La mattina in cui Giovanni Criscione sentì Presidente Nelson annunciare la costruzione di un tempio dei Santi degli Ultimi Giorni a Dubai, Emirati Arabi Uniti, si trovava in quarantena in una camera d’albergo, sulla via di guarigione da un caso grave di Covid-19.
Erano quasi le 02.00 del mattino del 6 aprile 2020, e il convertito italiano della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, pianse di gioia.
Era in isolamento da nove giorni consecutivi, lontano dai colleghi di Expo 2020 Dubai, e lontano da sua moglie e i tre figli, reclusi nel loro appartamento che distava 15 minuti. Eppure fu sopraffatto dalla gratitudine e dalla speranza.
Proprio poche settimane prima si era sparsa la notizia in tutto il mondo del dilagare di una pandemia.
I confini erano stati chiusi, gli esercizi commerciali fermati, e il personale sanitario cercava a tutti i costi di trovare risposte e cure. Il mondo era stato sommerso dalla paura, dal dubbio e dal panico.
Expo 2020 e l’arrivo di una pandemia
Criscione è uno abituato a mantenere la calma e andare avanti. Avendo lavorato come consulente per l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in rappresentanza dell’Italia, come specialista al programma dignitari per il comitato organizzativo delle olimpiadi invernali di Torino 2006 e come responsabile protocollo per Expo Italia 2015, nonché come responsabile delle relazioni internazionali per il Gabinetto del sindaco di Milano, Criscione ha trascorso una carriera a destreggiarsi tra protocolli e sfumature culturali spesso in condizioni di forte stress.
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Ma adesso, con l’incarico di direttore senior del protocollo per Expo 2020 Dubai, che avrebbe dovuto aprire i battenti nell’ottobre 2020 e ospitare il mondo per 182 giorni, tutto stava cambiando di ora in ora.
Il protocollo era diventato inutile.
Criscione non aveva mai affrontato una pandemia, men che meno durante la preparazione dell’apertura di un esposizione mondiale.
Improvvisamente si ritrovò a cavalcare un’onda di disperazione. Il suo team era scoraggiato perché la scienza sembrava essere dieci passi indietro rispetto al virus.
La preoccupazione per i familiari in Italia, per la moglie e i figli piccoli e per il morale e la salute dei suoi collaboratori lo opprimevano.
Una mattina di marzo, alle 5 del mattino, ebbe un’idea: mettere un pianoforte nella mensa. Sembrava una cosa di poco conto, ma l’impatto fu immediato.
“Non sono molto bravo, ma suono il piano. I miei compositori preferiti sono Chopin e Rachmaninoff. Ma sapevo che la musica poteva riportare la luce nell’oscura incertezza che era diventata la nostra vita”.
Criscione inviò un’e-mail al suo capo proponendo la sua idea. Sua Eccellenza Reem Al Hashimy non solo acconsentì, ma anzi rispose:
“È l’idea più bella che abbia sentito dopo molto, molto tempo. Promettimi una cosa. Comprate il pianoforte, ma compratelo oggi”.
Poi aggiunse che voleva che il pianoforte fosse acquistato a sue spese.
“È successa una magia”, ha detto Criscione. “Tutti suonavano a turno il pianoforte e i nostri cuori, le nostre anime e le nostre menti furono rinfrancate”
Quando fu chiaro che l’Expo 2020 sarebbe stata posticipata di un anno a causa della pandemia, gli sforzi del suo team assunsero un significato maggiore:
L’Expo 2020 non si limitava più a mettere in mostra le nazioni o i temi, ma serviva anche ad essere un esempio di resilienza di fronte a una catastrofe globale.
A Criscione e alla sua famiglia fu detto di tornare a casa e aspettare. Per il momento avrebbero lavorato con mezzi virtuali. Pochi giorni dopo arrivò un’altra telefonata.
Uno dei colleghi di Criscione aveva contratto il COVID-19, e Criscione aveva avuto dei contatti con lui.
Gli fu chiesto di essere sottoposto al test.
“Sono tornato alla Casa dei Volontari dell’Expo, dove l’Autorità sanitaria di Dubai aveva predisposto un hub per i test. Era completamente trasformata.
Sembrava un centro medico, con medici e personale sanitario che indossavano tute protettive bianche dalla testa ai piedi. Mi sembrava di essere entrato in un mondo di marziani o di astronauti”.
Dopo il test, fu messo in isolamento in una camera di hotel per attendere i risultati. Fortunatamente, sua moglie Rachael e i loro tre figli risultarono negativi.
Quando arrivarono i suoi risultati, Criscione stava già combattendo contro i sintomi e non si sorprese di essere positivo.
Dove tutto ebbe inizio
Il lavoro ad Expo 2020 arrivò per Giovanni Criscione in maniera tanto inaspettata quanto miracolosa.
