Cieli riempiti da luce folgorante, apparizioni angeliche che si verificano in momenti critici, esseri celestiali che rimuovono il velo tra noi e il divino nei modi più scenografici: chi non vorrebbe vivere un’esperienza come quella della conversione di Paolo?

Io sicuramente no, al cento percento. 

La conversione di Paolo: non solo angeli e visioni celestiali

Lasciate che mi spieghi. Non è che io sia contraria al ministero degli angeli e alle apparizioni celesti.

Come tutti i bambini che vanno in chiesa, anche io da piccola sognavo di vedere gli angeli o di sentire la voce di Dio che mi chiamava per nome, proprio come Joseph Smith o Alma o Paolo o il fratello di Giared, o una serie di altri profeti iconici delle Scritture.

Ma un giorno, mentre ero seduta alla Scuola Domenicale ad ascoltare una di queste storie spesso raccontate, mi si accese una lampadina.

Tutte le volte che avevo letto o discusso di queste storie, in qualche modo mi era sfuggito qualcosa di cruciale, che riscoprii quel giorno.

Mi era sfuggito il terrore assoluto, il senso di colpa intransigente, il dolore straziante di questi incontri. Permettetemi di illustrarvi cosa intendo:

Mentre Saulo viaggiava da Gerusalemme a Damasco, “di subito una luce dal cielo gli sfolgorò d’intorno”. Niente di sinistro o di scomodo, giusto?

Se non fosse che nella frase successiva leggiamo che “essendo caduto in terra” e, mentre era sbigottito e disteso sul terreno freddo e duro, Saulo sentì una voce celeste che gli chiese: “Perché mi perseguiti?” (Atti 9:3-6). 

Riuscite a immaginare il Creatore di mondi senza fine – Colui che può vedere nell’anfratto più intimo del vostro cuore, mandare fulmini e discendere dal cielo – farvi questa domanda?

Esiste qualcosa di più straziante e vulnerabile?

la prima visione - restaurazione della Chiesa di Gesù Cristo

Fermiamoci un attimo ad esaminare l’esperienza angelica di Alma. In Alma 36:6-16 leggiamo:

“Dio mandò il suo santo angelo per fermarci lungo il cammino… egli ci parlò come con voce di tuono, e la terra intera tremò sotto i nostri piedi; e cademmo tutti a terra, poiché il timore del Signore venne su di noi… e fu per lo spazio di tre giorni e tre notti che non potei aprire la bocca, né ebbi l’uso delle mie membra…

Ma ero angosciato da un tormento eterno; poiché la mia anima era straziata al massimo grado e angosciata da tutti i miei peccati.

Sì, ricordavo tutti i miei peccati e tutte le mie iniquità, per le quali ero tormentato dalle pene dell’inferno… il solo pensiero di venire alla presenza del mio Dio angosciava la mia anima con un orrore inesprimibile.

Oh, pensavo, se potessi essere bandito ed estinguermi anima e corpo, per non essere portato a stare alla presenza del mio Dio, per essere giudicato per le mie azioni.”

Questa è solo una piccola parte della descrizione di Alma. Lo ammetto, questi sono esempi estremi, potreste pensare. Che dire allora di Joseph Smith, del fratello di Giared e di altri?

Erano persone rette. Sicuramente le loro esperienze non sono state così strazianti, giusto?

In tutte queste storie, ricordare il contesto completo è fondamentale. Prima di sentire la voce del Padre del cielo e della terra chiamarlo per nome, Joseph Smith si interrogò su dove potesse trovare Dio e la salvezza.

Pochi istanti prima che apparisse una luce brillante, Joseph fu circondato da “fitte tenebre… e mi sembrò per un momento che fossi condannato ad una improvvisa distruzione” (Joseph Smith-Storia 1:15).

Quando, alcuni anni dopo, l’angelo Moroni apparve a Joseph Smith – in una visione notturna in cui egli apprese che il suo nome sarebbe stato “conosciuto in bene e in male fra tutte le nazioni” e che gli costò un tale carico fisico da svenire il giorno dopo per la stanchezza – Moroni apparve al capezzale di Joseph perché si sentiva “condannato per la mia debolezza e le mie imperfezioni” e stava pregando per ricevere il perdono (Joseph Smith-Storia 1:29).

