Chi è Ruth? È un personaggio femminile dell’antico testamento: bisnonna di Re Davide e antenata di Gesù. Il libro di Ruth non ci dice molto sul suo passato, ma la sua fede, lealtà e integrità costituiscono ancora oggi un retaggio prezioso.
La sua è una delle più belle e più possenti storie di amicizia, fede, amore e sacrificio presenti nell’Antico Testamento e, nonostante a prima vista possa non sembrare, una storia di redenzione e una metafora del sacrificio espiatorio di Gesù Cristo.
Diversamente da molti libri dell’Antico Testamento, che raccontano di re, profeti e guerrieri, narra delle vite straordinarie di persone ordinarie, costrette ad affrontare prove e momenti di difficoltà.
Le due protagoniste affrontano molte difficoltà ed esperienze devastanti, che mettono alla prova la loro fede, ma alla fine, Dio prepara una via per la loro felicità e il loro benessere, cose che ha promesso a tutti coloro che credono in Lui.
Il libro di Ruth: il contesto storico
Le vicende del libro di Ruth si svolgono durante il regno dei Giudici in Israele, tra il 1200 e il 1020 a.C. circa.
Molti studiosi sostengono che la storia sia stata tramandata oralmente per generazioni prima di essere trascritta. Insieme a quello di Ester, il libro di Ruth è l’unico che porta il nome di una donna.
Come è stato già detto, Ruth fu la bisnonna di Re Davide e una delle quattro donne menzionate nella genealogia di Gesù (vedere Matteo 1:5).
La sua inclusione è un chiaro segno che l’appartenenza al casato di Israele non sia una questione di sangue o genetica (Ruth era una non Israelita di nascita, poiché Moabita) ma di fiducia e obbedienza alla volontà di Dio.
Moab (attuale Giordania) era un territorio situato a est del fiume Giordano. I Moabiti erano discendenti di Lot e di sua figlia maggiore, e adoravano divinità pagane.
I Moabiti erano spesso in lotta con gli Israeliti, ma il fatto che il marito di Naomi, Elimelech, condusse la sua famiglia Israelita a Moab indica che ci fu un periodo di pace tra le due nazioni.
Naomi ed Elimelech si trasferirono da Giuda a Moab a causa di una forte carestia nel paese. Qui risiedettero molti anni e crebbero i loro due figli, Mahlon e Kilion.
Questi sposarono due Moabite, Orpah e Ruth, per l’appunto. Le scritture non ci danno molte informazioni sulle cause, sappiamo solo che ad un certo punto tanto Elimelech, quanto Mahlon e Kilion, morirono.
Queste morti non solo rappresentavano una tragedia da un punto di vista affettivo e familiare, ma ancor di più da un punto di vista materiale per tre donne sole.
Nel mondo dell’antico testamento, le donne avevano pochi diritti e ancor meno i mezzi per mantenersi da sole. Tre donne senza figli e senza un parente maschio che potesse prendersene cura sarebbero presto diventate indigenti.
Quando Naomi udì che la carestia in Giudea era finita, decise di tornare alla propria patria, forse pensando che lì avrebbe trovato un parente che potesse provvedere alle sue necessità.
Inizialmente Orpah e Ruth decisero di accompagnare Naomi. Naomi le lodò per il loro amore, fedeltà e le cure che avevano dato a lei e ai suoi figli, ma si preoccupò di come avrebbero fatto a trovare un marito.
Si sarà anche preoccupata di come queste due donne straniere sarebbero state accolte in Giudea e come avrebbero potuto trovare sostentamento sufficiente per tutte e tre.
Pertanto le implorò di tornare alle rispettive famiglie dove avrebbero potuto trovare un nuovo marito che si prendesse cura di loro.
La legge del matrimonio levirato
La legge Mosaica, infatti, prevedeva che un fratello o un parente maschio prossimo di un uomo defunto, sposasse la vedova per salvare la donna o “redimerla” dalle devastanti conseguenze della vedovanza.
Attraverso il matrimonio, il parente acconsentiva a proteggerla e a generare una progenie in vece del marito defunto, e assicurare che il patrimonio rimanesse all’interno della famiglia.
Questa veniva chiamata legge del matrimonio levirato. L’uomo che sposava la vedova veniva considerato un “congiunto-redentore”, in ebraico go‘el (vedere Deuteronomio 25:5-10). Talvolta questa parola viene tradotta anche con “vindice”.
Inizialmente Orpah e Ruth resistettero alla supplica di Naomi, ma infine Orpah cedette e tornò alla casa dei suoi genitori. Ruth, tuttavia, giurò a Naomi nel nome del Dio d’Israele che sarebbe rimasta insieme alla suocera e avrebbe vissuto per sempre la legge Israelita.
Quando Naomi vide quanto fosse decisa e altruista Ruth, le permise di tornare a Bethlehem con lei.
L’arrivo presso le terre di Boaz
Quando Naomi arrivò a Bethlehem ricevette un’accoglienza calorosa da tutti quelli che la conoscevano e che non si erano dimenticati di lei.
A questo punto, l’unico modo che due donne sole avevano per potersi sostentare era andare a spigolare, ovvero raccogliere le spighe cadute dai covoni dei mietitori lungo il tragitto.
A quel tempo la mietitura veniva effettuata dagli uomini con delle falci a mano. Le donne li seguivano, legando il grano falciato in covoni.
Gli asini, a volte trainando carri, trasportavano i covoni fino all’aia. Dopo la rimozione dei covoni, i poveri potevano raccogliere il grano rimasto.
