Ogni Natale, i numerosi presepi presenti nelle nostre case e nelle chiese commemorano il primo presepe vivente: la natività o la nascita di Gesù Cristo.

Quello di cui probabilmente non siete a conoscenza è il motivo per il quale ricordiamo la natività, ponendo delle statuine intorno ad una mangiatoia. Tale motivo ci riporta alla “seconda natività”, quella con la quale San Francesco d’Assisi diede inizio alla tradizione del presepe.

I dettagli sul presepe di San Francesco sono stati scoperti grazie ad una singola biografia scritta sulla sua vita da un uomo nato solo dopo che Francesco morì.

Viaggio in Terra Santa

Il figlio di un commerciante, Francesco, ebbe un’infanzia relativamente agiata. Da giovane, divenne un soldato crociato.

Dopo aver vissuto come prigioniero di guerra per un anno, nei 10 anni che seguirono Francesco iniziò un percorso di risveglio spirituale, che lo portò a valorizzare virtù quali l’umiltà e la povertà.

Il Papa autorizzò Francesco a fondare un ordine religioso sulla base di tali principi, prima del suo trentesimo compleanno.

In qualità di guida di un movimento religioso, Francesco si recò in Terra Santa. Ma il suo primo viaggio si concluse con un naufragio. Per più di dieci anni, Francesco attese.

Andò in Egitto, come parte della quinta crociata, e nel corso di un cessate il fuoco cercò di convertire il sultano. Anche se il suo proselitismo non portò ad una conversione, fu un modo per ottenere il permesso di visitare finalmente la Terra Santa.

Mentre si trovava a Betlemme, visitò il tradizionale luogo della nascita di Cristo. Francesco rimase affascinato dalle umili origini di Cristo, che ribadivano il modo in cui Egli aveva vissuto la Sua stessa vita. Dopo numerosi viaggi, Francesco tornò a casa sua, in Italia.

Il Natale secolare

Dal momento che in molti insistono sul fatto che oggi siamo nel pieno di una “guerra del Natale”, può sorprendere il fatto che Francesco si sentisse esattamente allo stesso modo.

Quando tornò in Italia, Francesco era disgustato dalle celebrazioni natalizie che si concentravano soltanto sui doni. In contemporanea, egli descrisse la fede in Cristo come “pigra”.

Mentre si trovava nella città di Greccio, nel 1223, Francesco fece in modo di far arrivare una grande folla alla vigilia di Natale.

Tuttavia, la chiesa locale di Greccio era piuttosto piccola rispetto al numeroso gruppo di persone guidato da Francesco.

Bisognava trovare un posto adatto per tenere il suo sermone, riportare il Cristo bambino al centro della celebrazione del Natale e sottolineare l’umiltà della nascita di Gesù, il tutto avendo a sua disposizione soltanto una cerimonia in latino che quasi nessuno dei congreganti avrebbe capito.

Il primo presepe della storia

Francesco trovò una soluzione radicale e, poiché era preoccupato riguardo al comportamento da seguire, prima di procedere chiese comunque un permesso speciale al Papa, anche se la risposta ricevuta può sembrarci ovvia al giorno d’oggi.

Francesco trovò una grotta al di fuori della città. Costruì un piccolo presepe all’interno della grotta, la riempì di paglia e portò persino un bue ed un asino per simulare l’atmosfera della stalla dove era nato Cristo.

Francesco decorò la scena con delle luci.

Gli animali della fattoria non erano accorgimenti solitamente utilizzati per una liturgia. Francesco raggruppò la gente della città e iniziò la sua cerimonia. I segnali visivi fecero il resto.

Francesco disse:

“Voglio fare qualcosa per richiamare alla memoria quel bambino che è nato a Betlemme, per vedere con gli occhi del corpo i disagi della sua infanzia, mentre giaceva nella mangiatoia e mentre il bue e l’asino erano seduti lì accanto”.

Le persone cantavano, la loro voce echeggiava. E Francesco pianse. Quando la gente smise di cantare e rimase lì, Francesco continuò a predicare in modo che ogni persona potesse capire.

Alcuni dei presenti dissero anche di aver visto un bambino che giaceva nella mangiatoia.

Conseguenze

Alcuni degli abitanti del villaggio riferirono che la paglia del presepe aveva il potere di guarire, e il forte richiamo di San Francesco verso la nascita di Cristo si diffuse rapidamente.

Nel giro di cento anni, sorsero presepi in tutto il mondo cristiano ed essi sposano, ancora oggi, la cultura tipica del posto in cui vengono realizzati.

Il bue e l’asino, che Francesco scelse per rappresentare gli animali del fienile, sono diventati parte integrante dei presepi di tutto il mondo.

Oggi, i presepi continuano a costituire un aspetto importante della tradizione natalizia. Proprio come per Francesco, essi rappresentano il vero significato del Natale, in un periodo in cui molti ne sono lontani.

Questo articolo è stato scritto da Christopher D. Cunningham e pubblicato sul sito mormonhub.com. Questo articolo è stato tradotto da Cinzia Galasso.