere, le cui pagine venivano spostate dal vento forte del mare aperto.
Incuriositosi, prese il libro e lo sbatté contro il barile per eliminare le ceneri. Notò che era stato stampato in inglese, ma che il frontespizio era stato strappato via.
“La furia del vento girò le pagine e lessi velocemente Alma, Mosia, Mormon, Moroni, Isaia, Lamaniti – eccetto Isaia, erano tutti nomi che non avevo mai sentito prima”.
Avvolse il libro in un giornale e lo portò a casa, dove pulì le pagine con alcool denaturato e cotone in modo da poter leggere le pagine.
Dopo aver ricevuto l’esperienza spirituale dalla lettura del versetto in Moroni, continuò il suo servizio nella parrocchia, “ma la mia predicazione era pervasa dalle nuove parole del libro. I membri della mia congregazione erano così interessati che diventarono insoddisfatti dei sermoni dei miei colleghi.
Quando i membri cominciarono a lasciare la cappella durante le loro prediche, mentre invece rimanevano quando parlavo io dal pulpito, i miei colleghi si arrabbiarono con me”.
Infine, fu censurato da un comitato della parrocchia e gli fu ordinato di bruciare il libro. Ma lui si rifiutò di farlo.
Nel novembre del 1914 fu chiamato nell’esercito italiano e fu destinato in Francia. Alla fine della guerra tornò a New York, dove fu ammesso alla sua ex congregazione come membro laico.
Fu mandato in Australia, dove, predicando ad alcuni immigrati italiani, insegnò nuovamente dal Libro di Mormon, ancora non conoscendo il nome del libro. Fu riportato al sinodo e di nuovo tagliato fuori dalla chiesa.
Nel maggio del 1930, mentre stava cercando qualcosa in un dizionario francese, vide la voce “Mormon”. Da quel momento, egli trovò informazioni sufficienti per scrivere al presidente della Brigham Young University di Provo, Utah.
La sua lettera fu trasmessa al presidente della Chiesa Heber J. Grant. In seguito gli furono mandate alcune informazioni e, infine, riuscì a conoscere di più sulla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.
Il suo battesimo e investitura
Gli eventi mondiali, tra cui una rivoluzione in Sicilia, gli impedirono di essere battezzato. Finalmente il 18 gennaio 1951 fu battezzato e confermato nell’isola di Sicilia dall’anziano Samuel E. Bringhurst, presidente della Missione svizzera.
Nel 1956, ricevette la sua dotazione nel tempio svizzero a Berna.
Vincenzo Di Francesca non si sposò mai. Visse fino alla sua morte con la sorella in Sicilia, che organizzò un funerale cattolico per lui, poi raccolse gli effetti personali e li diede ai missionari della Chiesa di Gesù cristo, che li hanno passati al presidente di missione.
Alcuni di questi, incluso quello che si suppone, la copia del Libro di Mormon che trovò nel 1910 a New York City, furono trasmessi agli archivi della Chiesa di Salt Lake City.
Il film in cui viene raccontata la sua storia, “Un bene prezioso: il libro di Mormon”, è ancora disponibile per l’acquisto su DVD nei centri di distribuzione della Chiesa.
“Egli continua ad essere un eroe tra i Santi italiani”, ha detto l’Anziano Semadeni su Vincenzo Di Francesca.
Questo articolo è stato originariamente scritto da Scott Proctor e pubblicato su ldsmag.com. Questo articolo è stato tradotto da Nadia Manzaro.
Ma scusate! Ha del poco credibile. Allora: siamo “in una fredda mattina di febbraio del 1910 mentre camminava lungo le strade di Broadway “. Si parla di un “pastore” (pastore di che? Nel senso di guida religiosa di una qualche confessione religiosa? Se sì, di quale? Oppure “pastore” alla lettera, ovvero pastore di pecore, cioè pecoraio?). L’uomo in questione, dal nome, è di certa origine italiana; ormai un italo-americano, a giudicare dal contesto (non un clandestino); per di più “pastore”, predicatore in una qualche parrocchia. Allora: nel 1910, comunque la si pensasse, anche i sassi sapevano – anche nella Grande Mela chi fossero i Mormoni, quindi, desiderandolo, come e dove contattare una chiesa o comunità mormone. Arriviamo, dopo vicissitudini e trasmigrazioni di questo Vincenzo Di Francesca, al “maggio del 1930, mentre stava cercando qualcosa in un dizionario francese, vide la voce “Mormon”. Da quel momento, egli trovò informazioni sufficienti…”. Al maggio del 1930, capite? Non è che,a proposito di insufficienza, fosse il Di Francesca a essere un insufficiente mentale? Per giunta dopo essersi peritato di ” insegnare nuovamente dal Libro di Mormon, ancora non conoscendo il nome del libro” [sic!] agli emigrati italiani in Australia… Insomma, NADIA MANZARO: me la racconti giusta oppure mi spieghi Lei dove ho sbagliato a capire.
Gentile Signor Michele Brigida, Vincenzo Di Francesca è nato in provincia di Palermo dove ha studiato i primi anni della sua vita. Dopo, su invito del fratello che si era stanziato in America, Vincenzo si trasferì e studiò religione per alcuni anni e fece parte di una confessione evangelista di cui diventò Pastore. Un giorno invernale, mentre camminava per le strade di Broadway, vide posato su un bidone della spazzatura, un libro sporco mancante della copertina e delle prime paggine e ne fu incuriosito e lo raccolse. Dopo averlo pulito lo lesse e lo trovò tanto interessante che nelle sue prediche inseriva regolarmente passi del libro trovato. La cosa non piacque ai suoi colleghi che pian piano lo andavano emarginando. Il Libro di Mormon parla del ministero di Gesù Cristo come essere risorto fra il popolo dei resti della Tribù di Giuseppe che nel 600 a.C. , per comandamento divino, si era trasferito nelle Americhe meridionali. Questo libro è articolato come la Bibbia e ne rafforza la veridicità e la divinità. E’ composto da tanti libri scritti da altrettanti profeti. L’ultimo di questi profeti, Moroni, nel capitolo 10 versetti 3, 4 e 5, lascia una promessa a chi legge il libro con umiltà e sincerità, di ricevere tramite il potere dello Spirito Santo, una personale testimonianza della sua veridicità e origine divina. La promessa è valida anche per lei come lo è stata per me e per Vincenzo Di Francesca. Buona lettura
…. ( Su di Vincenzo di Francesca, pace all’Anima sua, c’è un telefilm di 37 minuti, chi fosse interessato
a questa sua storia può vederlo su YouTube – scrivere il titolo: Una Storia Meravigliosa film.