Nel settembre del 2017, l’Anziano Kevin J. Worthen, attuale presidente della Brigham Young University, ha tenuto un devozionale durante il quale ha discusso dell’eterno contrasto tra fede e paura, e di quattro modi con cui possiamo sviluppare la fede necessaria per “non temere”.
Di seguito un estratto del suo discorso.
Il comandamento di “non temere”
Il mio messaggio di oggi si concentra su uno dei comandamenti più spesso ripetuti e tuttavia più spesso trascurati, ignorati e forse violati.
Secondo i miei calcoli, questo comandamento è ripetuto settantasei volte nelle Scritture. Fu la prima cosa pronunciata dagli angeli che annunciarono la nascita di Cristo ai pastori fuori Betlemme.
Fu anche la prima cosa pronunciata dagli angeli che annunciarono la risurrezione di Cristo alle donne presso il sepolcro vuoto.
Questo comandamento fu trasmesso dagli angeli che informarono Maria e Giuseppe del loro ruolo nel ministero mortale del Salvatore, e fu parte del messaggio dell’angelo che apparve a Zaccaria per rivelare l’imminente nascita di Giovanni Battista.
Questo comandamento viene ripetuto in almeno due degli inni dei Santi degli Ultimi Giorni.
Si trova così spesso nelle Scritture che potremmo non riconoscerne la profonda importanza, specialmente per i tempi in cui viviamo.
Questo comandamento è una semplice ingiunzione di due parole: “Non temere”.
Alcuni potrebbero chiedersi se la direttiva di “non temere” sia effettivamente un comandamento. È vero, non presenta la consueta forma dei comandamenti, e non è stata scritta su tavole di pietra.
Ma è chiaramente un imperativo ripetuto abbastanza spesso da fonti divinamente autorizzate, tra cui molte volte dal Salvatore stesso, da sembrare certamente un comandamento.
E soprattutto, come tutti i comandamenti, l’osservanza di questa ingiunzione di due parole renderà il nostro viaggio mortale più produttivo e più gioioso.
Non si tratta di un argomento nuovo.
Tenendo presente questa convinzione, vorrei innanzitutto esplorare il significato di questo comandamento, a volte frainteso, e poi descrivere quattro cose che possiamo fare per aumentare la nostra capacità di rispettare i suoi principi.
Cos’è realmente la paura?
Per comprendere il comandamento di non temere, dobbiamo prima capire cosa si intende per paura. Cosa dovremmo evitare esattamente?
Secondo il dizionario, “la paura è un sentimento indotto dalla percezione di un pericolo o di una minaccia che . . . alla fine [porta a] un cambiamento nel comportamento”.
Come suggerisce questa definizione generale, non tutta la paura è negativa. Se non fosse per questa emozione, non fuggiremmo o eviteremmo cose che effettivamente possono essere dannose.
Il sentimento che può sorgere quando sentiamo il suono della coda di un serpente a sonagli è un sentimento che non dovremmo ignorare. Ci protegge.
Allo stesso modo, le Scritture indicano che dobbiamo “temere il Signore”. Sicuramente non dovremmo evitare questo tipo di timore.
Come ha spiegato una volta l’anziano David A. Bednar, questo “giusto timore” è molto diverso dal timore che ci viene comandato di evitare.
Il giusto timore è invece un “profondo senso di riverenza, di rispetto e di ammirazione per il Signore Gesù Cristo”, un sentimento che induce “obbedienza ai Suoi comandamenti, e una positiva aspettativa per il Giudizio Finale e per la giustizia operata dalla Sua mano”.
Questo tipo di “timore divino dissipa le paure mortali ” e quindi ci aiuta a rispettare il comandamento di non temere.
Se la paura di un pericolo reale e il timore di Dio non riguardano questo comandamento, cos’è che ci viene ordinato di evitare?