Queste persone erano chiamate spigolatori. Ciò faceva parte della legge di Mosè e aveva lo scopo di provvedere ai poveri, alle vedove e agli orfani, come spiegato in Levitico 19:9-10:
“Quando mieterete la raccolta della vostra terra, non mieterete fino all’ultimo angolo il vostro campo, e non raccoglierete ciò che resta da spigolare della vostra raccolta.
E nella tua vigna non coglierai i raspolli, né raccoglierai gli acini caduti; li lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono l’Eterno, l’Iddio vostro.”
L’incontro con Boaz
Così, senza saperlo, Ruth si mise a spigolare entro le terre di un certo Boaz, della famiglia di Elimelech (suo suocero).
Quando Boaz vide l’operosità della donna, si informò su chi fosse, e quando i servitori riferirono che si trattava della nuora di Naomi, sua parente, le disse di non spigolare in altri campi e istruì i suoi servitori di trattarla con il massimo riserbo.
Al termine della giornata Ruth raccontò alla suocera tutto quanto era successo e Naomi ne fu molto contenta, perché Boaz era uno dei parenti con il diritto di riscatto su di lei e la nuora.
L’incontro fortuito tra Ruth e Boaz, seppur involontario, non fu casuale. Il Signore stava preparando la strada affinché grandi miracoli si potessero compiere nella vita delle due donne, ed oltre.
Durante la mietitura, il proprietario dei terreni, e a volte alcuni servitori uomini, dormivano nell’aia per proteggere il raccolto dai ladri.
Naomi istruì Ruth di prepararsi come una sposa e le disse che quando Boaz avrebbe finito di festeggiare il raccolto del giorno con cibo e vino e si fosse addormentato sull’aia, lei sarebbe dovuta entrare, scoprire i suoi piedi e sdraiarcisi.
A mezzanotte Boaz si svegliò di soprassalto e trovò Ruth che giaceva ai suoi piedi.
Ruth si fece riconoscere e disse: “Stendi il lembo del tuo mantello sulla tua serva, perché tu hai il diritto di riscatto” chiedendo a Boaz di sposarla e diventare il suo protettore secondo la legge del levirato.
La parola ebraica che nel versetto 9 viene tradotta con “mantello”, nel resto dell’Antico Testamento viene tradotta con “ala”.
L’uso della metafora dell’ala che copre Ruth introduce nella storia un simbolo dell’Espiazione. La parola Ebraica per espiazione è “kafara”, che vuol dire, tra le altre cose, “coprire”.
https://fedeincristo.it/principi-cristiani/gesu-cristo/espiazione-di-gesu-cristo-2/
Pertanto, Ruth chiese al “go’el” di coprirla e proteggerla così come l’Espiazione di Gesù Cristo copre e protegge noi.
Tuttavia, sorgeva un problema: c’era un altro parente vicino cui spettava il diritto di riscatto su Naomi e Ruth, pertanto Boaz dovette assicurarsi che questi vi rinunciasse al fine di poterlo rivendicare lui.
Ai tempi della Bibbia, le porte della città fungevano da piazza cittadina. Ogni atto pubblico importante, compresi gli affari e le transazioni legali, avveniva lì.
Gli uomini si riunivano lì ogni giorno per scambiarsi notizie e stringere affari. Ciò significava che i testimoni erano facilmente reperibili e che gli affari potevano essere portati a termine con facilità.
Boaz si recò presso le porte della città per interloquire con questo parente. Il parente più prossimo rinunciò al diritto di riscatto su Naomi per evitare di perdere parte dei suoi beni, e così Boaz poté sposare Ruth.
A seguito del matrimonio, Ruth diede alla luce un figlio di nome Obed (che vuol dire “servitore”). Obed era il nonno di re Davide e un diretto antenato di Gesù Cristo.
La redenzione nel libro di Ruth
La redenzione di Ruth avvenne grazie a una serie di fattori. In primo luogo, scelse di stringere un’alleanza, sia con Naomi che con il Signore.
Queste alleanze le diedero accesso alle benedizioni del Signore e il diritto a un redentore. Senza questa alleanza, Ruth non avrebbe avuto diritto alla redenzione.
Avendo stretto l’alleanza, Boaz era obbligato a riscattarla. In secondo luogo, il Signore incluse nel suo piano per Israele un modo per liberare coloro che non potevano farlo da soli.
Previde un redentore per salvare coloro che erano stati messi in una posizione di schiavitù e indigenza. In terzo luogo, il Signore mise in atto un uomo giusto che era in grado e disposto a servire come redentore di Ruth.
Così, grazie alle sue alleanze, al piano di Dio e alla rettitudine del redentore, Ruth ricevette la redenzione per sé e per i suoi cari.
La discendenza di questa redenzione portò al più grande re politico d’Israele, Davide, e al più grande liberatore, re e redentore spirituale d’Israele, Cristo.
Colei che era disposta a salvare ed è stata a sua volta salvata da un altro, è stata l’antenata del Salvatore. Non è una coincidenza che il nostro Redentore discenda da una linea di redenzione.
Credo che sia pienamente intenzionale che il Salvatore sia la progenie di una donna che era disposta a prendere su di sé la sofferenza di un altro e di un uomo che era disposto a redimere.
Il compimento della speranza per coloro che avevano più bisogno di aiuto parla della speranza d’Israele.
Questi eventi sono accaduti e sono raccontati “in modo che il popolo possa sapere in che modo attendere il Figlio [di Dio] per la redenzione” .
In un certo senso, la redenzione di Ruth è la nostra. Da Ruth possiamo comprendere meglio il Salvatore, le sue alleanze con noi, il riposo che Dio ha in serbo per noi e il glorioso potere redentore di Cristo.
In che modo conoscere la storia di Ruth ha aiutato la vostra fede a crescere? Fatecelo sapere tra i commenti!
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