Dall’ultima cena impariamo un numero consistente di lezioni riguardo al Salvatore e ai Suoi discepoli. Questa storica cena ebbe luogo un giovedì, il primo giorno della festa della Pasqua.
La tradizione suggerisce che l’ultima cena avvenne in quella che oggi chiamiamo la stanza dell’ultima cena, situata sul monte Sion, appena fuori dalle mura di Gerusalemme.
Lezione #1: Durante l’ultima cena, Gesù lavò i piedi ai suoi discepoli
Quando il pasto pasquale fu terminato e Cristo introdusse l’Eucaristia, o sacramento, Cristo lavò i piedi dei suoi discepoli. Piedi che, per tutto il giorno, avevano percorso le polverose strade di Betania e avevano continuato su quelle non asfaltate di Gerusalemme calzando dei semplici sandali aperti.
Eppure, Gesù, che sapeva che il “Padre aveva dato tutte le cose nelle sue mani”, che sapeva chi era e dove stava andando (Giovanni 13:3), si avvolse in un asciugamano, si inginocchiò davanti a loro e iniziò a lavare quei piedi sporchi.
Come avrebbero reagito gli apostoli?
Abbiamo un resoconto della risposta di Pietro, che non era stato il primo a ricevere questa ordinanza, ma non abbiamo alcuna visione dei sentimenti degli altri quando questo Uomo incomparabile, che aveva risuscitato i morti e guarito i malati e confuso i capi dei Giudei e aveva dichiarato di essere il Redentore di tutta l’umanità, si inginocchiò davanti a loro con un asciugamano e dell’acqua e iniziò a pulire amorevolmente la sporcizia dai loro piedi.
Non dobbiamo lasciarci sfuggire questa gesto servizievole, quale potente testimonianza del suo amore per quegli uomini e quale lezione per i suoi futuri seguaci.
Credo che tutti noi ritroviamo noi stessi nell’esclamazione di Pietro:
“Tu, Signore, lavare i piedi a me?… Tu non mi laverai mai i piedi!” (Giovanni 13:6-8).
Gesù aiutò Pietro a capire cosa stava facendo e continuò con le sue funzioni. Mentre lo faceva, accadde qualcosa che spesso trascuriamo.
Lezione # 2: Gesù lavò i piedi di Giuda
Il Salvatore lavò i piedi a Giuda insieme agli altri. Gesù era consapevole che nel giro di poche ore sarebbe morto in modo brutale e violento. Sapeva che Giuda Iscariota lo avrebbe tradito.
Eppure lavò i piedi anche a lui. Si tratta di una dimostrazione così straordinaria di disciplina e autocontrollo che sfida qualsiasi spiegazione, tranne quella fornita dal Salvatore.
“Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, v’ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri.
Poiché io v’ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come v’ho fatto io. In verità, in verità vi dico che il servitore non è maggiore del suo signore, né il messo è maggiore di colui che l’ha mandato. Se sapete queste cose, siete beati se le fate” (Giovanni 13:13-17).
È una lezione che vale la pena di imparare!
Nonostante Gesù sapesse in anticipo che Giuda lo avrebbe venduto ai suoi nemici, gli lavò i piedi. Dove si trova in tutte le Scritture un esempio pratico migliore della seguente ingiunzione?
“Amate i vostri nemici, benedite quelli che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano e pregate per quelli che vi maltrattano e vi perseguitano” (Matteo 5:44).
Il presidente Charles W. Penrose, un dirigente della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, ha parlato del nostro dovere a riguardo. Ha detto:
“Orbene, non dobbiamo fare la guerra nemmeno ai nostri nemici. Coloro che ci calunniano e abusano, che cercano di irritarci per farci reagire e potersi vendicare, lasciamo che lo facciano e che falliscano.
Lasciateli continuare con le loro opere malvagie. Daniele vide, nella visione degli ultimi tempi, che “gli empi agiranno empiamente, e nessuno degli empi capirà” (Daniele 12:10), ma i saggi capiranno, dice, “e quelli che ne avranno condotti molti alla giustizia, risplenderanno come le stelle, in sempiterno” (Daniele 12:3). Lasciateli continuare, dunque, con le loro opere malvagie. Ma noi compiamo le nostre opere di luce, verità e rettitudine”. (Charles W. Penrose, Rapporto della Conferenza, ottobre 1906)
Dobbiamo essere disposti a servire gli altri, ad amare gli altri e ad evitare la meschinità che spesso deriva dalla consapevolezza della nostra bontà rispetto alle mancanze degli altri o dalla percezione ingiustificata della nostra importanza rispetto all’apparente insignificanza degli altri.
In tutti i nostri rapporti con gli altri, dobbiamo “brillare come le stelle e come il sole”. Dobbiamo trasmettere la luce. “Ecco”, disse Cristo, “io sono la luce che dovete tenere alta — ciò che mi avete visto fare” (3 Nefi 18:24).
In Giovanni 13, cosa lo vediamo fare? Lo vediamo lavare i piedi ai suoi amici e ai suoi nemici.
Lezione #3: Gli apostoli furono disposti a cercare le proprie debolezze
Una seconda lezione degna di nota è la risposta dei Dodici Apostoli all’annuncio del Salvatore che il suo traditore era tra loro. Giovanni ci dice che, dopo questo annuncio, “i discepoli si guardarono l’un l’altro, dubitando di chi parlasse”.
Ma Matteo menziona qualcos’altro.
“Ed essi, grandemente attristati, cominciarono a dirgli ad uno ad uno: Sono io quello, Signore?” (Matteo 26:22).