La paura che l’ingiunzione scritturale ci dice di sopprimere rientra nella categoria di ciò che alcuni psicologi chiamano “paura irrazionale” o “paura dell’ignoto”, una paura di eventi futuri che probabilmente non si verificheranno.
È questo tipo di paura irrazionale di un’evidenza falsa che appare reale che Satana cerca di indurre in noi e che il Signore ci comanda di evitare.
Si tratta di un tipo di paura debilitante, a volte paralizzante, e che di solito consuma l’anima e l’energia.
Per alcuni, questo tipo di paura assume la forma del pensiero di non essere abbastanza bravi per avere successo, o di essere troppo diversi da coloro che ci circondano.
Per alcuni, è la paura di non riuscire a trovare un compagno eterno; per altri, è la paura che il futuro appaia così minaccioso e pericoloso che il matrimonio e una famiglia sembrano troppo rischiosi.
E, per troppi, questa paura si presenta sotto forma della falsa convinzione di non essere accettabili a Dio, di essere così imperfetti a causa di errori del passato o di inadeguatezze attuali da essere al di fuori della portata del potere raffinatore e redentore di Gesù Cristo.
Quando uno di questi falsi pensieri vi sembra reale, quando queste menzogne dell’avversario vi fanno perdere la speranza nel futuro e forse anche nel presente, ricordate che Dio ci ha ripetutamente comandato di “non temere”.
Questo comandamento rientra chiaramente nell’ambito della famosa ed eternamente vera osservazione di Nefi, secondo cui “il Signore non dà alcun comandamento ai figliuoli degli uomini senza preparare loro una via affinché possano compiere ciò che Egli comanda loro.”
Quattro cose che possiamo fare per sviluppare la fede e “non temere”
Tenendo presente questo, permettetemi di suggerire quattro cose che possiamo fare in questi tempi difficili per rispettare il comandamento di non temere.
#1 Comprendere la fonte della paura
In primo luogo, bisogna riconoscere e ricordare che questo tipo di “timore non viene da Dio, ma … da [Satana], l’avversario della verità e della rettitudine”.
Infatti, come ha insegnato il presidente Gordon B. Hinckley, “il timore è l’antitesi [il completo contrario] della fede”. Questo appare evidente dalle Scritture stesse.
Le Scritture definiscono la fede come la “certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono”, “che sono vere”.
La fede è una manifestazione reale di ciò che è realmente vero. Il suo opposto sembrerebbe essere la mancanza di certezza.
Dobbiamo riconoscere che il sentimento di disperazione e di mancanza di speranza che caratterizza la paura irrazionale è uno strumento dell’avversario.
Anzi, è uno dei suoi strumenti principali. Sono convinto che, proprio come noi abbiamo articoli di fede, Satana e i suoi tirapiedi devono avere articoli di paura che li aiutino nel loro lavoro.
Potrebbero recitare più o meno così:
“Crediamo che i primi principi della disperazione e della dannazione siano: dubitare di Dio, dubitare di se stessi, dubitare degli altri e, soprattutto, avere paura, molta paura del futuro”.
Sono certo che l’avversario comprende perfettamente che paura e fede non possono coesistere. Se non riusciamo a comprendere questa verità, ci troviamo in una posizione di svantaggio.
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Di contro, se ricordiamo questo semplice fatto nei momenti in cui siamo attanagliati da una paura irrazionale, non solo saremo in grado di riconoscere la vera fonte di quello che il presidente Hinckley ha definito “l’elemento rosicchiante e distruttivo” della paura, ma capiremo anche la cura per questi sentimenti debilitanti.
Come ci ha ricordato il presidente Russell M. Nelson, “la fede è l’antidoto alla paura”. Se vogliamo diminuire la quantità di paura nella nostra vita, dobbiamo aumentare la quantità di fede nella nostra vita.
Ma non è la fede astratta l’antidoto a questa paura. È, come chiarisce il quarto articolo di fede, “la fede nel Signore Gesù Cristo”.