Il fratello di Giared, che l’anziano Jeffrey R. Holland ha definito “uno dei più grandi profeti del Libro di Mormon”, visse una manifestazione che l’anziano Holland ha definito “tra i più grandi momenti di fede mai riportati”.

Il fratello di Giared vide il dito del Signore. La sua fede era tale che il velo di dimenticanza fu rimosso, e si trovò faccia a faccia con la divinità, gloriosa e senza filtri.

Ma cosa accadde poco prima di questo incontro? “E il Signore parlò col fratello di Giared per lo spazio di tre ore e lo rimproverò perché non si era ricordato di invocare il nome del Signore” (Ether 2:14).

Immediatamente, il fratello di Giared fu reso consapevole delle sue mancanze, della sua umanità, dei suoi difetti, dei suoi limiti e delle sue imperfezioni.

Forse aveva più cose in comune con Alma il Giovane di quanto pensassimo. In verità, agli occhi di Dio, molti di noi hanno in comune con Alma più di quanto vorrebbero ammettere.

Siamo tutti peccatori. Al fine di attutire il senso di colpa, spesso creiamo delle classifiche per paragonarci agli altri o misurare il nostro grado di peccaminosità, ma alla fine dei conti siamo tutti ugualmente peccatori.

La differenza sta nella capacità di guardare a Dio, vedere i nostri limiti con umiltà e affidarci al nostro Salvatore. 

Non dimentichiamo che anche il fratello di Giared cadde a terra dinanzi al Signore, poiché “fu preso dal timore” (Ether 3:6).

Anche le esperienze meno eclatanti sono segno dell’amore di Dio

Quindi, cosa sto cercando di dire? Dovremmo forse avere paura di vedere Dio, il nostro Salvatore e gli angeli?

Dovremmo forse evitare di cercare l’incontro con il divino per paura di ciò che potremmo scoprire sulla nostra indegnità?

No, per niente. Il punto è che Dio è un Dio d’amore e di misericordia e, per questo, in genere ci istruisce “linea su linea, precetto su precetto” (2 Nefi 28:30).

Se cerchiamo di misurare quanto Dio ci ama o di determinare la nostra rettitudine in base a esperienze divine e ultraterrene, non stiamo cogliendo il vero significato.

Dio è pieno di grazia, di amore, di quieto coraggio, di suggerimenti sommessi, di sussurri, di bellezza e di forza.

Penso che preferisca lasciarci crescere in modo graduale, costruendo una base solida e risparmiandoci alcune delle agonie che derivano dall’essere improvvisamente catapultati alla presenza del divino.

Questo non significa che non soffriremo o che Lui non interverrà di tanto in tanto. Ma le cose piccole e semplici manifestano l’amore di Dio tanto quanto quelle grandi, plateali e gloriose.

Un’altra nozione che ho imparato quel giorno alla Scuola Domenicale e negli anni successivi è che, come cultura e come esseri umani in generale, ci piacciono le storie appariscenti e drammatiche che sorvolano sui dettagli ingloriosi.

Conversione di Paolo-1Quante volte ho letto della conversione di Paolo, di Alma e di tanti altri senza rendermi conto del dolore e della paura che la loro esperienza ha comportato o della crescita e del pentimento che ne sono conseguiti?

Vogliamo la gioia incomprensibile che ha provato Alma e l’infamia che ha raggiunto Paolo senza passare attraverso la sofferenza e il lavoro.

Come mi ha detto una volta Robbie Parker, che ha perso la figlia nella sparatoria di Sandy Hook:

“Mentre le nostre esperienze o molte delle storie che si leggono e si sentono in chiesa possono far pensare che la pace e l’accettazione arrivino in un attimo, non è così. . . .