Questa è una lezione che vale la pena di imparare. Quando ascoltiamo i consigli delle Scritture o di dirigenti meritevoli, o anche quando ascoltiamo i consigli dei nostri genitori e amici, faremmo bene a porci questa domanda: “Sono io quello, Signore?”.
Quando ci viene consigliato di tendere la mano agli sfortunati e agli emarginati, di amarli e di essere loro vicini, non dobbiamo dire: “Spero proprio che quel fratello stia ascoltando”.
Quando i messaggi delle Scritture mettono in guardia sui pericoli dell’avidità, dell’egoismo e dell’eccessiva indulgenza, non dobbiamo pensare: “Ci sono molte persone là fuori che hanno bisogno di sentirselo dire”.
Quando ci viene ricordata la necessità di santificare il giorno del riposo, non dobbiamo puntare il dito accusatore contro coloro che riempiono gli stadi per vedere le partite che noi guardiamo in TV.
Quando i leader della Chiesa ci invitano a perdonare gli altri, non dobbiamo rallegrarci del fatto che stiano finalmente mandando un messaggio ai vicini che hanno bisogno di questo consiglio.
Quello che dobbiamo fare è porre la domanda dell’Ultima Cena: “Sono io quello, Signore?”.
Lezione #4: Durante l’ultima cena Gesù insegnò “Io sono la Via, la Verità e la Vita.”
Cristo sapeva cosa gli stava per accadere e sapeva che gli apostoli, anche dopo tutte le istruzioni, non avevano capito bene: “Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me!”, disse (Giovanni 14:1).
Non li aveva mai delusi prima e non li avrebbe abbandonati ora.
“Io vo a prepararvi un luogo…tornerò e v’accoglierò presso di me” (Giovanni 14:2-3).
Mi rallegro della chiarezza della risposta del Salvatore alla preoccupazione di Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai; e come possiamo sapere la via?” (Giovanni 14:5) Cristo rispose: “Se conoscete me, conoscete la via”.
“Io sono la via…” (Giovanni 14:6)
Che messaggio confortante per un mondo avvolto dalle tenebre e dai depistaggi. Agli innumerevoli milioni di persone che non conoscono il loro cammino o destinazione, e vagano di qua e di là nelle tenebre, il Salvatore promette:
“Io sono la via! Venite, seguitemi”.
La via che seguiamo è descritta più volte in queste lezioni dell’Ultima Cena. La troviamo in Giovanni 14:15, 21, 23, 24, 31 e Giovanni 15:10, 14, 17: “Se mi amate, osservate i miei comandamenti”.
Lezione #5: Durante l’ultima cena, il Salvatore promise ai Suoi discepoli di lasciare loro pace
In Giovanni 14:27, il Salvatore ripete il consiglio dato in Giovanni 14:1:
“Non sia turbato il vostro cuore e non abbia paura”.
Come possiamo fare a meno di avere paura, Signore? Gli avrebbero potuto chiedere. Senza di te, i problemi ci avvolgeranno costantemente. La sua soluzione è stata:
“Vi lascio la pace, vi do la mia pace…”
Un apostolo della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni ha parlato di questo comandamento. Disse:
“Nella notte della più grande sofferenza che il mondo abbia mai conosciuto o conoscerà mai, egli disse: ‘Io vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti'” (Giovanni 14:27).
“Vi dico che questo è uno dei comandamenti del Salvatore quasi universalmente disobbedito, anche nel cuore di [discepoli] altrimenti fedeli; eppure mi chiedo se la nostra resistenza a questo invito possa essere più dolorosa per il cuore misericordioso del Signore che per noi.
Posso dirvelo da genitore.
Per quanto sarei preoccupato se, in qualche momento della loro vita, uno dei miei figli fosse seriamente turbato o infelice o disobbediente, tuttavia sarei infinitamente più devastato se sentissi che in quel momento quel figlio non riuscisse a fidarsi di me per ricevere aiuto, o sentisse che i suoi interessi non sono importanti per me o che non è al sicuro tra le mie cure.
Con lo stesso spirito, sono convinto che nessuno di noi può comprendere quanto profondamente ferisca il cuore amorevole del Salvatore scoprire che il suo popolo non si sente al sicuro tra le sue braccia o non abbia fiducia nei Suoi comandamenti”. (Anziano Jeffrey R. Holland: Trasmissione satellitare CES, 2 marzo 1997).
Lezione #6: Durante l’ultima cena Gesù disse: “io sono la vite”
Il Salvatore ha dichiarato: “Io sono la vera vite” (Giovanni 15:1), ed è così. Noi siamo tralci (Giovanni 15:5) che traggono nutrimento e sostentamento dalla forza e dalla bontà di quella vite. Possiamo dipendere da lui e ricevere la sua assistenza per tutte le nostre necessità e i nostri problemi.
Isaia ne parlò quando scrisse:
“Su di lui sarà sospesa tutta la gloria della casa di suo padre, i suoi rampolli nobili e ignobili, tutti i vasi più piccoli, dalle coppe alle bottiglie”. (Isaia 22:24)
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Trovare il nostro posto all’ultima cena
Da questi capitoli dedicati all’Ultima Cena possiamo trarre delle lezioni che hanno il potenziale di cambiare radicalmente la nostra vita: il lavaggio dei piedi ci insegna che dobbiamo servire gli altri e amare i nostri nemici; la domanda “Signore, sono io?” ci insegna come rispondere ai consigli; conosciamo la strada di casa perché conosciamo Cristo, che è la Via.
Il Signore ci ha ordinato a partecipare alla sua pace ed è la vite da cui dipende tutta la nostra speranza e la nostra felicità.
Questo articolo è stato pubblicato su https://latterdaysaintmag.com. Questo articolo è stato tradotto da Ginevra Palumbo.
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