Se vogliamo diminuire la quantità di paura irrazionale nella nostra vita, dobbiamo aumentare la nostra fede nel Signore Gesù Cristo.
Quindi, quando la paura minaccia di sopraffarci, dovremmo concentrarci meno su questi timori e più sull’accrescere la nostra fede in Colui che ci ammonisce a “guardare a [Lui] in ogni pensiero; non dubitare, non temere”.
E come lo facciamo? Imparando a conoscere meglio il Salvatore. Più conosciamo Cristo, più avremo fiducia e amore per Lui, e più avremo fede in Lui.
A questo proposito, invito ciascuno di voi a dedicare quotidianamente del tempo a conoscerlo attraverso lo studio quotidiano delle Scritture e la preghiera.
Questi semplici atti di studio quotidiano delle Scritture e di preghiera – soprattutto con l’intento di conoscere meglio il Salvatore – rafforzeranno la vostra fede in Lui più di ogni altra cosa che, a sua volta, diminuirà la quantità di paura irrazionale nella vostra vita, indipendentemente dalla causa particolare di tale paura.
Quindi, mettete da parte del tempo ogni giorno, al mattino o alla sera, per rafforzare la vostra fede in Cristo attraverso lo studio quotidiano delle Scritture e la preghiera.
#2 Servire e concentrarci sugli altri
In secondo luogo, possiamo aumentare la quantità di fede e diminuire la quantità di paura nella nostra vita servendo di più gli altri. La fede è un “principio di azione”.
Cresce e opera nella nostra vita solo quando siamo disposti a esercitare il nostro arbitrio in modo attivo. Se vogliamo accrescere la nostra fede in modo da dissipare le nostre paure, dobbiamo agire.
E spesso il modo migliore per agire è servire gli altri. La paura irrazionale ci porta a concentrarci su noi stessi, sulle nostre inadeguatezze e sulla nostra incapacità di controllare le cose.
Quando ci concentriamo sugli altri e su ciò che possiamo fare per aiutarli, la paura svanisce. Questo è solo uno dei modi in cui, come ci insegnano le Scritture, “l’amore perfetto scaccia ogni timore”.
L’ho imparato in modo efficace durante il mio servizio missionario in Messico. All’inizio della mia missione, esitavo a parlare, sia perché sono per natura un introverso, sia perché il mio spagnolo non era un granché.
Temevo fortemente di essere messo in imbarazzo. Ero concentrato su me stesso.
Un giorno, mentre camminavo per strada, fui improvvisamente sopraffatto da un sentimento che posso attribuire solo allo Spirito Santo: era la chiara sensazione che tutte le persone che vedevo intorno a me quel giorno erano letteralmente miei fratelli e sorelle e che tutti erano figli e figlie dei miei Genitori Celesti, i quali erano anche i loro Genitori Celesti.
Senza alcuno sforzo cosciente da parte mia, provai un amore travolgente per ogni persona che vedevo. In quel momento sentii un grande desiderio di parlare con loro.
Ero ansioso di condividere con loro le parole che li avrebbero aiutati a vedere il loro destino divino, anche se le parole non erano in perfetto spagnolo.
Improvvisamente scoprii che mi importava più di loro e del loro benessere che del mio potenziale imbarazzo.
La mia paura di essere messo in imbarazzo scomparve e fu sostituita da un amore quasi consumante per quelle persone.
Quando ho spostato la mia attenzione da me e dalle mie inadeguatezze, agli altri e ai loro bisogni, la mia paura è stata scacciata dall’amore che ho provato.
Allo stesso modo, quando vi trovate sopraffatti dalla paura, vi esorto a cercare coloro che hanno bisogno del vostro aiuto.
Concentratevi su ciò che potete fare per loro, su ciò di cui hanno bisogno. Se lo farete, vi assicuro che le vostre paure diminuiranno perché il vostro amore per Dio e per i suoi figli aumenterà.