Queste storie hanno un inizio e una fine, e tutto ciò che accade nel mezzo viene ignorato. Per me, anche se sono riuscito ad arrivarci, capire tutti quei passi strazianti, davvero duri e dolorosi che mi hanno aiutato ad arrivarci, è qualcosa che credo sfugga a molte persone. . . .

È un processo. Ci vuole un duro lavoro. Anche se quei miracoli e quei momenti spirituali e gli atti gentili che tanti ci hanno mostrato ci hanno sollevato e aiutato a superare la giornata, erano solo momenti.

Per coloro che hanno subito un trauma, un abuso o qualsiasi altra cosa, ci vuole molto lavoro per riprendersi.

Anche se all’inizio può sembrare poco confortante, è incoraggiante sapere che si tratta di un processo su cui si può lavorare ogni giorno”.

Ma non dobbiamo sempre sorvolare su quella parte di mezzo, perché, in verità, ci stiamo vivendo. Siamo sempre nel mezzo della nostra complessa, dolorosa ed estenuante vita. Ed è in quel mezzo che troviamo il nostro Salvatore.

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Alan Alderman, a cui è stata diagnosticata la SLA, sa che ricevere una sentenza di morte sotto forma di diagnosi lo ha cambiato, ma ribadisce che non scambierebbe la SLA con la conoscenza che ha acquisito in questo processo. 

“Quando si è in ginocchio, si versa il proprio cuore, si singhiozza davanti all’amorevole Padre Celeste, e dopo essere stati lì per un po’, arrivano la pace e la calma”, mi ha detto Alderman.

Un giorno, con tutto quello che stavo facendo per cercare di guarire, l’Espiazione ha preso il sopravvento e quella pace e quella calma sono sopraggiunte”. . . .

Ho imparato allora che l’Espiazione è una cosa meravigliosa e quasi incomprensibile per noi umani”.

Tutti noi possiamo avere questi momenti di trasformazione: alcuni sotto forma di visite angeliche, altri sotto forma di difficoltà o di dolore e altri ancora in momenti quotidiani.

Non dobbiamo aspettare le esperienze eclatanti per avere fede

la fede le donne e l'autorità del sacerdozio nella Chiesa

“Add to Your Faith Virtue and to Your Virtue Knowledge” by Walter Rane.

Come spiega l’anziano Dieter F. Uchtdorf a proposito della conversione di Paolo:

“Quel momento sconvolgente cambiò Saulo per sempre. Di più, cambiò il mondo. Sappiamo che manifestazioni come questa avvengono.

Noi infatti rendiamo testimonianza che una simile divina esperienza fu fatta nel 1820 da un ragazzo di nome Joseph Smith.

La nostra è una testimonianza chiara e certa che i cieli sono di nuovo aperti e che Dio parla ai Suoi profeti e apostoli. Dio ascolta e risponde alle preghiere dei Suoi figli.

Tuttavia, alcuni ritengono di non poter credere se non vivono un’esperienza simile a quella di Saulo o di Joseph Smith.

Restano davanti alle acque del battesimo, ma non vi entrano. Attendono ai bordi della testimonianza, ma non si persuadono a riconoscere la verità.

Invece di percorrere il sentiero del discepolo a piccoli passi di fede, si aspettano un evento clamoroso che li costringa a credere. Passano la vita aspettando sulla via di Damasco.”

Non aspettiamo quei momenti, ma creiamoli.

Anche se spero di non avere un incontro violento e letterale con Gesù come quello vissuto da Paolo e Alma, mi sto preparando ogni giorno proprio per quel momento.

Perché, sia in questa vita che nella prossima, arriverà per ognuno di noi. Fino ad allora, spero di poterlo conoscere un po’ meglio.

Un aspetto della conversione di Paolo che spesso tralasciamo è stato originariamente scritto da Danielle P. Wagner ed è stato pubblicato su ldsliving.com, intitolato One beautiful aspect of Paul’s conversion I overlooked for 20+ years. Italiano ©2023 LDS Living, A Division of Deseret Book Company | English ©2023 LDS Living, A Division of Deseret Book Company.

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