Ci sono momenti che non possono essere espressi a parole. Che non si spiegano, si sentono soltanto. Come quell’esatto istante in cui due persone si stringono, in un abbraccio tremante, con le lacrime sul punto di scendere e le risate che escono dai loro petti, come un grido che non cerca attenzione, ma libertà.
In una vasca, due giovani si abbracciano con la forza di chi ha appena vissuto qualcosa di sacro. Hanno le camicie bagnate e anche il viso. Ma ciò che davvero permea la scena è l’emozione repressa che alla fine viene liberata.
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Uno di loro è appena stato battezzato. Non si trattava solo di entrare in acqua. Si trattava di lasciar andare una storia e iniziarne un’altra, dicendo a Dio:
“Eccomi qui, pronto a ricominciare.”
Si trattava del coraggio di cambiare, di avere fiducia, di credere che ci fosse qualcosa di meglio in attesa.
E l’altro, che forse lo ha accompagnato in questo processo, lo abbraccia come chi celebra una vittoria silenziosa. Non una vittoria sugli altri, ma su sé stessi.
Sulla paura, sul dubbio, sul passato. Quell’abbraccio non dice “congratulazioni”, dice “ti capisco”, “sono felice che tu ce l’abbia fatta”, “ti sono accanto in questo momento”.
Nessuno vede tutto ciò che si nasconde dietro ad una decisione del genere. Non si vedono le preghiere nella notte, le conversazioni imbarazzanti, le lacrime di cui nessuno sapeva.
Ma anche tutto questo fa parte del battesimo. Anche tutto questo viene sommerso e lasciato indietro.
Ecco perché quando finalmente accade, il cuore non riesce più a trattenersi e si esprime nel modo più umano che conosca: ridendo, piangendo, urlando, abbracciando.
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Perché non ci sono parole che possano descrivere ciò che si prova in quel momento.
Un nuovo inizio
Il battesimo non è la fine di un processo, ma un nuovo inizio. È una promessa fatta tra l’anima e Dio. E anche se porta con sé dubbi e sfide, porta anche luce, scopo e speranza.
E quella scena diventa più di una bella immagine, è testimonianza, è simbolo, è fede nella sua forma più pura.
Forse è per questo che così tante persone ne sono rimaste colpite. Perché in essa si vede qualcosa di più di due amici che festeggiano. Si vede qualcuno che dice, con la sua vita:
“Ho scelto Cristo.”
E si vede un altro rispondere:
“Sono qui per te.”
E anche se il mondo continua a girare senza fermarsi, quel momento rimane. Diventa eterno. Perché non è solo un ricordo, è la testimonianza che i miracoli continuano ad accadere. E a volte il miracolo più grande è semplicemente ricominciare con fede.
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