Come ha recentemente ricordato l’anziano Dieter F. Uchtdorf, l’amore perfetto è anche un “antidoto alla paura divinamente designato”.
#3: Comprendere che la fede è una scelta
Terzo, possiamo aumentare la quantità di fede nella nostra vita se comprendiamo che, come osservò una volta l’anziano Neil L. Andersen, “la fede non è solo un sentimento, è una decisione”.
“La fede è una scelta”. Ci saranno momenti nella nostra vita in cui dovremo scegliere se essere governati dalla fede o dalla paura.
Vi esorto a riconoscere rapidamente quando questa è la scelta che dovete affrontare, perché non è sempre immediatamente evidente.
Se siete più consapevoli del fatto che state facendo una scelta tra fede e paura, farete più spesso la scelta giusta. Se non vi soffermate a riconoscere questo fatto, la paura può vincere senza che ve ne rendiate conto.
Lasciate che vi spieghi con un esempio. Alcuni anni fa avevo un incarico nel campus che riguardava l’atletica.
In quel ruolo sono stato invitato a partecipare a un banchetto per le studentesse atlete in cui la sorella Sheri L. Dew sarebbe stata l’oratrice.
Chiunque di voi abbia sentito parlare la sorella Dew può capire quanto fossi entusiasta di essere stato invitato. È un’oratrice di talento e una meravigliosa studiosa nel campo del Vangelo.
Non vedevo l’ora di ascoltarla. Purtroppo, all’ultimo minuto è sorto un imprevisto e, con mio grande disappunto, non ho potuto partecipare.
Come potete immaginare, quindi, ero particolarmente emozionato quando l’anno successivo sono stato invitato allo stesso evento e ho saputo che uno dei relatori sarebbe stato nuovamente Sheri Dew.
Questa volta sono riuscito a partecipare.
Ero particolarmente entusiasta quando sorella Dew ha iniziato il suo discorso dicendo che avrebbe iniziato raccontando la stessa storia che aveva raccontato l’anno precedente, permettendomi di tenermi al passo.
Sono rimasto piacevolmente sorpreso, pensando che forse lo stesse facendo solo per me.
Tuttavia, ha subito chiarito che, mentre avrebbe raccontato la stessa storia dell’anno precedente, quest’anno l’avrebbe raccontata per esprimere un concetto completamente diverso da quello dell’anno precedente.
Sorella Dew ha spiegato che l’anno precedente aveva iniziato il suo discorso dicendo alle studentesse atlete quanto fosse entusiasta di essere stata invitata a parlare, perché da tempo desiderava far parte dell’atletica della BYU.
Ha detto qualcosa del genere:
“Ricorderete che vi ho detto che quando sono arrivata alla BYU mi sentivo come la matricola più impreparata e socialmente impacciata che avesse mai messo piede in questo campus.
Vi dissi allora che venivo da una piccola città del Kansas, molto più piccola della popolazione studentesca della BYU, e mi sentivo completamente sopraffatta, chiedendomi se sarei mai riuscita a inserirmi.
Ma c’era una cosa che pensavo potesse fornirmi un ingresso nella comunità della BYU, ed era la pallacanestro. Avevo giocato a basket alle superiori in Kansas e, francamente, pensavo di essere abbastanza brava.
Decisi quindi di fare una selezione per la squadra di basket femminile. Scoprii tutto quello che potevo sulla squadra: chi era l’allenatore, chi aveva lasciato la squadra, chi sarebbe tornato e quando si sarebbero tenute le selezioni.”
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Sorella Dew ha poi aggiunto:
“Ricorderete che l’anno scorso vi ho raccontato di come tirai fuori tutto il mio coraggio e mi recai alla palestra designata nell’edificio Richards dove si sarebbero svolte le selezioni.
Per essere sicura di massimizzare le mie possibilità, ero arrivata in anticipo.
Ricorderete anche che vi ho raccontato che aprii la porta della palestra con una certa sicurezza e poi osservai le ragazze che stavano giocando. Mi dissi: “Wow, sono davvero brave”.