Durante un viaggio di lavoro a Parigi, cui partecipò mentre lavorava a Expo 2015 di Milano, ebbe l’opportunità di incontrare sua eccellenza Al Hashimy, ministro di stato per le Cooperazioni Internazionali (e in seguito direttore generale di Expo 2020) e rappresentante di uno dei 5 paesi candidati ad ospitare Expo 2020.
Ebbe modo di conoscerla e parlare con lei in quell’occasione, e di rincontrarla e accompagnarla all’aeroporto di Milano Malpensa dopo l’apertura di Expo 2015.
Prima di salire a bordo del suo volo, Sua eccellenza Al Hashimy gli offrì una posizione per Expo 2020.
Criscione è stato un consulente e membro del Quinto Comitato dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a rappresentanza dell’Italia.
Ha lavorato come specialista del protocollo e del programma di pubbliche relazioni per le Olimpiadi Invernali di Torino 2006. Ha completato con successo il suo mandato all’Expo 2015 di Milano.
Si disse che avrebbe potuto svolgere bene il suo nuovo lavoro a Dubai, ma se voleva espandere il suo raggio d’azione ed essere utile in un paese e in una cultura completamente diversi, avrebbe avuto bisogno di direzione e grazia.
E, come si sarebbe rivelato durante la pandemia, avrebbe avuto bisogno di una dose molto maggiore di entrambe per portare a termine l’ambizioso compito che lo attendeva.
Quando iniziò a vivere e lavorare a Dubai, Criscione ricevette una notizia sorprendente.
I leader della sua chiesa di appartenenza, tra cui l’anziano David A. Bednar, del Quorum dei Dodici Apostoli della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, si sarebbero recati a Dubai nel gennaio 2019 e avrebbero voluto incontrare i leader degli Emirati Arabi Uniti e i vertici di Expo 2020.
Criscione contribuì ad organizzare gli incontri. Tuttavia si presentò un problema: a causa del loro fitto programma di viaggio, i dirigenti della Chiesa sarebbero stati disponibili solo il venerdì e il sabato.
Criscione sapeva che questo avrebbe rappresentato una sfida, dato che a Dubai il venerdì corrisponde al giorno del riposo religioso e il sabato è il giorno di riposo dal lavoro.
Fu inviata una lettera a Sua Eccellenza Al Hashimy, ma solo due giorni prima della visita proposta Criscione ricevette la conferma che sarebbe riuscita ad incontrarli.
“Giovanni, non preoccuparti”, disse Sua Eccellenza Al Hashimy. Aveva altri programmi, ma si era impegnata a fare tutto il possibile per fare in modo di incontrare il “prete” di Criscione.
Questo primo incontro contribuì ad aprire le porte a ulteriori comunicazioni e nell’ottobre 2019 l’anziano Larry S. Kacher, Settanta Autorità Generale della Chiesa, e sua moglie, insieme ad altre persone, visitarono il sito di Expo 2020.
Durante questa visita, l’anziano Kacher si fermò accanto a Mohammed Al Olama, direttore dell’Ufficio di Sua Eccellenza.
Offrì una preghiera personale. Non riuscirono a sentire le parole precise, ma entrambi gli uomini furono commossi da quel gesto.
Benedizioni dalle difficoltà
All’inizio dell’anno 2020, Criscione non avrebbe mai potuto prevedere la pandemia che stava per devastare il mondo. Era pieno di speranza per un futuro tempio e per un’Expo 2020 di successo che avrebbe riunito persone da tutto il mondo.
Il 6 aprile 2020 è stato anche il giorno in cui Criscione è finalmente risultato negativo al test COVID-19. Poté riunirsi di nuovo alla sua famiglia.
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Pur essendo sollevato, aveva apprezzato il tempo trascorso in quarantena per riflettere, meditare e pregare.
Quando i leader della Chiesa gli chiesero cosa avesse spinto il governo degli Emirati Arabi Uniti a permettere alla Chiesa di costruire un tempio a Dubai, ricevette una risposta da Sua Eccellenza Al Hashimy, la quale disse che si trattava di una decisione del governo.
Secondo quanto disse, era “l’unica decisione reale e giusta”.
Criscione cita spesso Sua Altezza lo Sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, vicepresidente e primo ministro degli Emirati Arabi Uniti e sovrano di Dubai: “Non aspettiamo le opportunità, le creiamo”.
Questo è stato il mantra che ha unito il team dopo la pandemia e ha aiutato uno dei più grandi eventi in persona del mondo ad avere successo e a diventare un momento di unità e guarigione per il mondo sulla scia di una sfida che capita una volta ogni generazione.
Per leggere la versione integrale in inglese visitare deseret.com. Questo articolo è stato tradotto e adattato da Ginevra Palumbo.
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