Sono sicura che ciascuno di noi, in uno o più momenti della propria vita, si sia sentito indegno o inadeguato.
Non mi riferisco soltanto al ruolo o agli incarichi che abbiamo in chiesa, ma anche a i possibili ruoli che ricopriamo nell’arco della nostra vita.
Come studente nell’affrontare un esame, come lavoratore davanti ad un progetto o un incarico che ci sembra più grande di noi, come madre o padre, come figlio.
A tutti è capitato almeno una volta di pensare di non essere degni.
Perché ci sentiamo inadeguati?
Perché capita di sentirci così? Perché spesso pensiamo di non essere all’altezza di un compito? La risposta è molto semplice. Perché ci sono delle aspettative.
Da parte nostra e da parte di altri. E quando crediamo di non essere in grado di soddisfare tali aspettative sentiamo di “non essere abbastanza”.
Ovviamente, spesso un sentimento simile lo proviamo nel vivere il Vangelo.
Ed è più che naturale. Seguire il Vangelo significa seguire degli standard, standard che non sempre riusciamo a mantenere, e per questo talvolta crediamo di non essere all’altezza o di essere indegni.
La verità è che se riuscissimo a seguire tutti gli standard saremmo perfetti, e se fossimo perfetti non avremmo bisogno di stare qui.
Sentiamo tanto parlare dell’importanza di stabilire degli obiettivi. E allora ci proviamo, stabiliamo delle mete, ma ci sembrano troppo, e ci scoraggiamo quando non riusciamo a raggiungerle.
Per fare un esempio: i buoni propositi dell’anno nuovo. Propositi spirituali:
“Mi inginocchierò per pregare ogni mattina e ogni sera”, “leggero un po ‘di scritture tutti i giorni”, “farò la serata familiare tutti i lunedì”, “chiamerò le sorelle che mi sono state assegnate ogni settimana”, ecc…ecc… ma dopo poche settimane molliamo tutto.
Leggi anche: Sentirsi inadeguati: cosa ci insegna la storia del profeta Enoc
Proviamo realmente a fare ciò che ci siamo preposti, insieme a tutti gli altri obiettivi familiari, lavorativi, emotivi, finanziari…ma arriviamo ad un punto in cui ci ritroviamo sommersi di cose da fare e ci sentiamo oberati e incapaci.
Ci sentiamo di aver fallito, di non essere degni.
Lo stesso accade con le nostre debolezze – ognuno ha le sue – o con un peccato nel quale ogni tanto incappiamo di nuovo. Quante volte ci siamo detti “ok, questa cosa non la farò più” e poi ci siamo ricaduti?
A questo punto potremmo sentirci indegni di andare in chiesa, perché tanto non riusciamo a fare in modo costante neanche le cose basilari che vengono insegnate in primaria.
Potremmo sentirci indegni di prendere il sacramento, indegni di pregare.
Con che coraggio posso parlare con Dio quando sto facendo qualcosa di sbagliato? Con che coraggio posso parlare con Lui quando gli avevo promesso che non avrei più sbagliato e poi sono caduto di nuovo?
Essere degni non vuol dire essere impeccabili
Nel suo discorso tenuto durante la conferenza generale di ottobre 2021, anziano Wilcox ha raccontato di un giovane, il quale a motivo delle sue ricadute si sentiva un ipocrita.
Anche noi potremmo sentirci degli ipocriti. Gli altri potrebbero pensare che lo siamo. Predichiamo di fare una cosa e poi siamo i primi a non riuscirci.
In queste situazioni, a tutti coloro che si sentono indegni o che sono ritenuti tali vorrei ricordare le parole dell’anziano Wilcox, egli ha detto: ESSERE DEGNI NON SIGNIFICA ESSERE IMPECCABILI.
Se non fosse abbastanza chiaro: Essere degni non significa essere impeccabili.
Anziano Wilcox continua dicendo che essere degni significa essere onesti e provare.
Dobbiamo impegnarci e non arrenderci solo perché commettiamo uno sbaglio (o due o tre o infiniti sbagli).
Questo mi fa pensare alle domande dell’intervista per la raccomandazione per il tempio. Quante volte non ci siamo sentiti sicuri di rispondere con un netto “Sì, mi sento degno” perché non ci sentivamo perfetti e impeccabili al 100%?
Nell’ottica di Anziano Wilcox, la vera domanda è se siamo onesti e stiamo provando a fare del nostro meglio, il che credo sia molto meno scoraggiante.
L’anziano Bruce C. Hafen ha detto che sviluppare un carattere simile a quello di Cristo “richiede pazienza e persistenza più di quanto richieda impeccabilità”
Dio non è lassù a dire: “Sara ha rovinato tutto di nuovo”. Piuttosto, probabilmente dice: “Guarda quanti progressi ha fatto Sara”.
Ovviamente, questo non significa che dovremmo crogiolarci nelle nostre debolezze e nelle nostre mancanze. Dobbiamo sforzarci attivamente ogni giorno di essere “un pochino migliori di ieri”.
È vero che Dio ci ama a prescindere dalle nostre mancanze e delle nostre imperfezioni, perché ci ama in modo perfetto, ma questo non significa che non dovremmo impegnarci per diventare delle persone migliori e raggiungere il nostro pieno potenziale.
L’importanza di provare con costanza
Trovo importante quello che ha insegnato Presidente Nelson sul pentimento. Lui ha detto:
“Il pentimento […] è un processo […] può richiedere tempo e sforzi ripetuti.
Abbandonare il peccato e non [avere] più ‘alcuna disposizione a fare il male, ma a fare continuamente il bene’ sono perseguimenti che durano tutta la vita.”
Cominciamo con degli obiettivi piccoli e raggiungibili, eliminando le aspettative del tipo “o tutto o niente”. Concentriamoci sulla crescita graduale, per costruire su una serie di successi anziché di fallimenti.
Non importa quanto piccoli siano gli obiettivi.
L’anziano D. Todd Christofferson ha dato questo consiglio:
“Per gestire qualcosa di [molto] grande, potremmo doverci concentrare sui piccoli passi quotidiani. […] Acquisire tratti nuovi e sani del carattere o liberarci di abitudini cattive o dipendenze [il più delle volte] richiede uno sforzo oggi seguito da un altro domani e poi da un altro ancora; un percorso lungo giorni, forse mesi o anni […]”
Non sapete che Roma non fu costruita in un giorno?
Non raggiungeremo il nostro potenziale da un giorno all’altro, e Dio non si aspetta che lo facciamo.
Quindi, ogni volta che vi sentirete di non essere abbastanza – e spero che questo capiti il meno possibile – ricordate che essere degni non significa impeccabili.
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