Ricorderete che chiusi la porta e passai le tre ore successive a camminare su e giù per i corridoi dell’edificio Richards cercando di trovare il coraggio sufficiente per tornare alle selezioni, ma che alla fine mi arresi e tornai nella mia stanza senza fare lo sforzo di provarci.
Vi ho raccontato questa storia l’anno scorso per farvi capire che dicevo sul serio quando vi ho detto che ero entusiasta, più di quanto poteste immaginare, che mi era stato chiesto di parlare alle studentesse atlete della BYU e che ero stata nominata membro onorario di quel gruppo.
Volevo che sapeste che era davvero la realizzazione del sogno di una vita.
Ma quest’anno vi sto raccontando questa stessa storia con uno scopo molto diverso, a causa di ciò che è accaduto subito dopo il mio intervento dell’anno scorso.
Dopo il mio intervento dell’anno scorso, la sorella Elaine Michaelis si è avvicinata a me.
Molti di voi conosceranno sorella Michaelis. È una delle figure leggendarie dell’atletica della BYU.
Ha lavorato nel dipartimento di atletica per più di quarant’anni, ricoprendo per gran parte del tempo il ruolo di direttrice dell’atletica femminile.
È stata un’allenatrice di pallavolo femminile di grande impatto e successo, tanto che il campo da pallavolo della Smith Fieldhouse è intitolato a lei.
Durante la sua carriera di allenatrice alla BYU, Elaine Michaelis ha allenato, una volta o l’altra, ogni singolo sport femminile.”
Ora, con queste premesse, permettetemi di condividere ciò che ha detto la sorella Dew:
“Sorella Michaelis ha parlato dopo di me l’anno scorso e mi ha coinvolto in una conversazione mentre eravamo ancora sul podio.
Sorella Michaelis mi ha chiesto: ‘Sheri, questa storia è vera?’
‘Certo che è vera’, ho risposto.
Sorella Michaelis ha poi detto: ‘Sai chi era l’allenatore della squadra di basket femminile l’anno in cui eri una matricola?’
‘Sì’, ho risposto. ‘Era lei. Quell’anno sapevo tutto della squadra’.
Poi sorella Michaelis ha detto: ‘Devo dirti una cosa, Sheri. In tutti i miei anni da allenatore e in tutte le squadre che ho allenato, c’è stato un solo anno e una sola squadra a non avere la rosa completa.
Era la squadra di basket femminile di quell’anno. Ci mancava una giocatrice’.”
Ha detto allora sorella Dew, fingendo di pugnalarsi al cuore:
“Mi avrebbe fatto meno male essere pugnalata al cuore che aver sentito quelle parole. C’era un posto per me in quella squadra.
Dio aveva preparato un modo per inserirmi e mi aveva dato l’ispirazione per quello che avrei dovuto fare, e ho lasciato che le mie paure mi impedissero di ricevere quella benedizione.”
Alla fine la vita di sorella Dew è andata bene, non dobbiamo preoccuparci per lei, e anche la squadra di basket femminile è sopravvissuta senza di lei.
Ma questa è solo una prova che Dio può davvero far sì che “tutte le cose [compresi i nostri errori] cooperino per il [nostro] bene” se lo amiamo e ci fidiamo di Lui.
Ma Egli ci benedirà anche “ad interim” – nel breve e nel lungo termine – se le nostre scelte saranno guidate dalla nostra fede in Lui piuttosto che dalle nostre paure su noi stessi.
Fate attenzione ai momenti in cui dovete scegliere tra la paura e la fede. Questi momenti ci si presentano più spesso di quanto non riconosciamo.
#4 Ricordarci che abbiamo già scelto la fede una volta
Quarto, anche se riconosciamo che la fede è una scelta e che ci troviamo di fronte a questa scelta, possiamo dubitare della nostra capacità di fare questa scelta, soprattutto quando siamo sotto pressione.
Troppo spesso troppi di noi si preoccupano di capire se siamo in grado di scegliere la fede quando è davvero importante.
Se questa è una preoccupazione per voi, vi invito a riconoscere che avete già esercitato una fede incredibile in Cristo in un momento molto critico del vostro cammino eterno.
Conoscete tutti la scena. Eravamo riuniti in un Gran Concilio in cui il nostro Padre Celeste descrisse il suo piano per farci diventare come Lui.
Il ruolo di un Salvatore – qualcuno che avrebbe vissuto e dato la sua vita in modo perfetto, permettendogli così di compiere un sacrificio espiatorio che ci avrebbe permesso di fare l’esperienza necessaria in questo mondo decaduto senza essere condannati dagli inevitabili errori che avremmo commesso – era fondamentale per questo piano.
Tuttavia ci fu presentato anche un altro piano, quello di Lucifero. Si scatenò una guerra tra coloro che aderirono all’uno e all’altro piano.
Come si legge nel libro dell’Apocalisse, noi eravamo dalla parte dei vincitori. Non si trattò di una guerra fisica, ma di una guerra di parole, di concetti, in cui la fede fu la nostra arma principale.
Ascoltate come abbiamo prevalso, come descritto in Apocalisse 12:
E ci fu guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago… . .
E lo vinsero per mezzo del sangue dell’Agnello e della parola della loro testimonianza.
È stata la forza della nostra testimonianza in Cristo a permetterci di vincere Satana. È stata la nostra fede in Gesù Cristo. Pensateci.
A quel tempo il sangue dell’Agnello non era ancora stato versato e l’Espiazione non era ancora stata compiuta. Tutto ciò che avevamo era la promessa del Padre celeste e di Cristo che Gesù avrebbe svolto perfettamente il suo ruolo.
Tutto dipendeva da questo. E noi potevamo scegliere se credere a quella promessa in quelle circostanze. Tutto ciò che avevamo era la nostra fede in Lui.
Ma in quel momento critico, tutti noi scegliemmo di essere governati dalla fede e non dalla paura.
Se a volte dubitiamo di credere davvero e di poter agire in base a questa convinzione nei momenti più importanti, possiamo essere confortati dal fatto che abbiamo creduto prima – e abbiamo creduto con tale certezza che le forze delle tenebre sono state costrette a fuggire dalla nostra presenza.
Nei momenti di dubbio, disperazione e paura, quando vi chiedete se siete in grado di scegliere la fede, ricordate che avete già fatto questa scelta una volta, quando vi siete trovati di fronte alla stessa decisione nella vita pre-terrena.
Come disse una volta Anziano Robert D. Hales:
Le benedizioni di cui godiamo adesso le abbiamo perché, prima di questa vita, abbiamo scelto di seguire il Salvatore.
A chiunque ascolti o legga queste parole, chiunque voi siate e qualunque sia il vostro passato, ricordate questo: non è troppo tardi per fare ancora una volta quella stessa scelta e seguirLo.
Miei cari fratelli e sorelle, non temete. Qualunque sia la situazione in cui vi trovate, sappiate con certezza che potete farcela.
Siete più capaci, più talentuosi e più pieni di fede di quanto pensiate. E, cosa ancora più importante, siete più amati da Dio di quanto pensiate.
Dio vive. È il nostro Padre celeste. Vi ha messo sulla terra in questo momento e in questo luogo perché sa che potete avere successo e che potete aiutare gli altri ad avere successo in questo particolare ambiente.
Che i cieli si aprano per farvi intravedere questa verità e questo destino è la mia preghiera mentre iniziamo questo nuovo semestre. Lo chiedo nel nome di Gesù Cristo, amen.
Non temere, solo abbi fede: quattro cose che possiamo fare per vincere la paura e accrescere la fede è stato originariamente pubblicato su speeches.by.edu. Questo discorso è stato adattato e tradotto da Ginevra Palumbo.
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